Dell'Utri e la lettera di Provenzano a Berlusconi
Ciancimino è attendibile o no?
Menzogne colossali
Floppone in prima pagina
Dell'Utri e la lettera di Provenzano a Berlusconi
Buongiorno a tutti, ci sono stati da poco i funerali dei nostri caduti nella
guerra dell’Afghanistan, personalmente, per quello che può valere, mi associo al
lutto. Vorrei anche associarmi al lutto di tutti gli afgani che sono stati
uccisi in questi anni dalle truppe di occupazione militare americane, inglesi,
italiane etc. etc., dei quali invece ci dimentichiamo sempre: non esistono morti
più morti degli altri, ma sicuramente le morti più ingiustificate sono proprio
quelle degli afgani che, in Afghanistan, sono a casa loro, mentre, purtroppo,
noi siamo a casa di altri.
Chiudo questa parentesi e vi preannuncio che tra un
po’ vi farò una sorpresa: vi farò vedere la prima pagina del numero zero de Il
Fatto quotidiano; so che molti di voi sono abbonati o saranno comunque lettori
in edicola e quindi magari gradiranno questa sorpresa, perché ormai siamo agli
sgoccioli: oggi è lunedì, mercoledì usciremo con il primo numero e, chi si è
abbonato on- line, già martedì sera a mezzanotte, alle 23: 59, se tutto va bene,
potrà trovare in versione PDF sul suo computer il nostro giornale, libero e
senza padroni.
Però partiamo subito, prima di questa primizia, da un paio di
notizie della settimana che non mi pare siano state analizzate: sono state date,
ma non sono state analizzate, quello che manca in Italia non è neanche il
giornalismo d’inchiesta, è il giornalismo di analisi, un giornalismo che faccia
capire che cosa sta succedendo, che colleghi i puntini dell’enigma, per fare
venire fuori la figura completa. Le due notizie sono due decisioni prese da due
organismi dello Stato, di cui uno è la Corte d’Appello di Palermo, che sta
processando Marcello Dell’Utri e l’altro è l’avvocatura dello
Stato; sono funzionari pubblici, sia i magistrati che gli Avvocati dello Stato,
che paghiamo per fare giustizia: i magistrati debbono valutare le prove e
decidere, nel caso in cui siano giudici di Corte d’Appello, se l’imputato è
colpevole o innocente, gli Avvocati dello Stato - lo dice il loro stesso sito
Internet- hanno il compito di difendere la Pubblica amministrazione nei
processi, compresi naturalmente quei procedimenti che finiscono davanti alla
Corte Costituzionale, dove la Pubblica amministrazione, ossia
il Parlamento e il governo, deve andare a difendere la legittimità
costituzionale delle leggi o dei decreti che approva. Quindi sono persone pagate
da noi per fare giustizia per rappresentare gli interessi collettivi: lo dico
perché, in realtà, le due decisioni, le due posizione prese dalla Corte
d’Appello di Palermo (Presidente Dall’Acqua) e dall’Avvocato dello Stato Glauco
Nori non mi pare che rappresentino i cittadini, le esigenze della giustizia e
l’interesse pubblico: è una mia opinione, io non mi sento rappresentato né dalla
decisione presa dalla Corte d’Appello di Palermo, né tantomeno dalla posizione
assunta dall’avvocatura dello Stato. Andiamo con ordine: che cosa doveva
decidere la Corte d’Appello di Palermo? La Corte d’Appello di Palermo è quella
di fronte alla quale Marcello Dell’Utri è imputato per concorso esterno in
associazione mafiosa, dopo che in primo grado era stato condannato, in
Tribunale, a nove anni di reclusione; ha fatto ricorso lui contro la condanna,
ha fatto ricorso la Procura di Palermo, sostenendo che la pena era troppo lieve,
sebbene fosse abbastanza consistente, ma stiamo parlando di mafia, se l’accusa
viene confermata anche in appello e quindi processo di appello.
