Le madri dei soldati morti in Cecenia rimandano a Putin 150 rubli
DI ANNA POLITKOVSKAYA
Le madri dei soldati morti in Cecenia, prive di agevolazioni,
volontariamente spediscono a Putin quei 150 rubli in moneta che hanno
ricevuto in Gennaio dalle teste incessantemente pensanti del nostro governo.
Cosa se ne possono fare di 150 rubli? Il governo russo, il parlamento, le
strutture presidenziali, l'esercito di governatori e di sindaci, tutti
coloro che non sono semplici cittadini del nostro paese, sono convinti che
siano tanti.
Altrimenti, come si può spiegare quello che sta succedendo? Fino al primo
gennaio le madri, che hanno dato la vita dei propri figli per la
realizzazione di quella politica del Caucaso Settentrionale di cui siamo
testimoni ormai da più di dieci anni, godevano di qualche attenzione da
parte del bilancio statale e in base alla legge 21 "sui veterani" potevano
avere cure gratuite, utilizzare trasporti pubblici gratis, una volta
all'anno comprare a metà prezzo i biglietti per treno, aereo e piroscafo,
anche ripagare per metà il conto del telefono e della televisione, avevano
il diritto di ricevere in soluzione unica i crediti a tasso agevolato e
appezzamenti di terra gratis…
Oggi il governo incanta la società, e non applica tutte queste agevolazioni,
"bisogna dirigere l'ordine nei nostri interessi". Le applicavano, moltissime
madri di soldati uccisi le avevano e, in questo modo, potevano provare
almeno una piccolissima consolazione per quello che era accaduto per colpa
della tragedia dello stato… Ora che il mostro della legge 122 ha di fatto
sospeso l'effetto della legge sui veterani, le madri ricevono in cambio la
suddetta distinta da 150 rubli.
Certamente questa è un'umiliazione, un'offesa, una presa in giro, un
atteggiamento menefreghista nei confronti di quelle madri private di una
persona cara.
In questo caso non ci sono parole.
Ma come è potuto succedere tutto ciò? In uno stato che lotta eternamente per
il titolo di Grande Potenza?
Penso che la spiegazione sia semplice.
Potevano fare una tale porcheria a quelle madri solo coloro che, in virtù
di quella vita che conducono, hanno perso la comprensione della differenza
tra 150 rubli e 150 dollari. Per loro i soldi frusciano continuamente, e al
colore dei soldi non fanno più attenzione. È curioso che proprio questi
signori amino parlare della grandezza della potenza. Sono coloro che
decidono di dare pane e non formaggio, coloro che brindano alla salute di
quella grande potenza che essi stessi servono. Ma voi leggete di tanto in
tanto di grandi potenze, che sempre hanno continuato ad essere grandi ma che
si dimenticano degli obblighi nei confronti dei loro cittadini? Io no.
E nei confronti di queste madri il paese è in obbligo, è un fatto
incontestabile.
Come si può parlare di grandezza quando in cambio si hanno quei miseri 150
rubli, un'umiliante elemosina?
Oggi si parla molto del fatto che, in un paese povero, l'approvazione di
una legge discriminante, come la 122, in via di principio non poteva aver
luogo in queste condizioni in cui noi l'abbiamo realizzata. Perché oggi
queste madri gridano da straziare l'anima per quegli offensivi 150 rubli?
Perché la verità è che il paese, per la maggior parte, fa la guerra in
Cecenia con i corpi dei figli delle famiglie povere. Spesso di quelle
famiglie dove la madre è sola.
Le persone agiate e perfino relativamente influenti nel nostro paese sanno
proteggere i loro figli dalla disgrazia dell'esercito. Ed ecco che quelle
madri, che avevano riposto tutte le speranze del loro futuro nel crescere i
figli, hanno ricevuto solo la loro bara. E poi hanno ricevuto un gesto di
sprezzo invece di un qualche rispetto da parte del Governo (e quel rispetto,
almeno un poco, che prima era manifestato nelle naturali agevolazioni…)
Si, povera la nostra gente. Ma, scusatemi, anche fiera. Non appena arrivò
il fondo "Diritto delle madri", Galina Michajlovna Efimova, da Krasnojarsk,
madre di un soldato ucciso, telefonò con un'unica domanda: "a quale
indirizzo posso mandare a Putin questi 150 rubli?".
Galina Michajlovna non desidera tenerli per sé. Anche le mamme di
Togliattigrad, alle quali la Cecenia ha tolto i figli, hanno volontariamente
aderito.
Il movimento dei "soldi che tornano indietro" cresce.
Esse sanno benissimo che i 150 rubli sono un bluff totale e significa che
possono mandare e vogliono rimandare i 150 rubli, naturalmente senza
inconvenienti per il loro portafoglio.
Tuttavia, la coscienza ritorna sempre al ricordo del proprio figlio ucciso.
La seccatura sta solo in una cosa: sembra che non ci sia un indirizzo dove
mandare indietro i soldi a Putin.
Ci sono molti posti a cui mandarli, e si possono disegnare molti
striscioni su questo tema. Ma l'indirizzo preciso di Putin non c'è.
L'indirizzo giuridico, l'amministrazione presidenziale, al Cremlino, è molto
generico e significa che il vaglia dei soldi non arriva fino a colui che le
madri desiderano sopraffare con i loro sussidi. La disgustosa riforma di
agevolazioni, come vediamo, trascina con sé una gran quantità di novità, e
noi conosciamo queste cose sul nostro governo solo nello svolgersi dei
fatti.
Una di queste cose è la mancanza dell'indirizzo dell'ELETTO, ma questa è
solo una piccolezza, come sottolinea la completa mancanza di comunicazioni
contrarie del potere e dello stato. Se l'ELETTO non ha un indirizzo, forse
che lui viva sulla Luna? Che sia proprio questo il problema?
Traduzione di Chiara Zambrini [a cui va un particolare ringraziamento da
parte del curatore del blog]
Fonte:http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/
30.01.05
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