>Passa al Senato un tassello della manovra economica del Governo. Verdi:
"Paese in declino". Tagli all'ambiente per 250 milioni
Passa al Senato con
un voto di fiducia il maxi emendamento presentato dal governo al
decreto legge sul fisco: un importante tassello della manovra finanziaria
di Berlusconi e Tremonti. L'opposizione ha motivato il suo no con
critiche sia relative al metodo adottato dal governo, ''l'ennesimo ricorso
al voto di fiducia'', e sia ai contenuti del provvedimento, giudicato
eterogeneo e contenente misure di scarsa efficacia se non lesive per i
conti pubblici
''Si consuma l'ennesimo,
stanco rito della fiducia, usata e abusata per tenere insieme una
maggioranza nervosa, frammentata che cerca di difendersi malamente dalla
sconfitta che sarà inesorabile'', ha commentato nel suo
intervento la senatrice dei Verdi, Loredana De Petris
La De Petris bolla il
fatto che la maggioranza abbia inserito “in un decreto fiscale che già
presentava molti limiti, praticamente altri quattro provvedimenti'', come
le norme sull'Anas del decreto sulle infrastrutture, la questione della
dismissione degli immobili e la manovrina di fine anno.
“Cinque anni di
politiche economiche, fiscali e di finanza creativa – continua De Petris -
hanno portato i conti fuori controllo, con il ritmo di
crescita della spesa arrivata al 5,2%, e il paese al declino, con il
peggioramento delle condizioni di vita di milioni di cittadini. La forbice
tra chi più ha e chi meno ha in questo paese è aumentata a dismisura''.
Nel provvedimento varato, vengono confermati i
tagli per le Regioni del 3,8 per cento rispetto alla spesa del
2004 e per le Province e i Comuni del 6,7%. In ogni
Regione le spese correnti nel 2006, escluse quelle di carattere sociale,
non possano essere superiori al corrispondente ammontare di spese correnti
dell'anno 2004, diminuito del 3,8 per cento. Mentre per le Province e
ciascun Comune con popolazione superiore ai 3.000 abitanti e comunità
montana con popolazione superiore a 50.000 abitanti il complesso delle
spese correnti dovrà essere ridotto del 6,7 per cento rispetto al 2004.
I Verdi, lunedì scorso
in Senato, con Natale Ripamonti hanno criticato duramente le
manovra proposta dal governo. Una finanziaria “finta” ha sottolineato il
senatore del Sole che ride. Una finanziaria che tagli agli enti locali e
alla sanità e che, come ha calcolato anche la campagna Sbilanciamoci,
taglierà le spese ambientali di circa 250 milioni e quelle relative
alla cooperazione e allo sviluppo di 152 milioni di euro.
Ripamonti taccia di
“propaganda” le decisioni relative ai tagli per i Ministeri, “quando
tutti sanno che difficilmente si potranno realizzare”, e al gettito
previsto per la dismissione degli immobili, “che non si è realizzato nel
2005 e non si realizzerà nel 2006, come tutti sanno”.
Ancora propaganda,
per i Verdi,
sono il 5 per mille a sostegno della ricerca e dell’innovazione e “la
Banca del Sud”, provvedimenti “che non hanno significato ai fini della
crescita e dello sviluppo del Paese, che però vengono presentati come
grandi iniziative”, aggiunge Ripamonti.
Il ministro Tremonti,
accusano i Verdi, ha sempre cercato responsabilità esterne, come “l’11
settembre”, l’euro e la “concorrenza sleale della Cina” ma tutto
dipende dalle scelte e dalle politiche economiche adottate in questi anni:
“L’euro ha garantito stabilità dopo gli scandali finanziari”, mentre la
Cina deve essere vista come opportunità, purché si “favorisca
l’innovazione”.
Il senatore dei Verdi
riferendosi ai governi dell’Ulivo sottolinea come questi avessero
lasciato “i conti pubblici a posto”. “L'avanzo primario era a livelli
abbastanza consistenti. Praticamente, abbiamo lasciato – continua
Ripamonti - una situazione nei conti pubblici per cui ogni anno c'era
un piccolo tesoro che permetteva di pagare gli interessi sul debito e
permetteva di ridurre lo stock complessivo del debito pubblico”.
Oggi invece la musica
è cambiata: “Succede l’esatto contrario: adesso l'Italia è nelle
condizioni di dover creare debito per pagare gli interessi sul debito, e
ciò dimostra il fallimento delle politiche economiche del Governo. Si sta
realizzando ancora – conclude Ripamonti - un circolo malefico:
aumenta lo stock del debito e si fanno debiti per pagare gli interessi sul
debito”
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