Testo: "Buongiorno a tutti. Oggi diamo un po' di notizie che sui
giornali avete trovato taroccate, ribaltate o addirittura taciute. Sono notizie
che appartengono tutte a una nuova tendenza del giornalismo italiano, sempre con
le dovute e sempre più rare eccezioni, cioè che se un processo va a finire male
per un uomo potente non se ne parla o si minimizza, se va a finire bene per
l'uomo potente che ne esce in qualche modo allora grande enfasi. Se ne parla con
grande strepitio e strombazzamento; viceversa, i processi ai poveracci possono
andare solo in una direzione: male per loro, perché se vanno bene per loro è uno
scandalo e immediatamente si insorge contro le scarcerazioni facili, le
assoluzioni facili e il buonismo. Cosa che peraltro accade sempre quando sotto
processo c'è un potente: i processi ai potenti si concludono regolarmente con
polemiche furibonde sui magistrati, sia che il processo sia finito con
un'assoluzione, un'archiviazione o un proscioglimento sia che il processo si
concluda con una condanna o un rinvio a giudizio.
La macchina del complotto perpetuo
Perché dico questo? Perché hanno inventato la macchina del complotto
perpetuo. Faccio un esempio: se un potente viene indagato e rinviato a giudizio,
ecco la polemica sull'appiattimento del giudice che si siede sulla linea del
pubblico ministero, ne sposa acriticamente le tesi e quindi bisogna separare le
carriere perché il fatto che il giudice dia ragione al PM indica che c'è stato
un complotto fra magistrati. Questo nel caso di condanna o rinvio a giudizio,
insomma di esito negativo per il potente. Se uno viene indagato e poi archiviato
o prosciolto o assolto, polemiche perché è stato perseguitato per anni e ora
finalmente un giudice ha riconosciuto la verità, ha fatto cadere il teorema dei
PM. E' la prova che c'era un complotto.
Se un processo va male a un potente è la prova che c'è il complotto, se
il processo va bene al potente è la prova che c'era un complotto e meno male che
il giudice, sia pur tardivamente dopo anni di calvario, ha sventato il complotto
ai danni del potente. Questo è la tendenza, ricorderete che a dicembre eravamo
continuamente perseguitati da una serie di notizie e da una serie di commenti:
le notizie erano quelle che riguardavano uomini politici nazionali, regionali e
locali che finivano sotto inchiesta per vari scandali - c'era stato un
addensarsi di scandali che coinvolgevano, tra l'altro, molte giunte di
centrosinistra come il caso di Napoli, dell'Abruzzo, di Pescara, di Firenze,
della Basilicata, della Calabria – dopodiché alcune vicende vanno avanti, altre
si fermano, altre vengono ridimensionate com'è fisiologico nei processi.
Noi avevamo tutti i giorni questi articoloni sul Corriere della Sera di
questi super tromboni che parlano di giustizia senza nemmeno sapere di cosa
stanno parlando, questi giuristi per caso che parlano della giustizia come i
cazzari nei bar e nei biliardi fanno la formazione della nazionale di Calcio, i
quali non la finivano più di dire: “ecco, il GIP ha ridimensionato l'accusa del
Pubblico Ministero” oppure “il PM li voleva mettere dentro e il GIP li ha messi
fuori” oppure “il GIP li ha messi dentro ma è intervenuto il Riesame e quindi è
la prova che le Procure complottano, che bisogna separare le carriere”.
Sublime stupidaggine perché stavano appunto parlando di Riesami che si
stavano dissociando dai GIP o di GIP che si dissociavano dai PM, a dimostrazione
del fatto che la dialettica c'è e che non è vero che gli uni danno sempre
ragione agli altri solo perché sono colleghi nella stessa carriera. Questo era
quello che ci dicevano fino a un paio di mesi fa. Poi silenzio e naturalmente
adesso arrivano notizie di quelle indagini di cui si parlava allora, e anche di
indagini di cui si parlava un anno fa.
Che fine hanno fatto i processi ai Mastella?