Al processo di
appello si è lavorato per tre anni, dal 2006 al 2009; nel corso di questo
processo d’appello la pubblica accusa ha chiesto di depositare nuovi elementi di
prova e la Corte d’Appello li ha respinti quasi tutti, anche nell’ultima udienza
ha respinto i nuovi elementi di prova, o indiziari, come si dice, portati dal
Procuratore Generale Antonino Gatto. Che elementi erano? Erano gli elementi di
cui abbiamo parlato molte volte quest’estate, ovvero le novità emerse dal fronte
Ciancimino, figlio dell’ex Sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. Si chiama
Massimo Ciancimino, a casa sua è stato trovato un lembo di una lettera
che Provenzano ha indirizzato a Berlusconi, purtroppo l’altra parte è scomparsa
e la parte, invece, che è stata trovata e che oggi possediamo è rimasta sepolta
in uno scatolone della Procura di Palermo, fino a quando non è cambiato il
Procuratore: è andato via il Procuratore Grasso e è arrivato il
Procuratore Messineo, che ha rimesso a lavoro i magistrati che erano
stati estromessi dal lavorare sulla mafia nella gestione precedente, questi
magistrati hanno scoperto che mancava un pezzo, sono andati a ravanare negli
scatoloni e hanno trovato il lembo della lettera di Provenzano
a Berlusconi.
I Carabinieri l’avevano segnalata addirittura in carattere
maiuscolo, affinché nessuno se la perdesse e invece qualcuno se la era persa. A
questo punto si sono precipitati , stava proprio finendo il processo d’appello
Dell’Utri: i giudici, prima delle vacanze, stavano per dare la parola al
Procuratore Generale per la requisitoria, quando sono arrivate queste nuove
carte, dicendo “ prendete atto che c’è anche questa mezza lettera strappata”,
perché? Perché intanto c’è Provenzano che scrive a Berlusconi, il capo della
mafia che scrive all’attuale capo del governo, lo chiama Onorevole e quindi è
una lettera che si riferisce all’impegno politico di Berlusconi,
probabilmente successiva al 93 /94, è la lettera di cui sapete già tutto:
Provenzano promette appoggio politico a Forza Italia, in cambio della
disponibilità di una rete televisiva, Berlusconi tanto ne ha tante, ne ha ben
tre, ne aveva tre all’epoca, adesso ne ha anche sei. Minacciava, in caso
contrario, di dare luogo a un evento funesto, a un “ triste evento”: così lo
chiama Provenzano o chi, materialmente, ha vergato questa lettera e il triste
evento, secondo il figlio di Ciancimino, era il rapimento o l’assassinio del
povero Piersilvio.
Naturalmente tutto è andato bene, Piersilvio è più vivo che
mai, non ha mai subito attentati o tentativi di sequestro, quindi dobbiamo
pensare che quella lettera, in qualche modo, abbia avuto soddisfazione. Ma
perché portare una lettera di Provenzano a Berlusconi in un processo dove è
imputato Dell’Utri? Che c’entra Dell’Utri? Giusta domanda, per
chi se la pone: Dell’Utri c’entra perché Massimo Ciancimino sostiene che, il
destinatario penultimo della lettera, colui che la doveva consegnare a
Berlusconi, era Dell’Utri e che quindi la trafila era - l’abbiamo già raccontato
- Provenzano che la scrive, la dà a un certo Lipari, che era un suo uomo di
fiducia, il quale la dà al figlio di Ciancimino, il figlio di Ciancimino la
porta a suo padre che è in carcere, il padre trova il modo - avrebbe dovuto
trovare il modo - di farla avere a Dell’Utri e Dell’Utri a Berlusconi.
