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Testo:
"Buongiorno a tutti.
Oggi ringrazierò dei giornalisti perché qualcuno ce l'abbiamo ancora, per
fortuna.
E meno male perché così non ci sentiamo inutili. Il primo giornalista che vorrei
ringraziare è Milena Gabanelli.
Non soltanto per la splendida puntata di Report di ieri sera, in cui abbiamo
visto crollare, alla seconda o terza domanda, il grande patriota Colaninno che
doveva salvare l'Alitalia.
Ieri sera abbiamo appreso che ancora non c'è niente di deciso, che il prezzo che
loro offrono per rilevare la parte sana dell'Alitalia è tutto da verificare.
Ma soprattutto abbiamo appreso che il famoso impegno a non vendere da parte dei
sedici patrioti della cordata CAI in realtà è una balla.
Quando la Gabanelli ha messo il piano della CAI sotto il naso di Colaninno
chiedendogli dove sta scritto l'impegno dei sedici soci a non vendere, Colaninno
si è messo a ridere, come dire "lo sai anche tu che c'è!".
Però non è riuscito a trovarlo nemmeno lui.
Abbiamo anche appreso che la ragione sociale della CAI, fino a questo momento, è
quella di trattare passamanerie, che non mi pare siano sinonimo di aerei.
Ma la Gabanelli va ringraziata soprattutto, insieme a Giovanna Bursier che
curava il servizio sull'Alitalia, per avere scoperto ciò che nemmeno
l'opposizione parlamentare aveva scoperto.
Voi direte: "beh, ci vuol poco... l'opposizione praticamente non esiste...".
Pensate che quando Di Pietro ha votato no alla costituzionalità del decreto
Alitalia, il Partito Democratico non ha trovato di meglio che astenersi.
Si astengono addirittura sulla porcata Alitalia.
Bene, in questo decreto all'ultimo momento, come al solito, era stato inserito
con il parere favorevole del governo - questo dice il resoconto stenografico
dell'Aula - un emendamento che i giornali hanno chiamato salva-Tanzi,
salva-Cragnotti, salva-Geronzi.
Il problema è che con tutti i governi ombra, tutti i cervelloni che ci sono
all'opposizione, ma anche con tutti i cervelloni che ha Tremonti nella sua testa
e intorno a se, nessuno si è accorto che il governo aveva dato via libera a
questo emendamento che stabiliva il colpo di spugna su tutti i processi per
bancarotta, anche fraudolenta.
Per essere penalmente responsabili quelli che hanno mandato in vacca le loro
società o quelle che amministravano, bisogna che queste società vengano
dichiarate in stato di fallimento.
Cosa che di solito non succede mai, soprattutto nei casi più gravi: c'è
l'insolvenza ma poi non si arriva al fallimento perché ci sono pratiche di
amministrazione controllata o concordata per cui, come Parmalat, la società
viene ripresa per i capelli e salvata da commissari come Bondi o, come nel caso
dell'Alitalia, da commissario Fantozzi.
Quando non c'è la dichiarazione di fallimento non si può procedere per
bancarotta nei confronti degli amministratori che hanno portato al crack.
Questo era l'emendamento, clamoroso, che persino esponenti dell'opposizione, che
sono i poveretti che voi vedete, avrebbero potuto notare se leggessero le leggi
alle quali dovrebbero opporsi.
Invece passano le loro giornate a fare non si sa bene che cosa, pagati da noi, e
non leggono nemmeno le leggi che noi li abbiamo mandati lì apposta per
controllare e a cui dire di no, quando sono scandalose come in questo caso.
Per fortuna, una giornalista - Giovanna Boursier insieme a Milena Gabanelli - ha
scoperto questo, hanno anticipato la notizia a Repubblica e questa legge è stata
frettolosamente ritirata.
Pensate: se l'opposizione esistesse avrebbe avuto un'autostrada.
I suoi rappresentanti che vanno tutte le sere a infestare i programmi televisivi
avrebbero potuto alzarsi e dire: "signori, noi con questa gente non vogliamo
nemmeno più farci vedere nello stesso salotto televisivo, perché qualcuno
potrebbe scambiarci gli uni con gli altri.
Sappiate che questi signori stanno cercando di salvare i responsabili dei crack
Cirio, Parmalat, ecc".
