Va riconosciuto al ministro Maroni un sincero interesse per i temi della
famiglia, e una genuina preoccupazione per le questioni demografiche. Il
Libro bianco sul welfare, pur con un particolare taglio ideologico, metteva
oggettivamente la famiglia e le "questioni demografiche" in modo deciso al
centro del dibattito delle politiche sociali da attuare.
Un ritratto impietoso
La difficile situazione (definita testualmente "allarmante") del nostro paese
veniva ritratta impietosamente, senza troppi infingimenti. Troppi i record
negativi. I giovani italiani sono quelli che più ritardano in Europa
l’ingresso nella vita adulta e più a lungo dipendono economicamente dalla
famiglia di origine. Si arriva troppo tardi a formare una famiglia e si fanno
pochi figli. La fecondità italiana è infatti tra le più basse nel mondo
occidentale. Inoltre, l’Italia è il paese che da più tempo - e precisamente dal
record negativo mondiale toccato nel 1987 - presenta valori congiunturali del
numero medio di figli per donna inferiori a 1,4. Le conseguenze sul rapido e
accentuato invecchiamento della popolazione sono ben note.
Inoltre, molta enfasi veniva data al problema della povertà delle famiglie.
Usando le stesse parole del ministro Maroni nella presentazione del Libro: "Per
troppo tempo la famiglia italiana non è stata aiutata per nulla e i risultati
negativi si vedono: il 12 per cento dei nuclei familiari è oggi in uno stato di
povertà".
Il ritratto della problematicità della situazione demografica italiana era in
effetti sostanzialmente fedele, e le preoccupazioni sollevate erano in larga
parte condivisibili. Qualche critica invece la sollevò l’enfatica dichiarazione
che al centro del sistema di protezione sociale sarebbe stata posta la famiglia
fondata sul matrimonio. Ma questa, poteva anche essere considerata una legittima
scelta politica, posto che finalmente si fossero messe in atto misure adeguate
per correggere le tendenze sfavorevoli. Sulle misure da adottare e sulle
modalità della loro attuazione si sono invece concentrate le maggiori
perplessità. (1)
Buone intenzioni e fatti concreti
Il Libro bianco si poneva un orizzonte di dieci anni. Dopo oltre quattro anni
di legislatura si può però cominciare a fare un primo bilancio, almeno
per valutare se alle buone intenzioni sono seguiti fatti concreti, in misura
tale da aver inciso sulle tendenze dei principali fenomeni demografici e aver
migliorato le condizioni delle famiglie italiane.
Ebbene, la realtà è piuttosto sconsolante. Partiamo da quello che potrebbe
sembrare come un risultato positivo delle recenti dinamiche demografiche, ovvero
il fatto che da qualche anno il tasso di fecondità totale sia leggermente
in ripresa. Non si può certo affermare che tale ripresa sia la conseguenza degli
interventi operati nell’attuale legislatura. Va infatti ricordato che in Italia
la fecondità ha toccato il suo minimo storico nel 1995, e che quindi
l’attuale fase di leggero, ma continuo, aumento è iniziata nel 1996. Non solo.
Le ultime previsioni Istat, con base 2001, proiettando nel futuro le dinamiche
osservate sino a quel momento e utilizzando ipotesi verosimili, prevedevano per
il 2004 un tasso di fecondità totale pari a 1,36. (2) Ma il dato
effettivamente osservato nel 2004, appena pubblicato nell’Annuario Istat, è pari
ad 1,33. (3) Abbiamo quindi avuto in questi anni meno figli rispetto a
quanto previsto dall’Istat nel 2000.
Non si può inoltre dire che si sia osservata negli ultimi anni un’inversione di
tendenza sui tempi di uscita dei giovani dalla casa dei genitori e di
formazione di una propria famiglia. Tutte le indagini più recenti concordano
nell’evidenziare come il ritardo nelle tappe della transizione alla vita adulta
abbia raggiunto punte estreme, sia rispetto al passato sia rispetto a quanto
accade nel resto d’Europa. (Link. Saraceno su Lavoce del 06-06-2005) Risulta
inoltre quasi paradossale osservare come, nonostante l’enfasi data alla
centralità del matrimonio, si sia toccato in Italia nel 2004 (ultimo dato
disponibile fornito dall’Annuario Istat) il minimo storico dei matrimoni
celebrati, e come il tasso di nuzialità sia addirittura sceso sotto la media
europea. Da segnalare, en passant, che i matrimoni sono invece in netto
aumento in realtà più secolarizzate, ma con politiche demografiche e familiari
più concrete e mirate, come la Francia.
Infine, le condizioni economiche delle famiglie. Una delle priorità del
Libro bianco erala riduzione della povertà relativa. Recentemente l’Istat ha
pubblicato il dato del 2004. (4) La quota di famiglie sotto la soglia di
povertà relativa è aumentata rispetto al 2002 e 2003 ed è tornata a un livello
statisticamente non diverso da quello del 2001 (Figura 1). Del resto,
sempre secondo l’ultimo Annuario Istat, è aumenta nel 2004 anche la percentuale
di persone che si dichiarano insoddisfatte della propria situazione economica.
Anche su questo punto, quindi, gli effetti delle politiche sociali dell’attuale
Governo non hanno prodotto risultati apprezzabili. Questo non significa
necessariamente che sui temi qui trattati si sia fatto meno o peggio rispetto ai
governi precedenti. Significa però sicuramente che le buone intenzioni del Libro
bianco sul welfare non hanno, almeno per ora, trovato riscontro nella realtà dei
fatti, e soprattutto, che una seria politica demografica e per la famiglia ha
bisogno di scelte incisive e coraggiose. L’Italia le chiede, ne ha un gran
bisogno, le sta ancora aspettando.
Figura 1. Percentuale di famiglie sotto la soglia di
povertà relativa (linea continua), ed intervallo di confidenza al 95% sul dato
del 2004 (linee tratteggiate)
Fonte: dati Istat (4).
(1) Si veda ad esempio Daniela Del Boca su lavoce.info
del 06-02-2003 e Billari F. C., "A proposito del Libro bianco sul Welfare",
il Mulino, 4, luglio-agosto 2003.
(2) Istat, Previsioni della popolazione residente per sesso, età e
regione dal 1.1.2001 al 1.1.2051, Informazioni n. 13.
(3) Istat, Annuario statistico italiano 2005.
(4) Istat, "La povertà relativa in Italia nel 2004", Statistica in
breve, 6 ottobre 2005. |