
Testo:
"Buongiorno a tutti.
Non so se avete notato la miseria di questo dibattito sulla questione morale.
Il ritorno del dibattito sulla questione morale: i giornali pullulano di
interviste dei vari Pomicini, De Michelis, Di Donato.
Vari parenti di Craxi... persino Capezzone che dice che Veltroni dovrebbe
chiedere scusa a Bettino Craxi.
La questione morale, come al solito, viene usata per buttarsi addosso a vicenda
le proprie vergogne anziché guardarle e possibilmente cancellarle.
Tant'è che il massimo di risposta che sono riusciti a partorire i vertici del
PD, quando Berlusconi ha visto la questione morale - ovviamente soltanto la loro
e non la sua che è talmente gigantesca che non riesce nemmeno più a vederla,
data la statura fra l'altro - è stata: "ma tu hai portato in Parlamento
inquisiti e condannati".
Naturalmente hanno dimenticato i propri.
Il massimo che possono dire è "noi ne abbiamo di meno", come se ci si potesse
difendere o addirittura attaccare dicendo "noi abbiamo meno inquisiti e meno
condannati di te".
Bisognerebbe poter dire "noi non ne abbiamo".
Quando Grillo e tanti altri hanno proposto questa legge di iniziativa popolare
per cacciare i condannati dalle liste elettorali, anche se le firme raccolte
questa volta erano quelle giuste e nessuno ha potuto metterle in discussione,
nemmeno Carnevale, il Parlamento se l'è presa comoda, tant'è che non siano
ancora nemmeno arrivati a una discussione sul tema.
Lasciamo perdere queste menate di partiti che ormai stanno chiaramente
disfacendosi, sfarinandosi, dissolvendosi senza nemmeno che se ne rendano conto,
e vediamo di parlare dell'altro grande titolo che campeggia sui giornali da
quasi una settimana.
Cioè da mercoledì scorso, quando la procura di Salerno è scesa a Catanzaro per
sequestrare gli atti dell'indagine Why Not e comunicare a un bel po' di
magistrati calabresi e lucani che sono indagati per il mega complotto ipotizzato
contro Luigi De Magistris.
Il titolo che è andato in edicola e in onda a reti unificate e a edicole
unificate è "Guerra fra procure", "Guerra fra PM", "Scontro fra procure,
interviene Napolitano".
Questo è l'unico dato costante.
La prima riga del titolo serviva a giustificare la seconda: se c'è
effettivamente una guerra fra procure deve intervenire qualcuno a spegnare
l'incendio, e quindi meno male che c'è il Capo dello Stato.
La domanda è: ma davvero c'è una guerra fra procure? Davvero c'è uno scontro fra
PM? Davvero Salerno e Catanzaro stanno sullo stesso piano e si attaccano
vicendevolmente, ma abusivamente tanto da giustificare l'intervento del pompiere
del Quirinale e dei pompieri del Consiglio Superiore della Magistratura?
Vediamo. I fatti sono questi.
Qualche mese fa, De Magistris viene trasferito dalle funzioni che occupa e dalla
sede che occupa, cioè da Pubblico Ministero e da Catanzaro, dal Consiglio
Superiore che stabilisce come lui non possa più fare il Pubblico Ministero e non
possa più fare il magistrato a Catanzaro.
Quindi viene trasferito alla giudicante a Napoli.
Nel frattempo arrivano in pellegrinaggio alla procura di Salerno decine di suoi
inquisiti o di suoi superiori o colleghi che vogliono denunciarlo per enormi
nefandezze da lui commesse durante i tre anni di procura a Catanzaro.
Soprattutto, si concentrano sulle tre indagini importanti che De Magistris aveva
fatto e che, secondo questi denuncianti in processione, sono tutte quante
viziate da ogni sorta di nequizia.
L'indagine Poseidone, sui depuratori che si dovevano fare in Calabria e che sono
stati finanziati dall'Unione Europea con 800 milioni di euro e non se n'è mai
visto uno, di depuratore.
