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04/01/2007 Esecuzione di Saddam e dei suoi luogotenenti : commenti ONU (Gabriella Mira Marq, http://www.osservatoriosullalegalita.org)

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L'alto commissario per i diritti umani ONU Louise Arbour, un ex giudice internazionale, ha rinnovato ieri la sua richiesta perche' il governo iracheno fermi l'esecuzione dei collaboratori di Saddam Hussein, che alcune voci dicono molto prossime. Anche le condanne a morte di Awad Hamad Al-Bandar e Barzan Ibrahim Al-Hassan sono infatti state confermate in appello.

Arbour ricorda che "il diritto internazionale ad oggi permette l'imposizione della pena di morte come misura eccezionale all'interno di vincoli legali rigorosi. Le preoccupazioni che ho espresso alcuni giorni fa riguardo all'imparzialita' e l'equita' del processo a Saddam Hussein si applica anche a questi due imputati", ha sottolineato l'Alto commissario delle Nazioni Unite. Arbour ha quindi fatto appello direttamente al presidente della Repubblica dell'Iraq perche' non prosegua con l'applicazione delle sentenze. L'alto commissario ha notato anche che sotto gli obblighi internazionali, Baghdad dovrebbe permettere ai due di chiedere la commutazione della pena o la grazia.

Rincara la dose il relatore speciale sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, Leandro Despouy, il quale sottolinea che "la decisione dell'alto Tribunale d'appello iracheno non evidenzia apparentemente imperfezioni gravi del processo", che invece l'esperto aveva gia' evidenziato in dichiarazioni rese a giugno e novembre. Come sottolineato da Despouy, nel processo e' mancato il rispetto degli standard dei diritti dell'uomo e dei principii internazionali, in particolare il diritto ad essere processato da un tribunale indipendente ed imparziale e il diritto ad una difesa sufficiente, come stipulato nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e nel patto internazionale sui diritti civili e politici. Anche il relatore speciale, che aveva chiesto per questo di non giustiziare Saddam, invita il governo iracheno a non applicare la pena capitale per i suoi coimputati "in quello che sembra essere un processo con procedure legali difettose".

Secondo Philip Alston, relatore speciale ONU sulle esecuzioni estragiudiziali, sommarie o arbitrarie, ha sottolineato che "il processo e l'esecuzione di Saddam Hussein sono stati occasioni tragicamente mancate di dimostrare giustizia puo' essere fatta, anche nel caso di uno dei criminali piu' grandi del nostro tempo". Secondo Alston, docente di legge all'università di New York, vi sono tre difetti importanti che conducono all'esecuzione del Saddam: "il primo e' che il suo processo e' stato inficiato da irregolarita' gravi che contrastano un'udienza giusta e questi sono stati documentati molto chiaramente". L'altro difetto, a parere del relatore per le esecuzioni, e' che il governo iracheno ha accelerato i tempi dell'esecuzione per rgioni politiche "negando tempo per un appello significativo e tagliando ogni via per rivedere la pena". Infine, il modo umiliante in cui l'esecuzione e' stata effettuata ha violato chiaramente i diritti dell'uomo.

Il diritto legale dei difensori di contraddire le prove addotte dall'accusa e stato impedito severamente. Ad esempio, le dichiarazione almeno di 23 testimoni di processo sono state lette senza dare ai difensori alcuna occasione metterli in discussione. Inoltre l'esigenza giuridica che le accuse siano fatte dettagliatamente e' stata ignorata, lasciando vaga persino la teoria della responsabilita' che il processo stava tentando di dimostrare molto meno dei fatti materiali che stabilirebbero tale responsabilita' criminale. Alston mette anche in discussione l'indipendenza dei magistrati e sottolinea che durante il processo tre degli avvocati della difesa sono stati assassinati. Il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria, un corpo dell'ONU composto da esperti indipendenti, ha evidenziato molte di queste violazioni in un'opinione legale sugli atti che ha presentato al governo iracheno nel settembre 2006.

Alston ha notato che "il governo ha lasciato l'impressione che se il crimine e' sufficiente orribile, non interessa piu' un processo dovuto. Tuttavia e' vitale ricordare che e' soltanto il rispetto per il processo dovuto che distingue la pena capitale dall'esecuzione sommaria". Alston ha riconosciuto che "c'e un'inclinazione comprensibile ad esigere la vendetta in tali casi" ma ha avvertito che "consentire a tali instincti di prevalere trasmette soltanto il messaggio che la norma di legge continua ad essere derisa in Iraq, come accadeva proprio al tempo di Saddam". Alston parla quindi di "giustizia precotta ed arbitraria" e di necessita' urgente di riforme per adeguare l'Alto tribunale per l'Iraq agli standard internazionali stabiliti dai trattati che l'Iraq ha sottoscritto.

Il caso di Saddam Hussein e la proposta di moratoria all'ONU da parte dell'Italia hanno riportato in auge la questione generale della pena di morte, peraltro costante oggetto di attenzione da parte di alcune organizzazioni internazionali, come il Consiglio d'Europa (nei cui 46 Stati la pena di morte e' stata di fatto o legalmente abolita da anni) e l'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Si sono pronunciati per il no alla pena capitale in generale ed in particolare per Saddam, il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa René van der Linden e il segretario generale del Consiglio, Terry Davis, il commissario per le relazioni esterne dell'UE, Benita Ferrero Waldner, la quale ha detto che "quella della pena di morte e' una questione che solleviamo costantemente con gli Stati Uniti" (dove la pena di morte e' ancora in vigore in molti Stati, con piccoli segnali di abolizionismo da parte di qualche Stato), ed il commissario UE per la giustizia, liberta' e sicurezza Franco Frattini.

Anche il nuovo segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, e' stato costretto a dire la sua sul tema. Le prime dichiarazioni rilasciate dopo l'esecuzione di Saddam erano sembrate insoddisfacenti e ambigue alle organizzazioni per i diritti umani, dato che il sudcoreano (la cui elezione e' stata sostenuta dagli USA) aveva commentato che si tratta di "una questione che dipende dagli Stati membri". Ieri invece la sua portavoce, Michèle Montas, ha detto che il segretario generale appoggia l'abolizione della pena capitale, ritenendo "che l'ONU debba lavorare a questo fine", anche se "si rende conto che sara' un processo lungo", perché alle Nazioni Unite sono rappresentati 192 Paesi, in disaccordo fra loro su questo argomento.

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  • 30/12/2006 Archivio Saddam Hussein

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