Comunicato stampa
Intervista sulla Lettera
aperta agli uomini
Questa è un’intervista per
“persone meravigliose, uomini e donne animati da piccoli e grandi ideali,
accomunati dalla stessa passione per la giustizia e l’uguaglianza e dallo stesso
desiderio di pace tra gli uomini e i popoli tutti”. Insomma, è un’intervista
dedicata alla maggioranza dei cittadini di questo mondo, inclusa lei, Elisabetta
Galli, l’autrice di una significativa, graffiante, a tratti velenosa ma mai
polemica, sagace e persino sarcastica “Lettera aperta agli uomini”. Un libro
spiazzante e ricco di umanità edito da Infinito edizioni nel gennaio 2009, con
un’ottima prefazione del giornalista Raffaele Masto.
Riportiamo qui l’inizio
dell’intervista a Elisabetta Galli a cura di Luca Leone.
Elisabetta, la prima domanda è
quanto di più scontato ma, da uomo, non posso non portela: che cosa scrivi a noi
maschietti nella tua lettera?
Altrettanto scontata è la mia
risposta: scrivo una lettera, intima e accorata, ma aperta ad ogni confronto e
discussione con voi maschi, specialmente con quelli della mia generazione, con
cui non ho avuto un rapporto né buono né facile. Diciamo che si tratta di una
specie di urlo, lo sfogo di un’anima, una messa in discussione di tutti quei
principi su cui, ipocritamente, molti uomini hanno detto di voler fondare una
relazione, la comunicazione con l’universo femminile, ma finiscono invece molto
spesso per affossarla. E non in malafede, mi preme sottolinearlo, ma proprio
perché non riescono a capire. Si fermano prima, non ce la fanno.
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
Nell’ambito della
manifestazione Libri e Diritti
vi invita alla presentazione
del libro
Il
memori@le della collina
di Andrea Griseri
prefazione di Federico
Audisio di Somma
con un saggio di Marco
Revelli
mercoledì 11 febbraio ore
18,00
presso
la biblioteca civica D.
Bonhoeffer
corso
Corsica, 5 Torino
Interverrà: Franco Pezzini
Sarà presente l’Autore
Una fiaba
ecologica che narra del paesaggio e dell’ambiente perduti
La mite e
saggia follia che coglie uno psichiatra nella sua disperata, grottesca,
titanica, divertente lotta per salvare una collina dalla cementificazione e
dalla lottizzazione. È questa la chiave usata per affrontare la più attuale
delle realtà italiane: la devastazione del territorio di tutti per
l’interesse economico di pochi.
«La
follia sembra sancita da una forza superiore e coinvolge, insieme al destino
del protagonista, l’ecologia di un mondo perduto»,
spiega nell’introduzione Federico Audisio di Somma, vincitore del premio
Bancarella, cogliendo dietro l’ordito della narrazione il significato nascosto e
metaforico della collina.
Il
Memori@le della collina è soprattutto è una metafora dai molteplici
significati, perché «folli, più folli dei pazienti rinchiusi nella casa di
cura del prof. Geremia, sono i protagonisti “normali” del racconto. Quelli,
appunto, che dovrebbero incarnare la “normalità” del nostro modo di vivere
quotidiano: il geometra cementificatore, gli impresari edili, ingegneri,
architetti, persino il Sindaco, che svende l’habitat della propria comunità
territoriale con svagata nonchalance» (dal saggio finale di Marco Revelli).
L’autore:
Andrea Griseri
ha scritto tre
romanzi, numerosi racconti e la sceneggiatura
Il fungo di
metallo.
Ha anche all’attivo un progetto realizzato con Norma Colombero. È laureato in
Scienze politiche con una tesi sul tema, purtroppo attualissimo, della “Teoria
della guerra giusta”. È impegnato da sempre nelle battaglie ambientaliste.
Comunicato stampa
Iran, 1979 – 2009 Ripensare
la rivoluzione trent’anni dopo di Antonello Sacchetti
Trent’anni sono tanti. Come
giudicare in modo obiettivo un fenomeno che appartiene ormai alla storia? Che
cosa rimane della rivoluzione iraniana del 1979? In un recente incontro a Roma
l’hojatoleslam (esperto di Islam di grado appena inferiore a quello di
ayatollah) Hassan Jusufi Eshkevari ha provato a tracciare un bilancio di questi
30 anni.