Questo è
il percorso. Dice, il figlio di Ciancimino, “ quella lettera me la ricordo
intera, è strato che ce ne sia soltanto più metà” e è ancora più strano, in
quanto, aggiungo io, Ciancimino dice “ nella prima parte della lettera c’era
proprio scritto che Dell’Utri avrebbe dovuto consegnarla a Berlusconi”, quindi
Dell’Utri era un po’ il postino, secondo il figlio di Ciancimino. Naturalmente
non sappiamo se è vero o meno, finché non sarà stata trovata l’altra parte della
lettera questa cosa di Dell’Utri la dice Ciancimino, che è un testimone oculare,
però: infatti la lettera è stata trovata a casa sua e quindi è ben possibile che
se la ricordi tutta intera; semmai c’è da domandarsi chi ne ha tagliata metà e
ha portato via proprio la metà nella quale c’è il nome di Dell’Utri, mentre ha
lasciato la metà dove c’è il nome di Berlusconi, dell’Onorevole Berlusconi.
I
Carabinieri no: i Carabinieri quello che hanno trovato l’hanno messo lì, bisogna
capire che cosa è successo, ma in ogni caso nei processi i giudici servono
proprio a questo, a sentire il testimone e a valutare se la sua testimonianza è
attendibile oppure no, per valutarla bisogna sentirlo, il testimone. Ecco perché
la Procura di Palermo ha sentito Ciancimino, il quale ha detto queste cose che
vi ho parafrasato e poi ha depositato il pezzo di lettera e i verbali di
Ciancimino, affinché i giudici inserissero queste prove nel fascicolo del
processo e ascoltassero, a loro volta, Ciancimino.
Ciancimino è attendibile o no?
Sapete che nel nuovo processo penale non si può dare per scontato quello che
c’è nei verbali resi dai testimoni o dagli indagati davanti al Pubblico
Ministero, ma tutto deve essere ripetuto in aula, davanti ai giudici e quindi i
giudici avrebbero dovuto chiedere a Ciancimino di ribadire le cose o meno, che
risultavano dai suoi verbali, davanti ai Pubblici Ministeri e invece l’altro
giorno la Corte d’Appello di Palermo ha respinto la richiesta della Procura
Generale di inserire agli atti le nuove prove, le carte e i verbali di
Ciancimino e, soprattutto, hanno rifiutato di sentire Ciancimino. Quindi adesso,
dopo la requisitoria che è appena iniziata e dopo le arringhe difensive, i
giudici si chiuderanno in Camera di Consiglio per decidere se Dell’Utri è
colpevole, come aveva deciso il Tribunale, o è innocente, come chiedono i suoi
Avvocati, senza poter valutare la lettera di Provenzano a Berlusconi e le
dichiarazioni di Ciancimino, che dice che il pony express che faceva da trait
d’union da Provenzano a Berlusconi era Marcello Dell’Utri, quindi praticamente
hanno preso una robusta possibile prova e l’hanno rigettata, l’hanno rifiutata,
non la vogliono vedere, non la vogliono esaminare.
Io non lo so per quale
motivo: c’è chi dice che l’hanno fatto perché il Presidente del collegio è già
stato trasferito al Tribunale di Caltanissetta e quindi non vede l’ora di finire
il processo di Dell’Utri per potersi trasferire, armi e bagagli, a Caltanissetta;
speriamo che non sia così, perché i processi sono tutti importanti, ma un
processo del genere che perde per strada una prova soltanto perché il giudice ha
fretta sarebbe molto triste, dopo tre anni poi un’udienza per sentire Ciancimino
non avrebbe spostato granché, sarebbe durato un’udienza in più, questo processo.
Non vorrei neanche pensare che abbiano voluto respingere una prova, perché
altrimenti avrebbero dovuto tenerne conto ai fini di una condanna, cioè non
vorrei - per l’amor del cielo! - che avessero già deciso in altro senso, ovvero
per l’assoluzione: sarebbe molto grave, questo sarebbe un sinonimo di malafede,
ci sarebbe da ricusarli dei giudici così prevenuti. Speriamo che non sia così,
resta il fatto che non si capisce per quale motivo non hanno voluto esaminare
questa prova. Nell’ordinanza che ho qui i giudici Lacommare,
Barresi e Dall’Acqua, che è il Presidente,
scrivono, anche se l’ordinanza è firmata soltanto dal Presidente, che “ l’esame
del frammento di foglio sequestrato il 17 febbraio 2005 in un locale nella
disponibilità del Ciancimino e l’esame del contenuto dei verbali, relativi agli
interrogatori da questi resi il 30 giugno e il 1 luglio 2009 - appena l’altro
ieri, perché avevano appena trovato il foglio e l’hanno convocato d’urgenza,
Ciancimino, i magistrati - al Pubblico Ministero di Palermo non consentono di
ritenere che, le indicazioni fornite sul posto, della richiesta di acquisire
questi elementi, pur suscettibili di ulteriore approfondimento nell’ambito
dell’indagine condotta dalla Procura, siano allo stato connotate dai requisiti
di specificità, utilità e rilevanza necessari per l’accoglimento dell’istanza”.
