I politici italiani sono nettamente più vecchi dei loro colleghi di altri
paesi. Lo ha messo in luce su questo sito Gianluca Violante. E il suo
articolo, così come parecchi dei commenti che ha suscitato, ipotizza che
l’anzianità dei nostri politici sia la manifestazione di un fenomeno di
gerontocrazia che riguarda la società italiana nel suo complesso.
L’età degli industriali
Abbiamo perciò guardato i dati sull’età dei manager italiani. Si
tratta di un’esplorazione chiaramente preliminare, dalla quale, tuttavia,
emergono alcuni dati interessanti.
I top manager italiani sono in media leggermente più vecchi dei loro colleghi
americani. Usando dati raccolti da Forbes, siamo in grado di confrontare
l’età media degli amministratori delegati delle quaranta maggiori società
italiane con quella dei Ceo delle cinquecento maggiori società statunitensi. Il
dato grezzo è 58 anni per gli italiani e 56 anni per gli americani
(differenza significativa del 4,6 per cento). La differenza si riduce a 1,5 anni
e non è più statisticamente significativa quando controlliamo per la dimensione
(fatturato e profitti) e per il tipo di attività dell’impresa. In ogni
caso, è decisamente ridotta rispetto a quella che si vede in politica (decenni).
(1)
L’età dei top manager italiani è molto più dispersa dei loro colleghi
americani. Quando si guarda alla distribuzione dell’età dei manager (grafico
1), emergono interessanti differenze. Mentre negli Stati Uniti è chiaramente
concentrata fra i 50 e i 60 anni, in Italia le differenze di età nel top
management sono molto più marcate. Tra le top-40 americane troviamo otto Ceo
sopra i sessant’anni, tra le top-40 italiane ce ne sono venti. Allo stesso
tempo, le top-40 italiane hanno ben tredici quarantenni. (2)
I middle manager italiani sono leggermente più giovani dei loro colleghi
negli Usa, in Francia e in Gran Bretagna. I dati provengono da un’indagine
svolta dal Centre for Economic Performance della London School of Economics. Un
middle manager è definito come un responsabile di stabilimento o responsabile di
un prodotto all’interno di uno stabilimento. Gli italiani hanno un’età media di
41 anni, i francesi 44, gli inglesi 43 e gli americani 44. La differenza fra
l’Italia e il complesso degli altri paesi è significativa controllando per
dimensione e attività dell’impresa.
Nell’impresa italiana c’è meno meritocrazia. L’indagine Cep/Lse riporta,
in dettaglio, il tipo di pratiche manageriali adottate da ogni impresa nel
campione. Su certe dimensioni, le imprese italiane sono simili o addirittura più
"avanzate" di quelle di altri paesi: ad esempio nella determinazione e la
comunicazione degli obiettivi aziendali. Esiste, tuttavia, un’area in cui c’è
una differenza netta e sistematica: i criteri di promozione. Le imprese
italiane registrano un deficit significativo nell’uso di criteri di promozione
(e di licenziamento) basati sul riconoscimento del talento.
Dietro i dati
L’analisi preliminare dei dati mostra che il gap generazionale osservato da
Violante nella politica italiana è decisamente meno marcato nel settore
privato. Rivela invece una interessante variabilità nell’età dei top manager,
che può essere interpretata sia come un segno di cambiamento nel management
italiano, sia come il riflesso di criteri di nomina idiosincratici a quelli
statunitensi, per esempio collegati a fattori politici o familiari. Le anomalie
demografiche del top management italiano si sposano con una apparente carenza
nell’adozione di sistemi meritocratici di promozione nei ranghi manageriali più
bassi.
Quindi, la presunta gerontocrazia dell’impresa italiana maschera una
situazione eterogenea e di non ovvia interpretazione. L’unica certezza è che
l’impresa italiana stenta ad adottare un sistema di selezione apertamente
meritocratico. In questo senso, in Italia non c’è differenza tra il mondo
imprenditoriale e quello politico (e, aggiungeremmo, quello accademico).
(1) Nelle top 40 ci sono cinque imprese con partecipazione diretta del
Governo e quattro di proprietà della famiglia dell’amministratore delegato. Nel
primo caso l’età media dell’ad è più alta (63 anni), nel secondo caso più bassa
(51 anni). Anche se eliminiamo queste nove imprese, la dispersione dell’età dei
manager italiani resta più alta di quella Usa (la standard deviation è doppia).
(2) In tre casi, Michele Buzzi (Buzzi Enicem), Rodolfo De Benedetti (Cir)
e Alessandro Garrone (Erg), si tratta di "figli d’arte". Gli altri sono: Andrea
Guerra (Luxottica), Matteo Arpe (Capitalia), Carlo Sant’Albano (Ifil), Flavio
Cattaneo (Terna), Fabio Innocenzi (Bbvn), Gianmario Tondato da Ruos (Autogrill),
Luca Majocchi (Seat Pagine Gialle), Giovanni Castellucci (Autostrade) e
Alessandro Profumo (Unicredit), Giampiero Auletta Armenise (Bpu).
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