Eshkevari, dopo anni di
prigionia in Iran, appare oggi come un uomo provato dalle sofferenze, ma
pacatamente convinto delle sue idee. In maglione, senza turbante, comincia il
suo intervento con il tradizionale “Be name Khoda”, “Nel nome di Dio”, formula
con cui in Iran devono cominciare tutti i discorsi pubblici. Il suo bilancio di
30 anni di Repubblica islamica si basa sui 5 grandi obiettivi che la rivoluzione
si poneva:
1-
Libertà. In tutti
i campi, con l’eliminazione di ogni tipo di censura.
2-
Indipendenza. Iran
unito e non più sottomesso alle potenze straniere.
3-
Democrazia e
partecipazione del popolo alla vita politica.
4-
Sviluppo e
modernizzazione.
5-
Giustizia sociale.
Cosa è stato realizzato di
questi punti? Libertà e democrazia sembrano ancora lontane. Più complesso il
discorso per quanto riguarda lo sviluppo e la giustizia sociale. Forse l’unico
obiettivo centrato in pieno è l’indipendenza (estghlal). Ma non sarebbe nemmeno
corretto affermare che la rivoluzione è stata un fallimento totale. Cerchiamo
quindi di guardare all’Iran senza i paraocchi del pregiudizio ideologico e
cercando il più possibile di calarci nel contesto locale. Di Iran si parla
sempre a proposito del programma nucleare e del suo controverso presidente.
L’Iran come problema, in poche parole. Siamo ormai abituati a vedere la
Repubblica islamica come istituzione identitaria e permanente di quel Paese,
quasi facesse parte della sua geografia e a Teheran governassero da sempre i
“turbanti”. Questo anche perché oggi la maggior parte degli iraniani (circa il
30% dell’intera popolazione) è nata dopo la rivoluzione e non ha una memoria
diretta della cacciata dello scià e dell’avvento di Khomeini. Per noi
occidentali, l’errore più grave è considerare l’Iran un monolite di estremismo “fondamentalista”.
Quando poi ci capita di visitare Teheran rimaniamo sempre colpiti dalla
differenza tra ciò che vediamo e quello che abbiamo appreso dai mass media.
L’Iran è un Paese giovane, mediamente più istruito, più aperto e più moderno di
tutti gli altri Paesi mediorientali. Definirlo “regime degli ayatollah” è molto
sbrigativo e non serve a rispondere a un quesito basilare: perché quel sistema
politico resiste, nonostante sia in crisi evidente ormai da anni?
Comunicato stampa
Continua il
progetto Open Book
Il 7 e 8 marzo 2009 si terrà a
Modena la seconda edizione di Book, Fiera della piccola
e media editoria organizzata, sostenuta e promossa da Infinito
edizioni, associazione Progettarte e Comune di
Modena.
Nella cornice della
manifestazione, le Biblioteche del Comune di Modena in
collaborazione con XoMeGaP
e KULT Underground/KULT
Virtual Press hanno lanciato Open Book, un
progetto aperto per la realizzazione di un 'romanzo collettivo'. L'iniziativa è
rivolta a tutti gli appassionati di scrittura e 'culminerà' nella presentazione
di un e-book, liberamente scaricabile dal sito di
Zona Holden,
durante l'incontro conclusivo di Book Modena l'8 marzo 2009. Sono proposte tre
linee narrative, a cui si può partecipare liberamente collegandosi ai seguenti
blog su cui si trovano tutte le informazioni necessaie:
On line sono pubblicati i vari
capitoli dei racconti a seconda dei generi, contribuendo così a un aggiornamento
in tempo reale i vari siti collegati al progetto di Book Modena. Le
prossime scadenze per inviare i nuovi capitolo sono il 14 febbraio per la
sezione giallo/noi e narrativa mentre per la sezione fantasy c’è tempo fino al
15 febbraio.
Aspettiamo i vostri contributi!
La casa editrice
Infinito
edizioni
Nell’ambito della Maratona
d’amore
presenta delle letture del
nuovo libro
Lettera
aperta agli uomini
di Elisabetta Galli
prefazione di Raffaele
Masto
sabato 14 febbraio, dalle
16,00 alle 20,00
presso la libreria
Mondadori Multicenter
Piazza Duomo, 1 (spazio eventi
3° piano) Milano
Sarà presente l’Autrice
L’universo
maschile e quello femminile? Scontro e incontro
Una donna
parla agli
uomini di tre generazioni per superare – con un testo carico di ironia e
passione – decenni di incomprensioni stratificate tra i due sessi.