Per non parlare del salvataggio preventivo del crack Alitalia, perché voi sapete
che la procura di Roma sta lavorando sui bilanci degli ultimi anni dell'Alitalia
e l'Alitalia, checché se ne dica, non esiste più.
E' stata già dichiarata l'insolvenza.
Magari qualcuno potrebbe pagare ma questa legge salvava anche ex post gli
amministratori dell'Alitalia, oltre a Tanzi, imputato per il crack Parmalat, a
Cragnotti e i suoi per il crack Cirio.
E il banchiere Geronzi - che abbiamo visto entrare trionfalmente a Palazzo Chigi
l'altro giorno per salvare la finanza italiana e forse quella mondiale,
coccolato dal governo Berlusconi e Tremonti - imputato sia per la Cirio che per
la Parmalat.
Oltre a essere già stato condannato per un terzo crack, quello dell'Italcase.
Si salvavano tutti.
Pensate che opportunità aveva l'opposizione per riguadagnare punti e screditare
un governo così. Invece no: zitti, dormienti.
Ha scoperto tutto una giornalista.
Qualcuno ritiene che il silenzio non fosse così casuale. Qualcuno ha ritenuto
che fosse un silenzio complice, che questi signori sapessero cosa stava facendo
il governo.
Ma sapete com'è: Geronzi è uno che piace al centrosinistra perché prima ha
sistemato i debiti di Fininvest-Mediaset, poi quelli dei DS.
Insieme alla famiglia Angelucci, quella proprietaria di cliniche nel Lazio,
nell'Abruzzo, nella Puglia, spesso convenzionate con le regioni.
La famiglia Angelucci pubblica due giornali: Libero, di Vittorio Feltri, e il
Riformista.
Sono giornali che paghiamo anche noi, perchè oltre che essere pagati dagli
Angelucci hanno pure il finanziamento non perché siano organi di partito ma
perché sono organi di finti partiti.
La famiglia Angelucci è legata mani e piedi al banchiere Geronzi.
Sarà un caso, ma dopo che l'altra sera ad Annozero abbiamo osato raccontare chi
è il banchiere Geronzi, immediatamente, il giorno dopo, il Riformista ha sparato
contro Annozero.
Il riformista di Angelucci in difesa di Geronzi.
C'è chi sostiene, dunque, che per questi rapporti trasversali che ha, tutto il
Parlamento si sia messo a cuccia quando il governo ha deciso di salvare Geronzi,
oltre a quelli di Alitalia, Parmalat e Cirio.
Anche perché il banchiere Geronzi è difeso dall'avvocato di D'Alema, l'ex
senatore DS Guido Calvi, che fin che stava in Parlamento aveva lo stesso
conflitto di interessi che hanno Ghedini, Pecorella e gli altri che si occupano
di giustizia come legislatori e come difensori di imputati eccellenti.
Grazie a Milena Gabanelli, questa manovra è stata sventata.
Alla fine l'insipienza o la mascalzonaggine di alcuni esponenti del
centrosinistra ha fatto sì che ad avvantaggiarsi della legge pro Tanzi, Geronzi,
Cragnotti, pro distruttori di Alitalia fosse Tremonti.
Tremonti ha fatto un figurone perché lui, rappresentante del governo che aveva
dato l'ok a questa porcata, ha detto: "o la ritirare o mi ritiro io".
Come se si rivolgesse ad altri e non alla sua coalizione e al suo governo.
Insomma, è sembrato che il vero avversario di questa porcata non fosse
l'opposizione ma Tremonti, cioè il governo.
Pensate in che mani è l'opposizione in Italia.
Il tutto, comunque, è stato sventato grazie all'intervento di due giornalista
come Giovanna Boursier e Milena Gabanelli e questo dimostra che, per fortuna,
quando i giornalisti fanno il loro mestiere servono, molto.
Pensate, se fosse passata questa legge, che cosa ne sarebbe stato del processo
che sta per concludersi a Milano a carico di Tanzi e delle banche americane che
pilotavano la Parmalat per portarla sempre più nel gorgo del fallimento.
Va ringraziata un'altra giornalista: Liana Milella.
Questa mattina, su Repubblica, ci racconta della nuova legge ad personam.
Ormai la fabbrica delle leggi ad personam è quotidiana, sforna ogni giorno un
prodotto sempre più mostruoso e deforme.
Cambia la "personam", nel senso che ogni giorno bisogna salvarne una tra gli
amici degli amici, ma la formula è sempre la stessa.