L'indagine sulle toghe lucane, per i comitati d'affari che collegano magistrati
della Basilicata, sui quali è competente a indagare Catanzaro e per questo se ne
stava occupando De Magistris.
Eppoi l'indagine Why Not, quella che, oltre a vari faccendieri, ex piduisti,
ufficiali dei servizi segreti, della Guardia di Finanza, politici, giornalisti
collusi, qualche mafiosetto di passaggio, aveva come principale imputato questo
Antonio Saladino, capo della Compagnia delle Opere che è il braccio
finanziario-affaristico di Comunione e Liberazione.
E, al suo fianco, una lobby trasversale di uomini politici che coinvolge
personaggi che stanno intorno all'allora presidente del Consiglio Prodi, che
viene lui stesso indagato ma non perché sia accusato di avere fatto qualcosa lui
personalmente, ma perché c'era uno di questi del suo giro coinvolto nei rapporti
poco chiari con Saladino, che utilizzava un cellulare in uso anche a Prodi.
Per vedere come veniva usato questo cellulare viene indagato Prodi, proprio per
poter chiedere al Parlamento l'autorizzazione a utilizzare e indagare su quei
tabulati.
Poi Mastella, l'ultimo degli indagati perché appena viene indagato, allora
ministro della Giustizia - siamo all'ottobre del 2007 - De Magistris si vede
togliere anche questa indagine.
Bene, queste tre indagini, secondo tutti questi processionari che vanno a
Salerno, sarebbero viziati da gravi reati commessi da De Magistris: fughe di
notizie, abusi.
Perché vanno a Salerno a denunciare De Magistris? Perché Salerno è competente a
indagare sugli eventuali reati commessi da magistrati di Catanzaro.
Per fortuna i magistrati di Catanzaro non possono indagare su se stessi, indaga
Salerno.
Se poi Salerno ha commesso irregolarità, indaga Napoli. Su Napoli indaga Roma,
su Roma indaga Perugia e così a catena.
Una volta c'erano le competenze incrociate tra le procure: Perugia indagava su
Roma e Roma su Perugia.
Brescia indagava su Milano e Milano su Brescia.
Genova su Torino e Torino su Genova.
Catanzaro indagava su Salerno e Salerno su Catanzaro.
Ma se io indago su Beppe Grillo e Beppe Grillo indaga su di me, alla fine può
capitare che, se siamo due poco di buono, ci mettiamo d'accordo: io non indago
su di te, tu non indaghi su di me, una mano lava l'altra e così continuiamo a
fare le nostre porcherie, indisturbati.
Ecco perché, nel 1998, furono cancellate le competenze incrociate e quindi si
stabilì che se io indago su Grillo, lui non può indagare su di me: su di me deve
indagare una terza persona, in modo che così non ci possiamo mettere d'accordo
perché non abbiamo il do ut des.
Quindi Salerno è competente per indagare sui reati dei magistrati di Catanzaro,
e lì arrivano coloro che vogliono denunciare De Magistris per quello che ha
fatto a Catanzaro.
Ma anche De Magistris a Salerno fa delle denunce: denuncia a sua volta i sui
superiori e alcuni suoi imputati, avvocati di suoi imputati, giornalisti al
seguito dei suoi imputati o dei suoi superiori, che secondo lui lo avrebbero
screditato, calunniato, isolato, espropriato delle sue inchieste.
Insomma, avrebbero creato i presupposti per levare prima le inchieste e poi lui.
Quindi i magistrati di Salerno non possono fare altro, perché ricevono queste
denunce, di De Magistris e contro De Magistris, essendo competenti devono
approfondirle per vedere quali sono fondate e quali no.
La legge glielo impone, è obbligatoria l'azione penale.
Ricevi una denuncia, devi verificarla.
Quindi cominciano a lavorare, per mesi e mesi, nessuno ne sa niente, di quello
che succede a Salerno.
Lavorano in silenzio, nessuno li ha mai visti in televisione, nessuno li ha mai
sentiti parlare, nessuno sa nemmeno che faccia abbiano i pubblici ministeri
Gabriella Nuzi e Dionigi Verasani e il loro capo che si chiama Luigi Apicella.
