ELEZIONI USA. La candidata alla vicepresidenza nel ticket con McCain, parla anche di temi energetici. E il suo intervento sembra in linea con la sua fama di fautrice delle trivellazioni
Se gli elettori statunitensi vorranno, da gennaio l'amministrazione McCain-Palin affronterà a modo suo la questione energetica. “Costruiremo più gasdotti, più centrali nucleari, più posti di lavoro sul carbone pulito, iniziative su fronte dell'eolico, del solare, del geotermico e delle fonti alternative” ha detto Sarah “Barracuda” Palin nel suo discorso a St. Paul. La numero due di John McCain ha aggiunto che l'America ha bisogno di “risorse americane, prodotte dal genio americano e da lavoratori americani”. L’ordine delle priorità sembra chiaro: trivelle, atomo, carbone e, in ultimo, rinnovabili, sulla cui efficacia la 44enne candidata a vicepresidente del ticket repubblicano ha già avuto modo di dichiararsi perplessa. Perplessità che fanno il paio con lo scetticismo sul nesso tra attività umane e cambiamenti climatici.
Il programma energetico-ambientale sintetizzato in poche battutte da Sarah Palin durante i 40 minuti del sui discorso sembra stressare la parte meno “ecologically correct” del Progetto Lexington lanciato da McCain: una road map sui cambiamenti climatici fatta di un mix di nuovo petrolio e altre fonti fossili, investimento in rinnovabili, ma anche nucleare (con 45 nuovi impianti da costruire entro il 2030), auto ecologiche e premialità per chi riduce le emissioni su base volontaria. Insomma, la "hockey mom" osannata a St. Paul innesta la retromarcia rispetto al candidato alla presidenza, che sui cambiamenti climatici aveva segnato una posizione più avanzata rispetto a quella di Geroge W. Bush.
Alla convention del suo partito, interrotta da continui applausi, la governatrice dell’Alaska ha messo nel piatto la sua consolidata esperienza in materia di trivellazioni. Alla faccia dei divieti di estrazione vigenti nelle aree protette del suo paese. “I nostri rivali ripetono che eliminare il bando alle trivellazioni non risolverà i problemi energetici del Paese, come se non lo sapessimo, ma il fatto che non sarà la soluzione finale non implica che non si debba fare nulla del tutto", ha detto. Da cacciatrice provetta (è membro della National Rifle Association) aveva già avuto modo di contestare l’inclusione degli orsi polari nella lista delle specie a rischio estinzione.
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