C'è un problema da risolvere a Tizio, Caio, Sempronio? Si fa una legge e glielo
si risolve.
Abbiamo avuto, in questa legislatura - proprio oggi si compiono i sei mesi dalle
elezioni di Aprile - in questi sei mesi abbiamo già visto sei leggi ad personam
tentate o approvate.
Si è partiti con la salva Rete4, la personam era Berlusconi mentre quella da
danneggiare era Di Stefano, Europa7.
Subito dopo la blocca processi: bisognava bloccare il processo Mills e qui la
personam da salvare era di nuovo Berlusconi.
Dato che poi i processi da bloccare erano 100.000, sapete che si è arrivati a un
compromesso: blocchiamo solo quelli della personam e non quelli delle altre
personas e si è fatta la legge Alfano.
Che qualcuno chiama "lodo", ma non lo è: il lodo è una soluzione concordata. Qui
non c'è niente di concordato, viene imposta dall'alto: chiamiamolo "porcata
Alfano" e firmiamo ai banchetti dell'Italia dei Valori e degli altri che l'hanno
sostenuto, questa raccolta.
Più siamo meglio è: non lasciamoci fregare dal tetto delle 500.000 firme. Devono
essere milioni, bisogna far capire che siamo milioni di persone, che ci teniamo
all'uguaglianza dei cittadini e alla Costituzione. Terza legge.
Quarta legge: la legge pro Matteoli.
Voi sapete che è intervenuto l'avvocato Consolo con una norma che stabilisca che
i ministri o gli ex ministri sotto processo non possano essere processati senza
l'autorizzazione del Parlamento.
Oggi è così solo per i reati legati alle funzioni ministeriali, in futuro,
secondo questa porcata, dovranno passare al vaglio del Parlamento anche i
processi per fatti completamente estranei o addirittura precedenti alla carica
ministeriale.
La quinta è la legge pro Tanzi, Cragnotti, Geronzi.
La sesta è quella che Liana Milella ci rivela questa mattina su Repubblica.
Qui, per fortuna, qualcuno dell'opposizione se n'è accorto.
Soprattutto due rarissimi parlamentari che se ne intendono: Gerardo D'Ambrosio e
Felice Casson, ex magistrati entrambi.
Che cosa hanno scoperto? Che l'altro giorno, infilato nella norma che incentiva
i magistrati che si recano nelle sedi disagiate con aumenti di stipendio, hanno
inserito un piccolo codicillo che abroga una norma approvata nel 2007 dal
governo Prodi.
Cosa diceva quella norma? Che i magistrati non possono ricoprire incarichi
direttivi oltre i 75 anni se sono stati reintegrati in base alla legge che
consentiva ai funzionari pubblici, sospesi o dimissionari per processi o
condanne, che poi venivano assolti e potevano essere reintegrati.
In caso di reintegro, comunque il magistrato non può ricoprire incarichi
direttivi se ha compiuto 75 anni.
Uno dirà: "ma di chi stanno parlando? Fate nomi e cognomi!".
Chi è il magistrato che è stato reintegrato dopo che si era dimesso perché era
stato condannato, poi era stato assolto ed è ritornato in carica e ha compiuto
75 anni? Non ce ne sono mica tanti: ce n'è uno.
Si chiama Corrado Carnevale.
E' una vecchia conoscenza, soprattutto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
che lo consideravano l'avversario numero uno.
Subito dopo la mafia c'era colui che alla presidenza della prima sezione penale
della Cassazione si incaricava di cassare, annullare, decine di sentenze di
condanna emesse dai giudici di Palermo nei confronti dei capi mafia.
Ma non solo di quelle di Palermo: assolveva anche i clan processati e condannati
a Torino, ad esempio.
Sempre con cavilli, virgole mancanti, timbri incompleti. Era il re del
garbuglio. Lo chiamavano "l'ammazza sentenze".
Secondo alcuni testimoni, suoi colleghi in Cassazione e alcuni pentiti di mafia
questo signore non annullava le sentenze perché andavano annullate ma perché era
d'accordo con la mafia.
Si è fatto un processo, Carnevale è stato assolto in primo grado, condannato in
appello e poi la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza.
Senza rinvio vuol dire che non ha disposto un nuovo processo in appello, come
spesso avviene, ha annullato definitivamente stabilendo che le prove utilizzate
dalla Corte d'Appello, quelle decisive, non erano più utilizzabili.
