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07/01/2007 Saddam: lo spettacolo dei boia (Cinzia Frassi, http://www.altrenotizie.org)

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L’esecuzione giocata d’anticipo di Saddam Hussein ha pesato senza dubbio come la pedina di prima fila del domino, causando una serie di cadute prevedibili ed imprevedibili. E’ il tema da cavalcare per dire tutto e pure il suo contrario, valicando il limiti della coerenza e del buon senso. Se non molti si erano interrogati circa la legittimità del tribunale che lo ha condannato, parecchi hanno gridato alla pratica medievale e cruenta della pena inflitta al rais dichiarando, anche digiuni, la loro irremovibilità circa la barbarie della pena di morte. Saranno stati gli effetti del clima natalizio, ma Romano Prodi non ha esitato a farsi promotore della moratoria universale della pena di morte al Palazzo di Vetro. Sarà, ma il fatto è che in silenzio si consumano esecuzioni alla pena capitale ogni giorno ad est e ad ovest della linea della civiltà.La corda che ha impiccato Saddam Hussein ha portato l’Unione Europea intera a farsi paladina dei diritti umani. E’ decisamente inaccettabile che si parli di difesa dei diritti umani solo oggi, dopo la spettacolarizzazione dell’esecuzione. Nessuna indignazione per altre esecuzioni? Nessun moto di reazione per i diritti umani che sistematicamente vengono violati, magari da chi è sanzionato, ad esempio, per voler essere come tante una potenza nucleare?

Se per un attimo diamo per accettata la pena di morte, cosa dire delle immagini che sono state trasmesse dalle tv? Non credo si possa dire che si tratti di dovere di cronaca, a meno di considerare che non fosse sufficiente un decoroso quanto pacato resoconto dei fatti. Pare che mostrare certe immagini reali e cruente non sia più un ne un tabù ne tanto meno un’assunzione in qualche modo di una seria responsabilità circa i loro effetti sulla percezione del limite all’orrore della sofferenza nel vasto pubblico televisivo. Per quale altro motivo allora si sente la necessità di censurare alcune scene del grande cinema mentre il reale non risveglia più alcuna remora?
Abbiamo superato il limite della decenza.

Siamo ugualmente off-shore anche con le reazioni alla diffusione in rete delle immagini dell’esecuzione filmata con un telefono cellulare. Sembra infatti che ai boia sia sfuggito che qualcuno stava registrando i loro insulti e schiamazzi goliardici durante l’esecuzione. Una volta inghiottite dalla rete le immagini fanno il giro del mondo mostrando la vera barbarie.
Sembra però che a farne le spese sarà solo chi ha registrato e diffuso quelle immagini.

Siamo al punto di chiusura anche quando facciamo i conti con due giovani vittime che, ad una prima ed emotiva lettura, potrebbero sembrare vittime di quel diritto di cronaca che ha mostrato al grande pubblico l’impiccagione del dittatore.
Il primo di gennaio perde la vita un bambino pachistano di nove anni. Mubashar Ali è morto emulando la scena dell’impiccagione. A quanto pare i genitori, che stavano assistendo al filmato dell’esecuzione, non hanno prestato attenzione a Mubashar e alla sorella che stavano giocando. Le grida di aiuto della sorella non hanno salvato il bimbo.
In Texas, vicino ad Houston, la stessa sorte tocca ad un bimbo americano. Sergio Pelico, di dieci anni, “giocava” all’impiccato dopo aver assistito al filmato dell’esecuzione del rais è stato trovato morto nella sua camera da letto. Anche qui pare sia stato sottovalutato l’impatto del filmato e le sue possibili conseguenze sui minori e sulla loro naturale curiosità di sperimentare ciò che apprendono anche davanti alla Tv. "La nostra impressione è che stava sperimentando col cappio", ha detto il tenente della polizia Tom Claunch. Impressione?

Quanto siamo in grado di proteggere i minori da quella “impressione” ? La fruibilità quotidiana delle più svariate sollecitazioni cui i bambini sono esposti non dovrebbe richiamare ad una maggiore attenzione? Il fatto che il video dell’esecuzione di Saddam sia stato trasmesso dalle Tv, così come il filmato pirata fatto con un telefono cellulare e diffuso in internet, non dovrebbero essere modalità da demonizzare. Va da sé che la comunicazione garantisce la libertà e la democrazia della società. Perfino le vicende relative a filmati visibili in rete, come il caso recente delle percosse subite a scuola dal ragazzo down, che chiunque con grande semplicità può divulgare, sono strumenti che la tecnologia presta alla democrazia. La maggiore esposizione tuttavia a tali sollecitazioni nei minori, rende necessaria una pari attenzione circa gli effetti sulla loro salute e sulla loro crescita. Spetta a chi si assume la responsabilità di crescerli, oggi più impegnativa che mai, di proteggerli davanti alla necessità di mandare in onda il boia.

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  • 30/12/2006 Archivio Saddam Hussein

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