Guarda il video Cortina di ferro per i delinquenti
Testo integrale dell'intervento di Marco Travaglio:
"Buongiorno a tutti. Mi dispiace, ma dobbiamo ricominciare a parlare di
intercettazioni, perché questo è quello che offre il convento e
quello che chiedono anche gran parte dei frequentatori del blog di Beppe e del
blog nostro – voglioscendere – e di tanti altri che si stanno sintonizzando con
noi, il lunedì alle due. Ne parliamo, anche se presto dovremo occuparci anche di
altre leggi vergogna, che sono quelle, per esempio, del ritorno
all’impunità per le alte cariche (soprattutto di quella bassa) lodo
Schifani bis, ma questa – ogni giorno ha la sua pena – la vediamo
un’altra volta.
È interessante, ora che finalmente abbiamo un testo che sembrerebbe definitivo
per quanto riguarda il cosiddetto disegno di legge
Berlusconi-Alfano-Ghedini sulle intercettazioni, capire che cosa
succede esattamente. Capire quelli che i telegiornali non solo non ci dicono, ma
che addirittura cercano di nasconderci. Mentendo anche sulle parole. Questa
non è una legge sulle intercettazioni. È anche una legge sulle
intercettazioni. Ma questa è una legge che abolisce di fatto la cronaca
giudiziaria per tutta la lunga fase delle indagini, fino all’inizio del
processo. Cioè da quando viene commesso un fatto, a quando viene scoperto, a
quando viene processata la persona sospettata di averlo commesso, i
cittadini non potranno più sapere nulla.
Cominciamo però a vedere il primo versante, cioè quello delle intercettazioni,
laddove non saranno più possibili e con quali conseguenze tutto ciò avverrà. Ce
l’hanno condita e intortata dicendoci che negli altri paesi ce ne sono meno. Ho
sentito ancora ieri qualche demente in televisione, naturalmente ministro, dire
che negli Stati Uniti vanno avanti a reprimere i reati con 1.500 intercettazioni
all’anno, in un paese che ha il quintuplo della nostra popolazione. Com’è
possibile invece che noi abbiamo 125.000 intercettazioni all’anno e ancora non
siamo contenti? In realtà, l’abbiamo già visto, noi non abbiamo 125.000
intercettazioni. Noi abbiamo 75.000 decreti per intercettare
che riguardano spesso i vari telefoni di una stessa persona. Quindi le persone
intercettate, l’altra volta abbiamo detto essendo molto ottimisti 80.000, i
magistrati calcolano che siano circa 20-30.000 all’anno. Negli Stati Uniti non
sono affatto 1.500. Sono milioni le persone intercettate, soltanto che la non
risulta nelle statistiche perché là a intercettare sono l’FBI, la CIA, i vari
servizi di sicurezza e le varie polizie locali e federali. Pensate, Giancarlo
Caselli soltanto nella procura di Torino ha calcolato che lo 0,2% dei processi
che si fanno contiene intercettazioni. Lo 0,2% dei processi. Altro che “tutto
intercettato, tutti intercettati”. Comunque. Il fatto che non si possa più
intercettare per reati puniti con pene inferiori ai dieci anni o quelli contro
la pubblica amministrazione, significa che non potremo più scoprire con le
intercettazioni reati di: usura, truffe – anche le truffe scoperte da De
Magistris, le ruberie sui fondi Europei, sui fondi regionali; l’Europa sarà
contenta di noi – sequestri di persona. Se fosse vera la leggenda secondo cui
gli zingari rubano i bambini, ebbene se uno zingaro ruba un bambino quello è un
sequestro semplice perché non è a scopo di estorsione e non può più essere
scoperto con intercettazioni. Il contrabbando, altra specialità delle mafie come
l’usura. Lo sfruttamento della prostituzione. La rapina. Il furto in
appartamento...
Quante piccole gang o grandi gang di ladri vengono sgominate intercettando?
