Come previsto dalla Finanziaria, il Governo ha emanato (entro il termine
prestabilito del 31 gennaio) il decreto che aumenta, più di quanto
giustificabile per recuperare l’inflazione, gli importi di alcune imposte
fisse (bollo, registro, ipotecarie, catastali eccetera).
Così, a fianco degli sgravi dell’Irpef, inizieranno presto a
manifestarsi anche quei meno visibili, ma ampiamente diffusi, aggravi di imposta
sparsi fra i 572 commi dell’unico articolo di cui si compone questa
Finanziaria, dopo la kafkiana metamorfosi subita nel corso dell’iter
parlamentare.
Il quadro complessivo che emerge, almeno stando alle cifre ufficiali, sembra
ancora più negativo per i contribuenti di quello tracciato subito dopo la
presentazione del maxiemendamento che ha introdotto i tagli
all’Irpef.
Le cifre del Governo
Includendo gli oltre 2,2, miliardi di euro del condono edilizio (le cui
seconda e terza rata sono slittate al 2005), stando alle cifre previste dal
Governo, i contribuenti si troveranno a pagare più imposte per circa
5,5, miliardi di euro nel 2005, 1,9 miliardi di
euro nel 2006 e 1,76 nel 2007.
Questo aggravio netto di imposta, come mostra la tabella 1, è
il risultato di un saldo fra aumenti e riduzioni di diverse forme di prelievo e
tiene conto di alcuni provvedimenti, finalizzati ad arginare la deriva dei conti
pubblici e assunti dal Governo con i decreti di luglio e novembre 2004,
relativi alle assicurazioni, alle banche e altre istituzioni finanziarie, e alle
fondazioni bancarie. (1)
Gli interventi più consistenti sono ovviamente contenuti nella Legge
finanziaria per il 2005.
Le maggiori entrate previste, più elevate di quanto originariamente prospettato
nel disegno di legge finanziaria (da 7,5 a 8,6 miliardi nel 2005 e circa 8
invece di 4 miliardi nel biennio successivo), superano abbondantemente gli
sgravi, con un saldo netto nel complesso negativo per i contribuenti.
La natura delle maggiori e minori entrate va tuttavia tenuta distinta, almeno
secondo la griglia fornita nella tabella 2.
Gli sgravi fiscali
Tra le minori entrate, tre quarti il primo anno e quasi il
90 per cento negli altri due vanno alla riforma dell’Irpef e beneficeranno,
secondo andamenti a dire il vero a volte ben poco
giustificabili , le
famiglie.
Diversamente da quanto inizialmente prospettato
dal Governo , per le imprese non soggette all’Irpef
(società di capitali) non vi è nessuno sgravio fiscale nel 2005. Le
agevolazioni relative all’Irap inizieranno a fare sentire i
loro effetti solo a partire dal 2006, ma saranno comunque di entità molto
limitata (solo un decimo circa di quanto destinato alle famiglie).
Nel 2005 le altre riduzioni di imposta sono costituite in realtà da proroghe
di agevolazioni (2), la cui scadenza viene di anno in anno rinviata, ma
che il Governo sembra essere intenzionato a eliminare, in buona parte, a partire
dal prossimo anno. Se questa intenzione è attendibile, possono essere
considerate alla stregua di un rinvio (al prossimo anno) di una maggiore
tassazione per le categorie interessate dalle agevolazioni.
Le maggiori entrate
A costo di qualche forzatura, è utile distinguere le varie misure di aumento
delle entrate in quattro tipologie.
Bolli, tabacchi e giochi
Un primo gruppo comprende gli inasprimenti delle imposte sui tabacchi, sulle
concessioni governative, di bollo, registro, ipotecarie, catastali e delle
imposte sui giochi, nonché l’estensione dell’ambito di applicazione di
alcuni di questi tributi (ad esempio l’introduzione del bollo per le
dichiarazioni di conformità dei veicoli). Dovranno fornire, stando alle stime
del Governo, un gettito di circa 2,3 miliardi di euro nel 2005, 3,3, miliardi
nel 2006 e 3,8 nel 2007. Il loro ammontare dovrebbe essere dunque tale da
compensare a regime più della metà degli sgravi Irpef, con un impatto
redistributivo complessivo di segno negativo. Infatti, da un lato, il secondo
modulo della riforma Irepf abbassa le aliquote più elevate, dall’altro, gli
inasprimenti fiscali in oggetto riguardano imposte per lo più di importo fisso,
con un impatto ampiamente regressivo. Si tratta di imposte in molti casi poco
giustificabili in un moderno sistema tributario, ma a cui spesso si fa ricorso
al fine di conseguire in modo facile gettito addizionale,
contando sulla scarsa elasticità della domanda dei beni e servizi su cui
gravano.