A un certo punto, questi tre magistrati di Salerno vengono sentiti dal Consiglio
Superiore: la prima volta nell'ottobre dell'anno scorso, quattordici mesi fa,
l'altra volta il 9 gennaio di quest'anno, undici mesi fa.
Vennero sentiti perché, fermo restando che loro si occupano delle questioni
penali, se ci sono reati negli uffici giudiziari di Catanzaro, il CSM si occupa
dei profili disciplinari e di incompatibilità.
Anche se non c'è un reato da parte di un magistrato, se si scopre che un
magistrato ha violato le regole deontologiche della sua professione deve essere
punito.
Se invece è in condizioni di incompatibilità, cioè non può stare in quel posto,
non per colpa sua ma perché magari è parente di qualche avvocato, amico di
qualche avvocato, fidanzato di qualche avvocato, fidanzato o parente o amico di
qualche indagato... non è colpa sua ma non è bene che stia lì, ma da un'altra
parte.
Trasferimento per incompatibilità ambientale oppure procedimento disciplinare
nel caso in cui un magistrato, pur non commettendo reati, abbia fatto delle
scorrettezze di tipo professionale.
Quindi, il CSM sente i magistrati di Salerno per capire che cosa sta emergendo.
Anche perché il CSM, in quel momento, deve decidere sul trasferimento proposto
dal procuratore generale della Cassazione in seguito alle ispezioni ministeriali
disposte prima da Castelli e poi, soprattutto, da Mastella contro De Magistris,
per incompatibilità ambientale con Catanzaro e funzionale con il ruolo di PM.
Vogliono capire che cosa sta emergendo per poter farsi un'idea di qual è il caso
De Magistris e, nello stesso tempo, farsi un'idea se ci sono altri, a Catanzaro,
che è meglio mandare via oppure sanzionare.
I pubblici ministeri di Salerno raccontano, per ore e ore, quello che sta
emergendo dalle loro indagini.
E quello che raccontano è clamoroso: dicono che le denunce contro De Magistris
si sono rivelate totalmente infondate.
Cioè non risulta che De Magistris abbia fatto nessuna scorrettezza, anzi dicono:
"le indagini di De Magistris sono corrette, non emergono reati a carico di De
Magistris" e quindi tutte le denunce che sono state presentate contro di lui,
erano decine e decine, saranno archiviate.
E infatti, pochi mesi dopo, arriva l'archiviazione per tutte le indagini su De
Magistris che viene liberato da ogni sospetto.
Le sue indagini erano doverose, tutto quello che ha fatto l'ha fatto bene, in
buona fede.
Anche l'iscrizione di Mastella sul registro degli indagati era doverosa, si
imponeva in base agli elementi che erano venuti fuori, niente da eccepire.
Il CSM dovrebbe prendere atto del fatto che, comunque, di è stabilito che De
Magistris si è comportato correttamente.
Il CSM se ne infischia e lo trasferisce con dei cavilli, che non sto qui a
spiegare ma poi vi dico, se volete approfondire, quali libri potete trovare che
lo spiegano.
Invece, i magistrati di Salerno, sempre nell'audizione al CSM del 9 gennaio di
quest'anno, raccontano anche che cosa sta emergendo sull'altro tipo di denuncia,
quella fatta da De Magistris contro quel comitato trasversale, quello che lui
chiama la nuova P2.
Non c'è più Licio Gelli, ci sono alcuni piduisti.
Ma non è un problema di ex iscritti alla P2, il problema è un network di persone
che dovrebbero controllarsi le une con le altre e che invece stanno pappa e
ciccia e si coprono a vicenda.
E quando arriva qualche magistrato che sta fuori dal network, libero e
indipendente come De Magistris, si coalizzano per andargli addosso e fare in
modo che se ne vada.
Quindi è necessario che ci siano magistrati, giornalisti, politici, avvocati,
faccendieri, imprenditori, qualche bel mafiosetto... eccetera.
