I lavoratori immigrati hanno un peso crescente nel mercato del lavoro:
1 ogni 10 occupati è nato in un Paese che non appartiene all'Unione
Europea. Numerosi i segnali positivi di convivenza. Il problema più
spinoso è la casa. Questi i dati del XVI Rapporto sull'Immigrazione
Caritas/Migrantes. I lavoratori immigrati hanno un peso crescente nel
mercato del lavoro: 1 ogni 10 occupati è nato in un Paese che non
appartiene all'Unione Europea. In maggioranza ritengono che la loro vita sia
migliorata a seguito dell'arrivo in Italia; 6 immigrati su 10 vorrebbero
avere il diritto di voto mentre per 1 su 5 la preoccupazione principale
consiste nel trovare casa e lavoro. Sono alcuni dei dati emersi dal XVI
Rapporto sull'immigrazione Caritas/Migrantes che è stato presentato oggi a
Roma. LAVORO. Nel mercato del lavoro gli immigrati
esercitano un peso crescente: 1 ogni 10 occupati è infatti nato in un Paese
non appartenente all'Unione Europea. Gli immigrati incidono per un sesto sul
totale delle assunzioni annuali (nel 2005, 727.582 nuovi assunti su
4.557.871) con una estrema mobilità. Nel 2005 sono stati assunti per la
prima volta nel mercato occupazionale italiano 173.000 nuovi lavoratori
immigrati. Le assunzioni nel 2005 sono avvenute per il 9,2% in agricoltura,
per il 27,4% nell'industria e per la restante quota nei servizi. Secondo il
dossier Caritas/Migrantes, gli immigrati hanno un livello di istruzione
soddisfacente e comparativamente più alto rispetto agli italiani. I
cittadini stranieri titolari di azienda sono 130.969: gli imprenditori
immigrati, che sono aumentati del 38% rispetto al 30 giugno 2005, sono
concentrati nei settori dell'edilizia e del commercio e sono caratterizzati
dal crescente coinvolgimento femminile. Secondo la banca dati dell'INPS,
però, gli immigrati guadagnano di meno e le loro retribuzioni sono in media
pari alla metà di quelle degli italiani anche a causa del loro impiego
discontinuo. Continua a essere molto elevata la partecipazione sindacale.
CONVIVENZA. Otto immigrati su dieci ritengono di aver
migliorato la propria vita a seguito dell'arrivo in Italia. Secondo il
dossier, infatti, gli immigrati "hanno un atteggiamento realistico, ma nello
stesso tempo positivo e collaborativo", e "pur dovendo operare in condizioni
più disagevoli, riescono spesso a superarle, mostrandosi una componente
dinamica anche nel mercato del consumo". Il 91% degli immigrati possiede il
cellulare, l'80% ha il televisore, il 75% invia rimesse in patria, il 60% ha
un conto in banca, il 55% è proprietario di un'autovettura, il 22% ha il
personal computer. Gli immigrati incidono per il 5,3% sul totale dei
titolari di patente automobilistica. Un "problema spinoso" resta invece
quello della casa: circa il 12-15% degli immigrati è diventato proprietario
dell'immobile (506 mila persone secondo la stima più alta). Nel 2005 sono
stati 116 mila coloro che hanno acquistato un alloggio (il 14,4% degli
acquirenti totali e ben il 20% a Roma) mentre il 72% vive invece in case in
affitto. Ma non mancano i casi di disagio abitativo (860 mila secondo stime
recenti) o comunque di "precarietà anagrafica" per motivi immobiliari (le
stime del dossier statistico parlano di 250.000 persone). 6 immigrati su 10
vorrebbero avere il diritto di voto, mentre per 1 su 5 la maggiore
preoccupazione consiste nel trovare casa e lavoro. Secondo il dossier, "le
carenze riscontrate non riguardano solo la normativa o gli uffici pubblici
ma anche diversi aspetti della convivenza sociale". Così, segnalando i dati
dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, il dossier riferisce
che nel 2005 sono stati segnalati 867 casi di discriminazione, concentrati
specialmente nel Centro-Nord. Le denunce sono arrivate soprattutto da
africani (37,6%) "perché per essi - afferma il dossier - fa da catalizzatore
il colore della pelle". Le discriminazioni riguardano vari aspetti della
vita quotidiana, dal lavoro, con l'accesso al mercato e fenomeni di mobbing,
all'alloggio. Il 40% degli italiani ritiene che gli immigrati siano
maggiormente coinvolti nelle attività criminali ma si tratta di un
"pregiudizio preoccupante" anche se meno diffuso rispetto ad altri paesi
europei. Più di un terzo dei detenuti stranieri ha beneficiato dell'indulto
(7.709 su 20 mila detenuti stranieri).
Archivio Immigrazione
|