Testo:
"Buongiorno a tutti.
Ogni tanto c'è qualche illuminato pensatore che sostiene che la televisione in
Italia non conta.
Che possedere televisioni, in fondo, è marginale. Che il Cavaliere le tiene
così, perché ci è affezionato, ma in realtà non cambiano il corso delle cose e
delle elezioni.
Sarà, però sono settimane che, mentre sulla politica italiana incombe una crisi
terrificante o meglio dovrebbe incombere la crisi finanziaria come su tutte le
altre classi politiche che stanno dedicandoci tutte le loro energie, la nostra
classe politica sta concentrando le sue energie su temi televisivi.
La commissione parlamentare di vigilanza, le nomine che verranno fatte
probabilmente dalla vigilanza e dalla maggioranza, con la collaborazione della
solita quota di collaborazionisti dell'opposizione, entro Natale alla Rai.
E adesso la tassa su Sky.
E' veramente meraviglioso che, mentre tutto il mondo si sta dando da fare per
rilanciare gli investimenti, per mettere in moto l'economia inceppata - poi che
siano misure giuste o sbagliate lo vedremo - in Italia il nostro Presidente del
Consiglio abbia trovato il modo di approfittare della crisi.
Di trasformare la crisi in un'occasione per spezzare le reni ai suoi
concorrenti.
Voi sapete che è stato bloccato l'adeguamento del canone Rai all'inflazione, e
questo può non essere un male vista la media dei programmi della Rai.
Il problema è che a deciderlo è il governo di Mediaset.
E poi, capolavoro, l'altro giorno è stata elevata dal 10% al 20%, cioè
raddoppiata, l'IVA sulle Pay TV satellitari.
Dato che di Pay TV satellitari ce n'è sostanzialmente una, cioè quella di
Murdoch - nel senso che è la sua piattaforma in abbonamento - il raddoppio
dell'IVA dall'oggi al domani, per quanto non affami nessuno, mette ovviamente in
difficoltà chi con la Pay TV ci campa.
Il che significherà aumento degli abbonamenti per Sky per quei quasi cinque
milioni di abbonati che ci sono in Italia e significherà che Murdoch o si
accollerà tutto l'aumento della tassa e così andrà praticamente a eliminare
l'utile che riesce a fare, oppure la accollerà agli abbonati.
Se la accollerà agli abbonati aumenteranno gli abbonamenti, ci saranno di più
oppure ci saranno persone che non pagheranno più l'abbonamento.
Stiamo parlando di quasi cinque milioni di persone, quindi di una bella fetta di
Italia anche perché non sono cinque milioni di persone che vedono Sky: sono
quasi cinque milioni che pagano l'abbonamento che poi vale per una famiglia di
due, tre persone.
Io non lo so se sia giusto o meno quello che c'era prima, cioè l'IVA agevolata
sulle Pay TV.
Non so quindi se sia giusto o non sia giusto il fatto di raddoppiarla e portarla
al 20%.
Sicuramente è un dibattito ozioso, perché potrebbe essere giusto come non essere
giusto in un altro Paese dove a decidere questo aumento è un governo che non
possiede televisioni, invece noi abbiamo un Presidente del Consiglio che
possiede televisioni che, guarda caso, sono le uniche che non pagano la crisi.
La crisi la paga la Rai col blocco del canone, la crisi la paga Sky col
raddoppio dell'Iva.
L'unico che non paga mai niente è Mediaset, che Berlusconi possiede. E fosse il
primo provvedimento favorevole a Mediaset uno potrebbe dire "vabbè, in quindici
anni...".
No, è l'ennesimo provvedimento favorevole a Mediaset che gode di trattamenti
privilegiati dal Parlamento da quando è nata, da trent'anni: dall'inizio degli
anni Ottanta.
Si cominciò con i famosi decreti Berlusconi varati da Craxi per neutralizzare le
ordinanze dei pretori che impedivano la trasmissione in interconnessione, cioè
in contemporanea su tutte le reti regionali del network Italia 1, Rete4,
Canale5.
Si proseguì con il secondo decreto Berlusconi quando il primo non fu convertito
in legge. Era il periodo, tra l'altro, in cui le leggi Berlusconi si chiamavano
così soltanto dal nome del beneficiario, adesso si chiamano così anche dal nome
del loro autore: abbiamo completato l'opera, all'epoca l'autore era Craxi.
