"Buongiorno a tutti.
L'altro ieri Silvio Berlusconi ha rilasciato un'intervista a El Mundo, giornale
spagnolo, dichiarando che la giudice Gandus, che ha appena giudicato Mills
colpevole di essere stato corrotto da Berlusconi, è una militante di sinistra e
quindi ci sono dubbi sulla sua imparzialità ma, aggiunge: “sono assolutamente
certo di venire assolto quando il processo riprenderà”, anche perché quel
processo quando e se riprenderà non sarà presieduto dalla Gandus che diventerà
incompatibile non appena scriverà le motivazioni della sentenza su Mills dovrà
per forza occuparsi del ruolo dell'imputato per averlo corrotto, cioè Berlusconi.
Poi aggiunge: “purtroppo una parte della magistratura italiana è politicizzata,
ha usato e usa il proprio potere come arma di lotta politica contro gli
avversari, in particolare contro l'unico esponente del centro destra a poter
prevalere sulla sinistra. I giudici politicizzati hanno tentato di ribaltare il
risultato democratico riuscendovi nel 1994, con un'accusa da cui sono stato
naturalmente assolto con formula piena, dopo dieci anni di processi”. Era la
famosa storia della corruzione della Guardia di Finanza.
Poi da i soliti dati fantasiosi sui processi subiti e dice: “Conclusione: sono
sempre stato risultato innocente perché, fortunatamente, i giudici imparziali
sono ancora la maggioranza”.
I porti delle nebbie
Naturalmente, trattandosi di uno dei più noti ballisti della Terra non è il
caso di sottolineare quante bugie ci sono in queste affermazioni, però è
interessante un dato: abbiamo spesso parlato dei risultati che già ha ottenuto
la campagna fatta in questi anni contro i magistrati che si occupano dei potenti
per applicare la legge in maniera uguale per tutti, anche a loro e non solo ai
poveracci. Sono stati sterminati. Di Pietro è stato costretto a lasciare la
magistratura con i noti ricatti dei dossier dei processi di Brescia, Clementina
Forleo è stata cacciata da Milano dopo essersi occupata di Unipol, Luigi De
Magistris cacciato da Catanzaro dopo essersi occupato delle porcherie
politico-giudiziarie criminali della regione Calabria, i magistrati di Salerno
sono stati cacciati dopo avere rimesso il naso in quelle vicende; insomma,
avevamo sempre usato uno slogan prendendolo a prestito da Mao e dalle Brigate
Rosse: colpirne uno per educarne cento, colpirne due, tre, cinque, sette, dieci,
quindici per educarli tutti e diecimila.
Per fortuna non sono ancora riusciti a educarli tutti e diecimila, vi posso
assicurare anche per esperienza personale essendo molto spesso imputato in
processi per diffamazione, che ci sono giudici scrupolosissimi, molto garantisti
che vanno a vedere riga per riga quello che è successo per evitare di commettere
degli errori. E e ce ne sono anche nelle sedi dove meno ce lo si aspetta, tipo
Roma che ha sempre su di se questo alone che si porta dietro da decenni di porto
delle nebbie e delle sabbie.
Io direi, indipendentemente dai luoghi geografici e dall'altitudine, il porto
delle nebbie è diventato diffuso, trasversale nel senso che in ogni Tribunale,
in ogni Procura probabilmente, c'è un piccolo porticino delle nebbie dove i
magistrati che vogliono fare carriera o semplicemente stare tranquilli fino alla
pensione sanno cosa devono fare.
Un esempio chiaro del risultato ottenuto dopo quindici anni di massacro dei
magistrati più coraggiosi e onesti, quelli che semplicemente si comportano in
base alle leggi e alla Costituzione, è proprio questo ed è sintomatico quello
che è successo nei processi al Cavaliere.
Il Cavaliere rarissimamente è risultato innocente, come dice lui: sapete che ha
avuto, se non ricordo male, diciassette o diciotto processi nei quali nella gran
parte dei casi... ma questo l'abbiamo detto in un altro Passaparola, credo
quello che trovate nel terzo DVD: Mafiocrazia. Lì trovate tutti i dati dei
processi al Cavaliere, soprattutto i processi nei quali lui dice di essere stato
assolto invece è stato prescritto, oppure ha depenalizzato il suo reato,
dimezzato per legge i termini di prescrizione o come col falso in bilancio
opportunamente ritoccato.
Prima si assolve Berlusconi, poi si decide perché
Mi voglio occupare, invece, dei processi nei quali il Cavaliere è stato
assolto o prosciolto o archiviato perché questi processi denotano chiaramente,
secondo me e la mia libera funzione critica dopo avere letto e riletto i
provvedimenti giudiziari, la volontà di assolvere e di liberarsi del fascicolo.
Prima si decide che Berlusconi non può essere processato dopo ci si arrampica
sugli specchi e sui vetri per trovare una motivazione che regga; e purtroppo non
sempre regge, perché i fatti alla fine sono molto più forti di ogni tentativo di
soffocarli: metti il tappo di qua ed escono fuori di la.
Ci sono dei provvedimenti scombiccherati che non stanno né in cielo né in terra
sui quali, però, si basano assoluzioni provvisorie o definitive.
Partiamo dall'inizio della storia giudiziaria del Cavaliere: il processo nel
quale dice di essere risultato assolto con formula piena, quello delle tangenti
Fininvest alla Guardia di Finanza.
In realtà è accertato in via definitiva dalla Cassazione che la Fininvest era
solita corrompere la Guardia di Finanza, infatti il manager che pagava le
tangenti ai finanzieri è stato condannato in via definitiva – Salvatore Sciascia
che poi Berlusconi ha portato in Parlamento per premiarlo -; il consulente della
Fininvest, l'avvocato Berruti che depistò le indagini sulla Guardia di Finanza,
è stato condannato per favoreggiamento e quindi Berlusconi l'ha promosso
portandolo in Parlamento, segno evidente che non gliene importa niente
dell'innocenza o della colpevolezza: lui va in Parlamento dicendo di essere
assolto, Sciascia e Berruti – condannati – li ha portati con sé e quindi è
evidente che per lui colpevoli o innocenti non fa nessuna differenza.
Ma sarà poi vero che Berlusconi è stato ritenuto assolto con formula piena?
Assolutamente no, la formula è quella dubitativa, quella della vecchia
insufficienza di prove che oggi potete trovare riassunta nel comma 2
dell'articolo 530 del codice di procedura penale laddove si parla di quando la
prova è insufficiente o contraddittoria o mancante. In questo caso la prova era
insufficiente o contraddittoria.
