Testo dell'intervento di Marco Travaglio.
"Buongiorno a tutti, riprendiamo il nostro appuntamento settimanale dopo le
vacanze. Spero che vi siate riposati, tutti o quasi tutti, perché quest'anno ci
sarà molto da fare. Forse avete visto sul blog di Beppe Grillo che abbiamo
raccolto le prime dieci puntate di "Passaparola"
in un DVD: chi fosse interessato trova le istruzioni per procurarselo.
La notizia di oggi è che l'operazione Alitalia è un grandissimo successo per il
governo. Chi l'ha detto? Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che si
loda e si imbroda da solo, anche perché dagli esperti ha ricevuto soltanto
pernacchie e critiche, per non parlare della stampa e di tutti operazioni
internazionali che si misurano sul libero mercato e non sull'italietta
autarchica che sta ritornando insieme ai rigurgiti di fascismo giustamente
denunciati da Famiglia Cristiana. Non si capisce bene che cosa stia festeggiando
questo signore visto che negli utlimi quindici anni è stato Presidente del
Consiglio per circa sette, cioè la metà: in questi quindici anni, Alitalia ha
perso quindi miliardi di euro di soldi nostri, quindi la metà dei soldi persi è
colpa sua, dei suoi governi, e l'altra metà è colpa dei governi di
centrosinistra perché la politica ha sempre tenuto le mani su Alitalia e, come
vedremo, continuerà a tenercele anche dopo averla fatta fallire innumerevoli
volte.
Prodi e Padoa Schioppa, una delle poche cose buone fatte dal governo di
centrosinistra, avevano trovato la quadra: erano riusciti a convincere AirFrance
a rilevare tutto. Il che avrebbe comportato niente fallimento, niente ricorso
alla legge Marzano sulle aziende decotte, nascita di un polo europeo molto
grosso, avrebbe compreso AirFrance, KLM e Alitalia, che si sarebbe potuto
misurare sui mercati internazionali dove ormai le compagnie aeree sono grandi,
consorziate, fondate su alleanze tra più Paesi. Ce la saremmo cava con 2150
esuberi: questo era il piano che era stato presentato da Messieur Spinetta, e
così sarebbe stato se si fosse chiusa la trattativa con i francesi subito,
all'inizio della primavera, mentre adesso ne avremo 6-7000, di esuberi, cioè il
triplo. L'AirFrance avrebbe pagato un miliardo e settecento milioni per
comprarsi le azioni dell'Alitalia e avrebbe investito 750 milioni, in pratica
avrebbe sborsato e ci sarebbero arrivati dalla Francia la bellezza di due
miliardi e seicento milioni.
Ora vedremo che, invece, quei soldi glieli diamo
noi. Non solo non li incassiamo, ma li perdiamo. In più sarebbe stata salvata e
ristrutturata Malpensa e sarebbe stato potenziato l'aeroporto di Fiumicino.
Questo, in sintesi, era ciò che era stato concordato tra il governo Prodi e l'AirFrance
e che è saltato perché sono arrivati Berlusconi e suoi lanzichenecchi e perché i
sindacati, completamente accecati dal breve periodo, non hanno saputo scegliere
tra un piccolo sacrificio oggi e un enorme dissanguamento domani, quello che
invece avremo.
Cosa non va in questo nuovo piano che è stato chiamato "Fenice", perché pare
quasi l'araba Fenice che risorge dalle sue ceneri - è un truffa naturalmente:
sono abilissimi a chiamare le cose con un nome diverso da quello reale per
nascondere la realtà -? L'Alitalia viene divisa in due società. La Bad Company,
la discarica, rimane a noi, allo Stato, con tutti i debiti. E' una società che
contiene debiti. La Good Company, invece, è quella meravigliosa, profumata,
balsamica. Quella va ai privati, sedici privati, scelti privatamente con
trattativa privata da Berlusconi e dai suoi uomini, che hanno ottime armi per
chiedere piccoli favori agli imprenditori in vista di restituirli in grande
stile, come vedremo, con vari conflitti di interessi. Quindi noi ci teniamo i
debiti e quel poco che vale di Alitalia lo regaliamo ai privati che fanno anche
la figura dei salvatori della Patria, dei Cavalieri Bianchi.