Abbiamo proseguito con la legge Mammì, che ha di fatto fotografato come una
Polaroid il trust: quante televisioni ha Berlusconi? Tre? Perfetto: il limite
antitrust è tre televisioni.Poi abbiamo avuto la discesa in campo del Cavaliere quando Craxi e gli amici
suoi non potevano più fargli le leggi e quindi ha deciso di farsele lui,
personalmente, scrivendo direttamente a mano sulla Gazzetta Ufficiale.
Così siamo arrivati al 1994 quando fu varata la legge Tremonti che
defiscalizzava gli utili reinvestiti.
Berlusconi e Fininvest fecero passare per utili reinvestiti, per nuovi
investimenti, l'acquisto di film dall'America, che in realtà erano roba vecchia
e non erano nulla di investimento reale, e poi si fecero da soli
un'interpretazione che consentiva di fare questa operazione per risparmiare
tasse.
E quando qualcuno lo fece notare loro risposero: "sì, ma la defisclizzazione
vale per tutte le aziende! Non possiamo mica penalizzare la nostra".
Fanno sempre così. E' come quando il figlio di un barone vince un concorso nella
stessa università del barone, magari con una commissione esaminatrice presieduta
dallo stesso padre barone.
Il padre barone intervistato dice: "eh ma mio figlio è bravo, non possiamo mica
penalizzarlo per il cognome che ha!"
Prima fanno le cose ad personam e poi dicono: "va beh, ma non possiamo mica
escludere proprio soltanto la nostra azienda!", dato che le leggi ad personam
riguardano sempre una categoria nella quale è prevista la "personam" ma non solo
quella.
Dopo la legge Tremonti, abbiamo scoperto oggi che "nel 1995 si decise di
abbattere l'IVA per le Pay TV".
Già, ma in quel periodo Berlusconi possedeva ancora una quota di Pay TV: c'era
Tele+ e Berlusconi si era liberato della quota di maggioranza perché la legge
Mammì gli vietava di possedere più del 10% di Tele+.
E a chi aveva dato queste quote? Le aveva date a una serie di suoi prestanome a
cominciare dall'immobiliarista Della Valle, nulla a che vedere con Della Valle
Diego, quello della Fiorentina e delle Tods.
Quindi, se dicono così, vuol dire che si erano fatti una legge già all'epoca.
In realtà è difficile che quella legge l'avesse fatta Berlusconi, perché nel
1995 Berlusconi non governava più.
Governava Lamberto Dini, e il ministro delle Poste e delle comunicazioni, però,
era l'avvocato Gambino, ex avvocato di Sindona che aveva anche tutelato gli
interessi della Fininvest in una serie di cause.
Dopodiché abbiamo avuto, nel 1996, la quotazione in borsa di Mediaset. Poi si è
scoperto che, secondo la procura di Milano, Mediaset in quel periodo già
presentava bilanci falsi e presentò, quindi, prospetti falsi a proposito di
certe sue società estere che sfuggivano al consolidato e che quindi fu quotata
in borsa sulla base di un prospetto falso, anche se la Consob come al solito
dormiva e il ministero del Tesoro pure.
Poi abbiamo avuto tutto lo scandalo televisivo con le ripetute sentenze della
Corte Costituzionale che hanno imposto di mandare Rete4 sul satellite e che non
sono mai state rispettate dal Parlamento, che non le ha mai tradotte in legge.
Anzi ha tradotto in legge continue proroghe per consentire a una rete abusiva di
continuare a trasmettere sul terrestre anche senza la concessione: in proroga
eterna.
Nel frattempo abbiamo avuto altri provvedimenti incredibili, come quelli
sull'editoria scolastica che naturalmente va a vantaggio di Mondadori, che è di
proprietà di Berlusconi anche se lui la controlla dal 1990 in virtù di una
sentenza comprata da Previti con soldi della Fininvest estera.
Mondadori è leader anche, ovviamente, nell'editoria libraria scolastica.
Poi abbiamo avuto addirittura tre provvedimenti con cui si davano incentivi di
Stato a chi comprava i decoder per il digitale terrestre - di Mediaset Premium
ovviamente.
