Il processo
penale non puo' essere una corsa contro il tempo. Lo afferma l'AIGA,
Associazione Giovani Avvocati Italiani, in merito all'ipotesi governativa di
introdurre la prescrizione breve.
"La esigenza di
accorciare i tempi dei processi, civili e penali, non può spingersi al punto di
snaturare l’accertamento processuale trasformandolo in una corsa contro il tempo
e sanzionando l’eventuale ritardo addirittura con la estinzione del giudizio
penale, tanto più se alla ipotizzata ennesima riforma della giustizia non si
accompagneranno interventi strutturali importanti", ha dichiarato il Presidente
AIGA avv. Giuseppe Sileci, commentando la proposta della maggioranza di rendere
più spediti i processi presentando in senato un apposito DDL.
"Con queste
risorse umane e materiali, infatti, - secondo Sileci - è quasi certo che non si
farà in tempo a celebrare moltissimi processi penali con la conseguenza davvero
paradossale che, ad esempio, imputati condannati in primo grado, e la cui
sentenza sia stata confermata in appello, potrebbero sfuggire alla giustizia se,
per avventura, la cassazione tardasse a concludere il processo. In questo modo
vi sarebbe uno spreco di risorse enorme: il funzionamento della macchina
giudiziaria è particolarmente costoso e se è ragionevole restituirgli maggiore
efficienza accorciando i tempi dei processi è meno comprensibile che dopo sei
anni di attività giudiziaria, oltre alla fase delle indagini, si debba cestinare
tutto perché è spirato un termine, la cui osservanza è prevista a pena di
estinzione, che si sovrappone allo stesso istituto della prescrizione".
"Per non parlare
della certa disparità di trattamento – ha proseguito Sileci – tra chi potrà
beneficiare del regime più favorevole e chi no (ed in questo senso anche
l’elenco dei reati esclusi suscita più di una perplessità anche perchè rafforza
il discutibile principio del doppio binario) ovvero dei problemi che si
creeranno nel caso di coimputati in condizioni soggettive diverse (ed il
processo Mills ne è un esemplare precedente)".
"Forse
bisognerebbe avere il coraggio di affrontare i problemi per quello che in realtà
sono: la intera classe politica dovrebbe ragionare su come fare uscire il paese
da un pericolosissimo corto circuito istituzionale: e la via d’uscita si chiama
immunità parlamentare" ha concluso il presidente dei Giovani Avvocati, secondo
cui "Solo in questo modo si ripristinerebbe quella indispensabile separazione
tra poteri dello Stato che, da quando la autorizzazione a procedere nei
confronti dei parlamentari è stata abbattuta dal referendum popolare post
tangentopoli, è messa in serio pericolo da un conflitto tra potere esecutivo e
potere giudiziario che sta progressivamente logorando la fiducia degli italiani,
anche perché se nella prima repubblica erano le strategie dei partiti a
condizionarela vita e la durata dei governi oggi il rischio è ancora più grave
dal momento che la durata di un governo potrebbe dipendere da una iniziativa
giudiziaria".
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Archivio Processo Breve
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