E' un'offensiva politica che non trova similitudini nella
storia recente quella che la Chiesa sta mettendo in atto
contro i Dico, il disegno di legge del governo firmato
Bindi-Pollastrini, che ha l'intento di diventare una legge
quadro sui diritti delle coppie di fatto, nonostante i
vistosi maldipancia presenti anche all'interno della
stessa compagnie governativa che l'ha proposta. Stavolta
non è sceso in campo il solito Osservatore Romano
a criticare il governo per le sue coraggiose scelte in un
campo del sociale molto sentito nel Paese (secondo l'Istat
in Italia ci sono 500 mila coppie di fatto interessate
alla nuova legislazione). Prima ha preso la parola il
cardinal Ruini annunciando una "nota ufficiale, una parola
meditata, che sia impegnativa per coloro che accolgono il
magistero della Chiesa e che possa essere chiarificatrice
per tutti". Poco dopo è stato il Papa, in prima persona, a
intervenire.
Parole pesantissime quelle pronunciate da Benedetto XVI:
"Sovvertendo il matrimonio si mette a rischio la società".A
suo giudizio, dunque, non si devono "trasformare in
diritti" quelli che sono "interessi privati, o doveri che
stridono con la legge naturale". "Un'applicazione molto
concreta di questo principio - ha spiegato - si trova se
si fa riferimento alla famiglia, cioè all'intima comunione
di vita fondata dal Creatore e regolata con leggi proprie.Essa
ha la sua stabilità per ordinamento divino. Il bene sia
dei coniugi che della società non dipende dall'arbitrio".
Infine, l'affondo politico vero: “Nessuna legge - ha
scandito il Papa - può sovvertire la norma del Creatore
senza rendere precario il futuro della società con leggi
in netto contrasto con il diritto naturale". Dio, patria e
famiglia, dunque. Uno slogan antico che avremmo preferito
dimenticare.
Questi strali di Oltretevere troveranno applicazione in un
prossimo documento, sempre fortemente politico, che la Cei
editerà nei prossimi giorni e che, sempre a giudizio dei
vescovi, dovrà essere considerato “vincolante” ed
impegnativo per tutti quelli che accolgono “il magistero
della Chiesa”
Per quanto possa sembrare paradossale, non sono le parole
del Papa a destare sensazione, né a poter preoccupare
sotto il profilo dell'attacco alla laicità dello Stato e
alla libertà di scelta dei cittadini: è dovere del Vicario
di Cristo l'orientamento dei credenti. E', invece,
l'annunciato documento di Ruini a rappresentare un
unicum; non si tratta più di semplici indicazioni
comportamentali e di valore etico e spirituale a cui, poi,
ciascun cattolico decide liberamente di adeguarsi. In
questo caso si vuole apporre a questa presa di posizione
politica quasi il sigillo del dogma, il vincolo
dell'obbedienza senza se e senza ma, come se quei
cosiddetti “valori non negoziabili”, per dirla con la
“Teodem” Paola Binetti, fossero considerati alla stregua
della verginità della Madonna o dell'esistenza dello
Spirito Santo. Se, per estensione, si può considerare più
ragionevole – dal punto di vista cattolico – la battaglia
per la salvaguardia della vita dal concepimento fino alla
morte naturale (con le conseguenti prese di posizione
contro aborto e eutanasia), resta davvero indigesto
tollerare che anche la Famiglia fondata sul matrimonio
possa essere considerato un valore imprescindibile per i
cattolici del XXI secolo al punto da vincolarne la
solidità di un Credo che di politico nulla dovrebbe avere.
Ma il punto di snodo è un altro. E non risiede nel rifiuto
del riconoscimento di un legame affettivo fuori dalle
logiche delle convenzioni giuridiche e sociali.
All'indice, insomma, non c'è certo la canonozzazione del
cosidetto “matrimonio di serie B”, vissuto comunque come
scappatoia persino dal matrimonio civile. Sono gli
omosessuali ad essere nel mirino e quella parte del ddl
Bindi Pollastrini che proprio nell'articolo 1 ha abbattuto
gli steccati dell'ipocrisia sociale eliminando la
discriminazione sessuale per gli aventi diritto ai Dico.
Un fatto intollerabile per la Chiesa che continua a vedere
nell'omosessualità un comportamento deviato, quindi da
rifiutare all'origine. E contro cui la Cei sta per muovere
una risposta netta: il sabotaggio della legittimità delle
istituzioni repubblicane attraverso la “chiamata” alla
disobbedienza dei parlamentari di stretta osservanza
vaticana.
Il documento di Ruini, infatti, servirà solamente a
questo, non certo come richiamo, fermo quando suadente, al
“gregge” dei cattolici italiani a dare “testimonianza”
attraverso il rifiuto dei Dico e la scelta del matrimonio
convenzionale. Servirà, insomma, a far sentire sopra la
testa dei Mastella, dei Bobba e delle Binetti, la
pressione pesante del giogo di un'eventuale scomunica
qualora il loro voto in Parlamento si sganci dalle
necessità politiche della Chiesa di Roma. Siamo, dunque,
davanti ad un atto politico di inusitata invadenza che
dovrebbe far riflettere sulla legittima esigenza dello
Stato italiano di ribadire la propria sovranità attraverso
una immediata rilettura degli atti del Concordato e le
conseguenti agevolazioni, soprattutto fiscali, di cui gode
il Vaticano in territorio italiano. Una scelta coraggiosa
che, tuttavia, nessuna autorità politica è oggi in grado
di portare avanti con convinzione e non come semplice
provocazione o avvertimento alla Chiesa a non entrare in
questioni che non gli appartengono.
E' una classe politica troppo debole quella che oggi si
trova a dover fronteggiare questa aggressione. Infatti,
per quanto Prodi non avverta immediato pericolo per la
tenuta del suo governo al momento del delicato passaggio
parlamentare dei Dico, c'è già chi nella maggioranza – e
con maggiore lungimiranza, a nostro dire – si interroga
sulla possibilità di sottoporre il ddl Bindi Pollastrini
al voto di fiducia, eliminando in questo modo sia la
possibilità di uno svuotamento della proposta di legge,
sia quello di una imbarazzante bocciatura per colpa del
fuoco amico.
Dettagli di strategia politica che cominceranno ad essere
evidenti al momento in cui il ddl approderà al Senato. E
dove l'esiguità dei numeri farà emergere più di qualche
semplice problema di tattica d'aula: con i Dico c'è in
gioco molto di più della pur necessaria sopravvivenza del
governo Prodi. C'è l'esigenza, sottolineata anche da più
di un ministro, di ribadire la sovranità politica dello
Stato rispetto al proprio potere legislativo e alla
costruzione di una società aperta ai mutamenti e alle
nuove esigenze del vivere civile. Che non può passare in
alcun modo attraverso i diktat all'obbedienza pronunciati
da un'autorità che nulla dovrebbe avere di politico ma che
si muove, invece, come un partito d'opposizione “divina”.
Una volta il nemico era il comunismo ateo, oggi è il
relativismo etico, la bestia nera di Ratzinger. “Gesù ha
detto che i suoi cristiani sono la luce – ha ricordato Don
Andrea Gallo – ma dov'è la luce in questa crociata di
Santa
Archivio DICO
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