Questa è la lettera che i vicini di casa di Elisa Rattazzi
(la donna uccisa domenica dal marito in Barriera di Milano) hanno inviato a «La
Stampa» e alle donne del governo.
Gentili Ministre, ci rivolgiamo a voi perché siete donne e forse potrete
comprendere il dramma che è successo a Torino domenica pomeriggio 18 maggio.
Conoscevamo Elisa Beatrice Rattazzi, abbiamo vissuto vicino a lei ed al suo
assassino per anni e i nostri figli sono cresciuti assieme. È stata uccisa ed è
l’ennesima assurda vittima della violenza di genere, della guerra che
quotidianamente si consuma all’interno delle mura domestiche. Elisa era una
donna che aveva paura ed ha subito per anni violenze e soprusi, e con lei i suoi
figli, senza che nessuno abbia saputo o voluto aiutarla. Per anni ha denunciato
le violenze commesse dal marito: sono rimaste tutte grida inascoltate strozzate
nella gola. Al coraggio delle denunce, si risponde con qualche pacca sulle
spalle.
L’Italia ha un parlamento che legifera su tutto, ma non esiste nessuna legge
specifica, a differenza degli altri paesi europei e civili, sulla violenza di
genere.
Quando sono chiamate ad intervenire le forze dell’ordine mostrano questo limite
senza vergogna.
E sono solo un ulteriore e secco schiaffo morale per la donna: «su signora, sono
solo battibecchi che succedono nelle migliori famiglie». Cosa deve fare una
donna per essere creduta? A cosa servono le denunce, i referti dell’ospedale? A
cosa serve proporre di inasprire le pene, se poi una moglie che denuncia più
volte suo marito non viene mai creduta? In questa sottocultura da italietta
fascista i mariti sembrano intoccabili, devono fare i «mariti» e se qualche
volta si arrabbiano avranno pure le loro ragioni. Credeteci anche se il delitto
d’onore è stato cancellato dal codice penale, non lo è dalla testa degli
italiani.
Il boomerang mediatico, cavalcando il dolore dei familiari, sembra che abbia già
voglia di trovare giustificazioni: aveva lasciato il marito, si era portata via
i figli, aveva addirittura un altro uomo… Elisa è stata uccisa in mezzo alla
strada, alla luce del giorno sotto gli occhi di tutti, da una mano assassina che
la tormentava da anni.
Una esecuzione in piena regola. Un delitto bastardo, ma talmente comune da non
fare quasi notizia. In questa storia non ci sono extracomunitari ubriachi o rom
alla guida di fuoristrada rubati. È solo la storia di una normale famiglia tutta
italiana e come dobbiamo rassegnarci a sapere quello che conta in Italia è
sempre e solo la famiglia.
Questa ignoranza e questo perbenismo di facciata permettono che follie come
questa accadano; mentre una stampa e un’opinione pubblica poco sensibile
permettono che vengano letti e archiviati attraverso la griglia mafiosa del
codice d’onore. Fino a quando dovremo attendere per vedere una legge specifica,
una sezione di un tribunale, dei magistrati e degli uffici di polizia con
competenze specifiche sulla violenza di genere? L’indifferenza pensa a fare il
resto, in fondo vedere una donna nei panni vittima è normale perché nella nostra
sudicia cultura la donna non si può difendere. Chi lo spiegherà ai suo figli di
7 e 4 anni?
Chiara e Andrea Guazzotto - da ww.LaStampa.it
http://www.lastampa.it
http://www.canisciolti.info
Archivio Giustizia
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