Decoder doppiamente in conflitto di interessi. Perché? Perché lo Stato aiutava i
cittadini a comprare i decoder per dimostrare che tutta l'Italia era ormai
illuminata dal digitale terrestre, mentre non era vero.
Lo Stato diceva: "comprateli che tanto ve ne paghiamo noi una bella quota" -
"noi", poi, siamo sempre noi cittadini, lo Stato - e in più si è scoperto anche
che una buona parte di quei decoder li produceva un'azienda di cui era azionista
Paolo Berlusconi.
I soldi che uscivano dalle nostre tasche passavano dalle mani di Silvio e poi
venivano girati, indirettamente, nelle mani del piccolo Paolo.
Regolarmente, qualunque cosa si faccia, c'è sempre Mediaset che ci guadagna e i
concorrenti che ci rimettono.
Adesso, questo provvedimento che raddoppia l'IVA per Sky senza toccare
minimamente Mediaset se non in minuscola parte, è stato perfettamente
orchestrato.
Voi vedete come funziona bene il gioco di squadra fra Confalonieri e Berlusconi.
Confalonieri, presidente di Mediaset, fa emettere un comunicato da Mediaset il
28 novembre, quando ancora non si sa il dettaglio della manovra fiscale sulla
Pay TV.
Il 28 novembre esce il comunicato di Mediaset che dice: "Apprendiamo con
disappunto l'inserimento all'interno del decreto anticrisi approvato oggi dal
Governo, di una norma che inasprisce l'Iva sulle attività di televisione a
pagamento. In attesa di leggere nel dettaglio il provvedimento [...], esprimiamo
fin da ora la nostra preoccupazione per il futuro di un'attività che Mediaset ha
lanciato di recente e che in questo modo verrebbe fortemente penalizzata."
E' un capolavoro anche umoristico: qui è Mediaset che parla, ma potete mica
pensare che abbia scritto Piersilvio una cosa del genere, è chiaro che c'è la
vecchia volpe Confalonieri.
Nessun italiano sa ancora il dettaglio di questo provvedimento e già Mediaset si
lamenta.
Si lamenta perché anche Mediaset, certamente, ha una presenza minuscola nel
settore del mercato satellitare.
Il problema è che Mediaset, tramite la RTI, Reti Televisive Italiane, occupa il
5% del mercato televisivo satellitare. Sky, il 91%.
Allora vedete come sono bravi? Mediaset fa il pianto greco preventivo, in modo
che il primo commento sulla legge che ammazza Sky è di Mediaset che dice: "è un
danno per noi!".
Naturalmente, è un danno che vale 5 su 100. Sky ha un danno che vale 91 su 100!
Quindi, il costo per Mediaset è 5, il costo per Sky è 91.
Il costo per Mediaset è una caramella, il costo per Sky equivale esattamente
agli utili che fa Sky.
Però il primo a lamentarsi è Mediaset, in modo che immediatamente l'opinione
pubblica si rende conto che il governo sta penalizzando Mediaset.
Poi, quando i comuni mortali che non si chiamano Mediaset vengono a conoscenza
del dettaglio del provvedimento del governo, comincia a protestare anche Sky.
E, naturalmente, a ragione - come abbiamo visto, dato che gli si sta segando il
margine attivo annuale.
E' il "chiagni e fotti", il solito sistema berlusconiano del "chiagni e fotti".
Mentre piange, fotte gli altri.
In questo caso, piange Confalonieri e Berlusconi fotte la concorrenza.
Questo è un ever green: Montanelli aveva definito Berlusconi il re del "chiagni
e fotti". Quando piange stateci attenti: sta fregando qualcuno.
Qui ha fatto piangere Mediaset perché si notasse di meno il fatto che stavano
dando una mazzata alla principale concorrenza, che naturalmente gli sta portando
via un sacco di pubblicità.
Voi sapete che la pubblicità si sta trasferendo dalla televisione generalista
alla televisione satellitare e a internet, e loro sulla satellitare sono molto
deboli - come abbiamo visto - e su internet sono praticamente inesistenti.