Tutti insieme contro di lui, questa è la denuncia di De Magistris.
Queste denunce, secondo i magistrati di Salerno, si sono rivelate fondate.
Tant'è che dicono e rimane scritto nel verbale che firmano nell'audizione al
CSM, che De Magistris è stato costretto a lavorare "in un contesto giudiziario
fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, talvolta illeciti,
perché ci sono magistrati legati ad avvocati, imputati" che poi ricevono dei
favori, moltissimi favori.
Per esempio hanno ricevuto magistrati da Saladino, che ha fatto assumere loro
amici, parenti, nelle sue società e quindi ha un credito di riconoscenza, e
questi magistrati hanno un credito, e infatti si sono dedicati tutti a
interferire nel lavoro di De Magistris che su Saladino stava indagando.
Viene fuori, quindi, un quadro gravissimo.
Fermo restando che la procura di Salerno deve occuparsi dei reati di questi
magistrati di Catanzaro, il CSM dovrebbe prendere immediatamente la palla al
balzo per punire disciplinarmente o trasferire da Catanzaro tutti quelli che
risultano incompatibili.
Chi ha ricevuto favori, a Catanzaro, da un imprenditore calabrese come Saladino,
indagato in questa inchiesta, come minimo deve essere cacciato e mandato da
un'altra parte.
Invece il CSM non fa nulla: cioè trasferisce De Magistris, la vittima del
presunto complotto, ma gli autori del presunto complotto li lascia tutti al loro
posto.
Tant'è che, l'altro giorno, i magistrati di Salerno sono andati a perquisirli e
a notificargli che sono indagati e li hanno trovati tutti al loro posto, a
Catanzaro.
Pensate, se il CSM avesse fatto il suo dovere di mandarne via qualcuno, di
sospenderne qualcuno e di punirne qualcuno, l'altro giorno quando c'è stato il
blitz, avrebbe potuto dire "ma noi avevamo già provveduto, avevamo già risolto
il problema, adesso vedete se hanno commesso anche reati".
Paradossalmente, anche se il CSM ritiene che De Magistris meritasse di andare
via, anche gli altri dovevano andare via.
Se è vero che quando c'è una contesa si mandano via tutti, se questa è la prassi
che adotta il CSM, mandassero via anche quelli che hanno ostacolato De Magistris.
Invece no, sono rimasti tutti al loro posto e così l'effetto del blitz di
Salerno a Catanzaro è stato dirompente, perché stavano tutti lì, nell'esercizio
delle loro funzioni.
Come se nulla fosse stato detto a gennaio dai magistrati di Salerno, che avevano
avvertito il CSM di come stavano andando le indagini e quale direzione avrebbero
preso.
Questo è l'antefatto.
Noi abbiamo una procura che, per legge, deve indagare su quelle denunce e se le
ritiene fondate deve perseguire i reati commessi da questi magistrati di
Catanzaro.
Quindi cosa fanno? A un certo punto, dato che si stanno anche occupando
dell'insabbiamento delle indagini di De Magistris perché l'ipotesi d'accusa è
che sia stato privato delle sue indagini perché venissero date a colleghi più
malleabili, i quali con i soliti giochi di prestigio, stralci, archiviazioni,
parcellizzazione del materiale alla fine hanno insabbiato tutto.
Voi sapete che a De Magistris l'indagine Poseidone sui depuratori l'ha tolta il
suo capo, non appena ha indagato l'On. Pittelli di Forza Italia.
Pittelli è anche l'avvocato del procuratore capo, amico del procuratore capo
dell'epoca, Lombardi, il quale ha una seconda moglie che ha un figlio da un
altro uomo.
Il figlio della seconda moglie di Lombardi è socio in affari dell'On. Pittelli.
Possibile che il procuratore capo tolga a De Magistris l'indagine appena indaga
Pittelli che è socio del figlio della sua convivente?
Questo, per esempio, è il primo caso scandaloso.
