Deviatar
Infiltrazione finanziarie stra ...
Bottino e i nuovi eroi
2000 - 2010: in questo mondo d ...
Testo dell'intervento:
Buongiorno a tutti, siamo nel pieno delle celebrazioni di
Bettino Craxi, mi sono un po’ stufato di ricordare le tangenti che
prendeva, anche perché l’abbiamo già fatto in queste ultime
settimane e poi ci viene autorevolmente raccomandato e stiamo
aspettando tutti con ansia il messaggio del Capo dello Stato, per
celebrare degnamente il decennale del latitante, che bisogna
andare oltre le vicende giudiziarie e che bisogna dare un giudizio
politico, perché naturalmente un uomo politico non può essere
ridotto soltanto alle condanne e ai processi.
La scalata al Partito Socialista
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E’ vero, Craxi non ha avuto soltanto condanne e processi, Craxi è
stato anche altro: ha fatto politica, da questo punto di vista
vale sempre la vecchia battuta di Grillo, che nella Prima
Repubblica di solito prendevi un politico e, dopo un po’,
diventava un ladro, mentre nella seconda di solito prendi un ladro
e dopo un po’ diventa un politico.
Certamente Craxi quando ha
iniziato a fare politica non l’ha fatta per rubare, ha cominciato
a rubare mentre faceva politica e su Il Fatto Quotidiano ho
pubblicato un’intervista del 93 di Fabrizio Cicchitto, che non era
craxiano, era socialista lombardiano, ma fu messo da parte nel
Partito Socialista dopo l’81, quando si scoprì che era iscritto
alla Loggia P2.
Cicchitto è un raro caso di socialista espulso da
Craxi, messo ai margini da Craxi per indegnità morale e per la sua
iscrizione alla P2 e infatti, rancoroso nei confronti di Craxi per
essere stato sbattuto fuori per dieci anni e recuperato soltanto
nel 92, Cicchitto nel 93 diede un’intervista - pensate un po’ - a
Augusto Minzolini, l’attuale direttore del TG1, che all’epoca era
cronista de La Stampa e, in quell’intervista, Craxi veniva dipinto
da Cicchitto come poco meno o poco più di un malfattore.
Se la
trovo, ho qui Il Fatto di questi ultimi giorni, un piccolo brano
ve lo devo regalare, perché? Perché Cicchitto ricorda come Craxi
scalò il Partito Socialista quando, alla fine degli anni 70,
sembrava che non ce la dovesse fare a prendere il potere e poi
invece ce la fece per pochissimi voti e, disse Cicchitto, quei
pochissimi voti se li era comprati, aveva praticamente lanciato
un’Opa sul Partito Socialista con quali soldi? Eh, con i soldi del
conto protezione, ossia con i soldi che gli aveva pagato il Banco
Ambrosiano, grazie ai buoni uffici di Licio Gelli e di Roberto
Calvi.
Conseguentemente, se andate sul sito antefatto, o ilfattoquotidiano.
it la
trovate integrale quell’intervista.
Cicchitto disse, “ quando
scoprimmo che Craxi aveva questo ben di Dio messo a disposizione
sul conto svizzero, il famoso conto protezione, da Licio Gelli e
Roberto Calvi beh, capimmo che non ce l’avremmo fatta”.
Dice anche
che Pietro Nenni gli mandò una lettera nella quale gli intimava di
dimettersi, a Craxi, ma che quella lettera fu fatta sparire: lo
dico, perché chi sta a Roma vede in questi giorni la città
tappezzata di manifesti in cui si vede Craxi giovane e Nenni
vecchio con il bastone.
Il rapporto tra i due era appunto che il
vecchio patriarca, sdegnato nei confronti di Craxi, aveva mandato
una lettera per intimargli di dimettersi, lettera che poi è stata
fatta sparire, ma in quel partito l’abitudine a fare sparire molte
cose era diffusa.
