Il
governo dichiara guerra all'immigrazione: la clandestinità
è un reato. Le pene contemplate vanno dai sei mesi ai
quattro anni di reclusione. Previsto, inoltre, l'aggravio
automatico di un terzo della pena per gli immigrati
irregolari che commettano reati di qualsiasi tipo. Stretta
sui ricongiungimenti familiari, con l'introduzione di test
del DNA. Restrizioni alla libera circolazione anche per i
richiedenti asilo. Chi affitta in nero ai clandestini
rischia, invece, fino a tre anni di carcere e multe fino a
50.000 euro. Si allungano, poi, i tempi di permanenza nei
cpt, fino a 18 mesi. Più poteri ai sindaci, i quali
potranno adottare ordinanze urgenti “per motivi di
sicurezza”. A meno di un mese dal suo ritorno a Palazzo
Chigi, Berlusconi traccia il cammino delle riforme ed
individua le priorità del governo. A Napoli, mercoledì
scorso, in occasione del primo Consiglio dei Ministri, la
presentazione del discusso pacchetto-sicurezza. Il
provvedimento, che sarà in vigore entro la fine di Luglio,
concretizza quella “svolta autoritaria”, osannata dalla
Lega in campagna elettorale.
Alla conferenza stampa, seguita ai lavori della riunione
di governo, Berlusconi è “modesto”. Il cavaliere si limita
a liquidare il decreto come una “risposta alla
criminalità”, sostenendo che quello “a non aver paura, è
un diritto primario, che uno stato non può non garantire
ai propri cittadini”. Gli fa eco Maroni, il quale auspica
che si “provveda, sistematicamente, ad una più puntuale
verifica dei requisiti previsti dalle direttive europee
per poter soggiornare sul territorio nazionale”. I
cittadini comunitari, in fondo, devono -“solo”-
“dimostrare di possedere un alloggio, un reddito adeguato
ed un’assicurazione di malattia”.
Nonostante la presentazione particolarmente umile, la
nuova normativa fa il giro del mondo, e tutti i maggiori
media stranieri riservano un titolo al “caso italiano”. Il
Times di Londra canta le gesta di un Berlusconi
impegnato a “ramazzare spazzatura e crimine nelle strade
di Napoli”. Salvo, poi, ironizzare sulle lamentele della
periferia partenopea, per l’ennesima truffa sui rifiuti:
“Hanno tolto l'immondizia dal circondario del Palazzo
Reale e l'hanno scaricata su di noi”.
Il The Guardian riferisce di un esecutivo
che“stringe la morsa sugli zingari”. “Il governo italiano
fa il duro sull'immigrazione” titola il Daily Mail.
Decisamente moderato rispetto al passato è, invece, il
parere del settimanale The Economist, che,
nell’articolo “Roma vs Rom”, comunque critica il governo
italiano, ponendo l’accento sul fatto che “molti immigrati
clandestini non siano delinquenti, ma badanti o
domestici”. Largo al cavaliere anche sul francese Le
Monde. Il quotidiano d’oltralpe ricorda le critiche
della Chiesa ed i ripetuti richiami della Commissione
Europea. Spazio poi alla satira, con il belga Le Soir.
Il vignettista Kroll smarrisce Berlusconi tra i rifiuti di
Napoli, ma riesce a ritrovarlo con l’aiuto di una
signorona napoletana vestita a lutto.
Le critiche più energiche però, piovono dalla Spagna,
culla della più convinta opposizione alla macchina
arcoriana. El Paìs, El Mundo, Abc, Expansión i
maggiori quotidiani iberici riservano ampie critiche al
Cdm partenopeo. Lo scambio di accuse tra Roma e Madrid ha
destato grande interesse nei giornali spagnoli. Il più
duro di tutti è El Paìs. La popolare rivista
attacca quasi quotidianamente quel “Rey-bufón” italiano.
Descrive “un soggetto dai numerosi conti in sospeso con la
giustizia”, che “ama circondarsi di belle donne”, più che
di validi collaboratori. Un personaggio, la cui politica,
è bene “contenere più che denunciare”, una “peste” che ha
“corrotto il sistema politico italiano”.
E’ il ritratto di una democrazia malata, di uno stato “fascisteggiante”,
in piena deriva xenofoba. La maggioranza corteggia le
frange più intolleranti del sistema-paese, soddisfacendone
le istanze irredentiste, e la cosa non desta quasi
reazione. L’opposizione-ombra, infatti, si limita a
recriminare la paternità di “talune disposizioni”,
rimandando alla visione del pacchetto sicurezza, nella
versione-Amato ed etichetta, in definitiva, l’intera
manovra come “un provvedimento inefficace”. Persino il
Presidente Napolitano ha controfirmato il decreto senza
obiettare su nulla.
Nonostante il governo inviti a “levarceli dai coglioni”, i
quasi 650.000 extracomunitari clandestini in Italia,
stando ai dati forniti da Unioncamere e Istituto
Tagliacarte (pubblicati in un rapporto presentato neanche
due settimane fa a Roma), rappresentano una risorsa per il
paese. Un introito che parla di circa 122 mila milioni di
euro (circa il 9,2 del Pil, il calcolo è riferito al
2006). Inoltre, il dato è certo, la sicurezza dello stato
non passa per i cpt, ma attraverso l’applicazione del
diritto, la certezza della pena e, casomai, attraverso
l’espulsione di cittadini stranieri irregolari, nel
momento in cui questi commettano effettivamente reato.
Trasformare centinaia di migliaia d’innocenti in
pericolosi latitanti, non solo è un’iniziativa amorale e
contraria alla storica tradizione della nostra democrazia,
da sempre molto attenta alla difesa dei diritti civili di
ogni essere umano, ma sortirà l’effetto di annichilire il
sistema giudiziario di un paese dove la durata media di un
procedimento penale è di circa sette anni. E vai con la
modernizzazione, no?
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