Per esempio: tredici mesi fa, credo fosse il 16 gennaio 2008, apprendemmo,
una mattina, che avevano arrestato la moglie di Clemente Mastella. La signora
Sandra Lonardo, presidente del Consiglio Regionale della Campania, era finita
agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione e altri reati. Era stata
indagato lo stesso giorno Clemente Mastella, era stato messo ai domiciliari il
loro consuocero, l'ingegner Carlo Camilleri, e avevano arrestato e/o indagato
una dozzina di esponenti dell'Udeur, per lo più amministratori pubblici di
regione, comune di Napoli e comuni della Campania dell'Udeur, il partito di
Mastella, che era ministro della Giustizia.
E' bene ripeterselo perché è talmente grossa che Mastella abbia fatto
il ministro della Giustizia che uno magari se ne dimentica o pensa sia una
battuta: no, Mastella era veramente il ministro della Giustizia nel governo di
centro sinistra che poi, naturalmente, ha ceduto il passo a Berlusconi. Bene,
tredici mesi dopo la notizia l'ho trovata sulla cronaca locale di Napoli del
Mattino, non è una notizia che avete potuto leggere salvo forse qualche
microscopico trafiletto di quelli che si riescono a individuare col microscopio
elettronico. La notizia è che tredici mesi dopo l'esplodere dello scandalo a
Santa Maria Capua Vetere la procura di Napoli ha chiuso le indagini, ha
depositato gli atti. Questo è il titolo del Mattino di Napoli dell'altro giorno:
“Concussione, Mastella verso il processo. Avvisi di chiusura indagini per l'ex
guardasigilli, la moglie e altri ventidue indagati”.
Il problema è che quando fu avviata l'indagine, quando si arrivò a scoprire
che c'era l'indagine, cioè quando furono compiuti i primi atti pubblici,
l'arresto e gli avvisi di garanzia, e si lessero le carte di questo processo, si
lesse il mandato di cattura, si lessero gli avvisi di garanzia, gli inviti a
comparire, c'erano ovviamente le fonti di prova in base alle quali questi
signori – il ministro della giustizia dell'epoca, la sua signora presidente del
Consiglio regionale – erano accusati e c'erano molte intercettazioni, oltre alle
testimonianze di vari personaggi.
C'erano maneggi per sistemare gente nelle varie ASL, nei vari ASI, nei vari
enti territoriali industriali; c'erano minacce per far andare una carica a
questo piuttosto che a quello; c'erano lottizzazioni e tutti i giornali si
affrettarono a dire: “ma dov'è lo scandalo?”. Anzi, fecero scandalo del fatto
che i magistrati avessero ritenuto che quelli fossero reati, tutti intitolarono:
“Così fan tutti”. Così fan tutti un corno, perché se così fan tutti, tutti
dovrebbero finire in galera visto che tutto ciò è vietato dalla legge; in ogni
caso, per fortuna, non è vero che così fan tutti perché di Mastella ce n'è tanti
ma non si può dire che tutti gli italiani o tutti i politici italiani siano come
lui.
In ogni caso avevano preso lui e la sua signora. Era stato detto: “ma
l'indagine fatta da Santa Maria Capua Vetere è viziata perché non è competente,
infatti il GIP dopo avere disposto le misure ha trasmesso gli atti per
competenza a Napoli, adesso vedrete che a Napoli ci sono i magistrati bravi che
smonteranno queste porcherie”. Ricorderete che il ministro Mastella in carica
insultò più volte quell'anziano, piccolo procuratore che aveva problemi anche a
parlare alle telecamere, non riusciva a comunicare perché è uno che ha fatto il
magistrato in provincia per tutta la sua vita. Fu insultato più volte come se il
compito di un magistrato fosse quello di presentarsi bene in televisione.
Mastella disse: “quel farabutto”, lo voleva denunciare.
Bene, l'inchiesta è passata a Napoli, a Napoli è intervenuta la procura
che ha confermato che era buona l'indagine di Santa Maria Capua Vetere. Allora
gli indagati si sono rivolti al Tribunale del Riesame, poi alla Cassazione.
