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10/11/2005 Conti in rosso: Tagli all' Ambiente per 250 milioni (www.verdi.it)

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    >Passa al Senato un tassello della manovra economica del Governo. Verdi: "Paese in declino". Tagli all'ambiente per 250 milioni



    Passa al Senato con un voto di fiducia il maxi emendamento presentato dal governo al decreto legge sul fisco: un importante tassello della manovra finanziaria di Berlusconi e Tremonti. L'opposizione ha motivato il suo no con critiche sia relative al metodo adottato dal governo, ''l'ennesimo ricorso al voto di fiducia'', e sia ai contenuti del provvedimento, giudicato eterogeneo e contenente misure di scarsa efficacia se non lesive per i conti pubblici

     

    ''Si consuma l'ennesimo, stanco rito della fiducia, usata e abusata per tenere insieme una maggioranza nervosa, frammentata che cerca di difendersi malamente dalla sconfitta che sarà inesorabile'', ha commentato nel suo intervento la senatrice dei Verdi, Loredana De Petris

     

    La De Petris bolla il fatto che la maggioranza abbia inserito “in un decreto fiscale che già presentava molti limiti, praticamente altri quattro provvedimenti'', come le norme sull'Anas del decreto sulle infrastrutture, la questione della dismissione degli immobili e la manovrina di fine anno.

     

    “Cinque anni di politiche economiche, fiscali e di finanza creativa – continua De Petris - hanno portato i conti fuori controllo, con il ritmo di crescita della spesa arrivata al 5,2%, e il paese al declino, con il peggioramento delle condizioni di vita di milioni di cittadini. La forbice tra chi più ha e chi meno ha in questo paese è aumentata a dismisura''.

     

    Nel provvedimento varato, vengono confermati i tagli per le Regioni del 3,8 per cento rispetto alla spesa del 2004 e per le Province e i Comuni del 6,7%. In ogni Regione le spese correnti nel 2006, escluse quelle di carattere sociale, non possano essere superiori al corrispondente ammontare di spese correnti dell'anno 2004, diminuito del 3,8 per cento. Mentre per le Province e ciascun Comune con popolazione superiore ai 3.000 abitanti e comunità montana con popolazione superiore a 50.000 abitanti il complesso delle spese correnti dovrà essere ridotto del 6,7 per cento rispetto al 2004.

     

    I Verdi, lunedì scorso in Senato, con Natale Ripamonti hanno criticato duramente le manovra proposta dal governo. Una finanziaria “finta” ha sottolineato il senatore del Sole che ride. Una finanziaria che tagli agli enti locali e alla sanità  e che, come ha calcolato anche la campagna Sbilanciamoci, taglierà le spese ambientali di circa 250 milioni e quelle relative alla cooperazione e allo sviluppo di 152 milioni di euro.

     

    Ripamonti taccia di “propaganda” le decisioni relative ai tagli per i Ministeri, “quando tutti sanno che difficilmente si potranno realizzare”, e al gettito previsto per la dismissione degli immobili, “che non si è realizzato nel 2005 e non si realizzerà nel 2006, come tutti sanno”.

     

    Ancora propaganda, per i Verdi, sono il 5 per mille a sostegno della ricerca e dell’innovazione e “la Banca del Sud”, provvedimenti “che non hanno significato ai fini della crescita e dello sviluppo del Paese, che però vengono presentati come grandi iniziative”, aggiunge Ripamonti.

     

    Il ministro Tremonti, accusano i Verdi, ha sempre cercato responsabilità esterne, come “l’11 settembre”, l’euro e la “concorrenza sleale della Cina” ma tutto dipende dalle scelte e dalle politiche economiche adottate in questi anni: “L’euro ha garantito stabilità dopo gli scandali finanziari”, mentre la Cina deve essere vista come opportunità, purché si “favorisca l’innovazione”.

     

    Il senatore dei Verdi riferendosi ai governi dell’Ulivo sottolinea come questi avessero lasciato “i conti pubblici a posto”. “L'avanzo primario era a livelli abbastanza consistenti. Praticamente, abbiamo lasciato – continua Ripamonti - una situazione nei conti pubblici per cui ogni anno c'era un piccolo tesoro che permetteva di pagare gli interessi sul debito e permetteva di ridurre lo stock complessivo del debito pubblico”.

     

    Oggi invece la musica è cambiata: “Succede l’esatto contrario: adesso l'Italia è nelle condizioni di dover creare debito per pagare gli interessi sul debito, e ciò dimostra il fallimento delle politiche economiche del Governo. Si sta realizzando ancora – conclude Ripamonti - un circolo malefico: aumenta lo stock del debito e si fanno debiti per pagare gli interessi sul debito”


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