Secondo caso: non appena viene indagato Mastella, il procuratore generale
Dolcino Favi, facente funzioni perché lui era l'avvocato generale dello Stato,
toglie a De Magistris anche l'indagine Why Not, dove sono indagati Prodi,
Mastella, Saladino e gli altri.
Con quale argomento?
Dicendo che dato che Mastella gli ha mandato gli ispettori e poi ha chiesto al
CSM di trasferirlo, allora De Magistris non può indagare su Mastella perché vuol
dire che ce l'ha con lui, è in conflitto di interessi.
In realtà è troppo comodo: è un po' come sostenere che nella favola del lupo e
dell'agnello ha ragione il lupo, che sta a monte e accusa l'agnello di
intorbidargli l'acqua a valle.
Lì non era Mastella vittima di De Magistris, era De Magistris vittima di
Mastella.
Non è che De Magistris ce l'aveva con Mastella, era Mastella che ce l'aveva con
De Magistris perché stava lavorando su di lui e quindi ha chiesto di trasferirlo
prima di essere indagato.
Poi De Magistris l'ha indagato e il procuratore generale gli ha detto che non
poteva indagare perché ce l'hai con Mastella!
Il ribaltamento totale della logica.
Tolta anche l'indagine Why Not, gli restava toghe lucane sul malaffare
politico-affaristico-giudiziario in Basilicata, dirompente anche questa perché è
un'indagine che coinvolge addirittura un ex big del CSM, cioè l'On. Bucicco,
sindaco di Matera, parlamentare di AN, un avvocato importante.
Anche lui indagato.
Quell'indagine, toghe lucane, insieme al fatto che coinvolge un sacco di
magistrati della Basilicata, De Magistris riesce a portarla a termine ma non
proprio fino alla fine.
Quando lo trasferiscono da Catanzaro a Napoli, ormai l'inchiesta è finita e
allora fa gli avvisi di chiusura delle indagini, cioè avvisa gli indagati che le
indagini sono finite e hanno venti giorni di tempo per chiedere un supplemento
istruttorio.
Dopodiché, farà le richieste di rinvio a giudizio e chiuderà il suo lavoro in
quell'indagine.
Bene, gli impediscono anche di fare quei venti giorni per poter scrivere le
richieste di rinvio a giudizio.
Lo cacciano da Catanzaro, fisicamente, un attimo prima che lui sia riuscito a
scrivere le richieste di rinvio a giudizio.
Nessuna, quindi, delle tre indagini clamorose si è conclusa con la firma di De
Magistris.
Perché dico questo? Perché il CSM sapeva che i magistrati stavano scoprendo che
queste indagini gli erano state tolte per brutti fini.
Sapeva che secondo la procura di Salerno competente, aveva ragione De Magistris
e torto i suoi avversari.
Sapeva soprattutto, il CSM, perché la procura di Salerno lo informava, che da
mesi la procura di Salerno stava chiedendo a quella di Catanzaro la copia degli
atti delle indagini Why Not sulla quale si stava, appunto, indagando per
verificarne l'eventuale insabbiamento.
Una volta l'hanno chiesta, due volte, tre, quattro... sette volte la procura di
Catanzaro rifiuta a quella di Salerno l'invio delle copie di questa indagine.
Ecco perché l'altro giorno c'è stato il blitz: perché quelli di Salerno, che
ormai aspettavano da quasi un anno quegli atti e se li vedevano negare
illegalmente - non puoi rifiutarti di esibire un atto che un magistrato
competente ti chiede - sono andati a prenderseli.
Con la polizia giudiziaria sono andati lì, hanno spazzolato tutto ciò che c'era
nelle cassaforti, cassetti, uffici e anche nelle abitazioni.
Nei computer privati dei magistrati.
Dice: "ma uno è stato denudato".
A parte che quelli di Salerno dicono che non è vero, ma in ogni caso se uno è in
pigiama e si cerca un pen drive e non lo si trova, per evitare che se lo sia
messo nelle mutande è giusto perquisirlo anche corporalmente, è una cosa che
succede a chiunque venga perquisito quando si cerca non un transatlantico ma un
temperino!