Piccolo problema: pure la Cassazione ha dato ragione ai magistrati di Santa
Maria Capua Vetere sostenendo che quell'inchiesta andava fatta e andava fatta
così, che era giusto fare quelle misure cautelari e non che erano state
disposte. A quel punto, si è aspettata la conclusione senza più parlarne, anzi
ogni tanto saltava fuori qualcuno a dire “chissà che fine avrà fatto quell'inchiesta
che aveva fatto cadere il governo”, perché ci avevano raccontato che avevano
fatto cadere il governo, con quell'inchiesta, tant'è che qualcuno, ignorante
come una capra, senza ricordare bene le cose, confondeva l'inchiesta di Santa
Maria Capua Vetere con “Why Not” di Catanzaro, e c'era qualcuno che diceva che
De Magistris con l'inchiesta di Catanzaro aveva fatto cadere il governo Prodi,
indagando Mastella; perché pure De Magistris indagava su Mastella, ma fu
iscritto nel registro degli indagati nell'ottobre del 2007 e restò ministro
imperterrito a novembre, dicembre e gennaio.
Poi prese a pretesto l'arresto di sua moglie, ma non perché fosse collegato
al governo Prodi; anzi, conoscendo Mastella figuratevi se avendo la moglie agli
arresti domiciliari ed essendo lui indagato fa il nobile gesto di dimettersi.
Allora perché non si era dimesso tre mesi prima quando era stato indagato a
Catanzaro? E' evidente che Mastella non si è dimesso da ministro e non ha fatto
cadere il governo Prodi a causa di quell'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere,
come non l'aveva fatto neanche a causa dell'indagine di Catanzaro: Mastella
quando è in difficoltà la poltrona la prende e la tiene, non la molla
certamente. Sei ministro della Giustizia... ci siamo capiti... Perché fece
cadere il governo?
Perché si era messo d'accordo con Berlusconi di far cadere il governo
Prodi in modo da evitare la riforma elettorale che stavano concordando
Berlusconi e Veltroni che per Mastella sarebbe stata esiziale come per tutti i
partiti piccoli, visto che era la famosa riforma per fare dell'Italia un Paese
bipartitico – PD e PDL, gli altri via – e per prevenire il referendum elettorale
che avrebbe segnato la fine dell'Udeur. Lui fece cadere il governo Prodi perché
Berlusconi in cambio, forse addirittura per iscritto, gli aveva promesso di
portargli in Parlamento, nelle sue liste, dieci senatori e venti deputati.
Questa è la ragione per cui Mastella si dissocia dal governo Prodi, tradisce il
centro sinistra e gli elettori che l'avevano votato.
Il preludio del rinvio a giudizio
Si diceva: “chissà che fine han fatto i processi che han fatto cadere il
governo Prodi”. Eccolo qua: in tempi record, un anno dopo averla presa in mano,
la procura di Napoli manda gli avvisi di conclusione delle indagini che, come
ben sa chi fa il mestiere di cronista giudiziario o chi ha studiato un po' di
legge, è il preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. Una volta, alla fine
dell'indagine, il PM decideva se farla archiviare o se mandare gli indagati a
processo e si rivolgeva al GIP; adesso, da qualche anno per allungare un po' i
tempi della giustizia, hanno previsto questa fase ulteriore: c'è un cuscinetto
temporale alla fine dell'indagine in cui il magistrato avverte gli indagati che
l'indagine è finita, che non intende archiviare e che quindi, prima della
richiesta di rinvio a giudizio, molto probabile e prevedibile, gli indagati
possono chiedere qualche supplemento d'indagine o interrogatorio in più. Siamo
in questa fase: hanno avvertito Mastella, sua moglie e gli altri 22 che verranno
presto chiesti i loro rinvii a giudizio e se vogliono che sia sentito qualcuno o
acquisita qualche carta.