Voi sapete che ci voleva qualcuno che dava l'autorizzazione a Sciascia a pagare
le tangenti ai finanzieri perché Sciascia era semplicemente il capo dei servizi
fiscali della Fininvest ma mai da solo avrebbe preso una decisione così
compromettente, di corrompere i finanzieri ogni volta che andavano a fare le
ispezioni.
Soprattutto ci voleva qualcuno che desse i soldi a Sciascia per pagare i
finanzieri a botte di 100 o 120 milioni di lire ad ogni verifica fiscale,
escludendo che se li autotassasse dal proprio stipendio per corrompere i
marescialli.
Fininvest: programmati per corrompere
Infatti su chi avesse dato l'autorizzazione e i soldi a Sciascia si è aperto
un dibattito: inizialmente si è arrestato Paolo Berlusconi che confessa di
essere stato lui e di avere fatto tutto da solo, anche perché il fratello era
Presidente del Consiglio; poi si scopre che in realtà il Presidente del
Consiglio aveva incontrato Berruti un minuto prima che questo facesse il
depistaggio delle indagini, allora viene sospettato anche Silvio e viene
indagato e viene fatto il processo. Nel primo e nel secondo grado viene ritenuto
che Silvio sia responsabile come mandante di quelle tangenti.
Nel primo grado viene condannato, in appello viene salvato dalla prescrizione,
la Cassazione gli leva pure la prescrizione dicendo che non c'è prova
sufficiente che sia stato lui: potrebbe essere stato anche Paolo, cioè recupera
la tesi originaria, che però è stata abbandonata dalla Corte D'Appello che ha
assolto Paolo, non credendo che fosse colpevole quindi alla confessione.
Non è sempre colpevole chi confessa, vedete per esempio il caso dei rumeni: i
giudici avevano ritenuto che Paolo si fosse autoaccusato per coprire il fratello
Silvio.
La Cassazione ha ribaltato dicendo che “potrebbe essere stato Paolo a ordinare
quelle tangenti, ma non possiamo più processarlo perché l'abbiamo già assolto
una volta”. Sapete che in Italia, giustamente, non si può processare una persona
due volte per lo stesso reato, e quindi alla fine il mandante è rimasto
impunito, non accertato: i giudici scrivono che “sicuramente Sciascia operava
per conto del gruppo, per l'illecito vantaggio del gruppo e non a titolo
personale”. Che c'era una “predisposizione della Fininvest a gestire in modo
programmato le situazioni oggetto di causa”, cioè la Fininvest era predisposta
per corrompere la Guardia di Finanza ogni volta che un finanziere arrivava a
fare una verifica fiscale “anche con la formazione di fondi per i pagamenti
extra bilancio e la designazione di uno specifico soggetto, Sciascia, delegato a
tenere opportuni contatti”.
Cioè, la Fininvest aveva in fondi neri per pagare i finanzieri, aveva un addetto
alla corruzione dei finanzieri – quello che adesso sta in Parlamento – questo
scrive la Cassazione, il che naturalmente configura una condotta “reiterata,
sistematica, programmata di corruzione propria”.
Scattò anche il programmatico inquinamento delle prove con i depistaggi di
Berruti ma, scrivono i giudici, “tenuto conto di quanto già osservato sulla
insufficienza probatoria nei confronti di Berlusconi” scatta l'assoluzione con
la formula dubitativa. E fin qui... se i giudici ritengono che le prove non
siano sufficienti fanno bene a non condannare, non c'è nulla di scandaloso in
questa sentenza, basta conoscerla e sapere che non c'è stata un'assoluzione con
formula piena ma con formula dubitativa perché si dice che o Silvio o Paolo
autorizzavano e che l'azienda comunque era programmata per corrompere.
Troppo ricco per sapere
Più divertente è la sentenza per il caso Medusa, un piccolo caso – piccolo
perché Berlusconi ne ha fatte di peggio – di falso in bilancio. Berlusconi
acquista la Medusa Cinematografica, la società di produzione e distribuzione dei
film che la fa da padrona in Italia, e in quell'acquisto è accusato di essersi
messo in tasca, su alcuni suoi libretti al portatore, dieci miliardi di lire in
nero.
In primo grado lo condannano a un anno e quattro mesi, in appello lo assolvono
con la solita formula dubitativa - quella che secondo lui è la formula piena,
non ha ancora capito la differenza – il solito comma 2 dell'articolo 530.
Il fatto è assolutamente accertato: Berlusconi si è pappato dieci miliardi di
lire neri in quella operazione. Ma, scrivono i giudici d'appello con grande
sprezzo del pericolo e del ridicolo che Berlusconi è così ricco che potrebbe
persino non essersi accorto che nella compravendita entravano dieci miliardi in
nero sui suoi libretti. Sui suoi, eh, non su quelli di un altro. La
compravendita l'ha fatta Bernasconi, uno dei suoi manager, e Bernasconi potrebbe
anche avergli infilato quei dieci miliardi così per fargli una sorpresa, senza
avvertirlo, e lui essendo molto ricco non essersene accorto.
Guardate che sono spiritosi, questi giudici. Giudici milanesi, fra l'altro, le
famose toghe rosse.
Scrivono, dunque, i giudici: “la molteplicità dei libretti riconducibili alla
famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di
Berlusconi, postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia
dell'origine dello stesso”. Uno incrementa di dieci miliardi di lire un suo
libretto al portatore, ma ne ha talmente tanti che non se ne accorge, poveretto.
Questa è la seconda sentenza, e qui ci avviciniamo già al porto delle nebbie e
delle sabbie, anche se siamo a Milano.
L'attenuante del “così fan tutti”
Poi abbiamo le sentenze Mondadori, che partono molto bene nel senso che il
GIP - quando gli chiedono di rinviare a giudizio Berlusconi, Previti, il giudice
Metta e gli altri avvocati della Fininvest accusati di avere comprato la
sentenza che nel 1990 annullava il lodo Mondadori e toglieva la Mondadori a De
Benedetti per darla a Berlusconi – che si chiama Rosario Lupo proscioglie tutti
gli imputati e respinge la richiesta di rinvio a giudizio, sempre sulla base del
comma 2 dell'articolo 530, dicendo che non ci sono sufficienti prove per
rinviarli a giudizio.