Praticamente dicono che questa lettera di Provenzano a Berlusconi e le
dichiarazioni di Ciancimino, che dice che la lettera doveva portarla Dell’Utri,
non sono connotate da requisiti di specificità, utilità e rilevanza, non sono
rilevanti, non sono utili e non sono specifiche.
Aggiungono poi: “ dall’esame
dei verbali di interrogatorio di Ciancimino - che parla della lettera e del
ruolo di Dell’Utri - emerge una continua e non sempre sanata contraddittorietà
delle dichiarazioni rese dal Ciancimino”, cioè Ciancimino dice delle cose
contraddittorie. Può darsi, infatti spetta proprio ai giudici sciogliere queste
contraddizioni, incalzarlo, interrogarlo, fargli le domande giuste, vedere se si
contraddice, capire perché si contraddice, oppure magari invece ottenere delle
risposte meno contraddittorie in un senso o nell’altro, nel senso di liberare
Dell’Utri dal sospetto, oppure invece di accertare che Dell’Utri ha fatto anche
quello, oltre a tutto quello che il Tribunale aveva già accertato. Se non lo
stabiliscono i giudici se Ciancimino è attendibile, chi lo deve stabilire?! E se
parla di Dell’Utri come pony express di lettere da Provenzano a Berlusconi, in
quale altro processo deve andare questa roba, se non nel processo dove si sta
processando Dell’Utri, con l’accusa di essere stato per 30 anni il trait d’union
tra la mafia e Berlusconi?!
Mi sembra che sia il posto giusto per accertare
queste cose! Non si capisce per quale motivo la contraddittorietà, ammesso che
sia contraddittorio quello che dice Ciancimino, debba indurre i giudici a non
sentirlo: se è contraddittorio è un motivo in più per sentirlo e per chiarire.
Dicono poi, i giudici, che “ Ciancimino colloca questa lettera in un periodo
storico, cioè il 1992, che non risulta compatibile con l’appellativo di
Onorevole, utilizzato nel frammento di foglio in esame e riferito a Berlusconi”,
che infatti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 94. Ciancimino dice
che quella lettera è del 92, nella lettera c’è scritto “ Onorevole Berlusconi” e
i giudici dicono che Onorevole Berlusconi lo è diventato nel 94: è vero, può
darsi che Ciancimino sbagli data, che abbia ricordi confusi, è difficile
ricordarsi tutte le date delle elezioni etc., oppure può darsi che racconti
balle per un qualche motivo, a proposito della datazione di quella lettera.
Bene: sentitelo, incalzatelo, fategli queste obiezioni e vedete come risponde.
Per quale motivo un errore di data dovrebbe non dico rendere inattendibile Ciancimino, ma renderlo non meritevole neanche di essere interrogato? Boh!
Dicono ancora, i giudici, “ considerato che Ciancimino tra l’altro ha ammesso di
non conoscere gli sviluppi e gli esiti della vicenda”: certo, lui non sa se è
avvenuta la consegna a Dell’Utri e, da Dell’Utri, a Berlusconi e chi se ne
importa! Quello che qui conta è se davvero Provenzano usava Dell’Utri come
pronta consegna, come postino, se davvero aveva scritto che Dell’Utri avrebbe
dovuto consegnarla a Berlusconi probabilmente si riferiva al fatto che aveva
fatto la stessa cosa altre volte, che era un postino collaudato.