Voi sapete che dato che internet è ambivalente, parli ma ti rimbalzano, quando
questi provano ad andare su internet gli rimbalzano schizzi di sterco da tutte
le parti!
Bisogna essere credibili per andare su internet, non si può mentire su internet
con la stessa facilità con cui si mente davanti alla televisione dove il
rimbalzo non c'è.
Quindi, su internet loro si sentono in difficoltà e infatti temono per la
pubblicità che sta andando un po' verso il satellite e un po' verso internet.
La cosa bella è che, di fronte a tutto questo, l'opposizione non sa far altro
che parlare di conflitto di interessi.
E' una cosa un po' triste e un po' comica allo stesso tempo sentir dire ancora
questa parola. "Basta con il conflitto di interessi" detto da persone che sono
lì da quindici anni e che hanno avuto sette anni di tempo, due volte al governo,
per risolvere il conflitto di interessi o per farne uno scandalo mondiale.
Non hanno mai fatto niente, hanno sempre mercanteggiato il conflitto di
interessi per un piatto di lenticchie quando addirittura non hanno costruito in
casa propria il conflitto di interessi per pareggiare il conto con quello di
Berlusconi invece di risolvere il suo, vedi i DS che scalavano una banca insieme
all'Unipol.
E D'Alema che ancora ieri sera è andato da Crozza a dire che era un'ottima cosa
scalare una banca, come se fosse compito di un partito impicciarsi in una
contesa bancaria dove ci sono un concorrente estero e uno italiano che
dovrebbero battersi ad armi pari.
Quindi non trovano di meglio che parlottare, borbottare, gorgogliare... "il
conflitto di interessi, vergogna!". Sono giaculatorie, geremiadi che lasciano il
tempo che trovano.
La stessa parola, conflitto di interessi, non è più spendibile, è logora,
superata. Bisogna trovarne un'altra.
E l'unica parola che si può trovare, come scriveva il Prof. Zagrebelsky l'altro
giorno, è proprio "regime".
"Regime" non vuol dire fascismo, vuol dire come viene comandato o governato un
popolo quando la parola "democrazia" non va più bene.
E' un temine neutro, bisogna affiancare un aggettivo per definire il regime:
abbiamo avuto il regime fascista, comunista, nazista, sudamericano,
terzomondiale. In Italia abbiamo un nuovo tipo di regime, mediatico affaristico.
Naturalmente, le parole, se hanno un senso, devono poi essere accompagnate da
gesti concreti.
E' chiaro che uno scandalo come quello che vediamo, un presidente del Consiglio
che utilizza la crisi, le Istituzioni delle quali si è impossessato legalmente -
formalmente è legale il suo essere a Palazzo Chigi - per farsi gli affari suoi,
le vendette private, danneggiare la concorrenza e avvantaggiare Mediaset che sta
andando malissimo in borsa, come Beppe Grillo ha anche ricordato quando ha
proposto paradossalmente l'OPA su Mediaset, è uno scandalo che va denunciato a
livello internazionale e va sottolineato con atti concreti.
Non si può continuare a stare insieme a Berlusconi e agli altri in commissione
di vigilanza, prepararsi a spartirsi le direzioni delle reti e dei telegiornali,
e nello stesso tempo denunciare quello che sta succedendo.
Per denunciare efficacemente una cosa del genere ci vogliono gesti eclatanti.
Il primo, ma mi sembra il minimo, una norma igienica di base, è quello di
disertare la commissione di vigilanza.
Intanto perché la commissione parlamentare di vigilanza non deve esistere, è una
bestemmia.
Quando io racconto ai miei colleghi delle televisioni straniere che vengono in
Italia a intervistarmi che c'è la commissione parlamentare di vigilanza quelli
mi guardano e mi dicono: "ma come... da noi sono le televisioni che vigilano sul
governo e sul Parlamento, come potete voi consentire che sia il Parlamento che
vigila sulla televisione?".
Quindi, sbaraccare questo ente inutile e, dato che c'è e oggi le opposizioni
sono in minoranza e non lo possono affossare, disertarlo per delegittimarlo.
C'è un presidente che è una specie di fantoccio, di spaventapasseri preso da
Berlusconi fra una delle Quinte Colonne che gentilmente le opposizioni gli
mettono sempre a disposizione.