La procura fa ricorso in appello e la Corte D'Appello rinvia a giudizio tutti
gli imputati, tranne uno: Berlusconi. Come fa la corte D'Appello a salvare
Berlusconi e a rinvia a giudizio gli altri, visto che il fatto era lo stesso e
la Mondadori se l'è pappata lui e non i suoi avvocati, Previti, Pacifico e
Acampora che materialmente fecero arrivare al giudice Metta la tangente di 420
milioni di lire?
Scrivono i giudici della Corte D'Appello: “è ormai evidente un sistema di
mercimonio delle pronunce giudiziarie nell'area romana”, cioè visto che
all'epoca a Roma si vendevano e si compravano sentenze, questo implica che
Berlusconi si è adeguato all'andazzo e quindi merita, scrivono i giudici, “una
valutazione favorevole in termini di gravità del fatto e capacità criminosa”.
Visto che si è comprato una sentenza in un posto dove anche altri compravano
sentenze, la cosa è meno grave. Come dire che se uno spaccia droga sotto casa
sua è più grave, se la spaccia ai giardinetti dove ci sono altri spacciatori c'è
un'attenuante particolare. Pensate a cosa si appigliano pur di salvare
Berlusconi queste toghe rosse milanesi politicizzate.
“Berlusconi – scrivono – sceglie un professionista – cioè Previti – per ottenere
una pronuncia favorevole che spende somme di denaro anche ingenti, paga onorari
cospicui” e poi non si interessa di come i suoi avvocati vincono la causa
Mondadori, potrebbero anche aver corrotto i giudici spendendo soldi suoi senza
dirglielo.
Infatti lui potrebbe “non essersi informato dei reali sistemi dell'attività
professionale” usati da Previti & c. per vincere la causa Mondadori.
“L'intensità del dolo deve ritenersi diminuita a causa della preesistente e
pericolosa corruttibilità dell'ambiente giudiziario competente” cioè di Roma.
Il “così fan tutti” invece di diventare un'aggravante diventa un'attenuante:
quindi gli danno le attenuanti generiche che fanno scattare la prescrizione solo
per lui e non per gli altri.
Secondo, l'imputato Berlusconi ha all'epoca della vicenda e successivamente alla
sentenza comprata “favorito la composizione degli interessi patrimoniali
derivanti dal Lodo, addivenendo a un accordo con la parte offesa” cioè con De
Benedetti. Già, perché dopo essersi fregato la Mondadori, Berlusconi fu
costretto da Andreotti a una transazione extragiudiziale restituendo una parte
del maltolto: sapendo di averla rubata, la Mondadori, restituì a De Benedetti
almeno Repubblica, L'Espresso e i giornali locali.
Uno ruba una macchina, poi restituisce il volante al legittimo proprietario e
gli danno le attenuanti generiche perché è stato generoso, un pezzo della
refurtiva l'ha ridata al proprietario. E' tutto scritto in una sentenza, io lo
trovo fantastico. A Milano... le toghe rosse.
“Il privato – terzo motivo per cui danno le attenuanti generiche a Berlusconi –
ha agito nell'ambito di un'attività economica imprenditoriale di importanza
nazionale, le cui zone d'ombra non possono condurre a una preconcetta
valutazione ostativa della concessione delle attenuanti generiche. Soprattutto
in virtù – scrivono i giudici e questa ve la dovete segnare perché è
meravigliosa – delle attuali condizioni di vita individuale e sociale, il cui
oggettivo rilievo di per sé giustifica l'applicazione delle attenuanti
generiche”. Cioè: adesso Berlusconi ha delle condizioni individuali e sociali di
vita – è presidente del Consiglio in quel momento, siamo nel 2001, è appena
tornato a Palazzo Chigi per la seconda volta – talmente elevate che di per sé
giustificano l'applicazione delle attenuanti generiche.
Fosse stato un pirla qualunque, un passante o peggio ancora un barbone no, ma le
condizioni di vita personali e sociali di Berlusconi sono di per sé motivo per
trattarlo meglio rispetto agli altri. Qui c'è da domandarsi se siamo impazziti,
visto che la legge è uguale per tutti e semmai bisognerebbe usare più severità
nei confronti di chi sta in alto nella scala sociale, perché chi sta in basso e
delinque magari ha qualche motivo di sopravvivenza per farlo, ma chi sta in alto
certamente non ha bisogno di rubare. Viene rivoltato tutto questo pur di
assolvere questo sant'uomo.
Naturalmente, questa sentenza fa talmente ridere che i PM la impugnano in
Cassazione, che la conferma ma almeno ci risparmia l'ultima delle fesserie, cioè
quella della corruttibilità dell'ambiente di Roma. Almeno il fatto che a Roma
fosse usuale vendere e comprare sentenze glielo tolgono tra i motivi di
concessione delle generiche mentre confermano che le sue condizioni di vita
individuale e sociale gli danno diritto alle generiche; non, spiegano in
Cassazione, per le cariche istituzionali che ricopre ma semplicemente per la
condotta di vita successiva all'ipotizzato delitto. Non è più quel furbetto
degli anni Ottanta, è diventato molto onesto. Se avessero saputo cosa avrebbe
combinato dopo nel caso Saccà ecc. forse queste cose non le avrebbero scritte.
Comunque Berlusconi esce con queste motivazioni per prescrizione del reato nel
caso Mondadori, mentre il giudice che gli ha dato la Mondadori e ha preso i
soldi dalla Fininvest e gli avvocati, Previti, Pacifico e Acampora, che hanno
pagato quel giudice Metta perché annullasse il lodo Mondadori e la desse a
Berlusconi vengono tutti condannati per corruzione giudiziaria, mentre il
presunto mandante si è salvato con quelle simpatiche motivazioni che vi ho letto
prima.
Troppo furbo per pagare con bonifico ma anche in contanti.
Andiamo avanti, perché ci sono ancora almeno due sentenze piuttosto
interessanti.
La prima è quella che abbiamo esaminato sull'Espresso: ho pubblicato un articolo
sull'Espresso questa settimana in cui ricordo come Berlusconi è uscito
dall'altro processo per corruzione dei giudici, quello del caso Squillante-Sme,
in cui era accusato non solo di compravendita della sentenza Sme – quella l'ha
fatta un altro giudice, Filippo Verde, che poi è stato assolto: si è ritenuto
anche lì che non ci fossero elementi per condannare. Era un processo indiziario
e poteva anche essere giusto quell'approdo. Invece c'era un caso in cui sembrava
matematicamente impossibile assolvere gli imputati, quello del famoso bonifico
che il 6 marzo del 1991 rimbalza in poche ore da un conto estero della Fininvest
alimentato da soldi di Berlusconi – il conto Polifemo – al conto estero di
Previti – il conto Mercier – al conto svizzero di Squillante – il conto Rovena.