I magistrati sono soggetti alla legge come tutti gli altri.
Quello era un magistrato indagato, quello che è stato forse perquisito anche nel
pigiama.
Se gli davano le carte, non andavano a prenderle. Non gliele hanno date: sono
andati a prendersele.
Illegalmente? No, con un provvedimento di sequestro perfettamente motivato.
Sono 1700 pagine. Se qualcuno ha voglia di farsi un'idea precisa su questo caso,
gli suggerisco di perdere una giornata e di leggersi almeno le parti
sottolineate di questo decreto di perquisizione, che è rintracciabile sul blog
di Carlo Vulpio, giornalista valoroso del Corriere - che infatti non viene più
fatto scrivere su questa storia, carlovulpio.it, e sul nostro
www.voglioscendere.it.
Se la leggete scoprite un sacco di cose scandalose, delle quali i giornali,
salvo rare eccezioni, non parlano.
Perché parlano di guerra fra procure, che non esiste.
Salerno legittimamente va a prendersi le carte e a fare le perquisizioni, è
competente.
Catanzaro fa una cosa che non potrebbe fare: il procuratore generale di
Catanzaro se ne va in TV a dire che l'atto di Salerno è eversivo e in realtà
compie lui un atto che se non è eversivo sicuramente è poco regolare.
Perché incrimina lui i colleghi di Salerno che lo hanno incriminato, come se
fosse competente lui!
A parte che lui è un procuratore generale e non può indagare, può farlo il
procuratore capo.
Ma soprattutto lui è procuratore generale di Catanzaro e i reati di Salerno li
valuta Napoli, quindi se voleva denunciare dei reati di Salerno doveva fare un
esposto a Napoli.
Poi se sei parte in causa, addirittura indagato, come puoi pensare di indagare
sui tuoi indagatori!
C'è un conflitto di interessi clamoroso, e infatti per legge chi è parte in
causa, da magistrato, deve astenersi in un processo.
Non c'è una guerra fra due cattivi: c'è un atto legittimo e doveroso della
procura di Salerno al quale si risponde con atti abusivi e abnormi da parte di
quella di Catanzaro.
E' questa che viene definita la guerra fra procure, perché bisogna fare pari e
patta.
Allora come si fa a controbilanciare l'abominio di quello che ha fatto
Catanzaro? Bisogna addebitare qualcosa a Salerno.
E dato che Salerno non ha fanno nulla di male, ecco che ci si inventa il fatto
che li hanno fatti denudare, anche se non è vero - c'è stata forse una
perquisizione corporale di un indagato in pigiama, visto che erano le 7 del
mattino -, si inventa che sarebbe abnorme il decreto di sequestro degli atti
solo perché è di 170 pagine.
Perché, c'è una legge che stabilisce quante pagine deve avere un decreto?
Se ne facevano due, di pagine, avrebbero detto "son due paginette, non c'è
niente, è tutto campato per aria".
Se lo motivi bene, con 1700 pagine, non va bene lo stesso.
E poi dicono: "sono andati a sequestrare l'originale di un fascicolo giudiziario
in corso, bloccando l'attività di indagine".
A parte che languivano per conto loro da mesi, da quando le avevano tolte a De
Magistris, ma è chiaro che il sequestro serviva a fare le fotocopie, cioè ad
avere quella copia che Catanzaro non aveva mai mandato.
Non è che bloccavano per sempre le indagini.
Bene, per queste quisquilie il Capo dello Stato ha addirittura chiesto gli atti
dell'indagine a Salerno, prima di fare lo stesso con Catanzaro.
Come se Salerno dovesse rendere conto al Capo dello Stato di quello che fa.
Questo sì è un atto inaudito, mai visto, mai sentito: il Capo dello Stato che
chiede degli atti a una procura.
Come si deve sentire un magistrato di Salerno se il Capo dello Stato gli chiede
gli atti quando lui sta facendo semplicemente il suo mestiere, il suo dovere
previsto dalla legge?
