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02/01/2009 Nessuna tregua a Gaza nella guerra d' Israele (Stefania Pavone, http://www.altrenotizie.org)

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“La tregua non serve”. Così la Livni ha risposto alla richiesta di tregua avanzata dalla Ue. Sembrava che quarantotto ore bastassero a evitare la catastrofe di Gaza quando Kouchner, nell’abito del vertice UE, aveva ammonito Barak sulla necessità di portare aiuti nella Striscia. Uno spiraglio s’era aperto: in serata, il Ministro della Difesa israeliano aveva annunciato la disponibilità ad un tregua di quarantotto ore. E invece niente. Israele ha respinto la proposta avanzata dalla Francia. Secondo la radio militare israeliana, questa decisione sarebbe emersa al termine di una lunga consultazione fra il premier Ehud Olmert, il Ministro degli Esteri Tzipi Livni e il Ministro della Difesa Ehud Barak. Ad inasprire la posizione di Israele sarebbero stati i continui lanci di razzi palestinesi contro la città di Beer Sheva, che avrebbero dimostrato come gli obiettivi dell’operazione”piombo fuso” non siano stati ancora raggiunti. Intanto Fawzi Barhum, un dirigente di Hamas a Gaza, in un comunicato alza il tiro e dichiara che posta vera nel gioco diplomatico internazionale dev’essere “ la fine dell’aggressione israeliana”.

Intanto Gaza brucia e urla vendetta. Uno dei principali leader di Hamas, Nizar Rayan, è rimasto ucciso in un raid lanciato ieri da Israele. Ad oggi, i morti sono più di quattrocecento e 2000 i feriti. Il grido di dolore della città si condensa nell’immagine di centinaia di giovani che in queste ore si stanno arruolando nelle file di Hamas. E’ la reazione compatta di una popolazione stremata da mesi di assedio. Ma se Israele da tempo non rispetta le condizioni della tregua - valichi bloccati, niente fine dell’embargo a Gaza, niente medicine - stringendo la Striscia nella morsa di un assedio senza fine, c’è da credere che la guerra fosse da tempo preparata come mossa, non solo elettorale, nei piani alti del sionismo: in piena continuità con quella strategia della pulizia etnica di cui questa guerra di sterminio dello Stato ebraico è la perfetta rappresentazione.

Infatti l’angelo nero dell’attacco ad Hamas, l’ex agente del Mossad, Tzipi Livni, ha abilmente strumentalizzato la crisi politica in Palestina per legittimare l’attacco a Gaza come una necessità in risposta alle incursioni del partito islamico: ha incontrato capi di stato e mosso la sua diplomazia giorno dopo giorno al fine di creare il consenso internazionale all’operazione. Livni, a Parigi per un incontro con il Presidente Nicolas Sarkozy, ha detto che “non c’è bisogno di una tregua umanitaria perchè non c’è a Gaza una crisi umanitaria”.

La Livni, con arroganza pari a faccia tosta, ha spiegato che nelle sue operazioni Israele “distingue la guerra contro il terrorismo, contro Hamas, dalla popolazione civile” e che il governo israeliano deciderà “quando sarà il momento” di cessare le sue operazioni militari. C’è da dire però che la Livni ha disarticolato il quadro politico palestinese - anche oggi privo di unitarismo in piena guerra - per trovare degli argomenti a favore dell’intervento. L’eliminazione di Hamas è per la Ministra degli Esteri l’obiettivo primario per riavviare il solito teatrino dei vari tavolini della pace nei quali, frammentato e diviso l’asse nucleare della scena politica palestinese, lo spartito delle danze continuerà a suonare pressoché la stessa musica. Non è infatti proprio il ripetuto, continuo fallimento del processo di pace a fare da sfondo a questa guerra?

In un altro senso, l’invasione di Gaza è l’espressione più certa dell’ortodossia di Kadima. E’ lo sbocco logico della politica della convergenza di Sharon di cui la Livni si è fatta magistrale interprete. La nuova guerra di Israele è l’atto certo di una vera e propria”soluzione finale”. Il terrorismo di Stato di Sharon e dei suoi eredi ha colto l’occasione offerta dall’isolamento mondiale del governo di Hamas a Gaza per realizzare il sionista di una Palestina tutta Eretz Israel, Grande Terra d’Israele. Che nessuno dica di non saperne nulla: la Striscia di Gaza da lager diventerà un mucchio di macerie. La guerra d’Israele è l’emblema stesso del sionismo: un’ideologia aggressiva e razzista che ha bisogno di provocare la violenza per legittimare operazioni militari in chiave difensiva.

Come Salma, nel toccante “Il giardino dei limoni” del regista Riklis, alla quale sono rimaste altro che infinite lacrime davanti al suo giardino raso al suolo per volere del Ministro della difesa israeliano, a Gaza

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  • Archivio Gaza, Palestina, Natale 2008
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