In poche ore passa su quei tre conti la stessa cifra che transita dall'uno
all'altro senza nemmeno uno spostamento di virgola, di decimali: sono 434.404
dollari, pari a 500 milioni di lire al cambio di quel giorno.
Bonifico diretto, non c'è dubbio: Berlusconi paga Previti, Previti paga
Squillante subito dopo. Squillante è un giudice, Previti è un avvocato,
Berlusconi è all'epoca un imprenditore molto legato alla politica e molto
bisognoso di sostegni giudiziari.
Come fanno a salvare Berlusconi in questo processo? E' il processo che lo faceva
impazzire, che era riuscito a sospendere col lodo Maccanico-Schifani, che quando
il lodo era stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta si era fatto fare
apposta dal suo avvocato, Pecorella, presidente della Commissione Giustizia
della Camera, la legge che aboliva l'appello. Era terrorizzato dal processo
d'appello che era nato dal ricorso della procura dopo che in primo grado
l'avevano assolto per altri fatti, quelli della Sme, ma per quello avevano
dichiarato prescritto il reato dandogli le attenuanti generiche. Era
terrorizzato che in appello i giudici potessero negargli le attenuanti generiche
trasformando quindi la prescrizione in condanna.
Era terrorizzato perché evidentemente le cose le conosce molto bene e sa di
avere lasciato le impronte digitali in quel caso.
Bene, i giudici riescono miracolosamente – in appello – ad assolverlo. Gli
levano la prescrizione e gli danno l'assoluzione, ancora una volta con la
formula dubitativa.
Qui sfioriamo il triplo salto mortale carpiato con avvitamento logico, anzi
illogico. Cosa dicono? Il bonifico è accertato, 434.404 dollari da un conto
all'altro. La finalità corruttiva di quel bonifico dal conto estero riferibile a
lui, al conto estero di Previti, al conto del giudice Squillante è accertata.
Allora i giudici dicono: “non si vede perché mai un imprenditore avveduto come
Berlusconi, dotato di immense disponibilità finanziarie avrebbe dovuto
effettuare o fare effettuare un pagamento corruttivo attraverso una modalità, il
bonifico bancario, destinata a lasciare traccia anziché con denaro contante”.
Effettivamente, se non ci fosse quel bonifico documentato dalle contabili
bancarie e lo sentiste raccontare in giro tipo “Berlusconi ha fatto fare un
bonifico da un suo conto estero al suo avvocato che l'ha girato al giudice” dici
“è scemo, così rimangono le tracce”. E' un ragionamento che può reggere, finché
non arrivano le carte che dimostrano che quel bonifico c'è stato. Io posso anche
dire “figuriamoci se quel tizio che è un mago dell'automobilismo è andato a
sbattere contro un semaforo”, dopodiché se vedi la sua macchina spiaccicata
contro il semaforo non puoi dire “figuriamoci” perché la stai vedendo!
In questo caso i giudici scrivono “figuriamoci se ha fatto un bonifico lasciando
tracce” anche se Berlusconi ha fatto il bonifico lasciando tracce. Dicono,
invece, che era più probabile che Berlusconi per pagare i giudici romani facesse
pagamenti in contante. Uno dice “ma ha fatto il bonifico, come puoi dire che è
più probabile che faccia pagamenti in contati visto che sei in presenza di un
bonifico? Valuta quel bonifico! Hai le carte arrivate dalla Svizzera, Berlusconi
ha pure cercato di farle cestinare con la legge sulle rogatorie che poi non gli
è riuscita perché l'avevano scritta male...”.
Così scrivono i giudici, Berlusconi è talmente furbo che fa un versamento cash e
non un bonifico. Come facciano a saperlo questi giudici, tra l'altro... speriamo
che non lo sappiano per esperienza personale.
In ogni caso così scrivono, quindi Berlusconi è innocente a prescindere a questo
punto: se non lascia tracce con un bonifico e paga cash è impossibile
incastrarlo in quanto non ci sono tracce né prove. Se invece lascia tracce
facendo un bonifico, il giudice si rifiuta di credere ai propri occhi e dice
“figuriamoci se ha lasciato tracce, sicuramente lui paga solo cash”. Anche se se
sei con un bonifico in mano non ne vuoi prendere atto.
Dopodiché si va avanti in questa sentenza e si esaminano altri due capi di
imputazione, relativi alle accuse di Stefania Ariosto che dice di aver assistito
due volte, una volta al Circolo Canottieri Lazio, una a casa di Previti, a
versamenti fatti cash da Previti al giudice Squillante: Previti che prende i
soldi e li metteva in mano a Squillante, una volta su un tavolino e una volta in
una busta in garage.
L'Ariosto dice “sapevo, mi veniva detto, mi veniva confermato che quelli erano
soldi di Berlusconi”. Anche per questo Berlusconi è stato processato, come
Previti e Squillante: i giudici a questo proposito si superano, scrivendo il
contrario di quello che hanno scritto a proposito del bonifico. Dicono che il
racconto dell'Ariosto “desta ovvie perplessità sulla tesi deviante, rispetto
all'esperienza, che persone accorte e professionalmente qualificate come Previti
e Squillante si spartissero” mazzette “coram populo”.
Se Berlusconi lascia le tracce con un bonifico bancario, i giudici dicono
“figuriamoci se fa un bonifico bancario, è chiaro che lui è uno che paga cash”.
Se l'Ariosto vede Previti che paga cash il giudice in questione, allora i
magistrati della Corte d'Appello di Milano dicono “figuriamoci se paga cash, uno
così fa un bonifico, no?”.
Vedete che la corruzione con queste premesse esiste soltanto quando non viene
scoperta: se la scopri da un bonifico non va bene perché è assolutamente
impossibile, logicamente parlando; se la scopri perché c'è un testimone che ha
visto un pagamento cash non gli credi dicendo “ma figurati, è una scena
impossibile, chiaro che gente accorta così fa un bonifico!”.
E' un po' come ne “Il comma 22”, il famoso romanzo di Joseph Heller: il pilota
militare può essere esonerato dai voli di guerra soltanto se è pazzo, ma chi
chiede di essere esonerato dai voli di guerra è sano, perché è il pazzo che va a
fare i voli di guerra, quindi è impossibile essere esonerati dai voli di guerra,
soprattutto se ci si chiama Berlusconi.
