La vicenda risale all'inizio del 2006, quando nella legge finanziaria il
Governo stanzio' 1000 euro per i neonati italiani e comunitari. La lettera
di "invito" del Presidente del Consiglio a ritirare il bonus fu spedita per
errore a migliaia di famiglie di cittadini stranieri, che si presentarono
alle Poste per ritirare questo bonus, che per errore fu pagato. Nei mesi
successivi, scoppiato il caso, il ministero dell'Economia inizio' a
richiedere indietro le somme percepite senza averne diritto, ma poi ha
stabilito che chi ancora non ha restituito il bonus puo' tenerlo. Ma
nulla e' stato detto sulle conseguenze penali che gli stranieri potrebbero
subire e le procure stanno inviando a migliaia gli avvisi di reato. In
merito abbiamo fatto presentare anche un'interpellanza parlamentare. Qui
tutte le informazioni del caso:
23/08/2006 Bonus Bebč Interpellanza dell'on Donatella Poretti
Interpellanza dell'on Donatella Poretti al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'Economia ed al Ministro di Giustizia...
26/07/2006 Bonus Bebč. Gli Stranieri che ne hanno fruito rischiano un Procedimento Penale. Urge un Intervento del Ministro di Grazia e Giustizia
In attesa di un provvedimento del Governo, abbiamo preparato –a
cura di Emmanuela Bertucci, legale e responsabile dell'Ufficio Immigrazione
dell'associazione- un vademecum rivolto alle migliaia di persone che
si ritrovano, o si ritroveranno, indagate:
09/09/2006 Immigrati e Bonus Bebe'. Vademecum per difendersi
Per chi effettivamente e' iscritto nel registro degli indagati e'molto importante contattare il proprio avvocato...
Qui i titoli dei vari paragrafi:
COME FARE A SAPERE SE SI E' INDAGATI
NON SOTTOVALUTARE LA VICENDA
RESTITUIRE LE SOMME RISCOSSE
COSA ACCADE ALLA CARTA DI SOGGIORNO DURANTE IL PROCESSO
SI APPLICA L'INDULTO A QUESTI REATI?
LA SOLUZIONE LEGISLATIVA
SE IL GOVERNO NON PRENDESSE PROVVEDIMENTI: LE CONSIDERAZIONI DELL'ADUC
PERCHE' NON E' UNA TRUFFA
Il reato di truffa presuppone che chi lo commette utilizzi artifici e
raggiri per ottenere un ingiusto profitto. Chi ha riscosso il bonus ha
firmato un modulo (in cui veniva richiesto di compilare i campi attinenti ai
dati anagrafici dei genitori e i codici fiscali del nucleo familiare) su cui
era prestampata una autocertificazione di cittadinanza dell'Unione europea e
si e' successivamente recato alle Poste con la propria carta d'identita',
come richiesto, sulla quale c'e' chiaramente scritta la cittadinanza della
persona. Non e' stato messo in atto alcun raggiro, poiche' qualsiasi
operatore di sportello postale poteva verificare la difformita' fra quanto
scritto nella autocertificazione e i dati contenuti sulla carta di identita'.
L'INDUZIONE IN ERRORE
Dobbiamo tener presente che gran parte delle famiglie straniere che
vivono in Italia parla correntemente l'italiano, ma lo legge poco o male, e
non conosce la burocrazia italiana (fatta eccezione per le code alla
questura che comunque sono una buona palestra!), nonche' il valore di una
autocertificazione. Molto semplicemente queste persone hanno ricevuto una
lettera indirizzata al proprio figlio appena nato, con un dono di benvenuto
nel mondo del valore di mille euro, da far ritirare a mamma e papa'.
L'induzione in errore e' poi proseguita negli sportelli postali, dove gli
operatori, che in quella sede erano tenuti a controllare i documenti di
identita' non hanno eccepito nulla, e hanno pagato le somme richieste.
LA DERUBRICAZIONE DEL REATO
Nel caso in cui il Governo non intervenisse nella vicenda, le persone
che hanno riscosso il bonus dovranno difendersi nel processo penale mirando,
chiaramente, ad ottenere una assoluzione e, in caso di condanna, alla
derubricazione del reato. Riteniamo che comunque l'accaduto non possa esser
qualificato come truffa, ma al massimo come indebita percezione di
erogazioni a danno dello Stato. I due reati sono infatti identici nel fine
ma diversi nei mezzi. Cambiano le modalita' di esecuzione, che per la truffa
consistono in artifici e raggiri, mentre per il reato previsto dall'art. 316
ter del codice penale (Indebita percezione) consiste nell'uso di
dichiarazioni false.
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