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19/11/2004 Meno nonni, più nidi (Daniela Del Boca, www.lavoce.info)
La bozza di Finanziaria per il 2005, oltre al bonus di mille euro per i bambini
nati nel 2005, prevede un aumento degli assegni familiari per i nuclei
con reddito inferiore ai 33.500 euro. Questo incremento dovrebbe essere
destinato principalmente a famiglie con due figli o con un "quarto
componente", che in molti casi potrebbe essere il nonno o la nonna.
Tutto in famiglia
Dei possibili effetti del bonus si è già discusso su
23/08/2006 Bonus Bebè Archivio
In quell’articolo, si diceva che solo i poverissimi possono trovare nel bonus
la copertura delle spese aggiuntive per un secondo figlio. L’aumento degli
assegni familiari va visto invece all’interno di un sistema di welfare che
continua a lasciare l’offerta dei servizi per l’infanzia a totale carico
delle famiglie. Nei giorni scorsi, la Corte costituzionale ha dichiarato
illegittima la parte della Legge finanziaria 2003 che prevedeva un fondo di
rotazione per il finanziamento ai datori di lavoro che realizzano servizi di asilo
nido e micronidi nei luoghi di lavoro. A giudizio della Consulta, infatti,
la legislazione dettagliata sugli asili nido non spetta allo Stato, ma alle
Regioni. Tuttavia, la nascita del fondo costituiva la premessa per un
ampliamento e una maggiore diversificazione dell’offerta dei servizi per
l’infanzia.
La diversificazione è necessaria perché oggi in Italia la struttura degli
asili pubblici risulta inadeguata rispetto alla domanda in particolare sotto due
aspetti: la disponibilità di posti e la rigidità degli orari. Lo dimostra
anche una ricerca recente che esplora un "matched" dataset costruito
con i dati della Banca d’Italia e quelli più demografici della Multiscopo. (1)
Tabella 2 Incidenza dei posti nido sulla popolazione della fascia
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<3
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3-6
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Svezia
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48
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80
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Danimarca
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64
|
91
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UK
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34
|
60
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Germania
|
10
|
78
|
Francia
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29
|
99
|
Italia
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6
|
95
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Spagna
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5
|
84
|
Grecia
|
3
|
46
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Fonte: OECD, Employment Outlook, 2001
A seconda delle Regioni, il numero delle domande negli asili pubblici è tra
il 30 e il 50 per cento superiore ai posti disponibili. (2) E se le donne
con un lavoro a tempo pieno hanno più facilmente accesso agli asili pubblici,
si trovano comunque in difficoltà con gli orari. Una quota rilevante delle
famiglie che pur hanno diritto all’accesso all’asilo pubblico, finiscono
dunque per non usarlo o perché restano in lista d’attesa o perché gli orari
non sono compatibili.
Il tempo dei nonni
Né in questo caso il servizio pubblico è sostituito da quello privato, come
dimostra ancora lo studio citato. Oggi i nidi privati sono solo il 7 per
cento circa dell’offerta totale. Gran parte delle famiglie che non possono
usufruire dell’asilo pubblico non utilizzano neanche il privato perché non è
disponibile nella zona di residenza o perché è troppo costoso. Si affidano
piuttosto a parenti e babysitter. Viene spontaneo domandarsi come mai non si sia
ancora sviluppato in Italia un settore privato in grado di rispondere alla
eccedenza di domanda esplicita o "scoraggiata", come invece è
avvenuto in altri paesi. I limiti dell’offerta di servizi per l’infanzia
sono stati discussi di recente nelle raccomandazioni dell’ Unione
europea. Questo è infatti considerato uno dei fattori più importanti alla
base della minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro in
Italia e nel Sud Europa.
L’ Unione
europea invita i governi a sovvenzionare gli asili pubblici. Un invito forse
troppo costoso per il bilancio del nostro e di altri paesi. Tuttavia, lo stesso
obiettivo potrebbe essere raggiunto da iniziative private di piccola dimensione.
I dati del panel europeo (Echp) evidenziano come l’opportunità di usufruire
di asili anche sul posto di lavoro aumenti la probabilità di continuare a
lavorare dopo la nascita dei figli. (3) Mentre i micronidi,
gestiti da madri che hanno già figli propri, sono largamente diffusi sia negli
Stati Uniti che in Gran Bretagna. Inoltre, il congedo parentale facoltativo
permette di curare direttamente i propri figli piccoli, ma in Italia è più
breve rispetto agli altri paesi europei: solo 26 settimane mentre sono 120-130
nei paesi Nordeuropei e in Francia e Spagna).
Infine, va ricordato che l’attuale disponibilità di nonne per la cura dei
figli o nipoti nella organizzazione quotidiana di famiglie non è destinata a
durare. Dipende infatti in modo significativo dalle vicende demografiche e
sociali che hanno caratterizzato la coorte delle attuali sessantenni, in larga
misura beneficiate dai pensionamenti anticipati. È molto probabile che
in futuro le nonne lavoreranno più a lungo, limitando il potenziale aiuto in
termini di tempo a figli e nipoti. Mentre il contributo dei mariti, anche tra i
più giovani, resta ancora piuttosto scarso, nonostante i cambiamenti
intervenuti all’interno della famiglia. (4)
(1) "Child Care Choices by Italian Households" D. Del Boca, M.
Locatelli and D. Vuri CHILD 30/2003www.child-centre.it
(2) Fonte: Centro nazionale di documentazione e
analisi per l’infanzia e l’adolescenza- Istituto degli Innocenti, novembre
2001, tab. 3.
(3) "Employment
and Fertility Decisions in Italy France and the U.K." D. Del Boca, S.
Pasqua and C. Pronzato CHILD
08/2004www.child-centre.it
(4) Recenti ricerche comparate segnalano che nelle famiglie italiane è
importante l’aiuto da parte dei genitori nella cura dei figli piccoli, mentre
i mariti/padri danno un contributo molto inferiore rispetto ad altri paesi.(EC
The Rationale of Motherhood Choices vedi: 23/08/2006 Bonus Bebè Archivio
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