Interpellanza dell'on Donatella Poretti al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro dell'Economia ed al Ministro di Giustizia
premesso che:
● la legge finanziaria per il 2006 ha riconosciuto un bonus di 1000
euro per tutti i cittadini italiani e comunitari nati nel 2005 e nel
2006;
● nel gennaio 2006 la Presidenza del Consiglio ha inviato ai nuovi
nati una lettera invitandoli alla riscossione del bonus;
● questa lettera e' stata inviata, per errore, anche a bambini
stranieri;
● i genitori dei bambini stranieri, espressamente invitati dal
Presidente del Consiglio, hanno riscosso il bonus presso l'ufficio
postale indicato nella lettera. Secondo stime non ufficiali, la
lettera sarebbe stata inviata per errore a circa 600.000 nuovi nati
stranieri, ed il bonus sarebbe stato riscosso da circa 3.000 famiglie
straniere;
● con una nota del 21 aprile 2006 il Ministero dell'Economia ha
comunicato le modalita' di restituzione del bonus erroneamente
corrisposto;
● il 21 luglio 2006 il Consiglio dei Ministri ha annunciato un
provvedimento con il quale il Ministero dell'Economia rinuncia a
chiedere la restituzione dei bonus bebe' erroneamente incassati da
cittadini extracomunitari;
● seppur tale provvedimento (finora solo annunciato) ponga fine alla
questione delle restituzioni, condonando le somme, lascia aperto un
problema ben piu' grave: le conseguenze penali della vicenda. Chi
ha erroneamente ritirato il bonus, come ha fatto rilevare l'Aduc
(associazione per i diritti degli utenti e consumatori) fin dallo
scorso 26 luglio, sara' infatti perseguito per diversi reati
che vanno, a seconda dell'interpretazione data dalle singole Procure
della Repubblica, dall'appropriazione indebita, alla indebita
percezione di erogazioni a danno dello Stato, alla falsita' ideologica
– reato punito con la reclusione fino a due anni - e alla truffa
aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – reato punito
con la reclusione da uno a sei anni. Cio' comportera' esborsi ben piu'
onerosi di mille euro per pagare le spese di giudizio ed il rischio di
una pesante condanna penale;
● diverse Procure della Repubblica (Cuneo, Perugia, Rovigo, Verona,
Varese, Treviso, Firenze) hanno gia' provveduto ad inviare gli avvisi
di conclusione delle indagini preliminari per questi reati, atto
prodromico all'instaurazione di un processo penale;
● alle conseguenze penali dell'accaduto si aggiungono quelle relative
alle condizioni di soggiorno in Italia. Infatti, l'esistenza di un
procedimento penale a proprio carico per questo tipo di reato e'
motivo ostativo al rilascio della carta di soggiorno, ed una eventuale
condanna ne e' motivo di revoca. I “colpevoli” dunque non potranno
mai piu' richiedere la carta di soggiorno, titolo decisamente piu'
garantistico rispetto al permesso di soggiorno che deve essere
rinnovato ogni anno ed e' sempre imprescindibilmente legato ad un
contratto di lavoro;
● in buona sostanza, le conseguenze dell'errore della Presidenza del
Consiglio rischiano di ricadere su chi, in buona fede, ha presentato
un modulo sul quale era prestampata la autocertificazione di
cittadinanza italiana. La buona fede di chi ha riscosso il bonus e'
incontestabile, avallata dalla lettera ricevuta che ha indotto in
errore i riceventi. Questi ultimi peraltro si sono recati all'ufficio
postale muniti di documento di identita' - dal quale chiaramente si
evince la cittadinanza: qualsiasi operatore di sportello avrebbe
potuto (e dovuto) verificare la mancanza del requisito. Da un punto di
vista generale, questo errore portera' all'instaurazione di circa
30.000 processi penali, che contribuiranno alla (gia' grave)
congestione dei tribunali penali, pagati con i soldi dei contribuenti,
esattamente come le 600.000 lettere inviate;
per sapere:
– in che modo il Governo intenda porre rimedio agli errori commessi
dalla presidenza del Consiglio, tenuto conto della gravita' delle
conseguenze penali della vicenda, che si ripercuoterebbero altresi'
sulle modalita' del soggiorno in Italia;
– se sia intenzione del Governo adottare un provvedimento legislativo
d'urgenza che escluda le conseguenze penali dell'accaduto, sia per i
processi gia' terminati che per quelli in corso, e con quale
tempistica.
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