Non si può più. Associazione per delinquere; persino l’associazione per
delinquere. Lo scippo. L’incendio. La ricettazione: i ricettatori sono
quelli che smaltiscono e diffondono la refurtiva. Bene, nemmeno quello. La
calunnia. I reati ambientali: tutti i reati sull’ambiente, discariche, ecc.
Salute e sicurezza sul lavoro, per nulla più si potrà intercettare. Reati
ovviamente – quelli li sappiamo – reati economico finanziari. Pensate a
tutte le turbative di borsa, le frodi fiscali, le frodi sull’IVA che
scoperte con le intercettazioni portano lo Stato a recuperare un sacco di
evasione. Nulla di nulla. Ricerca dei latitanti, nemmeno. Quando uno mette
sotto intercettazione tutti gli amici e i parenti e i possibili
favoreggiatori di un latitante e poi sta lì ad aspettare che qualcuno compia
un passo falso, non si potrà più fare. Perché? Perché c’è un’altra clausola
che dice che l’intercettazione può durare al massimo tre mesi.
Dopodichè si staccano gli apparecchi e si va a casa. Quindi se il latitante
si fa beccare entro tre mesi, bene, se invece rimane uccel di bosco più di
tre mesi, pazienza. Tempo scaduto. Lo Stato si da la
scadenza. Mentre il latitante no, ovviamente. Questo vale anche per i
sequestri di persona. Voi sapete che quando viene sequestrata una persona,
tipo un bambino, si mettono sono osservazione i telefoni della famiglia
nella speranza di risalire ai telefoni dei sequestratori e di localizzarli.
Bene, anche qui dopo i tre mesi si stacca tutto. Quindi, o l’anonima
sequestri ci fa il favore di restituirci gli ostaggi entro e non oltre i
novanta giorni, oppure sennò pazienza. Chi si è visto, si è visto. Altra
genialata: ci vorranno tre giudici, non più un GIP, tre giudici per
decidere su un’intercettazione. Pensate che in Italia il GIP
monocratico, cioè lui da solo, può condannare addirittura per omicidio, ti
può dare trent’anni per omicidio con rito abbreviato. Bene, da solo potrà
condannarti per omicidio, ma non potrà più autorizzare l’intercettazione di
un telefonino. Pensate l’assurdità. Ci sono tribunali che hanno dieci
giudici in tutto, i quali dovranno fare: in tre il collegio per autorizzare
le intercettazioni, poi un quarto dovrà fare il GIP, poi un altro dovrà
occuparsi del processo e alla fine non si troveranno più i giudici che
potranno occuparsi tutti dello stesso processo e quindi si bloccherà la
giustizia nei posti medio-piccoli. Perché? Perché i giudici diventano
incompatibili quando hanno deciso una volta su un caso.
I giudici non potranno più parlare. Le due magistrato che hanno fatto
arrestare gli scannatori della clinica Santa Rita di Milano hanno fatto una
conferenza stampa assieme alla polizia giudiziaria per spiegare ai cittadini
che cosa era successo, per metterli in guardia da quello che era successo.
D’ora in poi, quando entrerà in vigore questa legge porcata,
il fatto che hanno parlato della loro inchiesta nella conferenza stampa fa
sì che debbano lasciare l’inchiesta. Non possono proseguirla loro, la devono
lasciare a qualcun altro. Se un magistrato parla male di Provenzano, non
potrà più indagare su Provenzano. Perché si è già pronunciato. Non sto
parlando del giudice che dovrà giudicarlo, sto parlando del pubblico
ministero che spiega quali indizi ha raccolto a carico di Provenzano oppure
degli scannatori della clinica.