Il fatto che
poi, anche quella volta, la consegna sia avvenuta oppure no a noi non interessa
niente e non dovrebbe interessare neanche ai giudici: perché? Perché basta
sapere che, in una lettera indirizzata da Provenzano a Berlusconi, c’era scritto
che la consegna la doveva fare Dell’Utri: questo dovrebbe interessarli, visto
che devono giudicare Dell’Utri come possibile trait d’union tra la mafia e
Berlusconi! Prima di affidare una lettera a Dell’Utri per Berlusconi, Provenzano
si sarà informato su chi era: evidentemente, se aveva scelto lui, vuole dire che
si fidava di lui perché aveva già fatto altre consegne o altri favori, o aveva
già messo in contatto la mafia con Berlusconi, non è che uno prenda il primo che
passa e dica “ scusa, c’è una lettera di Provenzano per Berlusconi, me la
consegni?”: è ovvio che ti rivolgi a qualcuno molto affidabile e, soprattutto,
molto taciturno.
In ogni caso queste sono tutte cose da chiedere a Ciancimino,
invece loro dicono “ no, non gliele chiediamo, perché avremmo dovuto
chiedergliele?”, ma vi rendete conto?! E, alla fine, dicono “ rilevato,
pertanto, che dall’esame del contenuto degli unici verbali emerge un quadro
confuso e contraddittorio, questa Corte non può compiutamente valutare l’utilità
e la rilevanza del mezzo di prova, rispetto alle accuse formulate a carico
dell’imputato”, questa è veramente curiosa! Non avevano mica detto loro di
prendere per oro colato i verbali davanti al Pubblico Ministero, avevano detto
loro “ sentite Ciancimino: a noi ha detto così, vediamo che cosa dice in aula,
la lettera c’è, nessuno può mangiarsela”, l’avevano fatta sparire e è
ricomparsa, è sparita una seconda volta, i giudici d’appello hanno deciso di non
prenderla in considerazione.
Speriamo che ritrovino un po’ di logica in tempo utile per la sentenza,
perché queste motivazioni sono quanto di più illogico - questo almeno lo si può
dire, è diritto di critica - si possa immaginare e è preoccupante che siano così
privi di logica, i giudici che stanno seguendo un processo di questo genere.
Menzogne colossali
L’altra cosa riguarda l’Avvocato dello Stato: come vi ho detto, nel sito
dell’avvocatura dello Stato c’è scritto che “ l’avvocatura dello Stato è un pool
di giuristi specializzati, che rappresenta e difende in giudizio
l’amministrazione statale e, più in generale, tutti i poteri dello Stato”.
Quindi, quando viene chiamata a difendere la bontà, la costituzionalità, la
legittimità di una legge che, secondo alcuni tribunali, come quello di Milano e
altri, è incostituzionale, dovrebbe andare lì e difendere la costituzionalità
della legge, ossia dovrebbe cercare di spiegare, se ci riesce, che la Legge
Alfano è rispettosa della Costituzione, che la Legge Alfano, che rende immuni
dai processi le quattro alte cariche dello Stato, non confligge con l’articolo
3, che dice che siamo tutti uguali di fronte alla legge, senza aggiungere “
tranne quattro”.