La Bad Company, affidata a uno che si chiama Fantozzi perchè si capisca bene
qual è il problema, è dunque piena di buchi e li ripianeremo noi. I conti
pubblici verranno ulteriormente sfasciati, saranno più in rosso che mai e noi
pagheremo progressivamente una "tassa Alitalia" anche se non la chiameranno
così, ce la nasconderanno sotto qualche voce strana. Anche perchè Alitalia viene
incorporata ad AirOne che a sua volta è piena di buchi. Oltre a non incassare,
spenderemo, probabilmente, intorno al miliardo di euro - un terzo dei tagli alla
scuola decisi da questo governo - e in più avremo 6-7000 persone per la strada
che verranno messe in cassa integrazione a zero ore, avranno vari scivoli,
ovviamente pagati con la cassa integrazione sempre con soldi nostri, e alla fine
qualcuno verrà licenziato e - questi sono liberisti - vogliono infilare del
personale in esubero nelle Poste.
Un mese fa ci avevano detto che le Poste sono
sovradimensionate e devono ridurre il personale, adesso ci raccontano che il
personale delle Poste aumenterà perché arriveranno gli steward, le hostess,
forse qualche pilota. Verranno travestiti da postini così risolveremo il
problema. Naturalmente pagheremo noi.
La Good Company, quella buona che viene regalata ai privati nell'ambito della
famosa usanza tutta italiana di privatizzare gli utili e statalizzare le
perdite, è formata da sedici grandi e lungimiranti capitani coraggiosi che,
tutti insieme, sono riusciti a mettere da parte la miseria di un miliardo di
euro; che non basta, naturalmente, a rilanciare Alitalia. Basti pensare che il
prestito ponte, fatto ad aprile dal governo Prodi morente su richiesta del
nascente governo Berlusconi, era di 300 milioni e l'Alitalia in tre mesi se li è
mangiati.
Dove prenderanno questi soldi? Mica li tirano fuori dalle loro tasche:
in gran parte arriveranno dalle banche che sono molto coinvolte, come vedremo,
in questa cordata. Taglieranno tutto il tagliabile, ridurranno le rotte
internazionali, squalificheranno ulteriormente Fiumicino, Malpensa resterà al
palo con Bossi, la Moratti e Formigoni che ululeranno alla Luna: mentre prima se
la prendevano col governo di centrosinistra adesso gli sarà un po' più difficile
prendersela con il loro. In compenso abbiamo una caterva, un groviglio, una
giungla di conflitti di interessi perché non c'è solo quello di Berlusconi. Il
conflitto di interessi, non risolto da nessuno quando ce l'aveva soltanto lui,
adesso è diventato un'epidemia e ce l'hanno in tanti.
Primo conflitto di interessi: abbiamo Carlo Toto, proprietario dell'AirOne, che
con 450 milioni di debiti riesce a piazzare il colpo della vita. L'AirOne viene
incorporata all'Alitalia, intanto il nipote Daniele è stato candidato ed eletto
nel Popolo della Libertà. E' li a vigilare, evidentemente. Abbiamo tre soggetti
che sono impegnati in opere pubbliche e sono addirittura pubblici concessionari
dello Stato. Lo Stato, in questo conflitto di interessi, li ha convocati
facendogli sapere che era bene per loro se aderivano all'appello del Presidente
del Consiglio.
Sono Salvatore Ligresti, noto immobiliarista, assicuratore,
palazzinaro, pregiudicato per Tangentopoli. Marcellino Gavio, un altro che ai
tempi di Di Pietro entrava e usciva dalla galera. L'ottimo Marco Tronchetti
Provera che dopo aver ridotto come ha ridotto la Telecom è anche lui nel settore
immobiliare. In più abbiamo la famiglia Benetton, l'apoteosi del conflitto di
interessi perchè è pubblico concessionario per le Autostrade, è gestore, dopo
averlo costruito, dell'aeroporto di Fiumicino, e in futuro sarà uno dei
proprietari di Alitalia. Come gestore di Fiumicino deciderà lui quali tariffe
far pagare all'Alitalia per usare Fiumicino. Tutto in famiglia.
Gli immobiliaristi di cui sopra, e di cui anche sotto come vedremo, sono tutti
molto interessati a una colata di miliardi che sta arrivando su Milano e la
Lombardia per l'Expo. L'Expo prevedere 16 miliardi freschi per pagare nuove
infrastrutture, costruzioni, palazzi, due autostrade, due metropolitane, una
tangenziale, una stazione, ferrovie, ecc... indovinate chi si accaparrerà questi
lavori? Esattamente coloro che hanno fatto i bravi e hanno accolto l'appello del
governo.
