
Carlo Vulpio
Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le
inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane". Scriveva per il
Corriere della Sera. Il 3 dicembre è stato licenziato. Nel suo ultimo
articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di
imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla
denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto
una telefonata in cui è stato sollevato dall'incarico da
Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il
tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.
Mieli, lo dica qui in Rete prima che la riducano come i giornali servi del
potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha
telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro
del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in
altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe
stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la
direzione del Tg1.
Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla
Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è
come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di
ogni sospetto.
Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:
"Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse
«circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di
Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente
accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da
Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos,
sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di
Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e
Dionigio Verasani.
Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e
uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why
Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei
magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle
e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati
"favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella,
il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di
Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe
Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter
Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe,
Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di
Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia,
Antonio Saladino.
Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani,
infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno
stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul
marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è
riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito).
La seconda
andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente
Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura
chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione,
Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il
sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle
Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l'
accusa per far trasferire de Magistris.
Ce n' è anche per l' Associazione
nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti.
Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in
Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris.
Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino
e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti
s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm.
Nel decreto di
perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso
in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris
"Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi,
il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore
generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare
Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino.
Ma accusano
anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il
sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De
Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in
eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il
procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di
Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare
non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui
iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de
Magistris e disintegrarlo professionalmente".
Poi, dicono i pm campani, Iannelli,
per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia
Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata
arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare."
Carlo Vulpio,
www.carlovulpio.it
http://www.beppegrillo.it
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