Come mai? Dei colleghi di Carnevale in Cassazione, che raccontavano di come lui
facesse pressioni per ottenere l'annullamento delle condanne dei mafiosi anche
quando non c'entrava niente perché non presiedeva il collegio - figurarsi quando
lo presiedeva... c'erano racconti di suoi colleghi che dicevano: "quando eravamo
in camera di consiglio lui ci diceva di annullare". Ma anche quando non era in
camera di consiglio chiamava alcuni colleghi e diceva: "mi raccomando,
annullate".
La Corte ritiene utilizzabili queste dichiarazioni nel senso che ritiene, come
si era sempre ritenuto fino a quel momento, che se in camera di consiglio dove
vige il segreto più assoluto - nessuno può rivelare cosa succede in camera di
consiglio - si commettono dei reati, metti che il presidente malmena uno degli
altri giudici, il giudice quando esce con l'occhio nero potrà dire "mi ha menato
il presidente"... anche se la camera di consiglio è segreta, se si tratta di
scoprire se sono stati commessi dei reati e chi li ha commessi si può divulgare
cosa è avvenuto.
La Cassazione, sconvolgendo e ribaltando questa impostazione originaria, ha
detto no: "non si può rivelare nulla della camera di consiglio, nemmeno quando
si tratta di processare qualcuno per qualcosa fatto all'interno della camera di
consiglio".
Quindi ha dichiarato inutilizzabili le dichiarazioni dei magistrati di
cassazione che dichiaravano di aver subito pressioni in camera di consiglio da
Carnevale.
Quindi, se la prova non vale più perché sono cambiate le regole durante la
partita è evidente che a quel punto Carnevale, anche per questo motivo, è stato
assolto.
La Corte non si è accorta di un altro fatto: alcuni colleghi di Carnevale, che
lo accusavano, non raccontavano di pressioni avvenute dentro la camera di
consiglio.
Raccontavano di pressioni che faceva quando non stava in camera di consiglio,
perché non presiedeva il collegio.
Erano pressioni avvenute fuori e dovrebbero essere utilizzabili.
Han fatto un fritto misto, han messo tutto dentro, hanno detto che era tutto
inutilizzabile e, anche per questo motivo, Carnevale è stato assolto.
A questo punto, dopo la condanna in appello, si era dimesso dalla magistratura,
altrimenti il CSM l'avrebbe comunque sospeso o cacciato.
Dopo che la Cassazione lo ha assolto, lui ha ottenuto una legge per poter
rientrare in magistratura dopo che si era messo in prepensionamento.
Legge che ha approvato la maggioranza di centrodestra nel 2003, con voti delle
solite teste di cavolo di una parte del centrosinistra che quando si tratta di
dare una mano nelle porcate non si tira mai indietro.
Questa maggioranza trasversale riportò Carnevale in magistratura, alla
Cassazione, a presiedere una sezione della Cassazione.
Per il momento sezione civile, prima stava nel penale.
Ma non è che l'assoluzione della Cassazione cancella i fatti.
Per esempio, indagando su di lui i magistrati di Palermo l'avevano intercettato
per un certo periodo e l'avevano sentito, subito dopo la morte di Falcone e
Borsellino, parlare di loro con dei suoi colleghi.
Carnevale, in quelle telefonate intercettate, li chiamava - Falcone e
Borsellino, i martiri dell'antimafia - "i Diòscuri", come se fossero Castore e
Polluce.
Li prendeva in giro, da morti. Diceva che erano "due incapaci, con un livello di
professionalità prossimo allo zero".
Chiamava Falcone "quel cretino", "faccia da caciocavallo" - cioè faccia da culo,
detto molto chiaramente, è un modo di dire siciliano - e aggiungeva: "io i morti
li rispetto, ma certi morti no".
Falcone e Borsellino manco da morti, li rispettava.
Aggiungeva: "a me Falcone non è mai piaciuto". Poi insinuava che Falcone avesse
messo sua moglie, Francesca Morvillo morta anche lei a Capaci, nella corte
d'Appello di Palermo per far confermare le condanne che Falcone otteneva in
primo grado.
Lo accusava di aggiustare i processi, diceva al telefono, per "fregare qualche
mafioso". Secondo lui condannare i mafiosi significava fregarli.