Insomma, dovrebbe occuparsi della legge, cioè di una norma
generale e astratta: questo dovrebbe fare l’avvocatura dello Stato davanti alla
Corte e invece che cosa fa, l’Avvocato Glauco Nori, a nome nostro, cioè dello
Stato e a spese nostre, cioè dello Stato? Lo paghiamo noi l’Avvocato dello
Stato. Va lì e dice alla Corte, per spaventarla probabilmente, “ state attenti,
perché se bocciate la Legge Alfano succede un’ira di Dio nella politica
italiana, perché Berlusconi torna imputato, se torna imputato si dimette, crolla
il governo, crisi, un casino che non finisce mai, lasciamo il Lodo Alfano, che è
meglio”, questo è il discorso. Allora capite che questa è una cosa che
eventualmente potrebbe dire l’Avvocato Ghedini: non l’ha detta, eh, attenzione,
perché queste sono delle scempiaggini che neanche l’Avvocato Ghedini,
che è tutt’altro che fesso, oserebbe mai dire; perché? Perché se andasse lì e
dicesse “ se Berlusconi torna imputato si deve dimettere” beh, poi se Berlusconi
torna imputato si deve dimettere davvero e, soprattutto, andrebbe lì a ammettere
che quella è una legge fatta da Berlusconi per Berlusconi, non è una legge fatta
per tutelare le alte cariche dall’eventuale pericolo che un giorno possano
essere sottoposte a processo e perdano, quindi, la serenità e il tempo che
invece è loro necessario per concentrarsi quotidianamente sul loro lavoro al
servizio degli italiani, perché questo ci hanno raccontato e era il movente
della Legge Alfano, non salvare le chiappe all’attuale
Presidente del Consiglio.
Infatti Ghedini queste stupidaggini non le ha dette:
le ha dette l’Avvocato dello Stato che, invece di difendere il Lodo, ha difeso
Berlusconi, togliendo anche il velo dell’ipocrisia che attorniava questa legge,
quel velo di ipocrisia che indusse il capo dello Stato a firmare, in men che non
si dica, una legge incostituzionale, “perché bisogna tutelare le alte cariche
dall’incursione dei magistrati cattivi”.
Quindi se non altro è stato sincero,
l’Avvocato dello Stato ha detto “ questa è una legge fatta per Berlusconi,
l’unico che ne approfitta è Berlusconi, se Berlusconi torna sotto processo è un
casino”. Il problema è che lui non lo può dire, l’avvocatura dello Stato deve
dire che la legge è costituzionale, non deve calare le conseguenze di
un’eventuale bocciatura nella situazione attuale: perché? Perché le leggi
valgono per sempre, le leggi vengono fatte per l’interesse generale, non vengono
fatte per risolvere un problema particolare di una persona o così dovrebbe
essere. Quindi, secondo alcuni, questo è stato un clamoroso autogol, perché?
Perché è andato lì a dire alla Corte “ guardate, l’hanno fatta per quello lì,
adesso stiamo attenti, perché sennò quello lì poi finisce sotto processo”.
Le
argomentazioni, oltretutto, sono proprio delle palle colossali, delle menzogne
colossali: per esempio, dice l’Avvocato Generale, “ se Berlusconi tornasse sotto
processo con la bocciatura della Legge Alfano - cosa che sarebbe automatica - la
stampa seguirebbe i processi a Berlusconi con formule suggestive, con uno stile
giornalistico sottolineato, con fughe di notizie coperte dal segreto”. Le fughe
di notizie coperte dal segreto a volte si verificano nella fase delle indagini,
quando c’è il segreto investigativo, ma qui stiamo parlando di una legge che
protegge le alte cariche dello Stato dai dibattimenti, cioè dai processi, che
sono pubblici e senza alcun segreto. Quindi il giornalista va al processo, vede
quello che succede e lo racconta, non c’è nessun segreto, è impossibile violare
il segreto con fughe di notizie in un dibattimento pubblico, tant’è che c’è pure
la gente, i curiosi possono andare a assistere. Le indagini invece sì che hanno
delle notizie segrete, ma le indagini su Berlusconi si possono fare anche con il
Lodo Alfano, perché il Lodo Alfano blocca i processi e non le indagini,
conseguentemente o questo signore non sa di che cosa sta parlando, oppure sta
mentendo, nella speranza di spaventare la Corte, dicendo “ stiamo attenti,
perché se torna sotto processo chi la sente la stampa: quelli cominceranno a
occuparsi dei processi a Berlusconi tutti i giorni con grande enfasi!”,
figuratevi!
Sono 15 anni che processano Berlusconi e la stampa sono secoli che
non si occupava più dei suoi processi, non ci andava nessuno: io sono andato
qualche volta ai processi a Berlusconi, eravamo sempre i soliti quattro gatti!
Televisioni che abbiano seguito i processi a Berlusconi: ma in quale film?!