Quindi, non solo i giornalisti non possono più raccontare le
inchieste, ma non le possono più raccontare neppure i magistrati,
sennò perdono l’inchiesta all’istante. Ma non solo. Se anche il magistrato
sta zitto, per conservare la sua inchiesta, c’è modo di farlo fuori lo
stesso. Decide l’imputato. Se l’imputato denuncia il suo pubblico
ministero, o meglio, se l’indagato denuncia il suo pubblico
ministero accusandolo di una fuga di notizie che magari non ha fatto – tipo
De Magistris, adesso sta venendo fuori che le fughe di notizie le facevano i
suoi superiori per farle ricadere su di lui – facciamo il caso che uno viene
denunciato nella procura vicina per avere fatto una fuga di notizie – non si
sa se è vero o non è vero – bene, il fatto stesso che sia stato denunciato
consente al suo capo di levargli l’inchiesta. Anche se lui
non ha fatto niente. Quindi è l’imputato che decide in qualche modo di
scegliersi il suo pubblico ministero. Se gli piace perché è morbido, se lo
tiene, sennò lo denuncia e il capo gli toglie l’inchiesta.
C’è una "normina", l’avrete forse letta, la “salva-preti”.
Dopo la “salva-Previti” adesso abbiamo la “salva-preti” per cui se uno è un
cittadino normale, niente, legge normale. Se invece è un sacerdote, per
indagare bisogna avvertire il suo vescovo. Dopodichè, se viene indagato un
vescovo – ed è capitato anche recentemente – allora bisogna avvertire la
Segreteria di Stato vaticana, cioè un ministero estero per processare un
cittadino italiano. Un gentile omaggio al Vaticano. Uno dei
tanti.
I giornalisti. E veniamo alla parte che non riguarda più i limiti alle
intercettazioni, ma riguarda l’abolizione della cronaca giudiziaria
e una pesante limitazione alla libertà di stampa e alla libertà dei
cittadini di essere informati, al diritto dei cittadini di essere informati.
Dunque, dico subito che con questa legge non si potrà più scrivere nulla
degli atti giudiziari, quindi non solo delle inchieste, ma anche degli
interrogatori, dei verbali, di quello che dice la difesa, di quello che dice
l’accusa, dei decreti di perquisizione, degli avvisi di garanzia, dei
decreti di custodia cautelare, dei decreti di sequestro, ecc. Niente.
Tutti gli atti giudiziari dell’indagine sono non pubblicabili.
Attenzione: non sono segreti, sono non pubblicabili. La
nostra legge stabilisce che quando il magistrato li consegna all’avvocato e
all’indagato, in quel momento cessano di essere segreti e quindi oggi,
giustamente se non sono più segreti, i giornalisti li possono pubblicare.
Qui non stanno vietandoci di pubblicare roba segreta, perché pubblicare roba
segreta è già vietato. Ci stanno vietando di pubblicare roba pubblica. Che è
un’altra cosa. Infatti nella legge c’è scritto che non si può più nemmeno
parlare, nemmeno nel contenuto e nemmeno per riassunto, degli atti, anche se
non sono più coperti da segreto; perché se sono coperti da segreto è già
vietato pubblicarli. Quindi stiamo parlando di roba pubblica, roba
legittimamente conosciuta dai giornalisti, e quindi dai cittadini. Se uno li
pubblica, se un giornalista li pubblica, sono da uno a tre anni di galera.
Più un’ammenda che va a mille e rotti euro. “Va beh – uno dirà – ti pigli la
multa: mille euro, li avrai?! Sì, certo, non per tutti gli articoli che
scrivi, ma non è un danno drammatico essere condannati a pagare una multa
fino a mille euro”. Il problema è che qui la pena pecuniaria e la pena
detentiva sono associate: te le danno tutte e due assieme. Il minimo della
pena detentiva è un anno. Che significa? Significa che con le attenuanti
ecc. la prima volta che ti condannano, ti condannano a un minimo di nove
mesi e non vai in carcere, perché sapete che in Italia fino a due anni c’è
la condizionale, la sospensione condizionale, e fino a tre anni di può
chiedere l’affidamento al servizio sociale, come Previti. Viceversa, se uno
scrive tre articoli contenenti tre notizie non più segrete, ma che diventano
non più pubblicabili, - fate il calcolo – nove per tre, ventisette: sono 27
mesi, il che significa due anni e tre mesi, si va fuori dalla sospensione
condizionale e si finisce in carcere o all’affidamento al servizio sociale.