Apoteosi finale: il CSM nel giro di 24 ore - non so come abbiano fatto a
leggersi 1700 pagine in 24 ore, io ci sto provando da giorni e ancora non sono
riuscito a finire - valuta il tutto con la rapidità della luce e propone al
plenum di trasferire sia il procuratore generale di Catanzaro, quello che ha
detto che i suoi colleghi erano eversori, sia quello di Salerno che ha fatto
semplicemente il suo dovere!
Pari e patta, guerra fra procure.
Ecco perché i giornali e i politici hanno detto "guerra fra procure", perché
dovevano coprire un atto incredibile come quello commesso dal Capo dello Stato,
mai visto, e uno altrettanto incredibile fatto dal CSM.
Facciamo finta che De Magistris abbia torto, che abbia sbagliato tutto, che sia
un incapace come ci viene raccontato.
Allora, per quale motivo non si lascia che concluda le sue indagini? E non si
lascia che Salerno, competente su quella faccenda, concluda le sue?
Se è un incapace e viene sempre smentito dai giudici, dai GIP, dai tribunali del
riesame, lasciate che finisca le sue indagini, che finisca davanti a un GIP o a
un riesame che gliele bocci.
Così fa brutta figura De Magistris!
Perché, invece, gliele tolgono sempre prima in modo da consentirgli di dire che
gliele hanno impedite di concludere?
Allora vuol dire che hanno paura che non sia così incapace. Hanno paura che
abbia scoperto delle cose molto gravi, altrimenti se uno deve andare a sbattere
lascialo andare a sbattere, no?
Allo stesso modo, se ha torto, si lasci che concluda la procura di Salerno. Se
poi la procura di Salerno ha a sua volta torto, ci sarà un GIP, un tribunale del
riesame, un tribunale normale, una corte d'appello, una Cassazione che darà
torno a Salerno.
Perché impedire a Salerno di andare avanti con questi atti violenti,
trasferimento del capo, ispezioni ministeriali del solito Alfano, avvertimenti
strani del Capo dello Stato, CSM scatenato, politici e giornali pure?
Viene persino il dubbio che loro l'abbiano capito chi aveva ragione e chi aveva
torto.
Però devono continuare a raccontarci che sono tutti uguali, che c'è una guerra
fra bande così hanno la scusa per mettere le mani sulla giustizia.
Una volta si pensava alla Berlusconi che le mani sulla giustizia le potesse
mettere la politica contro il volere della magistratura, adesso si sta cercando
di coinvolgere una parte, la peggiore, della magistratura, il peggior CSM che si
sia mai visto, e un Capo dello Stato che sicuramente non sta brillando per le
sue funzioni di garanzia, proprio perché collaborino tutti quanti alla
normalizzazione di quei pochi magistrati e quelle poche procure che ancora fanno
il loro dovere senza guardare in faccia a nessuno.
Per fortuna la verità è più forte di qualunque pressione, per cui chiusa una
porta esce dalla finestra, chiusa la finestra la verità rompe il vetro.
Quindi, chi pensava di archiviare il caso De Magistris e quello collegato della
Forleo, adesso è di nuovo preoccupato perché cacciati i due magistrati, la
verità sta tornando fuori più prepotente che mai.
Per chi la vuole conoscere fino in fondo suggerisco, per Natale, dei libri: Roba
Nostra di Carlo Vulpio, pubblicato da Il Saggiatore; Il caso De Magistris, di
Antonio Massari pubblicato da Aliberti; Il caso Forleo, sempre di Antonio
Massari pubblicato sempre da Aliberti.
Poi c'è il nostro vecchio Toghe Rotte di Bruno Tinti, che spiega i meccanismi, e
c'è il nostro Mani Sporche dove c'è l'inizio del caso De Magistris. Poi tutti
gli sviluppi li trovate in un libro che sta per uscire, Per chi suona la banana,
pubblicato per Garzanti, che raccoglie gli articoli che ho dedicato anche a
questi casi sull'Unità.
Vi saluto e come al solito, dopo la lettura, passate parola!"
http://www.beppegrillo.it
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