Poi abbiamo Francesco Bellavista Caltagirone che con l'ATA ha delle mire su
Linate. Abbiamo Emilio Riva, un acciaiere eccezionale supporter di Berlusconi. E
abbiamo l'ottima famiglia Marcegaglia: non solo c'è la Emma, che è un'ottima
valletta di Berlusconi, che cinge con il suo braccio nelle riunioni di
Confindustria come se fosse una Carfagna o una Brambilla qualsiasi, ma abbiamo
anche la sua famiglia, il gruppo imprenditoriale Marcegaglia, famoso per
condanne e patteggiamenti assortiti da parte del padre e del fratello della
signora. Che è presidente di Confindustria, tra l'altro, e quindi tratta per
conto di tutti gli industriali con il governo e privatamente si è infilata in
questa meravigliosa avventura.
Abbiamo la banca Intesta dell'ottimo banchiere Passera, banchiere di
centrosinistra che si è messo subito a vento, e che fungerà con il conflitto di
interessi: prima ha fatto l'advisor per trovare la soluzione per Alitalia e poi
è entrata nella compagine azionaria della nuova Alitalia, la Good Company.
Abbiamo i fratelli Fratini che sono, anche loro, immobiliaristi toscani, magari
interessati a mettere un piedino a Milano in occasione dell'Expo, per prendere
la loro fettina di torta.
Abbiamo un certo Davide Maccagnani che è molto interessante: Alberto Statera su
Repubblica ha raccontato chi è, uno che produceva missili per testate nucleari e
adesso si è riconvertito all'immobiliare. Si presume che avrà anche lui le sue
contropartite sotto forma di terreni.
In realtà gli interessi stanno a terra anche se Alitalia dovrebbe volare.
Poi, dulcis in fundo, il presidente dei sedici campioni del Tricolore, che è
Roberto Colaninno, che già ha dei meriti storici per avere riempito di debiti,
comprandola a debito, la Telecom ai tempi della Merchant Bank D'Alema & C. a
Palazzo Chigi, e adesso si propone anche lui per il suo bel conflitto di
interessi familiare in quanto suo figlio, Matteo, è ministro ombra
dell'industria del Partito Democratico. Così ombra che non ha praticamente
proferito verbo di fronte a questo scandalo nazionale perché prima era
contrario, naturalmente alla soluzione Berlusconi, poi è arrivato papà. Come si
dice "i figli so' piezz 'e core", ma pure i padri! Ha detto "sono un po' in
imbarazzo", poi il giorno dopo ha detto "no, non sono per niente in imbarazzo".
Insomma, non ha detto niente e soprattutto continua a rimanere ministro molto
ombra, diciamo ministro fantasma, dell'industria del Partito Democratico.
Fatto interessante: qualche anno fa furono condannati in primo grado per
bancarotta nel crack del Bagaglino Italcase, una brutta e sporca faccenda
immobiliare, alcuni big dell'industria e della finanzia italiana come il
banchiere Geronzi, Marcegaglia papà - il papà della valletta - e Colaninno
Roberto - papà del ministro fantasma. Bene, tutti e tre a vario titolo sono
impegnati, dopo la condanna in primo grado, in questa meravigliosa avventura,
perché anche Mediobanca si sia mossa dietro le quinte poiché Geronzi sta per
diventare il padrone unico della finanza italiana eliminando anche quei pochi
controlli che venivano dalla gestione duale della banca che fu di Cuccia.
Insomma, questo è il quadro. E' interessante perché probabilmente sono state
violate una mezza dozzina di leggi, d'altra parte non ci sarebbe Berlusconi se
fossimo tutti in regola con la legge.
Intanto la legge del mercato: vengono addirittura sospese le regole
dell'Antitrust e i poteri del garante dell'antitrust perché bisogna dare tempo
di consumare tutti questi conflitti di interessi e queste occupazioni del libero
mercato. Intanto, il matrimonio Alitalia-AirOne che sgomina qualsiasi
concorrenza in Italia soprattutto sulla tratta Milano-Roma. Sarà gestita in
monopolio da questa nuova Good Company dove c'è dentro Toto e l'Alitalia. Non ci
sarà concorrenza, non si potrebbe e allora si sospendono le regole. Che sarà
mai, una più una meno... un piccolo lodo Alfano per la nuova Alitalia non si
nega a nessuno.
