Molti
giornalisti hanno abbandonato la Russia prima che qualcosa di terribile
accadesse loro. Anna Politkovskaya di Novaya Gazeta non è fra questi. A
dispetto delle minacce di morte e la sua convinzione che i servizi segreti
russi abbiano tentato di avvelenarla, due anni fa, la minuta Politkovskaya,
che sarà tra gli oratori al Festival degli Scrittori di Sidney, continua
coraggiosamente a raccontare del presidente Putin, della sua guerra contro
la Cecenia e delle oscure viscere della vita nella nuova Russia.
Nominata questo mese fra i cinquanta eroi del nostro tempo dal giornale
britannico New Stateman, al fianco della birmana Aung San Suu Kyl,
promotrice della campagna per la democrazia nel suo paese, del cantante rock
Bono e del Dalai Lama, Anna racconta che solo grazie ad un'infermiera,
miracolosamente fornita di kit salva vita, all’aeroporto di Rostov-on-Don, è
stata rianimata dopo l’avvelenamento che subì mentre si recava alla scuola
di Beslan durante l'assedio, nel luglio 2004.
Tramite un interprete, Anna dice di non credere che i cittadini Russi
traggano beneficio da quel 6% medio di crescita economica annua che la sua
nazione ha raggiunto dal 2000 in poi. “Non penso si possa parlare di
crescita economica. Perdurano prezzi troppo alti di petrolio e gas, e finché
sarà così le persone realmente agiate [che sostengono] adoreranno Putin”.
La versione alternativa, secondo Anna, è che i capi occidentali abbiano
svenduto il popolo Russo per petrolio e gas, perciò non ostacoleranno Putin
in quella che lei chiama corruzione endemica, vuoto di principi e leggi,
sforzi irrisori per la democrazia, brutalità omicida fra i militari, il
ritorno della psichiatria di stile sovietico per i cosiddetti nemici di
stato, e disinteresse verso la sofferenza dei deboli.
Nel suo libro "La Russia di Putin", la Politovskaya ritrae l’ex agente del
KGB divenuto presidente come poco più di un autocrate moralmente corrotto ed
incline a riportare indietro l’orologio ai tempi dell’Unione sovietica. Fa
notare che Putin sottolinea sempre come la vita sovietica non fosse così
male.
[La Russia di Putin]
Secondo altri, Putin è un moderato che fa del suo meglio per ricostruire
l’economia post-sovietica e affronta la corruzione affrontando personaggi
come il magnate del petrolio della “Yukos”, Mikhail Khodorkovsky, ora
incarcerato, ed ora i risultati si possono vedere nella classe media
emergente.
Anna dissente fortemente, pensando alle persone che lei crede siano state
schiacciate da un Cremlino che fa solo i propri interessi. Fra queste, un
anziano morto assiderato sul pavimento di casa ad Irkutsk, dal quale fu
staccato via con una sega, perché le autorità si rifiutarono di ripristinare
l’impianto di riscaldamento per decongelarlo; le centinaia di reclute
giovani uccise dagli ufficiali in incidenti non chiari; il comandante di un
sottomarino nucleare morto di fame nella sua base di Kamchatka; le famiglie
delle vittime di Beslan e del teatro di Nord-Ost, abbandonate al loro
dolore; le vittime delle atrocità in Cecenia, i cui responsabili, sostiene,
sono tuttora impuniti.
Ben curata, vestita con una giacchetta di pelle rosa, durante la nostra
intervista l’atteggiamento di Anna potrebbe trarre in inganno. Questa è una
delle donne più coraggiose che io abbia mai incontrato. E afferma che
l’impegno di Putin nella lotta alla corruzione è ridicolo. Nella “Russia di
Putin” critica aspramente la nomina del presidente, nel 2002, di Nikolai
Ovchinnikov come ministro degli Interni e capo del GUBOP, l’agenzia centrale
anti criminalità organizzata.
Dopo la designazione, scrive Anna, il nuovo capo del GUBOP – un deputato di
basso profilo del Parlamento - rilasciò un’intervista dichiarando la propria
"missione per riportare al 'minimo' la corruzione ed assicurare che la
'porzione sana della società' non fosse più esposta alla minoranza
criminale". Ancor più promettente, egli non era neppure "uno dei compagni di
Putin a San Pietroburgo, cosa inusuale". Anna indagò sui motivi che avevano
spinto Putin a presentare lo sconosciuto Ovchinnikov come l’uomo che avrebbe
debellato la mafia russa e scoprì il suo passato di poliziotto negli Urali,
distintosi nelle losche trattative per l’ascesa di Pavel Fedulev, vecchio
delinquente contrabbandiere di alcolici, che sfruttò il sistema, lasciando
sul suo cammino una scia di vittime nella sua scalata tra i ranghi
dell'oligarchia.
Ho domandato ad Anna se O. aveva compiuto qualche progresso.”Non è successo
nulla” dice “non ha mosso un dito”.
Forti segni che la corruzione dilaga ai vertici di Mosca si possono leggere,
questa settimana, nell’acquisto di una larga fetta dell’industria delle
telecomunicazioni da parte del ministro delle telecomunicazioni di Putin. Un
tribunale d’arbitrato civile, a Zurigo, ha trovato che Leonid Reiman,
stretto alleato di Putin, era il principale proprietario di un fondo
creditizio, alle Bermuda, stimato un miliardo di dollari Usa, investito in
Russia.
Anna non ama certo Khodorkovsky, magnate del petrolio arrestato per evasione
fiscale, e dice che sosterrebbe Putin, se il suo intento fosse solo quello
di bersagliare gli oligarchi. Ma nulla si muove in quella direzione, in
Russia. Dato che ci sono molti uomini d’affari corrotti in Russia, (e lei
sostiene che nessuno avrebbe raggiunto la ricchezza senza sostenere la
corruzione), Khodorkovsky è parte di questo sistema. Allora, com’è diventato
una vittima? “Il suo problema è nato quando ha cominciato a fare donazioni
alle organizzazioni umanitarie, che intervenivano durante la guerra in
Cecenia, e a persone che volevano trascinare la Russia davanti alla Corte
Europea”, è l’idea di Anna.”E poiché Putin è una persona che, come si dice,
non si ferma davanti alle belle parole, quando vuole distruggere qualcuno,
va fino in fondo”.
Quando le domando se la vita sia migliore o peggiore che sotto il governo
del Soviet, Anna risponde che ha ben accolto il diritto alla proprietà
privata e la vasta scelta di salumi sui banchi dei negozi. Ma lei crede che
il baluginio della libertà che sfavillò sotto la presidenza di Boris Yeltsin
sia stato soffocato con l’elezione di Putin, cinque anni fa, ed è pessimista
sul futuro del proprio paese.
Anna ha apparentemente ottenuto una piccola vittoria nella sua crociata
giornalistica. Secondo il “New Statesman”, i giornalisti simpatizzanti hanno
iniziato a chiamarla ”il progetto anti-Kremlino” dell’esiliato miliardario
Boris Berezovsky e dei servizi segreti occidentali. Com’era prevedibile, “La
Russia di Putin”, pubblicato in inglese, non ha ancora trovato un editore in
Russia. Anna sta già lavorando ad un nuovo libro. Il titolo provvisorio?
"Licenza di uccidere"
Deborah Hope
Fonte: http://www.theaustralian.news.com.au
Link:
http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,20867,19263953-7583,00.html
27.06.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SELENE MILITELLO
Archivio Politkovskaja07/10/2006 Archivio Politkovskaja
Comunque il giorno fatidico è arrivato e la giornalista Anna...
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