La lotta all’evasione
Un secondo gruppo di interventi prevede di recuperare gettito attraverso il
contrasto all’evasione e all’elusione, soprattutto nel caso dei redditi di
impresa e lavoro autonomo soggetti agli studi di settore e in
quello dei redditi e dei valori dei fabbricati. Di minore
importanza quantitativa, ma di uguale natura, sono gli incassi previsti per il
recupero dell’Iva evasa su transazioni comunitarie e per una più efficace
attività di riscossione.
Su interventi a contrasto dell’evasione non si può in linea di principio che
essere d’accordo.
Più problematico è capire se quelli previsti possano
consentire, almeno nell’immediato, gli effetti di gettito previsti. È il caso
in particolare delle entrate che ci si attende dalla revisione degli studi di
settore, la cui stima è rimasta pressoché immodificata pur a fronte di una
radicale revisione della norma inizialmente prevista. Un primo approfondimento
su questi temi riguarda la
tassazione degli immobili.
I provvedimenti per “fare cassa”
Un altro gruppo di entrate ha natura una tantum, come quelle derivanti dal
condono edilizio.Oppure è una mera anticipazione di entrate comunque
dovute, come quelle ottenute tramite l’aumento della percentuale degli
acconti, da cui ci si attende più di un miliardo di euro nel 2006. Sono
interventi volti a far cassa nell’immediato, che non
costituiscono per loro natura introiti capaci di finanziare in modo permanente
la riduzione dell’Irpef, primo e secondo modulo, garantendo il contenimento
del disavanzo.
Tra gli interventi minori, che meritano però di essere ricordati perché
emblematici di come il ministro dell’Economia abbia dovuto “raschiare il
fondo del barile” per far quadrare i conti, vi è quello che “storna” a
favore del bilancio dello Stato le quote della componente della tariffa
elettrica destinate a compensazione dei siti che ospitano impianti nucleari e a
favore della Sogin (Società gestione impianti nucleari Spa) per lo
smantellamento delle società nucleari dismesse. Non vi è in questo caso un
aggravio immediato per il contribuente, ma il miglioramento previsto nel saldo
delle amministrazioni pubbliche vale solo nell’ipotesi di sacrificare quelle
spese a cui queste imposte erano originariamente destinate.
Le entrate “virtuali”
Non va infine trascurata un’ultima categoria, che per la sua peculiare
natura abbiamo preferito mettere sotto la riga, nella tabella 2. Si tratta degli
aumenti di imposta previsti nell’ipotesi che la riforma Irpef determini un
incremento dei redditi disponibili, che venga poi destinata dai contribuenti o
ai consumi (facendo aumentare il gettito Iva) o ai risparmi (facendo aumentare
il gettito sui redditi finanziari). Queste entrate sono del tutto
“virtuali”: presuppongono infatti un aumento del reddito disponibile
che non avrà luogo, visto che, come si è ricordato, nel complesso i
contribuenti sono chiamati a pagare più imposte, non meno.
Verso nuove imposte?
Delle due l’una: o le previsioni di maggior gettito del Governo sono
corrette e nel complesso i contribuenti pagheranno più tasse, nel prossimo
triennio, o sono per vari motivi sovrastimate o comunque di corto respiro e
dunque incapaci di garantire una copertura della riforma dell’Irpef a regime e
una tenuta del disavanzo.
In quest’ultimo caso, che riteniamo di gran lunga il più probabile, la domanda
che viene spontanea è: quali nuove imposte dovranno pagare i contribuenti, o a
quali ulteriori spese dovranno rinunciare, per coprire a regime l’attuale
riforma dell’Irpef e per portare a termine la riforma fiscale che prevede
l’ulteriore riduzione delle aliquote più elevate dell’Irpef e la
progressiva abolizione dell’Irap, insistentemente richiesta dalle imprese, che
incalzano il Governo per avere la loro parte di sgravi?
(1) Non sono invece inclusi gli effetti di misure introdotte in
sede di conversione del decreto di luglio, tra cui quella che ha elevato
l’imposta sui mutui (sulle seconde case) dallo 0,25 per cento al 2 per cento
ed è intervenuta in materia di bolli. Non si dispone infatti di una
quantificazione di queste misure sugli esercizi 2005-2007, ma il gettito non è
trascurabile (quello previsto per il solo 2004 superava i 550 milioni di euro).
(2) Ad esempio, per gli autotrasportatori, per le
agevolazioni Irap e Iva in agricoltura, e così via.
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