La composizione del Governo
Prodi induce chi si occupa professionalmente di istituzioni pubbliche ad
alcune considerazioni sconsolate.
Una premessa che non dovrebbe essere necessaria: la Costituzione della
Repubblica italiana all’articolo 95 dice testualmente "La legge provvede
all'ordinamento della presidenza del Consiglio e determina il numero, le
attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri". Ciò significa che mentre non
c’è nessun limite prestabilito al numero dei ministri, quello dei cosiddetti
portafogli ministeriali è predefinito per legge. La confusione che spesso i
giornali fanno dimostra solo il livello di ignoranza sulle nostre
istituzioni (stiamo parlando della Costituzione, mica di una oscura norma)
diffuso nel paese.
Nuovi ministeri, una questione di modo
In sede di costituzione del nuovo Governo sono stati nominati diciotto
ministri con portafoglio e sette senza. Poiché però i ministeri erano in
tutto quattordici, con un decreto legge approvato dal primo Consiglio dei
ministri ne sono stati creati quattro nuovi. Per la cronaca:
Università e ricerca, Solidarietà sociale, Trasporti e Commercio
internazionale.
Si tratta di una decisione senza precedenti nella storia repubblicana.
Il problema non è tanto – o solo – la moltiplicazione dei ministeri, che
pure qualche problema nella funzionalità del Consiglio dei ministri la
porrà. Ma è soprattutto il modo.
Nel 2001 la sinistra aveva addirittura criticato il presidente Ciampi per
aver firmato il decreto legge col quale non si dava attuazione alla fusione
tra ministero della Sanità e ministero del
Welfare e tra ministero delle Comunicazioni e ministero delle Attività
produttive. Adesso ha fatto, molto di peggio creando per decreto legge nuovi
ministeri, e modificando, sempre attraverso tale strumento, in maniera molto
sostanziale le competenze di altri.
C’è ovviamente un problema di costituzionalità (è un caso
straordinario di necessità e d’urgenza?), c’è un problema di opportunità
pratica (quali sono i benefici di separare le competenze di chi si
occupa delle strade da quelli di chi si occupa delle ferrovie, porti e
aeroporti?). Ma c’è in maniera molto più preoccupante una concezione dei
rapporti tra politica e istituzioni, direi di più, del rapporto tra
"fare politica" e "governare", che denota una deriva pericolosa e foriera di
ulteriori passaggi.
Sul primo punto non insisto. Altri meglio di me potrà argomentare sulla
incostituzionalità del ricorso al decreto legge.
Il secondo punto è altrettanto importante. Quando nello stesso decreto si
spezzettano le competenze del dipartimento delle politiche di sviluppo tra
ministero dell’Economia, ministero dello Sviluppo economico e presidenza del
Consiglio, qualcuno si è chiesto quali sono le conseguenze per i processi
di programmazione degli investimenti pubblici? C’è una analisi in
merito? Si sono sentiti i principali attori della politica stessa (le
Regioni, ad esempio)? A nessuno è venuto il sospetto che allontanando le
decisioni in materia di investimenti dalla gestione del bilancio sarà molto
più difficile rispettare i programmi di spesa? Gli osservatori che hanno
chiesto la riunificazione delle competenze sull’economia reale, sanno quali
sono le attività concrete che vengono compiute nelle diverse sedi?
Cosa significa "governare"
Ma il punto fondamentale è il terzo. Governare non vuol dire solo fare
leggi, né a maggior ragione singoli atti puntuali. Vuol dire assicurare
continuità, coerenza e direzione a un insieme di attività, in parte svolte
dallo Stato e in parte da altri soggetti che contribuiscono ad affrontare e
possibilmente risolvere un problema collettivo. Per far questo ci vogliono
qualche volta (molto meno di quanto generalmente si creda) nuove norme, ci
vogliono risorse finanziarie, ma soprattutto ci vogliono persone che siano
capaci di tradurre gli indirizzi in atti puntuali, in relazioni
permanenti con gli altri soggetti interni ed esterni necessari
all’attuazione degli obiettivi, e così via. Montare e smontare con un tratto
di penna strutture organizzative senza le quali svolgere tali funzioni è
impensabile, significa sostanzialmente rendere impossibile il governare.
Tutti coloro che di fronte a qualsiasi problema affermano la necessità di
una scelta organizzativa (facciamo un’agenzia, facciamo un authority,
eccetera) farebbero bene a riflettere sul fatto che in primo luogo tali
trasformazioni hanno sempre delle conseguenze molto pratiche (quanto costa
trasferire il personale alla presidenza del Consiglio?) e che comunque si
tratta di processi che implicano persone, competenze, tecnologie, risorse e
che come tali hanno bisogno di essere costruiti, assistiti, curati. Se non
si dedica ad essi l’attenzione di cui hanno bisogno, non si ha il diritto di
lamentare l’inefficienza amministrativa.
Ma forse c’è ancora di più e si tratta di una eredità avvelenata della
legislatura che si è appena chiusa. Anzitutto, la convinzione che governare
male non fa perdere le elezioni. Ora, a parte il fatto che Silvio
Berlusconi le elezioni le ha perse (per la precisione, dato che si tende a
dimenticarlo, Forza Italia ha perso quasi 2 milioni di elettori malgrado il
fatto che il numero dei voti validi sia aumentato di un milione), si poteva
sperare di meglio dal Governo dell’Ulivo.
Infine, forse, gioca la convinzione che liberarsi delle regole
aumenta il margine di manovra di chi occupa posizioni di potere. E questo è
completamente falso: non avere regole espone proprio chi occupa posizioni di
potere a ogni forma di pressione da parte di tutti coloro che sono
interessati a eccezioni, privilegi, interventi ad hoc, eccetera. Rende,
appunto, la funzione del governare terribilmente difficile. Il precedente
che è stato consumato in questa occasione sarà pagato duramente in sede di
composizione di tutti i prossimi governi: non è un caso – e non è nemmeno
per mera virtù repubblicana – che in quasi cinquanta anni di governi a guida
democristiana una cosa di questo genere non sia mai stata fatta.
Il Governo è nato – ribadisco: dal punto di vista istituzionale – nel modo
peggiore possibile. Speriamo che il futuro ci riservi qualcosa di meglio.
Archivio Informazione
|