L'inchiesta è finita, salvo diverse interpretazioni di reati: qua si
contestano una serie infinita di concussioni e nello stesso tempo non si
contesta più l'associazione per delinquere. Evidentemente si ritiene che questi
22 non fossero tutti associati in una stessa banda ma agissero ora due o tre
insieme, ora due insieme, ma che non fosse un'intera associazione. Questi sono
dettagli anche perché li vedrà il giudice. Interessante è vedere gli episodi
contestati, visto che ci siamo dimenticati tutto e visto che all'epoca ci
dissero che erano cazzatelle e che così fan tutti.
Le accuse a Mastella
Mastella, tanto per parlare soltanto di lui e della moglie, è accusato di
sette diversi episodi delittuosi: tre concussioni, tre abusi d'ufficio e una
rivelazione di segreto d'ufficio. La concussione è un'estorsione commessa da un
pubblico ufficiale, in questo caso un signore che faceva o il parlamentare, se
agiva prima della nascita del governo Prodi, oppure il ministro della Giustizia.
Concussione: un'estorsione fatta da un pubblico ufficiale. Minacce di danni
ingiusti a una persona per ottenere qualcosa in cambio, da parte di un signore
che è titolare di un'autorità pubblica. A lui gliene attribuiscono tre, poi tre
abusi d'ufficio – tre volte avrebbe violato la legge per abusare del suo potere
pubblico – e una volta avrebbe rivelato dei segreti d'ufficio. Vediamo, capi
d'imputazione: Mastella è accusato nella sua qualità di leader nazionale dell'Udeur
– non agiva in quanto ministro ma in quanto leader nazionale di un partito che
in Italia non contava e non conta molto ma a livello locale, a Napoli, è l'ago
della bilancia e infatti la moglie è presidente del consiglio regionale. Primo
fatto: in concorso con il consuocero, il padre della moglie del figlio, Carlo
Camilleri, e con due assessori regionali, Mastella avrebbe tentato di
costringere Bassolino, presidente della Regione, ad assicurare la nomina a
commissario dell'Area di Sviluppo Industriale, a una persona designata da
Mastella.
Seconda presunta concussione: Mastella tentò, secondo l'accusa, di
costringere il dirigente di un'ASL a concedere appalti, posti di lavoro e
incarichi dirigenziali a gente appartenente all'Udeur. Qui ci sono Mastella, la
sua signora, il capogruppo regionale dell'Udeur, il consulente legale – perché
la moglie di Mastella ha persino un consulente legale, indagato insieme a lei
per cose illegali... diciamo è il consulente illegale -, il consigliere
regionale Ferraro e un altro assessore. Ora c'è il primo abuso d'ufficio: abuso
e rivelazione di segreto d'ufficio, l'accusa che riguarda Mastella e il
presidente della sezione del Tar Campania oltre che due presunti istigatori, si
riferisce al fatto che Mastella e questi si sarebbero interessati per far andare
in un certo modo un ricorso al Tar.
Altri due abusi d'ufficio gli sono contestati insieme al consuocero e
altri suoi collaboratori per presunte irregolarità a vantaggio di una comunità
montana. Mastella, insieme al consuocero e ad altri, risultano poi indagati per
una terza concussione per la nomina di un esponente dell'Udeur ad assessore dei
lavori pubblici del comune di Cerreto Sannita. Queste sono le accuse;
ricorderete, a proposito della moglie, che era stata arrestata perché si era
scoperto che nella sua funzione di presidente del Consiglio regionale della
Campania aveva, in una famosa telefonata in cui diceva “quello è un uomo morto”,
dichiarato guerra al direttore generale di un'ASL il quale si era permesso di
nominare come primario un esponente di un partito – un medico, diciamo che per
fare i primari aiuta il fatto di essere medici, ma in questo caso non era
strettamente necessario, qui sfioriamo le storie di Cetto La Qualunque. C'era la
necessità, secondo lei, di mettere un ginecologo Udeur, l'importante non era
tanto la laurea quanto l'Udeur.