Il libro è
un
salvagente a un genere maschile ormai culturalmente e moralmente al capolinea.
“Il libro di Elisabetta? Un atto
liberatorio non solo per noi, ma anche per i nostri figli!”
(dalla prefazione di Raffaele Masto)
L’autrice
Elisabetta
Galli è insegnante. Ha pubblicato La solitudine e le foglie (Nuovi
Autori, 1997), e Argentina (White Star, 2002). Il volume è sostenuto da
Radio OKmusik e dal
Comitato intercomunale della Pace del magentino.
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
presenta in collaborazione con
Whipart onlus
Misteri
Persiani
I volti
nascosti dell’Iran
di Antonello Sacchetti
introduzione di Amir
Madani
domenica 15 febbraio, ore
19,00
presso
il
Dimmidisi, via dei Volsci 126/b, (S. Lorenzo),
Roma
Sarà presente l’Autore
Il programma della serata
prevede le mostre fotografiche di Federico Faeta e Gabriele Tosto,
e il concerto jazz di Alessandro Papotto e Antonio Zappulla.
Aperitivo con buffet – ingresso 10 Euro
(comprensivo di consumazione)
Un Paese
ricco di storia e cultura
in un viaggio affascinante tra i suoi “misteri”
Dal 1979 per la maggior parte
degli occidentali l’Iran è sinonimo di fondamentalismo islamico, di
terrorismo, di pericolo. Le cronache hanno ridotto la Persia a
“problema”, offuscando 2.500 anni di storia.
Molto prima di Khomeini e
Ahmadinejad, l’Iran ha dato i natali a Ciro il Grande, Rumi, Avicenna, Hafez e
Khayyam. Una storia che ci porta in una terra di bellezze assolute e
ingiustizie profonde. Una storia complessa, affascinante e misteriosa. E
troppo spesso sottovalutata. Una storia di musulmani sciiti,
zoroastriani, cristiani ed ebrei.
La ricchezza di etnie e
culture diverse che convivono dai tempi dell’Impero Persiano è il “mistero”
dell’Iran, in cui soltanto il 51% della popolazione è di etnia persiana. Un
Paese che continua a svolgere anche
nel XXI secolo il ruolo di cerniera tra Europa ed Estremo Oriente. La
nostra storia, il nostro vocabolario e persino la nostra tavola devono molto
all’Iran.
Che ci piaccia o meno,
dovremo fare i conti ancora per molto tempo con questo Paese. E nel confrontarci
con l’Iran dovremmo sempre essere consapevoli della grandezza della sua storia e
della sua cultura.
“L’Autore, per l’acutezza delle
osservazioni, sembra un diretto discendente dei grandi viaggiatori europei da
Marco Polo ad Ambrogio Contarini e soprattutto del romano Pietro della Valle,
che raggiunse la corte dei re sufi nel XVI secolo”
(dall’introduzione di Amir Madani).
Il libro è patrocinato da
Il cassetto (www.ilcassetto.it)
L’autore:
Antonello Sacchetti è nato a
Roma nel 1971. Giornalista, è fondatore e direttore responsabile della rivista
telematica Il cassetto-L'informazione che rimane
(http://www.ilcassetto.it). In passato ha lavorato per le sezioni italiane di
Amnesty International e Save the Children Italia e come redattore in diverse
testate. Ha scritto il saggio I ragazzi di Teheran (Infinito edizioni,
2006). Per contattarlo: antonello.sacchetti@gmail.com
T COME
TEATRO
Targa
d’Argento del Presidente della Repubblica
presenta
Sabato 14 febbraio 2009 -
ore 21.00
Teatro Storchi - Modena
FUORI DAL CORO
Banda Osiris
& Corale Gazzotti
Progetto speciale in Prima assoluta
La vera
storia del Canto
Si canta da sempre. L’idea del
canto, che poi è l’idea stessa di musica, è dentro le radici della nostra
storia e come tutti gli archetipi, si presta in modo naturale alla
dissacrazione.
In questo concerto-spettacolo
la creatività illimitata della Banda Osiris sfrutta come strumento
didattico un coro di tradizione colta - il Coro Gazzotti di Modena - e ne
stravolge con libertà assoluta meccanismi e tecniche.
Nasce così una storia del
canto esilarante, irriguardosa e rigorosa insieme, dove il gregoriano può
essere rock, il canto popolare una costola del punk, la polifonia un gioco pop e
l’opera lirica pura fiction. Un mondo più vero del vero dove il coro ha un’anima
propria incontrollabile e può sopprimere il direttore in concerto, giocare
con il pubblico, farsi possedere dal suono più grezzo ma anche continuare a
esprimere bellezza e armonia.