Questo lo diceva lui. Tant'è che quando l'hanno interrogato gli hanno chiesto:
"ma lei conferma le cose che ha detto?" "Si si, io contro di loro ho
un'avversione che non è venuta meno neanche dopo che la mafia li ha ammazzati".
Questo è il soggetto che in base a questa legge è tornato in Cassazione.
Ma c'era questa norma, fatta dal centrosinistra, che almeno ci metteva al
riparto dalla beffa delle beffe. Carnevale è più vecchio di tutti proprio perché
l'hanno reintegrato quando era over quota.
Il fatto che sia il più anziano degli altri lo pone in vantaggi in un'eventuale
corsa alla presidenza della Cassazione.
Adesso un presidente c'è, si chiama Carbone, ma va in pensione nel 2010 e
Carnevale lascerà la Cassazione nel 2013, quando avrà 83 anni.
Dagli 80 agli 83 anni, quando andrà in pensione Carbone, chi sarà il candidato
unico, il più anziano, che ha più titoli per diventare primo presidente della
Cassazione, il magistrato più importante d'Italia, quello che sta al vertice
della piramide della magistratura sopra il quale non c'è più niente?
Sarà Carnevale.
In base a questa legge che stabilisce che anche se ha compiuto 75 anni ed è
stato reintegrato, può diventare dirigente di un ufficio. Può diventare il primo
presidente della Corte Suprema di Cassazione.
Così quando un famoso annullatore di sentenze come questo andrà a presiedere la
Cassazione, tutti quelli che hanno delle sentenze che stanno per arrivare in
Cassazione e che sperano che siano annullate, avranno buone speranze di ottenere
il loro bravo annullamento.
Questa è la sesta legge ad personam che passa in Parlamento.
Vi preannuncio che ne avremo presto, probabilmente, una settima.
Adesso devono rinnovare la Corte Costituzionale perché c'è un membro che si è
dimesso da un anno e mezzo. E' un ex avvocato di Berlusconi, si chiama
Vaccarella.
Era il civilista di Previti e Berlusconi. Si è dimesso un anno e mezzo fa, non
l'hanno ancora sostituito ma ora c'è un pressing per sostituirlo.
Con chi lo sostituiranno? Il candidato favorito è il penalista di Berlusconi,
l'avvocato Pecorella, che sta in Parlamento.
L'avvocato Pecorella è però imputato a Milano per favoreggiamento nei confronti
di Delfo Zorzi, a sua volta imputato a Brescia per la strage di Piazza della
Loggia.
Secondo l'accusa, Pecorella e l'avvocato di un pentito, Martino Siciliano,
avrebbero pagato questo pentito per ritrattare le accuse a Zorzi sulle stragi di
Piazza Fontana e Piazza della Loggia.
Di qui per entrambi, l'altro si chiama Maniacci, l'accusa di favoreggiamento nei
confronti di un imputato di strage.
Non era mai capitato nemmeno in Italia che un imputato di favoreggiamento di un
presunto stragista venisse promosso a giudice costituzionale.
Ma quando lo diventasse, pensate cosa succederebbe: avremmo un giudice
costituzionale che ogni tanto va a un processo dove deve rispondere di
favoreggiamento nei confronti di un presunto stragista.
A quel punto ricominceranno a dire che non solo per il capo del governo, dello
Stato, per i presidenti di Camera e Senato ci vuole quella tranquillità, che
sicuramente uno che ha dei processi non può avere per svolgere il suo mandato,
ma anche per i giudici costituzionali bisogna prevedere l'immunità almeno
durante l'esercizio delle funzioni.
Quindi si tornerebbe indietro, al lodo Schifani che diversamente dal lodo Alfano
immunizzava anche il presidente della Corte Costituzionale e perché no, a quel
punto, tutti i suoi membri, come inizialmente voleva fare Alfano.
Voi vedete come una legge ad personam ne figlia tante altre.
E' come una smagliatura che se non viene immediatamente rammendata comincia a
dilatarsi e diventa una voragine.
Ecco perché la smagliatura, cioè il Lodo Alfano, fa immediatamente ricucita con
l'abrogazione o per via referendaria o per via del respingimento della Corte
Costituzionale, perché a furia di fare una legge ad personam dopo l'altra alla
fine le uniche "personas" che non otterranno mai giustizia saremo noi cittadini
comuni.
Passate parola."
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