E alla quarta condanna si superano i tre anni e si va direttamente in
galera. Quindi bastano quattro articoli, a un giornalista
capita di scriverne anche uno o due al giorno, oppure basta un libro
contenente quattro notizie pubbliche, ma non più pubblicabili, per
finire in galera. La galera! In un paese in cui in galera non ci va
più nessuno, salvo i poveracci. Bene i giornalisti concretamente
rischieranno di andarci per quel meccanismo del minimo di pena, che è molto
alto – un anno – e l’associazione obbligatoria con la multa, che non è
sostitutiva, ma associata. Allora che cosa succederà? Succederà che
nessuno scriverà più niente, a meno che non sia un masochista e voi
non saprete più niente. Di tutta la lunga fase delle indagini finché non
inizia il processo… Ma se voi mettete insieme i limiti alle intercettazioni
– quello che i giudici non potranno più scoprire – e i limiti alla
pubblicazione – quello che i cittadini non potranno più sapere – voi avete
il quadro di una filosofia che individua esattamente nei due poteri
di controllo democratici rispetto al potere politico, i nemici da abbattere,
i nemici politici numero uno, i veri criminali del nostro paese, la vera
emergenza sicurezza è rappresentata dalla presenza di giornalisti che
informano e magistrati che indagano e quindi dagli al giornalista e dagli al
magistrato. È una legge liberticida che ha almeno il pregio della chiarezza:
individua nei poteri di controllo i nemici del potere e li abbatte.
Il risultato qual è? È che non si potrà più scoprire uno scandalo come
quello del SISMI, delle deviazioni dei dossieraggi di Pollari e Pompa.
Pensate che hanno trovato a Pompa centinaia di migliaia di dossier su
giornalisti, politici, magistrati, ritenuti pericolosi, non per la sicurezza
dello stato, mica è Al Qaida, pericolosi per Berlusconi. Questo scandalo non
si potrà più scoprire. Un sequestro come quello di Abu Omar non si potrà più
scoprire, perché non è stato un sequestro a scopo di estorsione, era un
sequestro semplice e quindi punito con pene inferiori ai dieci anni. Non si
potrà più scoprire calciopoli, ovviamente. Calciopoli inizia da una ipotesi
di frode. Solo dopo si arriva a scoprire l’associazione a delinquere.
Quindi, non sarebbero state autorizzate le intercettazioni, quindi non si
sarebbe scoperta l’associazione a delinquere. In ogni caso, anche se si
fosse scoperta, per assurdo, noi non avremmo potuto scrivere niente e non
sapremmo ancora niente ora, perché il processo non è ancora iniziato – il
processo di Napoli su calciopoli. Non avremmo scoperto lo scandalo delle
scalate bancarie e al Corriere della Sera dei furbetti del quartierino.
Perché? Perché i reati finanziari non sono più compresi, quindi i magistrati
non avrebbero potuto intercettare, non avrebbero potuto scoprire che Fazio
avvertiva segretamente Fiorani di notte e che Fiorani gli mandava i bacetti
e che turbavano completamente il mercato perché l’arbitro tifava per una
squadra anzi ne faceva parte, era il capitano non giocatore, anzi capitano
giocatore. In ogni caso i giornali non avrebbero pubblicato ancora adesso
visto che il processo per Antonveneta, Fiorani, per Unipol, BNL e per
Ricucci, Rizzoli Corriere della Sera, non è ancora iniziato. Siamo alla fine
delle indagini.
La clinica degli orrori. Abbiamo sentito questo – mi dispiace dirlo, ma
tecnicamente si chiama così – ignorante, uomo che ignora la materia di cui
dovrebbe occuparsi. Questo ignorantissimo ministro “ad personam”
Angelino Alfano ridacchiare in televisione e dire: “Ma figuriamoci,
un processo di omicidio nella clinica degli orrori, sarebbe possibile anche
oggi perché noi l’omicidio l’abbiamo compreso nei reati per cui si può
intercettare”. Già. Peccato che l’indagine nella clinica Santa Rita sia
partita da intercettazioni disposte per truffa e falso. Due reati puniti con
pene sotto i dieci anni, quindi oggi non più “intercettabili”, quindi da lì
non si sarebbe più potuto scoprire che questi non solo facevano i falsi
delle cartelle cliniche, ma ammazzavano o scannavano la gente. Non si
potrebbe più scoprire niente. E in ogni caso, facendo finta che si potesse
ancora scoprire, noi non potremmo più raccontarlo e voi non potreste più
saperlo.
