Fabio Fazio è buono e ci tiene a farlo sapere.
Sorride sempre, ha il collo della camicia slacciato, porta quelle sottili
cravatte anni 80 e, da come è conciato, ci si aspetterebbe che sotto la giacca
abbia la camicia fuori dai pantaloni. (Mc – Mente Critica)
Fabio Fazio, nel completare le sue scuse d’illuminato meteorologo socio-politico
per aver lasciato che vagassero indisturbate nell’etere della Rai le
dichiarazioni di Marco Travaglio sulle passate intimità mafiose di Renato
Schifani, appena elevato alla carica di presidente del Senato, ha messi tutti
d’accordo nel senso che ha tappato la bocca a chiunque — pro e contro Marco
Travaglio vs Renato Schifani —, con una tonnellata di Gino Strada. Non si spara
sulla Croce Rossa. Non si spara su Emergency. Il bel volto triste del chirurgo
che ha attraversato gli orrori del mondo, mettendo su un ospedale dietro l’altro
nelle zone di guerra più disperate del pianeta, ci rasserena con la vita. È il
rimedio migliore per mettere in ombra le bazzecole, al confronto, delle
collusioni malavitose del nostro presidente del Senato, dell’averle spifferate
da parte di un giornalista che dall’epoca del suo best-seller L’odore dei soldi
deve aver mandato a monte più di un sonno al Cavaliere, dell’insurrezione
televisiva-politica-istituzionale alias putiferio venuto fuori al seguito.
È tempo di dimenticare. Questo è il tempo di chiudere gli occhi e andare avanti
con la spensieratezza di chi ha infilato nell’urna il suo sì a chi prometteva
vita beata e con l’analoga spensieratezza di chi, infiammato dai battimani che
enfatizzavano le ipotesi d’impegno post-elettorale di Fausto Bertinotti e
trascinato dai richiami di Marco Revelli al conflitto di classe negletto da
Veltroni non si è posto domande elementari di come avrebbe votato il vicino di
casa, il conoscente, la gentilissima signora del negozio di fronte, e perché.
Siamo reparti stagno in un viver civile (civile?) di vasi che non comunicano
più, di valori mutuamente incompresi o incomprensibili.
Sono insorti (quasi) tutti addosso a Travaglio, indifferentemente a destra e a
sinistra — nella pseudosinistra di Walter Veltroni —, dell’altra sinistra,
quella di cui bastava la parola per riconoscerla è sparita ogni traccia da
quando si è volatilizzata nelle cabine delle ultime elezioni. Come se in questo
paese, che nel XX secolo ha tenuto il primato, in Occidente, di avere il più
forte partito di sinistra, una sinistra non ci fosse mai stata. Certi miei
amici, nati col fiocco rosso sul bavaglino, non li sento più. Non so in quale
baratro dell’oblio si siano gettati pure loro.
Renato Schifani è diventato l’incarnazione dell’istituzione che rappresenta;
colpendo lui si colpisce la seconda carica dello Stato; citare le sue dubbie
amicizie del passato equivale a offenderlo. e offendere Renato Schifani è un
insulto alla bandiera.
Finora non mi ero accorta che Fabio Fazio si fosse omologato con Mediaset.
Bisognerebbe aver dato più retta a Luciana Littizzetto quando gli spiattella in
faccia: «Fai schifo».
“Portare il personaggio Fazio deve essere pesante. Bisogna conciliare le due
anime. Quella di presentatore di regime e quella di intellettuale a la page,
roba di sinistra insomma.
Ogni tanto può capitare un incidente.
Qualche sera fa Fazio si gioca la carta Travaglio. Travaglio è intelligente,
spiritoso ed è reduce da una rissa con Sgarbi. Sicuramente Fazio pensa di
invischiarlo nella sua bava zuccherosa in modo da offrire la solita minestrina
sciapa con la quale placa le coscienze (scarsamente) affamate dei suoi
telespettatori. Invece Travaglio si mette a raccontare le stesse cose di cui
avete letto su MC e, diciamoci la verità, fa qualche battutina scema che avrebbe
anche potuto evitare perché quando la verità è forte non serve sottolinearla con
i fiocchetti rossi.
Fazio va in crisi.” (MC – Mente Critica)
Adesso il problema torna a noi, o meglio ai poveri noi. Col vento che tira, che
informazione ci aspetta dai tiggì? E dai giornali che riportano le notizie come
veline dei tiggì? Meno male che Marco c’è. Mi correggo: meno male che Marco
c’era. Lui ha già previsto il suo licenziamento dalla Rai, Forse a ridosso di
Michele Santoro. Altrettanto per Santoro “mo’ sono guai”. Chi ci aiuterà a
capire cosa succede dalle Alpi alle Madonie, dietro i sorrisi e i ghigni dei
nostri governanti?
Mago Thelma, aiutaci tu!
Carlotta Martini
http://www.canisciolti.info
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