La concorrenza va a farsi benedire: i prezzi quindi li fisserà
il monopolista quindi non ci sarà possibilità di gare al ribasso. La condizione
che ci era stata imposta dalla Commissione Europea, dal governo europeo, per
autorizzare il famoso prestito ponte che ha consentito all'Alitalia di fumarsi
quegli ultimi 300 milioni di euro, era che l'Alitalia per un anno non si
espandesse, restasse esattamente così com'era. Con questo accordo viene violata
quella condizione perché Alitalia si mangia AirOne e quindi si espande,
altroché! Ben prima di quell'anno che era stato imposto dalla Commissione
Europea che quindi, se le parole e gli accordi hanno ancora un senso, dovrebbe
condannarci e vietarci questa operazione.
In più viene cambiata un'altra legge italia, la legge Marzano sulle imprese
decotte, che dovrà essere modificata perché questi capitani coraggiosi mica
entrano in Alitalia rischiand qualcosa: non rischiano niente! Vogliono mettersi
preventivamente al riparo dal rischio che qualche creditore o dipendente della
vecchia Alitalia si rivalga sulla nuova, cioè chieda loro di sobbarcarsi qualche
rischio. Verranno tutelati in tutto e per tutto, saranno inattaccabili, anche
loro anche uno scudo spaziale, il loro piccolo Lodo Alfano per cui se qualcuno
gli chiede qualcosa fanno finta di niente, dicono "io non so chi sei, mi trovo
qua per caso".
Nessun rischio di revocatoria o di rivalsa da parte dei creditori
e dipendenti. E dove andranno a rivalersi? Naturalmente dalla Bad Company,
quella decotta, quella nostra, dello Stato: pagheremo tutto noi. Per cambiare
gli ammortizzatori sociali, altra deroga alla legge Marzano perché ci sarà
bisogno di risorse per queste 6-7000 persone che finiranno per la strada o alle
Poste, come ci è stato raccontato spiritosamente, in quanto non siamo attrezzati
per far fronte a questa fiumana di lavoratori in uscita. In più, il governo
promette di detassare le aziende che assumono ex dipendenti dell'Alitalia. E'
un'altra cosa spettacolare: l'Italia è piena di aziende decotte, di gente che
finisce per la strada: quei lavoratori lì si fottono, mentre gli ex-lavoratori
Alitalia avranno il privilegio di poter andare da alcune aziende che se li
assumeranno avranno riduzioni fiscali. Così: cittadini di serie A e cittadini di
serie B.
L'Europa ci tiene d'occhio anche perchè il prestito ponte aveva anche escluso
che per un anno la società Alitalia venisse messa in liquidazione in regime
concordatario. L'Alitalia aveva dunque garantito di pagare tutti i creditori.
Adesso, se la nuova società non li paga, quelli si rivalgono ma non solo. La
Good Company dovrà comprarsi tutti gli aerei e gli slot dalla Bad Company -
l'attuale Alitalia moribonda - e rifare tutti i contratti dei dipendenti o
almeno di quelli che terrà con sé.
Quanto pagherà tutti questi beni la Good alla
Bad? Se li pagassero per quello che valgono sulla carta, la vecchia Alitalia
probabilmente avrebbe i soldi per onorare i suoi debiti, circa 2-2.5 miliardi di
euro. Naturalmente, visto l'aria che tira, se i nuovi proprietari tirano fuori
un miliardo di euro per comprare quella roba è già tanto. Quindi, la vecchia
Alitalia rimarrà in profondo rosso, non avrà i soldi per pagare i creditori, e i
creditori da chi andranno? Non potendo andare dalla Good che è immunizzata
andranno dal governo che dovrà tirare fuori i soldi. A questo punto ci arriva
addosso l'Europa perché se lo Stato paga i debiti di un'azienda si configura
come aiuto di Stato.
Questo è vietato perché, altrimenti, tutte le altre aziende
d'Europa si incazzano e dicono "perchè noi dobbiamo andare avanti con le nostre
gambe e se non ce la facciamo falliamo mentre in Italia lo Stato interviene a
rabboccare quando i conti delle sue società sono in rosso?". Ci arriverà addosso
una procedura di infrazione, con condanna, con multa che aggraverà ancora la
spesa di questa operazione folle e faraonica. In più, la nuova Alitalia, dato
che sarà l'unico soggetto solvibile dovrà sobbarcarsi, allora sì, tutti i debiti
che lo Stato non poteva pagare. Dovrà pagare tutti i creditori e rimborsare quei
trecento milioni di prestito ponte allo Stato, visto che la Bad Company è dello
Stato. Lo Stato non può restituirsi i soldi da solo, sarebbe una partita di
giro.