Villari, detto Vinavillari nel fan club che è nato in suo onore su Facebook.
Questo Vinavillari è un eroe italiano, un personaggio da film di Alberto Sordi.
Uno del PD eletto dal centrodestra, contro il volere del PD che l'ha espulso e
adesso non si sa più bene a chi risponda. Ogni tanto telefona a Mastella, cioè
risponde a uno che non sta in Parlamento.
Lasciassero il signor Villari con tutti i suoi mandanti in commissione di
vigilanza a cantarsele e a suonarsele.
Pensate, una bella vigilanza dove i vari epuratori e i vari fascistelli che ogni
venerdì attaccano Annozero e ogni lunedì la Gabanelli, fascistelli trasversali.
Restino lì tra di loro, a fare pollaio, con il loro Villari, privi di qualunque
legittimità perché l'altra metà, il centrosinistra, è andato via.
Chiudessero questi signori lì dentro, nel loro pollaio, li lasciassero
parlottare.
E' chiaro che senza un'opposizione la vigilanza non conterebbe più niente, non
avrebbe più nessuna autorevolezza e probabilmente, come le nomine della Rai che
non devono essere fatte da nessun partito - e quindi bisognerebbe modificare la
legge Gasparri sbaraccandola, come aveva tentato di fare il referendum poi
purtroppo dichiarato impossibile dalla Corte di Cassazione per l'annullamento di
molte firme.
Sbaraccare la vigilanza ma, in attesa di poterlo fare, delegittimare questa
vigilanza finché al momento delle nomine intervenga il Capo dello Stato - se
esiste ancora un capo dello Stato - e dica: "signori, non si può andare avanti
in questa situazione".
Perché finora è evidente che in questi primi sei mesi il regime non solo si è
scelto l'opposizione che ha preferito, non solo adesso pretende anche di dire al
Partito Democratico con chi si deve alleare e con chi no.
Non solo si è scelto il presidente della vigilanza in un sistema dove sempre si
era stabilito che la vigilanza spettasse all'opposizione.
Non solo sta devastando gli interessi economici, sul mercato non più libero, dei
concorrenti Rai e Sky e addirittura di La7: Berlusconi e i suoi invitano a
sabotare Maurizio Crozza e Crozza Italia su La7 danneggiando programmi della
concorrenza.
Addirittura adesso il capo di Mediaset, non contento di avere tagliato i fondi a
Sky e Rai, si accinge a fare da solo le nomine per le direzioni dei telegiornali
e delle reti.
Voi direte: "non c'è bisogno di cambiarli, quelli sono a disposizione in
permanenza, cambiano colore anche senza aver bisogno di cambiare persona".
Questo è verissimo, infatti ieri sera credo che invece di illuminare lo scandalo
del quale stiamo parlando, di quello che non si può più nemmeno chiamare
conflitto di interessi perché è qualcosa di più mostruoso, il TG1 ha dedicato un
ampio servizio ai campionati italiani di Yoyo.
Questi sì che sono sport da sottolineare.
Mi veniva in mente, per concludere questa nostra chiacchierata, quello che
scriveva Montanelli, profeticamente, già nel 1994.
Era uno dei pochi, su La Voce, a parlare di regime non appena Berlusconi si
insediò.
Pochi mesi dopo che Berlusconi si insediò, non appena mise le mani sulla Rai,
nominando Letizia Moratti, che comunque era incommensurabilmente meglio della
classe dirigente che adesso esibisce il popolo del centrodestra.
Montanelli già lucidamente capì che quando il controllori nominano i controllati
e quando i controllati sono pappa e ciccia con i controllori, e quando la
concorrenza non c'è più perché l'azienda A si occupa anche dell'azienda B, sua
concorrente, è un po' come se la Fiat potesse nominare i vertici della Toyota.
Bene, io mi sono segnato, e ho riportato in un articolo che ho fatto su
Micromega dedicato ai lecchini di regime in questi primi sei mesi, le parole di
Montanelli.
Scriveva, Indro Montanelli, il 20 settembre 1994 e l'11 ottobre 1994 due
articoli memorabili che potrebbero essere pubblicati oggi senza problemi, tali e
quali.