All’estero forse, forse le televisioni estere. Prima bugia. Ma la seconda bugia
è ancora più mirabile: perché? Perché si dice che, se Berlusconi torna processo,
deve dimettersi: intanto chi l’ha detto?
Dove sta scritto? La legge da noi non
lo prevede che debba dimettersi, all’estero neanche, però si dimettono sempre se
vengono imputati: anzi, è difficile che i Ministri o i Presidenti del Consiglio
vengano imputati, proprio perché all’estero non candidano gli indagati, così
evitano che un indagato poi venga imputato; da noi invece gli indagati hanno
addirittura una corsia preferenziale e quindi, a un certo punto, di solito
vengono anche imputati e si pone il problema, ma non sta scritto da nessuna
parte che Berlusconi si debba dimettere: anzi, lui ha sempre detto “ non mi
dimetterò mai”, l’opposizione, o quella robetta che chiamiamo opposizione, il
PD- almeno parlo del PD, poi ce ne sono altre - gli ha sempre detto “ non te ne
andare” e quindi gli ha raccomandato di non dimettersi, ma lui non ci pensava
proprio e, in terzo luogo, lui sono 15 anni che è imputato e non si è mai
dimesso. Per quale motivo adesso dovrebbero cambiare le cose?
Lui ha governato
per cinque anni da imputato, perché il Lodo Schifani fu immediatamente cassato
dalla Corte Costituzionale e non si è né dimesso, né ha avuto dei problemi,
semplicemente non andava alle udienze dei suoi processi e quindi, anche questa
storia che perde tempo a seguire i suoi processi e non può più stare a Palazzo
Chigi, lui in questi 15 anni ha avuto ventidue rinvii a giudizio o giù di lì e
ai processi c’è andato tre volte: alla prima udienza nel processo Guardia di
Finanza e alle due udienze del processo Sme, dove ha fatto le dichiarazioni
spontanee, fine, mai visto in Tribunale Berlusconi. Quindi sono tutte balle! Si
crea un’attesa di un pericolo imminente per spaventare la Corte, ma in realtà
quel pericolo- ammesso che le dimissioni di Berlusconi siano un pericolo:
volesse il Cielo!
Ma non c’è nessuna speranza e nessuna possibilità che ciò
avvenga- semplicemente per dare alla Corte Costituzionale una responsabilità
politica che non può avere, perché la Corte Costituzionale deve guardare la
Costituzione, guardare la legge e vedere se l’una è compatibile con l’altra;
dato che la Costituzione è un po’ più importante della legge, se non sono
compatibili fanno fuori la legge, non la Costituzione, oso sperare. Tutto questo
l’Avvocato dello Stato l’ha sostenuto non a nome di Berlusconi, o a nome di un
privato: lo doveva sostenere a nome dello Stato, l’Avvocato dello Stato difende
lo Stato e le sue leggi, non il rappresentante pro tempore dello Stato o del
governo. E invece ha avuto una crisi di identità: nel tragitto tra l’avvocatura
dello Stato e la Corte Costituzionale ha avuto un attacco di labirintite e non
ha più capito che differenza c’è tra sé stesso e l’Avvocato Ghedini e tra lo
Stato e Berlusconi, “l’état c’est moi”, diceva il Re Sole: Berlusconi,
nell’interpretazione dell’avvocatura dello Stato, o almeno di questo signore, è
diventato lo Stato.
Guardate che sono passaggi che sembrano trascurabili, ma
sono dei macigni sulla Costituzione e sul senso civico che si dovrebbe avere e è
molto preoccupante che neanche la logica alberghi più nelle ordinanze di certi
giudici, come abbiamo visto prima, o nelle decisioni prese da un organismo così
fondamentale come quello che dovrebbe difendere lo Stato davanti ai tribunali e
alla Corte Costituzionale. Bene, a questo punto aspettiamo, ovviamente, di
vedere che cosa succederà al processo Dell’Utri, Il Fatto quotidiano lo seguirà
quotidianamente, a differenza degli altri giornali, che l’hanno completamente
abbandonato, già in primo grado non lo seguiva nessuno e vedremo che cosa
succede dal 6 ottobre in avanti, davanti alla Corte Costituzionale, dove saremo,
anche lì, pronti a raccontare tutto quello che accade.
