I mercati finanziari internazionali si stanno normalizzando.
Si può discutere se questo sia sensato, alla luce dei dati
macroeconomici e dei molti problemi che ancora continuano ad esistere,
ma non si può ignorare che – allo stato attuale – molti degli indicatori
finanziari che solo pochi mesi fa sembravano completamente impazziti
(volatilità, differenza fra tassi interbancari e tassi ufficiali, solo
per citarne un paio) sono tornati su livelli precedenti al crack di
Lehman Brothers (considerato il punto più nero della crisi finanziaria).
Mi tornano in mente, oggi, i numerosi contatti avuti in quelle settimane
frenetiche con investitori terrorizzati dall'andamento dei mercati
finanziari e da varie cassandre che profetizzavano i disastri finanziari
più vari (in ordine sparso: l'Italia sarebbe stata esclusa dall'Euro,
grandi banche italiane sarebbero "fallite", i titoli di stato italiani
non sarebbero stati rimborsati e chi più ne ha, più ne metta... in
proposito si legga l'editoriale del 23 Aprile 2009 " In
quest'epoca di pazzi... ci mancavano i predicatori finanziari"). Sui
media, quando rilasciavo interviste, la domanda più frequente era come
mettere al riparo il patrimonio in caso di eventuale fallimento della
propria banca. Non era affatto facile, allora, riuscire a mantenere i
nervi saldi.
Nel nostro piccolo abbiamo fatto di tutto per far riflettere gli
investitori ed evitare che questi prendessero scelte sulla base
dell'emotività.
Il 10 Marzo scorso (per mera coincidenza, il giorno successivo al punto
più basso dei mercati azionari), in un clima generale che
eufemisticamente si potrebbe definire funesto, pubblicammo un
editoriale che iniziava con tre domande e tre risposte a monosillabe:
"Il mercato azionario mondiale è sottovalutato? Sì!
E' il momento di comprare? No!
E' il momento di vendere? No!"
Naturalmente molti investitori hanno venduto azionario in preda al
panico.
Questi investitori hanno subito perdite irrecuperabili.
Molti altri investitori hanno ricevuto danni sostanzialmente
irrecuperabili da questa crisi finanziaria (che ha fatto seguito,
ricordiamolo, ad una precedente crisi iniziata a Marzo del 2000).
Viene spontaneo domandarsi se almeno questi danni serviranno a
migliorare qualcosa per il futuro.
A livello di sistema finanziario, purtroppo, pare proprio che questa
crisi non abbia insegnato nulla.
Le banche stanno tornando a macinare utili non grazie alla loro attività
specifica (prestare denaro) bensì facendo speculazioni varie sui mercati
finanziari.
Si fa un gran parlare delle nuove regole che dovrebbero essere date al
sistema finanziario mondiale, ma nessun progetto specifico sembra
concretamente all'orizzonte.
Mi piacerebbe sperare che almeno a livello individuale qualche
investitore riuscisse a trarre una propria lezione da questa crisi.
In primo luogo ci dovremmo tutti stampare ben in mente che i mercati
finanziari non sono rischiosi, sono incerti (si veda in proposito
l'articolo: " I
mercati finanziari non sono "rischiosi"... (purtroppo)")! Questo
aspetto ha implicazioni enormi, la portata della differenza fra
incertezza e rischiosità non è affatto percepita, ma è la vero lezione
di questa crisi. Abbiamo assistito in diretta a fatti che non erano
contemplati nei modelli di gestione del rischio tradizionali. Se
continuiamo a dare credibilità a questi modelli (sui quali si basa tutta
la così detta industria del risparmio gestito) continueremo ad esporci a
questi eventi senza neppure tentare di fare qualcosa di meglio.
La seconda lezione riguarda senza dubbio la pericolosità del sistema
finanziario, sia a livello sistemico, sia a livello individuale. Sono
ormai svariati decenni che il sistema finanziaria, nel suo complesso,
vive sistematicamente sull'ignoranza degli investitori comuni.
Le banche ormai hanno praticamente smesso di fare le banche (cioè vivere
sul differenziale dei tassi sul denaro custodito e quello prestato) e
devono la maggior parte dei loro utili alle spropositate commissioni sui
servizi finanziari (pericolosità a livello individuale) ed alle
speculazioni finanziarie (pericolosità a livello sistemico).
Se i singoli investitori non possono fare niente per quanto riguarda le
pericolosità sistemiche (se non considerarle, all'interno dei loro
progetti d'investimento), a livello individuale questa crisi finanziaria
dovrebbe aver insegnato a non fidarsi nella maniera più assoluta dei
prodotti venduti dagli intermediari finanziari nonché dei consigli
interessati forniti dai loro rappresentanti.
Speriamo che, almeno a questo, la crisi sia servita.
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