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
presenta
Uomini e
belve
Storie dai
Sud del mondo
di Luca Leone
prefazione di Enzo Nucci
introduzione di Angelo
Lallo
Testimonianze
da tre continenti sulla belva che è in ciascuno di noi
e sulle mostruosità della guerra e della povertà
«Sono stata una dissidente
fin dai tempi del regime comunista, quando la Georgia era parte dell’Unione
sovietica, ma non ho mai fatto politica per professione. Inseguo solo un mio
sogno, uno stile di vita che si fonda sul rispetto dei diritti e della libertà
di ogni essere umano. Al regime comunista questo non è mai piaciuto. Fu così
anche per mio padre. Era laureato in filosofia e, in particolare, insisteva sul
concetto di libertà dell’anima. Questo suo impegno intellettuale lo aveva reso
un pericolo per il regime. La repressione staliniana lo fece sparire, a Tbilisi,
quando avevo 2 anni. Era il marzo 1947. Due mesi dopo, a maggio, nacque mia
sorella. Il parto non ebbe complicazioni. Ma la bimba scomparve…»
La testimonianza di
Tsiuri-Celeste è il filo rosso che porta Luca Leone, autore di “Uomini e belve”
a raccontare la Georgia di oggi, devastata dalla violenza dell’attacco russo,
partendo dalla Georgia di ieri.. Un Paese distrutto dalla violenza, lacerato
dalla politica sovietica prima, russa poi, fino alla recente aggressione di
Mosca.
Quello sulla Georgia è solo
uno dei capitoli dedicati, in “Uomini e belve”, alle guerre di ieri e di oggi
che devastano la convivenza civile, distruggono intere generazioni e servono
solo da motore di arricchimento e potere per un gruppo ristretto di faccendieri
internazionali, alcuni dei quali siedono nella stanza dei bottoni.
Il libro riferisce storie di
vita vissuta dai Sud del mondo d’Europa (Georgia, Cecenia, Romania, Italia,
Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo), Africa (Sierra Leone, Liberia, Togo, Burkina
Faso, Etiopia, Eritrea) e America (Canada, Cuba, Ecuador, Bolivia).
“Luca Leone tiene saldamente ferma la barra
del suo timone sull’Uomo che resta l’unico, solo e imprescindibile argomento di
ricerca. Egli stesso ricorda che ‘in guerra, anche in conflitti considerati di
liberazione, non ci sono mai buoni o cattivi. Quelli li creano i media’…”
(dalla prefazione di Enzo Nucci).
“Uomini
e belve è un libro inquieto, politico, perché rammenta alle diplomazie le
loro responsabilità. L’autore racconta, con dati e fatti, eventi poco
menzionati, polverizzando le certezze di una Storia dozzinale servita all’ora di
cena a uomini e donne sempre più distratti” (dall’introduzione di Angelo
Lallo), poiché “la macchina della guerra ha le sue logiche di potere, che
non sempre sono facilmente o immediatamente comprensibili da uno spettatore
distratto” (padre Gerardo Caglioni).
Il libro è patrocinato da Pl@netnoprofit (www.planetnoprofit.org)
e sostiene il progetto
Aliment-azione 2008,
che si occupa di sviluppare una cultura della sicurezza alimentare in condizioni
di igiene e corretta alimentazione a Rufisque, in Senegal.
L’autore
Luca Leone, giornalista e
saggista, è nato nel 1970 ad Albano Laziale (Roma). Ha scritto e scrive per
diverse testate. È co-fondatore e direttore editoriale della casa editrice
Infinito edizioni. Ha firmato, tra l’altro, i saggi Infanzia negata,
Prospettiva edizioni, 2003; Il fantasma in Europa. La Bosnia del dopo Dayton
tra decadenza e ipotesi di sviluppo, Il Segno dei Gabrielli, 2004;
Anatomia di un fallimento. Centri di permanenza temporanea e assistenza (a
cura di), Sinnos editore, 2004; Srebrenica. I giorni della vergogna,
Infinito edizioni, 2005 (prima edizione) e 2007 (seconda edizione); Sotto il
mattone. L’avventura di cercare casa, Infinito edizioni, 2007. Per
contattarlo: direzione.editoriale@infinitoedizioni.it
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