"Buongiorno a tutti.
L'altro ieri Silvio Berlusconi ha rilasciato un'intervista a El Mundo, giornale
spagnolo, dichiarando che la giudice Gandus, che ha appena giudicato Mills
colpevole di essere stato corrotto da Berlusconi, è una militante di sinistra e
quindi ci sono dubbi sulla sua imparzialità ma, aggiunge: “sono assolutamente
certo di venire assolto quando il processo riprenderà”, anche perché quel
processo quando e se riprenderà non sarà presieduto dalla Gandus che diventerà
incompatibile non appena scriverà le motivazioni della sentenza su Mills dovrà
per forza occuparsi del ruolo dell'imputato per averlo corrotto, cioè Berlusconi.
Poi aggiunge: “purtroppo una parte della magistratura italiana è politicizzata,
ha usato e usa il proprio potere come arma di lotta politica contro gli
avversari, in particolare contro l'unico esponente del centro destra a poter
prevalere sulla sinistra. I giudici politicizzati hanno tentato di ribaltare il
risultato democratico riuscendovi nel 1994, con un'accusa da cui sono stato
naturalmente assolto con formula piena, dopo dieci anni di processi”. Era la
famosa storia della corruzione della Guardia di Finanza.
Poi da i soliti dati fantasiosi sui processi subiti e dice: “Conclusione: sono
sempre stato risultato innocente perché, fortunatamente, i giudici imparziali
sono ancora la maggioranza”.
I porti delle nebbie
Naturalmente, trattandosi di uno dei più noti ballisti della Terra non è il
caso di sottolineare quante bugie ci sono in queste affermazioni, però è
interessante un dato: abbiamo spesso parlato dei risultati che già ha ottenuto
la campagna fatta in questi anni contro i magistrati che si occupano dei potenti
per applicare la legge in maniera uguale per tutti, anche a loro e non solo ai
poveracci. Sono stati sterminati. Di Pietro è stato costretto a lasciare la
magistratura con i noti ricatti dei dossier dei processi di Brescia, Clementina
Forleo è stata cacciata da Milano dopo essersi occupata di Unipol, Luigi De
Magistris cacciato da Catanzaro dopo essersi occupato delle porcherie
politico-giudiziarie criminali della regione Calabria, i magistrati di Salerno
sono stati cacciati dopo avere rimesso il naso in quelle vicende; insomma,
avevamo sempre usato uno slogan prendendolo a prestito da Mao e dalle Brigate
Rosse: colpirne uno per educarne cento, colpirne due, tre, cinque, sette, dieci,
quindici per educarli tutti e diecimila.
Per fortuna non sono ancora riusciti a educarli tutti e diecimila, vi posso
assicurare anche per esperienza personale essendo molto spesso imputato in
processi per diffamazione, che ci sono giudici scrupolosissimi, molto garantisti
che vanno a vedere riga per riga quello che è successo per evitare di commettere
degli errori. E e ce ne sono anche nelle sedi dove meno ce lo si aspetta, tipo
Roma che ha sempre su di se questo alone che si porta dietro da decenni di porto
delle nebbie e delle sabbie.
Io direi, indipendentemente dai luoghi geografici e dall'altitudine, il porto
delle nebbie è diventato diffuso, trasversale nel senso che in ogni Tribunale,
in ogni Procura probabilmente, c'è un piccolo porticino delle nebbie dove i
magistrati che vogliono fare carriera o semplicemente stare tranquilli fino alla
pensione sanno cosa devono fare.
Un esempio chiaro del risultato ottenuto dopo quindici anni di massacro dei
magistrati più coraggiosi e onesti, quelli che semplicemente si comportano in
base alle leggi e alla Costituzione, è proprio questo ed è sintomatico quello
che è successo nei processi al Cavaliere.
Il Cavaliere rarissimamente è risultato innocente, come dice lui: sapete che ha
avuto, se non ricordo male, diciassette o diciotto processi nei quali nella gran
parte dei casi... ma questo l'abbiamo detto in un altro Passaparola, credo
quello che trovate nel terzo DVD: Mafiocrazia. Lì trovate tutti i dati dei
processi al Cavaliere, soprattutto i processi nei quali lui dice di essere stato
assolto invece è stato prescritto, oppure ha depenalizzato il suo reato,
dimezzato per legge i termini di prescrizione o come col falso in bilancio
opportunamente ritoccato.
Prima si assolve Berlusconi, poi si decide perché
Mi voglio occupare, invece, dei processi nei quali il Cavaliere è stato
assolto o prosciolto o archiviato perché questi processi denotano chiaramente,
secondo me e la mia libera funzione critica dopo avere letto e riletto i
provvedimenti giudiziari, la volontà di assolvere e di liberarsi del fascicolo.
Prima si decide che Berlusconi non può essere processato dopo ci si arrampica
sugli specchi e sui vetri per trovare una motivazione che regga; e purtroppo non
sempre regge, perché i fatti alla fine sono molto più forti di ogni tentativo di
soffocarli: metti il tappo di qua ed escono fuori di la.
Ci sono dei provvedimenti scombiccherati che non stanno né in cielo né in terra
sui quali, però, si basano assoluzioni provvisorie o definitive.
Partiamo dall'inizio della storia giudiziaria del Cavaliere: il processo nel
quale dice di essere risultato assolto con formula piena, quello delle tangenti
Fininvest alla Guardia di Finanza.
In realtà è accertato in via definitiva dalla Cassazione che la Fininvest era
solita corrompere la Guardia di Finanza, infatti il manager che pagava le
tangenti ai finanzieri è stato condannato in via definitiva – Salvatore Sciascia
che poi Berlusconi ha portato in Parlamento per premiarlo -; il consulente della
Fininvest, l'avvocato Berruti che depistò le indagini sulla Guardia di Finanza,
è stato condannato per favoreggiamento e quindi Berlusconi l'ha promosso
portandolo in Parlamento, segno evidente che non gliene importa niente
dell'innocenza o della colpevolezza: lui va in Parlamento dicendo di essere
assolto, Sciascia e Berruti – condannati – li ha portati con sé e quindi è
evidente che per lui colpevoli o innocenti non fa nessuna differenza.
Ma sarà poi vero che Berlusconi è stato ritenuto assolto con formula piena?
Assolutamente no, la formula è quella dubitativa, quella della vecchia
insufficienza di prove che oggi potete trovare riassunta nel comma 2
dell'articolo 530 del codice di procedura penale laddove si parla di quando la
prova è insufficiente o contraddittoria o mancante. In questo caso la prova era
insufficiente o contraddittoria.