“Anche stavolta proprio di lottizzazione si è trattato. Eseguita in piena
autonomia, certo, come in piena autonomia spara il killer, visto che la pistola
è la sua, e suo il dito che preme il grilletto.
Anche gli aguzzini di Auschwitz sceglievano autonomamente i disgraziati ebrei da
infornare. Qualcuno dirà che è quanto si faceva anche nella Prima Repubblica. È
vero. Ma la seconda è nata per correggere i difetti della Prima, non per
perpetuarli, aggravati. Perché nella prima le lottizzazioni erano confesse, anzi
quasi istituzionalizzate da un famoso manuale, il Cencelli, che ne dettava le
regole.
Il Potere attuale lancia il sasso e nasconde la mano procedendo per delega, cioè
lottizzando i lottizzatori. I quali dicono di agire in piena libertà, e hanno
ragione perché è in piena libertà che hanno scelto di eseguire gli ordini del
padrone e il modo di farlo.
Anche lo sciuscià Emilio Fede lustra in piena, e anzi voluttuosa, libertà gli
stivali del Cavaliere. Servire, diceva Renard, è il verbo che si presta alla più
ricca gamma di modulazioni”.
"Eppure - osservava Montanelli - bastava lasciare al loro posto i lottizzati
della precedente infornata. Avrebbero provveduto essi stessi a convertirsi ai
nuovi padroni del vapore: “Lottizzati si nasce, non si diventa.
Chi lo era ieri (...), lo sarebbe rimasto con la “squadra” [di Berlusconi, ndr].
Quella della Rai non è stata la strage degl’innocenti. È stata la strage degli
innocui. A riprova che nessun mestiere si può improvvisare. Anche quello dell’epuratore,
come quello del boia, esige il suo tirocinio”.
E poi si lanciava in una previsione che è quella che vorrei lasciarvi perché ci
riflettiate:
“Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede. L’abbiamo
sempre dipinto come un leccapiedi, anzi come l’archetipo di questa giullaresca
fauna, con l’aggravante del gaudio.
Spesso i leccapiedi, dopo aver leccato, e quando il padrone non li vede, fanno
la faccia schifata e diventano malmostosi. Fede, no.
Assolta la bisogna, ne sorride e se ne estasia, da oco giulivo. Ma temo che di
qui a un po’ dovremo ricrederci sul suo conto, rimpiangere i suoi interventi e
additarli a modello di obiettività e di moderazione.
Ce lo fanno presagire certe trasmissioni radiofoniche e televisive (...) della
Rai - pensate, era nel 1994... avesse visto e sentito cosa fanno alla radio e in
televisione oggi - , che non ha nemmeno aspettato l’insediamento dei nuovi boss
per adeguarsi al clima di ‘tutto va bene, madama la Marchesa’. - l'ottimismo di
cui parla il Cavaliere - Di cui essi devono essersi fatti garanti”.
“Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di
un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno.
Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e
irresistibile, la televisione. (...)
Non ci meraviglieremmo se nella corsa alla piaggeria i nuovi officianti della
Rai batteranno quelli della Fininvest: come sempre i conversi superano, nello
zelo, i veterani.
Ma quale che sia l’esito di questo confronto, è scontato il risultato: il
sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi
speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di
borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che
non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.
E infatti, purtroppo, Montanelli se n'è andato nel 2001 ma, per sua fortuna, non
ha potuto vedere il nostro Paese ridotto a una "telenovela di borgatari".
Noi, invece, ci siamo in questa telenovela di borgatari, ci apprestiamo a
celebrare il centenario della nascita del grande Montanelli e, nel frattempo,
per evitare di diventare borgatari anche noi, passiamo parola!
Ciao"
Ps: Giovedì 4 dicembre il blog sarà
presente con un inviato alla Corte dei Conti per l'udienza
sulle slot machine e sui 98 miliardi che dovrebbero allo Stato.
Il filmato sarà pubblicato sul blog. Vedi post dell'11 gennaio 2008: "Caccia
agli evasori".
I vostri video su: "Mediaset Über Alles"
Outfoxed
B-landestino. linno della campagna ...
La guerra tra sky e berlusconi sull ...
Cosa hanno fatto...
http://www.beppegrillo.it
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