Se un ginecologo è Udeur il bambino viene fuori meglio, nella loro
concezione. Allora, per sistemare il ginecologo Udeur, avevano fatto strame di
ogni regola, tant'è che c'era questo dirigente che veniva massacrato dal gruppo
regionale dell'Udeur con interpellanze, interrogazioni. Appena si è permesso di
non nominare il ginecologo Udeur ma uno vicino a un altro partito, che riteneva
più bravo, hanno cominciato a fargli sapere che gli avrebbero fatto delle
interrogazioni parlamentari, che se ritirava quella nomina e si comportava bene
e accettava di obbedire all'Udeur non gliele avrebbero più presentate... insomma
c'era tutta un'attività nella quale questo signore si è ritrovato vittima,
secondo i magistrati, di un'estorsione.
I regali della moglie di Mastella
Dato che la signora Mastella è molto versatile e ha una concezione abbastanza
elastica dei suoi doveri, è interessante sapere che nei giorni scorsi – questo
non c'entra niente con l'inchiesta penale, questo riguarda la Corte dei Conti –
ha ricevuto una contestazione dal procuratore regionale della Corte dei Conti
per avere regalato seicento piatti di pregio al personale dipendente della
presidenza del Consiglio Regionale e sessanta medaglie d'oro massiccio ai
consiglieri. Voi sapete che questi poveri consiglieri regionali guadagnano poco,
non sanno come sbarcare il lunario e arrivare alla fine del mese: quelli della
Campania sono più fortunati perché c'è la signora Mastella che è una specie di
Babbo Natale tutto l'anno che ha regalato loro medaglie d'oro massiccio per la
modica cifra di 17.940 euro. Secondo la procura contabile della Corte dei Conti
la spesa è illegittima: nessuno ha mai sentito il bisogno di regalare medaglie
d'oro massiccio ai consiglieri regionali, i quali forse farebbero bene a ridursi
lo stipendio invece di incrementarlo in quel modo.
Naturalmente, la signora Mastella si è difesa con la solita faccia da
signora Mastella, e ha detto: “quella della procura è una mera ipotesi, le
medagliette commemorative sono una tradizione di quasi tutti gli organismi
legislativi del mondo”. In quale assemblea legislativa del mondo non si regalano
medaglie d'oro ai consiglieri? E' proprio una prassi che lei ha seguito e vanno
sempre a perseguitare lei, piove sul bagnato. L'analisi della Corte dei Conti,
scrive La Repubblica di Napoli – purtroppo anche qui solo nelle pagine locali
perché le notizie sgradite vanno a finire solo nelle pagine locali – prende in
esame molti nodi riguardanti l'impiego delle risorse in regione Campania, che
continua a detenere partecipazioni in più di trenta società, due riguardano la
diffusione della cultura, poi c'è la sanità regionale, il comune di Napoli,
sprechi di ogni genere, rifiuti.
Tra l'altro, la gestione del denaro pubblico riguarda anche il caso Romeo che
sapete è in galera perché aveva la gestione del patrimonio immobiliare e ne
faceva l'uso che abbiamo letto. La Lonardo ha detto che in fondo questi doni
sono poco costosi e quindi è assurdo che lei non possa disporre di migliaia di
euro per regalarli non alle persone povere ma ai consiglieri regionali. Vedremo
come andrà il processo, certo è significativo che in tutti i festosi articoli
che nelle ultime settimane sono stati dedicati a Mastella il quale piangeva
miseria, diceva di essere stato vittima di un complotto, chiedeva risarcimenti
per i danni subiti, diceva che tutti gli scandali erano finiti a suo favore, con
la sua piena riabilitazione, quando qualche giorno dopo è venuta fuori la
notizia della chiusura delle indagini in cui viene accusato di sette capi di
imputazione gravissimi come le ipotizzate concussioni, nessuno abbia poi voluto
correggere il tiro.
Ovviamente chi non legge le pagine locali di Repubblica o del Mattino
probabilmente pensa che Mastella veramente non abbia più indagini in corso. In
realtà ne ha una che sta per andare a processo come questa, ne avrebbe un'altra
a Catanzaro che sarebbe andata avanti se non fosse stato buttato fuori, peraltro
come aveva chiesto lo stesso Mastella al CSM, il PM titolare, cioè De Magistris.