Come avete visto Berlusconi ha risolto brillantemente anche l'emergenza Alitalia
con lo stesso sistema con cui dice di aver risolto l'emergenza monnezza a
Napoli: nascondendo il pattume sotto il tappeto. Che succederà in futuro? Questi
16 capitani coraggiosi devono rimanere fermi per cinque anni. Dopo cinque anni
possono rivendere le loro quote della Good Company. Secondo voi che cosa fanno?
Sono 16 soggetti nessuno dei quali ha il minimo interesse e il minimo background
per occuparsi di voli. Non gliene frega niente dell'Alitalia, gliene importa in
virtù delle contropartite.
Prenderanno le loro quote e le venderanno a quello
che sta per diventare il partner industriale, quello che sa come si fa a volare,
che sarà AirFrance se vincerà Tremonti o Lufthansa se vincerà Gianni Letta che
ha gestito questa operazione. Entro il 2013 questi possono rivendere. E che
faranno? Svenderanno, come si sa, ai francesi o ai tedeschi, così i francesi
dell'AirFrance si prenderanno la compagnia italiana, che diventerà compagnia
francese - non ci sarà più nessuna bandierina da nessuna parte, è tutto finto
che questa sia una cordata italiana - a condizioni migliori di quanto se
l'avrebbero presa se si fosse dato retta a Prodi e Padoa Schioppa. Pagheranno
quattro lire invece che due miliardi e seicento milioni che si erano impegnati a
pagare.
La prenderanno anche molto più snella perché non ci saranno più i
dipendenti in esubero e i debiti da cui li avremo liberati a spese nostre.
Questa sì è la svendita di Alitalia ai francesi e agli stranieri, mentre quella
di Prodi non lo era. Avremo così una compagnia francese che si chiamerà Alitalia
e che probabilmente raschierà via molto presto il simbolino dalle ali degli
aerei.
Ci resta comunque una consolazione in tutto questo: in questi cinque anni
potranno continuare a fare il bello e il cattivo tempo in Alitalia: potranno
continuare a metterci il naso, avendo portato loro questi imprenditori. Faranno
fare a questi imprenditori più o meno quello che vorranno, sono tutti
imprenditori assistiti o amici dei politici, nel solco di quella tradizione per
la quale Alitalia è sempre rimasta in rosso: che la gestivano con criteri
politici e non manageriali.
Pensate soltanto che un mese fa il governo Berlusconi ha stanziato un milione di
euro per ripristinare l'imprescindibile volo Roma-Albenga tanto caro al ministro
Scajola che sta a 30 km da Albenga, cioè Imperia, e ci tiene ad atterrare con
l'aereo nel cortile di casa.E' meglio che rimanga ancora un po' in mani italiane
perchè la gestiscono così, un po' come il vecchio ministro Nicolazzi gestiva le
Autostrade e si faceva fare lo svincolo a Gattico, proprio sotto casa sua, nella
famosa autostrada Roma-Gattico.
Ci resta un'altra consolazione, cioè il fatto che ritorna il comunismo:
Berlusconi che convoca imprenditori, cambia leggi, organizza cordate, il governo
che dirige gli affari dell'impresa privata, sistema debiti, sposta dipendenti,
fa piani quinquennali, ecc. ricorda tanto la grande Unione Sovietica di Stalin,
di Breznev, di Cernienko. Il modello Putin sta entrando in Italia e sta tornando
il dirigismo, la pianificazione sovietica. Il Cavaliere, che non sa e non ha mai
saputo cosa sia il libero mercato, ripristina, se Dio vuole, l'industria di
Stato. L'ultimo vero comunista è lui. Passate parola." Marco Travaglio
PS: Oggi 2 settembre 2008 a Ceriale
(SV) mobilitazione contro il Partito trasversale del cemento e le
infiltrazioni mafiose che stanno devastando la Liguria. Appuntamento alle
16:30 nella piazza centrale di Ceriale. Alla sera si
parteciperà ai lavori del Consiglio Comunale che vorrebbe dare il via libera
alla speculazione voluta dal duo Gianpiero Fiorani - Luigi Grillo
ed eseguita dalla famiglia Nucera. Info e video su:
www.casadellalegalita.org
Archivio Informazione Marco Travaglio
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