Pensate che bellezza per i risparmiatori dell’Antonveneta non sapere ancora
adesso che quello che li vuole comprare, cioè Fiorani, è uno che mette le
mani nei conti dei correnti della Popolare di Lodi. E pensate che bellezza
per i correntisti della Popolare di Lodi non sapere che fine fanno i soldi
che loro pensano di avere messo al sicuro nella Banca di Lodi. E non
potrebbero organizzarsi per denunciare Fiorani. E Fiorani sarebbe ancora lì.
Anzi, avrebbe comprato l’Antonveneta se non fosse stato bloccato dalla
pubblicazione delle intercettazioni e fatto fuori giustamente dagli organi
di vertice della sua banca.
E Fazio sarebbe ancora lì. E Moggi sarebbe ancora lì a truccare i campionati
con tutta la sua banda. Perché? Perché non si saprebbe niente e quindi, in
base a cosa puoi mandare via uno se non è stato ancora processato e non si
sa nemmeno che cosa ha fatto?
Pensate ai malati della clinica che si ritrovano senza uno o due organi,
oppure con l’organo al posto sbagliato, il fegato al posto del cervello, la
milza al posto del tendine, ecc. che si stanno organizzando in una class
action per chiedere i danni a quegli scannatori che li hanno ridotti così, o
a i parenti di quelli che sono già morti, che si stanno organizzando per
chiedere i danni. Bene non saprebbero nemmeno quello che è successo. Non
verrebbe loro nemmeno in mente di chiedere i danni, perché non saprebbero di
aver subito i danni e ci sarebbero persone che pensano che i loro congiunti
sono morti per una tragica fatalità, perché era giunta la loro ora, mentre
invece sono stati massacrati dall’ospedale e poi sono stati pure falsificati
i referti nelle loro cartelle cliniche.
Scalfari ieri su Repubblica ricordava che se la mafia è stata condannata la
prima volta nella sua storia al maxi processo, è stato perché i giornali
hanno raccontato che cosa faceva la prima sezione della Cassazione
presieduta da Carnevale che annullava regolarmente le condanne di mafia, per
cui per fortuna, su input di Giovanni Falcone, il ministro Martelli chiese
al presidente della Cassazione di fare un turno nelle presidenze dei
processi di mafia, in modo che non presiedesse solo Carnevale ma anche
qualcun altro. Appena Carnevale fu sostituito da un altro, la mafia fu
condannata per la prima volta e fu lo scatenamento della vendetta mafiosa,
ma intanto abbiamo messo dentro centinaia di mafiosi.
Perché è successo tutto questo? Perché la stampa ha potuto
esercitare un controllo su quelle zone d’ombra della magistratura,
perché mica i magistrati sono tutti buoni.
Il caso di Rignano Flaminio, cioè un’indagine probabilmente farlocca dove
era state accusate ingiustamente delle persone, almeno questo è quello che è
emerso finora, lo dobbiamo al fatto che giornali, giornalisti come Bonini,
per esempio, di Repubblica, ma anche del Corriere della Sera, hanno svelato
la debolezza dell’impianto accusatorio e quindi quando l’informazione fa il
suo dovere, esercita un controllo democratico sui magistrati.
Non possiamo lasciare i magistrati indagare per anni senza sapere cosa
stanno facendo, magari sbagliano e noi li aiutiamo anche a non sbagliare.
Oppure smascheriamo i loro errori, se sono dolosi, e loro sono costretti a
fermarsi. Chi lo garantisce questo controllo se adesso non si scrive più
niente sulle indagini? Anche le indagini sbagliate partiranno sbagliate e
finiranno sbagliate. Avremo più errori giudiziari. Come faremo a sapere come
si difende una persona se non potremo pubblicare il suo interrogatorio.
