Guerra, guerriglia e terrorismo, intesi come “Prosecuzione della politica con
altri mezzi”, “scontro tra volontà contrapposte "Atto di forza che ha per scopo
di costringere l’avversario a sottomettersi alla nostra volontà" s’informano ai
medesimi principi pur conferendo a ciascuno di loro pesi e priorità differenti.
Principio della concentrazione di potenza, della sorpresa, della manovra,
dell’economia delle forze, della sicurezza, della riserva per far fronte
all’imprevisto. Le forze avversarie, come in duello di scherma, mirano a
conservare la propria libertà d’azione e, nel frattempo, a limitare o ad
annullare quella dell’antagonista.
La guerra mira al conseguimento di uno scopo definitivo: l’annullamento della
capacità difensiva avversaria.
La guerriglia, si prefigge, in un primo tempo di fiaccare la volontà nemica,
sia rendendo inutilizzabile la potenza dello strumento militare avversario,
inesprimibile in assenza di contrasto in campo aperto, sia demoralizzandolo con
lo stillicidio di perdite umane e materiali e costringendolo a vivere, muoversi
ed operare in clima di stressante insicurezza. Via via che va fiaccandosi la
volontà avversaria, le forze di guerriglia si trasformano in unità operative
convenzionali per battere definitivamente l’avversario in scontri frontali.
Il terrorismo tende a paralizzare l’avversario con atti di violenza
raccapriccianti che vanno dalle stragi, anche d’innocenti ed indifesi essere
umani quali donne, vecchi e bambini, all'assassinio politico, alle mutilazioni,
decapitazioni rituali, alle più raccapriccianti ecatombe umane. Lo scopo è
instaurare un clima d’assoluta insicurezza e d’invivibilità oltre che a
costringere il nemico a difendersi ovunque e ad infliggergli gravissimi danni
economici e finanziari per fronteggiare una minaccia imprevedibile per spazio,
obiettivi anche vitali per la vita sociale. Il terrorismo, come la guerriglia, è
una forma di lotta transitoria che, di norma, appoggia la guerriglia per poi
confluire in unità da esercito regolare.
I principi ispiratori della guerra . della guerriglia e del terrorismo
possono sembrare in antitesi, specie se si trascura il rapporto di simmetria tra
gli avversari.
Ad esempio il principio della concentrazione di potenza, inteso come realtà
fisica d’espressione d’energia nell’unità di tempo deve essere applicata in
senso “napoleonico” (chi vuole essere forte dappertutto è debole dappertutto).
Errore attribuibile alla strategia USA vede impegnate contemporaneamente
l’America in Afghanistan ed in Iraq, su territori troppo vasti per il rapporto
forze/spazio realizzato in ciascuno dei due Paesi. Meglio sarebbe stato
affrontare i due conflitti in successione di tempo. L’Italia commette analogo
errore sparpagliando contingenti militari per mezzo mondo.
Non passerà molto tempo per assistere ad attacchi “concentrati” delle forze
di guerriglia che, applicando la tattica del Generale Giap in Vietnam,
realizzeranno concentrazioni di potenza contro una base alla volta (come a Da
Nang, in Vietnam).
Si accennava al principio fisico della concentrazione di potenza. Ci si può
rendere conto come, a parità di energia erogata in combattimento (fuoco,
movimento...) il fattore tempo sia in rapporto inverso alla potenza realizzata.
Rapidità d’intervento e di manovra sono, quindi, indispensabili per
realizzare concemtrazioni di potenza per azioni e reazioni efficaci, offensive e
difensive, specie in operazioni antiguerriglia ove il nemico rapidamente si
concentra per attaccare ed altrettanto rapidamente si disperde per difendersi.
La controsorpresa, poi, è irrinunciabile in situazioni operative prive di
sistematicità in un ambito problematico ad elevato grado d'incertezza. Carenze
d’Intelligence e di rapidità decisionale, d’intervento e di manovra, potrebbero
essere esiziali per le forze che fronteggiano la guerriglia.
Per quello che si conosce, in Iraq ed in Afghanistan hanno subito quasi
sempre l’iniziativa della guerriglia e del terrorismo. Se non s’inverte il
trend, le guerre in Iraq ed in Afghanistan diverranno ancora più dolorose per
l'Occidente.
|