Floppone in prima pagina
E adesso vi faccio vedere una prova naturalmente, un numero zero, ma perché
vi facciate l’idea, più o meno, di come sarà Il Fatto quotidiano: questa è la
prima pagina della prova di stampa che abbiamo fatto l’altro giorno, era il
giorno dopo il monologo di Berlusconi a “Porta a Porta”, quando hanno eliminato
tutta la programmazione concorrenziale affinché lui potesse ritagliarsi e
stagliarsi a reti unificate e il risultato è stato quel floppone gigantesco di
ascolti che avete visto sui giornali e conseguentemente, quel giorno, abbiamo
provato - ripeto, è una prova - a fare un titolo, questa è una frase di Enzo
Biagi, “ l’uomo solo al telecomando”, l’hanno lasciato solo, c’è la
vignetta della salma mentre l’imbalzamatore è Bruno Vespa.
Qua
c’è la nostra inchiesta, ogni giorno, se il fatto è clamoroso come questo ce ne
occuperemo, altrimenti abbandoneremo l’agenda degli argomenti dei quali hanno
già parlato gli altri giornali, cosa che sicuramente non può avvenire -non lo
so- quando c’è la strage in Afghanistan, ma che può avvenire invece nelle
giornate ordinarie, nel qual caso la nostra inchiesta, in questo caso le morti
nel calcio per doping, sale in prima posizione e quindi quello sarà il nostro
titolo dominante, poi ci sono rubriche, cattiverie varie, dentro il giornale è
tutto a colori e adesso non ve lo faccio vedere tutto, perché altrimenti vi levo
la sorpresa, ma l’importante è che cominciate a memorizzare la testata e a
innamorarvi, spero, di un giornale che non ha denaro pubblico, che non ha
padroni, che non ha palazzinari, petrolieri, Presidenti del Consiglio,
banchieri, finanzieri, costruttori di automobili etc. alle spalle, ma ha alle
spalle semplicemente i suoi giornalisti e, soprattutto, i suoi lettori che, solo
per gli abbonati, sono proprio in queste ore arrivati a 30. 000. Trovate sul
sito antefatto.it i luoghi dove Il Fatto quotidiano arriverà in edicola:
purtroppo lo so, molti non troveranno il proprio paese o la propria città,
abbiamo fatto questa scelta, che è una scelta obbligata, perché non abbiamo i
soldi per arrivare a 38. 000 edicole.
Rischieremmo di tracollare appena partiti e quindi abbiamo preferito
una distribuzione mirata, nella maggior parte dei capoluoghi, riservandoci, se
dovesse esserci una grande risposta, come ci auguriamo, o una buona risposta da
parte del pubblico, di aumentare il servizio strada facendo, magari aumentando
le pagine, aumentando i giornalisti e aumentando anche i luoghi della
distribuzione in edicola, molto meglio, invece, che non dare tutto all’inizio e
poi essere costretti a togliere qualcosa e a tagliare.
Per questo il Consiglio che do a chi si accorge, si rende conto che non
troverà nella sua città o nel suo comune Il Fatto quotidiano in edicola, c’è
sempre la possibilità di abbonarsi o all’on- line oppure con l’abbonamento
postale e adesso stiamo predisponendo anche la soluzione del coupon, proprio
perché chi invece in edicola il giornale lo trova, possa avere già un carnet di
opzioni da fare poi timbrare dall’edicolante, in modo da assicurarsi comunque
una copia garantita, perché credo che, soprattutto nei primi giorni e nelle
prime settimane il giornale, se - come spero - l’attesa è tanta, sarà anche
abbastanza difficile da trovare. Passate parola e ci vediamo o in abbonamento o
in edicola mercoledì, con Il Fatto quotidiano, mercoledì 23 settembre, grazie.
http://www.beppegrillo.it
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