Quindi magari, chi si difende ha ragione e chi lo accusa ha torto, ma noi
non lo potremo sapere.
Pensate a livello democratico che cosa vuol dire tutto ciò. Gli
editori saranno sempre più frenati dal consentire ai giornalisti di
pubblicare cose a rischio, perché? Perché a loro volta rischiano
una multa fino a 400.000 euro – ogni articolo, fino a 400.000 euro - di e
rischiano soprattutto di essere portati a processo non solo come singoli
editori, ma anche come società, in base alla legge 231 sulla responsabilità
giuridica delle società. Per evitare alla società di finire in tribunale con
ripercussioni sulla Borsa, che cosa devono dimostrare gli editori? Di aver
adottato tutte le precauzioni all’interno della loro azienda, cioè
all’interno del giornale, della televisione o della radio, per impedire la
commissione di questo reato di pubblicazione indebita di atti. Che cosa
faranno per dimostrare che loro si sono premuniti e non sono responsabili di
eventuali violazioni che commettano i loro giornalisti e i loro direttori?
Licenzieranno i giornalisti e direttori che non voglio obbedire a
questa legge.
In più, ogni volta che un giornalista verrà indagato per pubblicazione
indebita di atti, la procura dovrà per leggere mandare la notifica
all’Ordine dei Giornalisti che potrà sospendere il giornalista fino a tre
mesi. Quindi ogni articolo che scrivi ti sospendono per tre mesi e tu per
tre mesi non lavori. Fai quattro articoli e non lavori per un anno.
Se l’Ordine ottempererà, ma bisogna vedere se avrà la possibilità di non
ottemperare a questa sanzione disciplinare, perché l’ordine è tenuto a
rispettare le leggi esistenti.
Voi capite che cosa è stato messo in piedi? È stato messo in piedi un
meccanismo di regime – l’altra volta abbiamo parlato di
prove tecniche di fascismo – qui siamo stati minimalisti. Qui non stanno
facendo prove, lo stanno attuando. Un regime moderno. E per
chi fosse nostalgico dei regimi passati, mandano anche l’esercito per le
strade, perché si capisca cosa sta succedendo.
Io vi posso dire quello che ho scritto sull’Unità e cioè che io farò
disobbedienza civile rispetto a questa legge. Farò obiezione di
coscienza. Quindi tutti gli atti che mi capiteranno o che riuscirò
a procurarmi – e che farò di tutto per procurarmi come sempre – li
pubblicherò. E integrali, e nel contenuto e nel riassunto o come mi gira in
quel momento, perché penso che questo sia il mio dovere, altrimenti dovrei
cambiare mestiere.
Spero naturalmente che altri, ma sta ricevendo questo appello che abbiamo
lanciato dall’Unità e dal blog voglioscendere, moltissime adesioni di
moltissimi cronisti giudiziari, penso che bisognerà prepararsi a fare da
cavie per essere anche eventualmente arrestati e poter impugnare davanti
alla Corte Costituzionale, davanti alla Corte Europea di Giustizia, questa
legge veramente infame.
Dopodichè speriamo di riuscire anche per via referendaria a cancellarla. Da
questo punto di vista tutte le iniziative che si fanno in questo settore
sono le benvenute. Segnalo, per esempio, quella del sito micromega.net, dove
Furio Colombo, Giulietti, Pardi e altri invitano i leader dell’opposizione a
manifestare.
Se i leader dell’opposizione non vorranno manifestare, cosa abbastanza
probabile, bisognerà organizzarsi e quindi, Beppe preparati!
Voi sappiate che questa non è una legge contro i giornalisti, non è un legge
sulle intercettazioni, è una legge contro di voi per impedirvi di sapere.
Al cittadino non far sapere quali sono i delitti del potere.
Questo è lo slogan di questa legge infame. Passate parola.
A lunedì."
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