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20/12/2006 L' ultimo imbroglio del CIP6 (Alessandro Iacuelli, http://www.altrenotizie.org)

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Che il testo di legge sul CIP6 andasse modificato radicalmente, non ci sono dubbi. Semmai non si capisce perchè in Italia, negli anni scorsi, sia stato varato un testo che "assimila" all'energia rinnovabile inceneritori, centrali a carbone e centrali che fanno uso di scarti petroliferi. Fatto sta che fino ai giorni nostri è andata proprio così: un prelievo diretto fatto sulla bolletta dell'elettricità degli utenti, per le fonti rinnovabili; soldi che poi sono andati a finanziare strutture che usano fonti che rinnovabili non sono, inquinanti e che senza contributi per le rinnovabili non potrebbero stare sul mercato, essendo perennemente in perdita sul piano economico, oltre che su quello energetico.Storicamente, i fondi CIP6 sono i "contributi alle fonti di energia assimilabili alle energie alternative". Formulazione piuttosto oscura e piena di falle, che indica i finanziamenti destinati a progetti energetici "poco rinnovabili", ma trattati come se fossero "vere fonti energetiche rinnovabili".

I fondi nascono nel 1992, quando il Comitato Interministeriale Prezzi (CIP) emise una delibera (la numero 6), con la quale stabilì una maggiorazione del 6% del prezzo dell'elettricità pagato dai consumatori finali. Il ricavato avrebbe dovuto essere utilizzato per promuovere le energie rinnovabili, acquistandole dai produttori ad un prezzo superiore a quello di mercato. L'obiettivo era spingere le aziende energetiche ad orientare la loro produzione verso le energie rinnovabili.

La falla nella norma CIP6 è tutta nel fatto che accanto all'espressione "energie rinnovabili" fu aggiunta l'estensione "o assimilate". Nella pratica, quella che poteva essere una buona cosa si è trasformata in un imbroglio, perchè sul reale significato dell'aggettivo "assimilate" e sui criteri per l'identificazione delle energie "assimilate alle rinnovabili", non è mai stata fatta chiarezza, con la conseguenza che una valanga di miliardi, prima di lire e poi di euro, è stata utilizzata per produzioni energetiche tutt’altro che "rinnovabili". E ogni due mesi, quando arriva la bolletta, c'è quel 6% che paghiamo.

A peggiorare le cose è poi arrivata la direttiva comunitaria del n.77 del 2001, attuata in Italia (molto male) nel 2003, con l'estensione alla produzione energetica dai rifiuti di altri benefici economici che la Direttiva europea indicava invece solo per le fonti rinnovabili. Il risultato è tra i peggiori possibili: ricordiamo le centrali termoelettriche, le produzioni di gas e carbone da residui di raffineria, gli inceneritori di rifiuti non biodegradabili; con la beffa finale che addirittura la produzione di energia dal petrolio in certi casi è riuscita a rientrare nel concetto di "assimilate" alle energie rinnovabili.

Per questo motivo, si reputa fondamentale porre termine a questa assurdità, con una radicale modifica. Il 15 dicembre scorso, finalmente, approda al Senato la discussione sul maxi-emendamento alla finanziaria che avrebbe potuto variare questo testo assurdo: se anche l'Italia vuole, come il resto d'Europa, fare passi verso le energie rinnovabili, ci si aspetta che i fondi CIP6 pagati dai cittadini vadano a finanziare, tramite il sistema dei Certificati Verdi, l'energia eolica e quella solare. Ma il maxi-emendamento passato in Senato contiene un'amara sorpresa.

Come riconosciuto dal Governo per bocca del Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Vannino Chiti, nella redazione del maxi-emendamento c’è stato un errore: si legge che i finanziamenti non saranno concessi agli impianti che non facciano uso di fonti rinnovabili, fatta eccezione per gli impianti già “autorizzati”. Non già costruiti. Solo autorizzati.
Se si sia trattato veramente di un errore, o se sia un refuso voluto, non sta a noi giudicarlo, ma qualche ragionevole dubbio lo nutriamo.
Se questo testo non verrà corretto, non cambierebbe praticamente nulla: fra gli impianti già autorizzati, ma non realizzati e quelli che sarebbero autorizzati da oggi fino al 31 dicembre (al Ministero delle Infrastrutture è in atto una vera e propria “corsa all’autorizzazione”), ci troveremmo con un’ipoteca per i prossimi dieci anni. Ipoteca del valore di circa quattro miliardi di euro. Questa è la cifra di contributi CIP6 richiesta dagli impianti autorizzati o che hanno presentato richiesta di autorizzazione.

In pratica, dopo la parola "assimilati", qualche legislatore ha pensato ad un'altra parola magica: "autorizzati". No, non è un refuso da poco.
Le conseguenze sarebbero gravissime: nei prossimi anni le varie aziende che lucrano su rifiuti ed energia, come Asm Brescia, Hera, Sarlux, potranno continuare a fare bilancio e andamento in Borsa con i soldi prelevati dalle bollette dei cittadini per le energie rinnovabili, grazie agli impianti "autorizzati". Prima ancora che siano realizzati.

Trattandosi, per un italiano medio, di una cifra che si aggira sui 60 euro annui, si può parlare di "truffa" nei confronti dei consumatori, in quanto continua il prelevamento di soldi in presa diretta dalla nostra bolletta. Sembra che si voglia continuare a favorire i petrolieri, i costruttori di inceneritori e di centrali a carbone, contribuendo così a favorire le emissioni di gas serra nonostante gli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. Restano anche altri dubbi, ad esempio come sia possibile che vengano considerati sullo stesso piano un inceneritore ed un impianto ad energia solare.

Triste leggere il testo definitivo contenuto nell’emendamento: "Sono fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi concessi, ai sensi della previgente normativa, ai soli impianti già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione anteriormente all’entrata in vigore della presente legge, ivi comprese le convenzioni adottate con delibera del Comitato interministeriale prezzi il 12 aprile 1992 (CIP6) e destinate al sostegno alle fonti energetiche assimilate”.
Intanto quel 6% della bolletta continua ad essere prelevato, per gli scopi appena descritti.

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