Voi sapete che ci voleva qualcuno che dava l'autorizzazione a Sciascia a pagare
le tangenti ai finanzieri perché Sciascia era semplicemente il capo dei servizi
fiscali della Fininvest ma mai da solo avrebbe preso una decisione così
compromettente, di corrompere i finanzieri ogni volta che andavano a fare le
ispezioni.
Soprattutto ci voleva qualcuno che desse i soldi a Sciascia per pagare i
finanzieri a botte di 100 o 120 milioni di lire ad ogni verifica fiscale,
escludendo che se li autotassasse dal proprio stipendio per corrompere i
marescialli.
Fininvest: programmati per corrompere
Infatti su chi avesse dato l'autorizzazione e i soldi a Sciascia si è aperto
un dibattito: inizialmente si è arrestato Paolo Berlusconi che confessa di
essere stato lui e di avere fatto tutto da solo, anche perché il fratello era
Presidente del Consiglio; poi si scopre che in realtà il Presidente del
Consiglio aveva incontrato Berruti un minuto prima che questo facesse il
depistaggio delle indagini, allora viene sospettato anche Silvio e viene
indagato e viene fatto il processo. Nel primo e nel secondo grado viene ritenuto
che Silvio sia responsabile come mandante di quelle tangenti.
Nel primo grado viene condannato, in appello viene salvato dalla prescrizione,
la Cassazione gli leva pure la prescrizione dicendo che non c'è prova
sufficiente che sia stato lui: potrebbe essere stato anche Paolo, cioè recupera
la tesi originaria, che però è stata abbandonata dalla Corte D'Appello che ha
assolto Paolo, non credendo che fosse colpevole quindi alla confessione.
Non è sempre colpevole chi confessa, vedete per esempio il caso dei rumeni: i
giudici avevano ritenuto che Paolo si fosse autoaccusato per coprire il fratello
Silvio.
La Cassazione ha ribaltato dicendo che “potrebbe essere stato Paolo a ordinare
quelle tangenti, ma non possiamo più processarlo perché l'abbiamo già assolto
una volta”. Sapete che in Italia, giustamente, non si può processare una persona
due volte per lo stesso reato, e quindi alla fine il mandante è rimasto
impunito, non accertato: i giudici scrivono che “sicuramente Sciascia operava
per conto del gruppo, per l'illecito vantaggio del gruppo e non a titolo
personale”. Che c'era una “predisposizione della Fininvest a gestire in modo
programmato le situazioni oggetto di causa”, cioè la Fininvest era predisposta
per corrompere la Guardia di Finanza ogni volta che un finanziere arrivava a
fare una verifica fiscale “anche con la formazione di fondi per i pagamenti
extra bilancio e la designazione di uno specifico soggetto, Sciascia, delegato a
tenere opportuni contatti”.
Cioè, la Fininvest aveva in fondi neri per pagare i finanzieri, aveva un addetto
alla corruzione dei finanzieri – quello che adesso sta in Parlamento – questo
scrive la Cassazione, il che naturalmente configura una condotta “reiterata,
sistematica, programmata di corruzione propria”.
Scattò anche il programmatico inquinamento delle prove con i depistaggi di
Berruti ma, scrivono i giudici, “tenuto conto di quanto già osservato sulla
insufficienza probatoria nei confronti di Berlusconi” scatta l'assoluzione con
la formula dubitativa. E fin qui... se i giudici ritengono che le prove non
siano sufficienti fanno bene a non condannare, non c'è nulla di scandaloso in
questa sentenza, basta conoscerla e sapere che non c'è stata un'assoluzione con
formula piena ma con formula dubitativa perché si dice che o Silvio o Paolo
autorizzavano e che l'azienda comunque era programmata per corrompere.
Troppo ricco per sapere
Più divertente è la sentenza per il caso Medusa, un piccolo caso – piccolo
perché Berlusconi ne ha fatte di peggio – di falso in bilancio. Berlusconi
acquista la Medusa Cinematografica, la società di produzione e distribuzione dei
film che la fa da padrona in Italia, e in quell'acquisto è accusato di essersi
messo in tasca, su alcuni suoi libretti al portatore, dieci miliardi di lire in
nero.
In primo grado lo condannano a un anno e quattro mesi, in appello lo assolvono
con la solita formula dubitativa - quella che secondo lui è la formula piena,
non ha ancora capito la differenza – il solito comma 2 dell'articolo 530.
Il fatto è assolutamente accertato: Berlusconi si è pappato dieci miliardi di
lire neri in quella operazione. Ma, scrivono i giudici d'appello con grande
sprezzo del pericolo e del ridicolo che Berlusconi è così ricco che potrebbe
persino non essersi accorto che nella compravendita entravano dieci miliardi in
nero sui suoi libretti. Sui suoi, eh, non su quelli di un altro. La
compravendita l'ha fatta Bernasconi, uno dei suoi manager, e Bernasconi potrebbe
anche avergli infilato quei dieci miliardi così per fargli una sorpresa, senza
avvertirlo, e lui essendo molto ricco non essersene accorto.
Guardate che sono spiritosi, questi giudici. Giudici milanesi, fra l'altro, le
famose toghe rosse.
Scrivono, dunque, i giudici: “la molteplicità dei libretti riconducibili alla
famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di
Berlusconi, postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia
dell'origine dello stesso”. Uno incrementa di dieci miliardi di lire un suo
libretto al portatore, ma ne ha talmente tanti che non se ne accorge, poveretto.
Questa è la seconda sentenza, e qui ci avviciniamo già al porto delle nebbie e
delle sabbie, anche se siamo a Milano.
L'attenuante del “così fan tutti”
Poi abbiamo le sentenze Mondadori, che partono molto bene nel senso che il
GIP - quando gli chiedono di rinviare a giudizio Berlusconi, Previti, il giudice
Metta e gli altri avvocati della Fininvest accusati di avere comprato la
sentenza che nel 1990 annullava il lodo Mondadori e toglieva la Mondadori a De
Benedetti per darla a Berlusconi – che si chiama Rosario Lupo proscioglie tutti
gli imputati e respinge la richiesta di rinvio a giudizio, sempre sulla base del
comma 2 dell'articolo 530, dicendo che non ci sono sufficienti prove per
rinviarli a giudizio.