Si è poi scoperto – lo ha scoperto la procura di Salerno – che l'archiviazione
di Mastella nel caso “Why Not” dipendeva dal fatto che al GIP la procura, dopo
aver tolto le indagini a De Magistris, non aveva mandato tutti gli atti di
accusa a carico di Mastella e quindi sulla base di una parziale documentazione
il GIP aveva deciso di archiviare dicendo “qui non ci sono elementi per rinviare
a giudizio, anzi non ci sono elementi nemmeno per indagarlo, Mastella”.
Certo, perché gli elementi che De Magistris e il suo consulente Genchi
avevano trovato e avevano obbligato loro a indagare Mastella, la procura –
secondo l'accusa salernitana – non li aveva mandati al GIP rendendo quindi il
GIP orbo rispetto ai fatti che erano stati scoperti. Abbiamo questa indagine
pienamente in attività a Napoli, avremmo quell'altra indagine che sappiamo com'è
finita proprio per tutti i maneggi intorno a Catanzaro. A proposito: fate girare
l'intervista di Genchi al blog di Grillo che è spettacolare, ma non mi pare di
dover aggiungere niente su quello.
Informazione piduista
Chiudo con una piccola parentesi: la stessa vicenda di Mastella, allo
specchio, è capitata in questi giorni a proposito di Angelo Rizzoli, l'erede
della famiglia Rizzoli, il più importante gruppo editoriale privato e puro –
facevano solo gli editori, i Rizzoli – che ha fatto la storia dell'editoria
italiana e che a causa di quest'ultimo rampollo, negli anni Ottanta fu
consegnata con dentro il Corriere della Sera alla P2, dopo avere accumulato
debiti incredibili. Rizzoli fu arrestato; era iscritto alla P2, fu condannato
per bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata, per avere
distratto dalle casse del gruppo la bellezza di 85 miliardi di lire degli anni
Ottanta.
Ventisei anni dopo ha chiesto alla Cassazione di annullare quella condanna
per bancarotta perché... lo chiedo a voi! Se avete visto i giornali e i
telegiornali il messaggio che è passato è che ventisei anni dopo, ventisei anni
di calvario, questo pover'uomo è stato completamente scagionato dalla Cassazione
che ha stabilito che non aveva fatto niente. Assolutamente falso! La sentenza è
simile a quelle che riguardano Berlusconi sul falso in bilancio, dove si dice
che il falso in bilancio non è più previsto dalla legge come reato, perché è
stato depenalizzato. Nel caso di Rizzoli non se l'è depenalizzato lui, questo è
il suo unico elemento di vantaggio rispetto a Berlusconi. Berlusconi si
depenalizza direttamente i reati, ma l'assoluzione di Angelo Rizzoli che poi se
ne va in giro a fare la vittima del complotto e a dire “mi hanno ridato
l'onorabilità, esco pulito a testa alta”... per niente!
Quello era reato quando l'aveva commesso, non era più reato quando se n'è
occupata la cassazione, chiamata da lui a cancellare una condanna che aveva già
avuto perché nel frattempo, nel 2006, è stata abolita la bancarotta patrimoniale
societaria in amministrazione controllata. Uno, quando è così fortunato che gli
cancellano il reato, accende un cero alla Madonna o a Licio Gelli se è iscritto
alla P2 e crede in altre religioni, e certamente non va in televisione a fare la
vittima.
Lui ha fatto la vittima e adesso vuole addirittura il risarcimento dei danni,
quasi come Mastella, ci chiede altri soldi, e tutti inebetiti di fronte a lui a
dargli man forte e la possibilità di raccontare palle ai cittadini italiani.
Vedete che, a differenza del caso Mastella che si sta concludendo negativamente
e quindi viene occultato dai giornali, il caso di Angelo Rizzoli che invece si è
concluso molto positivamente, fortunosamente per lui, è stato grandemente
enfatizzato dai giornali. La gente ha detto su Mastella “chissà com'è andata a
finire”, su Rizzoli invece si può scrivere che l'indagine non stava in piedi
perché non aveva fatto niente, tanto poi chi lo viene a scoprire che l'hanno
assolto soltanto perché avevano cancellato il reato? Passate parola.
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