Pur avendo
studiato e più tardi anche insegnato il fenomeno, tuttavia nella mia
esperienza la corsa agli sportelli rimaneva confinata al cinema,
precisamente a una scena del film "Mary Poppins", quando uno dei due piccoli
protagonisti grida nei corridoi della grande banca di "credito, risparmio e
sicurtà" in cui il padre lavora, "rivoglio il mio denaro!", provocando
immediatamente il panico fra i presenti, che si accalcano agli sportelli
chiedendo la restituzione dei propri depositi. La banca chiude
precipitosamente e in men che non si dica una lunga fila di risparmiatori
agitatissimi si forma davanti al suo portone. Ora le immagini di lunghe code
che si prolungano al di fuori dei locali commerciali e invadono i
marciapiedi all’esterno sono su tutti i mezzi di informazione. I settantasei
sportelli della Northern Rock, l’ottava banca inglese per grandezza,
sono stati presi d’assalto dai depositanti.
Una banca solida
Si tratta di una banca che le autorità creditizie
inglesi si sono affrettate a definireperfettamente sana: rispetta
abbondantemente i requisiti patrimoniali stabiliti dalle regole prudenziali
e la qualità del suo portafoglio crediti è buona. (1) La Fsa,
autorità di vigilanza del mercato finanziario, è intervenuta due volte
specificando, nell’ultimo comunicato, che, "per essere assolutamente
chiari", se la Northern Rock non si fosse ritenuta solvibile sarebbe stata
obbligata a chiudere gli sportelli. (2) Nessuna ragione oggettiva,
dunque, ma l’effetto che una notizia, l’annuncio di aver chiesto e ottenuto
un finanziamento straordinario a lungo termine dalla Bank of England,
è stata in grado di provocare sui risparmiatori. La Northern Rock, oltre a
dover fronteggiare il rimborso del 4-5 per cento dei depositi (si è parlato
di un miliardo di sterline), ha visto anche crollare il proprio titolo, che
ha perduto alla Borsa di Londra, nella giornata dell’annuncio, il 32 per
cento del suo valore. Se la Northern Rock era fino a ieri una banca solida,
oggi, pur non essendo a rischio insolvenza, è una banca debole e così
ora il rischio più probabile appare quello di scalata.
Ancora l’effetto subprime
Le difficoltà della banca inglese hanno origine, seppure
solo indirettamente, nella ormai nota crisi dei mercati finanziari innescata
dai mutui subprime americani. Nessuno sa con precisione, e nessuno
può prevedere, cosa accadrà nei prossimi mesi, come ha ribadito da Oporto il
governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Tuttavia, un punto appare
chiaro. Da quanto emerge la Northern Rock è una banca virtuosa, rispetta le
regole prudenziali e non ha esposizioni di rilievo nell’ambito dei prestiti
subprime. La crisi che sta fronteggiando è evidentemente una crisi di
fiducia, ma in senso particolarmente ampio.
La fiducia è una cosa seria
Se il sistema bancario non si fida di se stesso, come si
può pretendere che i risparmiatori si fidino del sistema bancario? La banca
inglese reperiva usualmente i fondi per il finanziamento delle proprie
attività, prevalentemente indirizzate al settore mutui, dunque a medio-lungo
termine, sul mercato interbancario. Ma allo stato attuale, le banche
stanno sperimentando una crisi di sfiducia reciproca. In Europa i tassi
interbancari sono cresciuti, le banche hanno drasticamente diminuito la
concessione di credito l’un l’altra e guardano con sospetto i rispettivi
portafogli. Questa situazione ha costretto la Northern Rock a rivolgersi
alla Banca centrale per una iniezione di liquidità. La notizia ha dato una
spallata all’evidentemente già traballante fiducia dei risparmiatori, che
sono corsi a mettere al riparo il proprio risparmio.
Non un salvataggio, ma un intervento
La Bank of England, di concerto con la Fsa e con il
ministro del Tesoro, ha accordato alla Northern Rock una linea di credito
per far fronte alla crisi di liquidità provocata dal sistema interbancario.
Il prestito è garantito da crediti a scadenza protratta e concesso a fronte
di un penality rate, di un punto percentuale superiore al Bank Rate,
il tasso di riferimento stabilito dal Monetary Policy Committee. Non si
tratta dunque di un salvataggio quanto piuttosto di un intervento volto a
prevenire le conseguenze nefaste della crisi di liquidità e, fa sapere la
Northern Rock, al momento, nonostante i rimborsi, ancora non utilizzato. È
la nuova frontiera del noto istituto del prestito di ultima istanza,
una delle tradizionali safety nets predisposte dagli ordinamenti per
salvaguardare la stabilità del sistema bancario. Le banche inglesi ogni mese
debbono dichiarare alla Banca centrale la percentuale di riserva di
liquidità (la vecchia riserva obbligatoria) che ritengono di depositare
presso le sue casse. Se fanno male i calcoli, sottovalutando i rischi, la
Banca d’Inghilterra, come una buona mamma, interviene e, se richiesta, aiuta
ma, allo stesso tempo, dà la punizione necessaria a prevenire nuovi sbagli.
Presupposti per la concessione del prestito sono titoli finanziari di buona
qualità a garanzia dell’operazione e un tasso penalizzante. Mervyin King,
governatore della Bank of England, è stato chiaro: questo ha poco a che
vedere con il tradizionale prestito di ultima istanza ed è piuttosto uno
strumento volto a impedire che una crisi di liquidità si trasformi in
crisi di insolvenza, a danno dei clienti della banca e del sistema economico
nel suo complesso. Ma è, allo stesso tempo, in grado di prevenire
comportanti di moral hazard nell’assunzione dei rischi da parte delle
banche, ciò che viene, al contrario, incentivato dalle indiscriminate
iniezioni di liquidità. (3)
Trasparenza innanzi tutto
Il governatore Draghi rassicura e spiega che la
situazione in Italia non è paragonabile a quella degli Stati Uniti e
anche del Regno Unito. Ma è innegabile che con i ben noti salassi dovuti
alla vendita dei titoli poi andati in default, nel passato il rapporto di
fiducia tra banche e risparmiatori è stato messo a dura prova. Naturalmente
il problema allora era completamente diverso rispetto a quello che viene
oggi fronteggiato. Tuttavia il pericolo è lo stesso: la sfiducia dei
risparmiatori nei confronti delle banche. La crisi dei subprime, che rimette
in dubbio anche l’affidabilità delle agenzie di rating, non aiuta. Così, fra
l’altro, il mercato dei titoli di Stato torna a proliferare, mentre i fondi
pensione non decollano. Trasparenza, correttezza e informazione
appaiono allora l’unica via per le banche per rafforzare quel sentimento di
fiducia che è alla base del rapporto che le lega al cliente e che si
dimostra sempre, dall’Ottocento all’era della globalizzazione, un elemento
essenziale per assicurare la stabilità del sistema.
(1) Tripartite Authorities Statement, sul sito htpp://www.fsa.gov.uk.
(2) "The Fsa reiterates that it judges Northern Rock to be solvent
and that savers can continue to deposit and withdraw funds", Comunicato
della Fsa in data 15 settembre. Sul sito sito htpp://www.fsa.gov.uk.
(3) Mervyn King, Governor of the Bank of England, Turmoil in
financial markets: what can Central Banks do? Paper submitted to the
Treasury Committee. Sul sito http://www.bankofengland.co.uk .
23/09/2008 Archivio Crac Lehman Brother, il terrore dei mutui, i risparmi degli investitori
Archivio Finanza
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