La procura fa ricorso in appello e la Corte D'Appello rinvia a giudizio tutti
gli imputati, tranne uno: Berlusconi. Come fa la corte D'Appello a salvare
Berlusconi e a rinvia a giudizio gli altri, visto che il fatto era lo stesso e
la Mondadori se l'è pappata lui e non i suoi avvocati, Previti, Pacifico e
Acampora che materialmente fecero arrivare al giudice Metta la tangente di 420
milioni di lire?
Scrivono i giudici della Corte D'Appello: “è ormai evidente un sistema di
mercimonio delle pronunce giudiziarie nell'area romana”, cioè visto che
all'epoca a Roma si vendevano e si compravano sentenze, questo implica che
Berlusconi si è adeguato all'andazzo e quindi merita, scrivono i giudici, “una
valutazione favorevole in termini di gravità del fatto e capacità criminosa”.
Visto che si è comprato una sentenza in un posto dove anche altri compravano
sentenze, la cosa è meno grave. Come dire che se uno spaccia droga sotto casa
sua è più grave, se la spaccia ai giardinetti dove ci sono altri spacciatori c'è
un'attenuante particolare. Pensate a cosa si appigliano pur di salvare
Berlusconi queste toghe rosse milanesi politicizzate.
“Berlusconi – scrivono – sceglie un professionista – cioè Previti – per ottenere
una pronuncia favorevole che spende somme di denaro anche ingenti, paga onorari
cospicui” e poi non si interessa di come i suoi avvocati vincono la causa
Mondadori, potrebbero anche aver corrotto i giudici spendendo soldi suoi senza
dirglielo.
Infatti lui potrebbe “non essersi informato dei reali sistemi dell'attività
professionale” usati da Previti & c. per vincere la causa Mondadori.
“L'intensità del dolo deve ritenersi diminuita a causa della preesistente e
pericolosa corruttibilità dell'ambiente giudiziario competente” cioè di Roma.
Il “così fan tutti” invece di diventare un'aggravante diventa un'attenuante:
quindi gli danno le attenuanti generiche che fanno scattare la prescrizione solo
per lui e non per gli altri.
Secondo, l'imputato Berlusconi ha all'epoca della vicenda e successivamente alla
sentenza comprata “favorito la composizione degli interessi patrimoniali
derivanti dal Lodo, addivenendo a un accordo con la parte offesa” cioè con De
Benedetti. Già, perché dopo essersi fregato la Mondadori, Berlusconi fu
costretto da Andreotti a una transazione extragiudiziale restituendo una parte
del maltolto: sapendo di averla rubata, la Mondadori, restituì a De Benedetti
almeno Repubblica, L'Espresso e i giornali locali.
Uno ruba una macchina, poi restituisce il volante al legittimo proprietario e
gli danno le attenuanti generiche perché è stato generoso, un pezzo della
refurtiva l'ha ridata al proprietario. E' tutto scritto in una sentenza, io lo
trovo fantastico. A Milano... le toghe rosse.
“Il privato – terzo motivo per cui danno le attenuanti generiche a Berlusconi –
ha agito nell'ambito di un'attività economica imprenditoriale di importanza
nazionale, le cui zone d'ombra non possono condurre a una preconcetta
valutazione ostativa della concessione delle attenuanti generiche. Soprattutto
in virtù – scrivono i giudici e questa ve la dovete segnare perché è
meravigliosa – delle attuali condizioni di vita individuale e sociale, il cui
oggettivo rilievo di per sé giustifica l'applicazione delle attenuanti
generiche”. Cioè: adesso Berlusconi ha delle condizioni individuali e sociali di
vita – è presidente del Consiglio in quel momento, siamo nel 2001, è appena
tornato a Palazzo Chigi per la seconda volta – talmente elevate che di per sé
giustificano l'applicazione delle attenuanti generiche.
Fosse stato un pirla qualunque, un passante o peggio ancora un barbone no, ma le
condizioni di vita personali e sociali di Berlusconi sono di per sé motivo per
trattarlo meglio rispetto agli altri. Qui c'è da domandarsi se siamo impazziti,
visto che la legge è uguale per tutti e semmai bisognerebbe usare più severità
nei confronti di chi sta in alto nella scala sociale, perché chi sta in basso e
delinque magari ha qualche motivo di sopravvivenza per farlo, ma chi sta in alto
certamente non ha bisogno di rubare. Viene rivoltato tutto questo pur di
assolvere questo sant'uomo.
Naturalmente, questa sentenza fa talmente ridere che i PM la impugnano in
Cassazione, che la conferma ma almeno ci risparmia l'ultima delle fesserie, cioè
quella della corruttibilità dell'ambiente di Roma. Almeno il fatto che a Roma
fosse usuale vendere e comprare sentenze glielo tolgono tra i motivi di
concessione delle generiche mentre confermano che le sue condizioni di vita
individuale e sociale gli danno diritto alle generiche; non, spiegano in
Cassazione, per le cariche istituzionali che ricopre ma semplicemente per la
condotta di vita successiva all'ipotizzato delitto. Non è più quel furbetto
degli anni Ottanta, è diventato molto onesto. Se avessero saputo cosa avrebbe
combinato dopo nel caso Saccà ecc. forse queste cose non le avrebbero scritte.
Comunque Berlusconi esce con queste motivazioni per prescrizione del reato nel
caso Mondadori, mentre il giudice che gli ha dato la Mondadori e ha preso i
soldi dalla Fininvest e gli avvocati, Previti, Pacifico e Acampora, che hanno
pagato quel giudice Metta perché annullasse il lodo Mondadori e la desse a
Berlusconi vengono tutti condannati per corruzione giudiziaria, mentre il
presunto mandante si è salvato con quelle simpatiche motivazioni che vi ho letto
prima.
Troppo furbo per pagare con bonifico ma anche in contanti.
Andiamo avanti, perché ci sono ancora almeno due sentenze piuttosto
interessanti.
La prima è quella che abbiamo esaminato sull'Espresso: ho pubblicato un articolo
sull'Espresso questa settimana in cui ricordo come Berlusconi è uscito
dall'altro processo per corruzione dei giudici, quello del caso Squillante-Sme,
in cui era accusato non solo di compravendita della sentenza Sme – quella l'ha
fatta un altro giudice, Filippo Verde, che poi è stato assolto: si è ritenuto
anche lì che non ci fossero elementi per condannare. Era un processo indiziario
e poteva anche essere giusto quell'approdo. Invece c'era un caso in cui sembrava
matematicamente impossibile assolvere gli imputati, quello del famoso bonifico
che il 6 marzo del 1991 rimbalza in poche ore da un conto estero della Fininvest
alimentato da soldi di Berlusconi – il conto Polifemo – al conto estero di
Previti – il conto Mercier – al conto svizzero di Squillante – il conto Rovena.
