Il ddl del governo continua a raccogliere critiche
dai vescovi. Il Sir: giudizio negativo. Intanto, il papa incontra il
nuovo ambasciatore della Colombia, dove ieri sono stati equiparati i
diritti patrimoniali delle coppie gay a quelli del matrimonio.
Toni accesi, ma anche ignoranza di media e politica nel collocare
posizioni e dichiarazioni nel giusto contesto. Il giorno dopo
l’approvazione da parte del governo del disegno di legge sui Dico, il
commento più autorevole del dibattito è quello del papa che ricevendo in
udienza Juan Gomez Martinez, nuovo ambasciatore colombiano presso la
Santa Sede, è tornato a difendere la realtà della famiglia fondata sul
matrimonio. Immediate le reazioni, con titoli urlati dei giornali
telematici e gli inviti dei Capezzone di turno ad agire sul piano
diplomatico contro la Santa Sede. Peccato che il papa stamani non abbia
parlato dei Dico, ma, come avviene ad ogni presentazione delle lettere
credenziali di un ambasciatore, abbia passato in rassegna la situazione
del paese rappresentato, in questo caso la Colombia.
Benedetto XVI ha proposto così un ragionamento articolato, senza
sottrarsi ad una novità di non poco conto dell’ordinamento giuridico
colombiano, che proprio ieri ha equiparato i diritti patrimoniali delle
coppie gay a quelli del matrimonio. Un bel salto in avanti che non
lascia indifferente la Chiesa e il pontefice che oggi esprime
“preoccupazione”. ”Alla luce della ragione naturale e dei principi
morali e spirituali che provengono dal Vangelo – ha detto - la Chiesa
cattolica proseguirà a proclamare senza cessare la inalienabile
grandezza della dignità umana”. E ancora: ''E' necessario appellarsi
anche alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi e
nel governo e nell'amministrazione della giustizia affinché le leggi
siano sempre espressione di principi e di valori conformi col diritto
naturale e che promuovano l'autentico bene comune”.
Passando dal caso colombiano a quello italiano (oggettivamente diverso),
le critiche al progetto dei Dico continuano ad essere numerose, specie
tra i vescovi. Mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona e membro
della Commissione episcopale per la famiglia, parla di “ferita nei
confronti del matrimonio” (anche l'Osservatore Romano usa lo stesso
termine) e di progetti “che non sono nella nostra tradizione e nemmeno
sono in linea con la Costituzione”. “Questa legge - ha detto - incide
sul sentire della gente, anche di chi non ha la fede cristiana ma
riconosce la necessità dei valori". I Dico, insomma, sono frutto di "un
relativismo etico figlio del soggettivismo etico per il quale tutto è
considerato relativo mentre serve una coscienza illuminata dalla
ragione”.
Sulla stessa linea, la nota settimanale dell’agenzia Sir, promossa dalla
Conferenza episcopale italiana, secondo cui "il testo normativo minaccia
di incidere pesantemente, per intenzioni palesi e per conseguenze
prevedibili, sul futuro della nostra società nazionale sia dal punto di
vista giuridico, sia a livello culturale e di costume sia, infine, nella
concreta ricaduta sulla vita delle famiglie italiane”. “Per questa somma
di motivi e non certo per un qualche astratto e pregiudiziale anatema, -
è il ragionamento - il giudizio su tale iniziativa di legge non può che
essere nettamente negativo".
Da parte sua, il presidente dei Giuristi Cattolici, Francesco
D’Agostino, spiega che "il Dico vuole istituzionalizzare le convivenze
sessuate e per questo appare alternativo rispetto al matrimonio”. “Si
vuole - ha spiegato D'Agostino - regolare un particolare tipo di
convivenze: questa è l'idea di fondo e la percepiamo nell'articolo uno
perché si parla di convivenze a base affettiva. E' un'espressione
ambigua. La normale affettività familiare, ad esempio tra genitori e
figli, è una cosa diversa”. Secondo il prof. D'Agostino, "porre accanto
al matrimonio un altro istituto introduce fortissimi elementi di
squilibrio perché le future coppie si porranno l'alternativa tra
ricorrere al Dico o al Matrimonio". E questo, ha scandito, "scalfirà
soprattutto il matrimonio civile, istituzione sociale che merita
rispetto e tutela".
Archivio DICO
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