In poche ore passa su quei tre conti la stessa cifra che transita dall'uno
all'altro senza nemmeno uno spostamento di virgola, di decimali: sono 434.404
dollari, pari a 500 milioni di lire al cambio di quel giorno.
Bonifico diretto, non c'è dubbio: Berlusconi paga Previti, Previti paga
Squillante subito dopo. Squillante è un giudice, Previti è un avvocato,
Berlusconi è all'epoca un imprenditore molto legato alla politica e molto
bisognoso di sostegni giudiziari.
Come fanno a salvare Berlusconi in questo processo? E' il processo che lo faceva
impazzire, che era riuscito a sospendere col lodo Maccanico-Schifani, che quando
il lodo era stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta si era fatto fare
apposta dal suo avvocato, Pecorella, presidente della Commissione Giustizia
della Camera, la legge che aboliva l'appello. Era terrorizzato dal processo
d'appello che era nato dal ricorso della procura dopo che in primo grado
l'avevano assolto per altri fatti, quelli della Sme, ma per quello avevano
dichiarato prescritto il reato dandogli le attenuanti generiche. Era
terrorizzato che in appello i giudici potessero negargli le attenuanti generiche
trasformando quindi la prescrizione in condanna.
Era terrorizzato perché evidentemente le cose le conosce molto bene e sa di
avere lasciato le impronte digitali in quel caso.
Bene, i giudici riescono miracolosamente – in appello – ad assolverlo. Gli
levano la prescrizione e gli danno l'assoluzione, ancora una volta con la
formula dubitativa.
Qui sfioriamo il triplo salto mortale carpiato con avvitamento logico, anzi
illogico. Cosa dicono? Il bonifico è accertato, 434.404 dollari da un conto
all'altro. La finalità corruttiva di quel bonifico dal conto estero riferibile a
lui, al conto estero di Previti, al conto del giudice Squillante è accertata.
Allora i giudici dicono: “non si vede perché mai un imprenditore avveduto come
Berlusconi, dotato di immense disponibilità finanziarie avrebbe dovuto
effettuare o fare effettuare un pagamento corruttivo attraverso una modalità, il
bonifico bancario, destinata a lasciare traccia anziché con denaro contante”.
Effettivamente, se non ci fosse quel bonifico documentato dalle contabili
bancarie e lo sentiste raccontare in giro tipo “Berlusconi ha fatto fare un
bonifico da un suo conto estero al suo avvocato che l'ha girato al giudice” dici
“è scemo, così rimangono le tracce”. E' un ragionamento che può reggere, finché
non arrivano le carte che dimostrano che quel bonifico c'è stato. Io posso anche
dire “figuriamoci se quel tizio che è un mago dell'automobilismo è andato a
sbattere contro un semaforo”, dopodiché se vedi la sua macchina spiaccicata
contro il semaforo non puoi dire “figuriamoci” perché la stai vedendo!
In questo caso i giudici scrivono “figuriamoci se ha fatto un bonifico lasciando
tracce” anche se Berlusconi ha fatto il bonifico lasciando tracce. Dicono,
invece, che era più probabile che Berlusconi per pagare i giudici romani facesse
pagamenti in contante. Uno dice “ma ha fatto il bonifico, come puoi dire che è
più probabile che faccia pagamenti in contati visto che sei in presenza di un
bonifico? Valuta quel bonifico! Hai le carte arrivate dalla Svizzera, Berlusconi
ha pure cercato di farle cestinare con la legge sulle rogatorie che poi non gli
è riuscita perché l'avevano scritta male...”.
Così scrivono i giudici, Berlusconi è talmente furbo che fa un versamento cash e
non un bonifico. Come facciano a saperlo questi giudici, tra l'altro... speriamo
che non lo sappiano per esperienza personale.
In ogni caso così scrivono, quindi Berlusconi è innocente a prescindere a questo
punto: se non lascia tracce con un bonifico e paga cash è impossibile
incastrarlo in quanto non ci sono tracce né prove. Se invece lascia tracce
facendo un bonifico, il giudice si rifiuta di credere ai propri occhi e dice
“figuriamoci se ha lasciato tracce, sicuramente lui paga solo cash”. Anche se se
sei con un bonifico in mano non ne vuoi prendere atto.
Dopodiché si va avanti in questa sentenza e si esaminano altri due capi di
imputazione, relativi alle accuse di Stefania Ariosto che dice di aver assistito
due volte, una volta al Circolo Canottieri Lazio, una a casa di Previti, a
versamenti fatti cash da Previti al giudice Squillante: Previti che prende i
soldi e li metteva in mano a Squillante, una volta su un tavolino e una volta in
una busta in garage.
L'Ariosto dice “sapevo, mi veniva detto, mi veniva confermato che quelli erano
soldi di Berlusconi”. Anche per questo Berlusconi è stato processato, come
Previti e Squillante: i giudici a questo proposito si superano, scrivendo il
contrario di quello che hanno scritto a proposito del bonifico. Dicono che il
racconto dell'Ariosto “desta ovvie perplessità sulla tesi deviante, rispetto
all'esperienza, che persone accorte e professionalmente qualificate come Previti
e Squillante si spartissero” mazzette “coram populo”.
Se Berlusconi lascia le tracce con un bonifico bancario, i giudici dicono
“figuriamoci se fa un bonifico bancario, è chiaro che lui è uno che paga cash”.
Se l'Ariosto vede Previti che paga cash il giudice in questione, allora i
magistrati della Corte d'Appello di Milano dicono “figuriamoci se paga cash, uno
così fa un bonifico, no?”.
Vedete che la corruzione con queste premesse esiste soltanto quando non viene
scoperta: se la scopri da un bonifico non va bene perché è assolutamente
impossibile, logicamente parlando; se la scopri perché c'è un testimone che ha
visto un pagamento cash non gli credi dicendo “ma figurati, è una scena
impossibile, chiaro che gente accorta così fa un bonifico!”.
E' un po' come ne “Il comma 22”, il famoso romanzo di Joseph Heller: il pilota
militare può essere esonerato dai voli di guerra soltanto se è pazzo, ma chi
chiede di essere esonerato dai voli di guerra è sano, perché è il pazzo che va a
fare i voli di guerra, quindi è impossibile essere esonerati dai voli di guerra,
soprattutto se ci si chiama Berlusconi.
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