Però ci dicono che non ci sono soltanto le
tangenti, c’è anche la politica, c’è anche altro e
conseguentemente, per dare un giudizio complessivo su Craxi,
bisogna valutare il suo ruolo politico: lo scrive ancora questa
mattina L’Ambasciatore Romano in uno dei suoi pezzi solitamente
ambigui, dove dà un colpo al cerchio e uno alla botte e penso che
possiamo benissimo parlare solo esclusivamente, oggi, della
politica di Craxi, per vedere se ha portato bene o ha portato male
all’Italia: in fondo stiamo parlando di un signore che ha
imperversato nella politica italiana per quasi venti anni come
leader del partito, come ago della bilancia dall’alto del suo 12 o
14% della politica italiana, come Presidente del Consiglio tra
l’83 e l’87 e come parlamentare fino al 1994, quando non si
ricandidò perché sepolto sotto le vicende giudiziarie e invece
scappò all’estero.
Il presidente del debito
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Vediamoli, dunque, questi grandi meriti politici che ha avuto
Craxi al netto delle tangenti, perché è un po’ ricattatorio questo
modo di giudicare e di dire che non bisogna pensare soltanto alle
tangenti, ma anche alla politica: intanto, se uno prende tangenti
è un tangentaro e poi è chiaro che anche il mostro di Firenze
credo abbia offerto qualche brioches a qualche bambino povero, o
abbia aiutato qualche vecchina a attraversare la strada, eppure
rimane sempre il mostro di Firenze!
In ogni caso cediamo pure a
questo ricatto e parliamo dei grandi meriti politici che, secondo
alcuni, ne farebbero un grande statista, paragonato addirittura a
De Michelis o a De Gasperi, o paragonato ieri sera da Claudio
Martelli a qualcosa di meglio rispetto a Berlinguer e dal Ministro
Sacconi a un genio praticamente, a un numero uno della politica
italiana.
Credo che, stringi stringi, le uniche due cose positive
che personalmente riesco a intravedere in quei quasi venti anni di
leadership nazionale Craxi le abbia fatte quando si è opposto al
nucleare e ha patrocinato il referendum contro il nucleare e, in
parte, quando ha dato un colpo all’inflazione stroncando,
smantellando la scala mobile.
Sul secondo punto il fine
giustificava i mezzi forse, visto che avevamo un’inflazione più
vicina al 20% che al 10%, ma non dimentichiamo che stroncare la
scala mobile voleva dire sganciare lo stipendio, il salario dei
lavoratori dipendenti dal costo del lavoro e quindi, naturalmente,
hanno perso di potere d’acquisto gli stipendi dei lavoratori,
tanto per cambiare si è deciso di far pagare ai più poveri i
disastri della finanza pubblica, che non erano colpa loro, per
dare uno scrollone ai sindacati, che sicuramente avevano delle
grosse responsabilità.
Quanto al nucleare, non so se avete
notato, ma tutti i fans di Craxi di oggi se la dimenticano quella
faccenda del nucleare, del no dei socialisti al nucleare, che poi
portò al referendum che fu vinto dai nemici del nucleare e infatti
oggi tutti i fans di Craxi sono per il nucleare e sorvolano sul
fatto che Craxi era contro.
Al di là di questo, francamente non
vedo nessun motivo per parlare di meriti politici, al netto delle
tangenti: cominciamo dal debito pubblico.
Per fortuna, sia pure
nascosto in fondo a una pagina, a pagina 17 de Il Corriere della
Sera di giovedì, Salvatore Bragantini, economista molto in gamba,
molto esperto, ci ricorda che cosa ha fatto Craxi per il debito
pubblico e dice “ il caso Grecia ora tiene banco, ma è solo
l’inizio, tutti i Paesi dell’Eurozone a alto debito - si fa più
presto a dire chi non c’è - sono condizionati dai vincoli di
Maastricht , svuotare i quali vorrebbe dire silurare l’Euro.
Non è
loro preclusa solo la leva della politica monetaria, anche lo
spazio per quella fiscale si fa impervio, non c’è una lira, i
soldi (pochi) vengono spessi per pagare gli interessi sul debito e
quindi non c’è trippa per tagliare le tasse.
Si può giostrare solo
a parità di gettito e la manovra è limitata dalle norme
dell’Unione Europea, per esempio per l’Iva.
In questo frangente,
cosa fare in concreto per restare un grande Paese, senza farsi
pian piano relegare nella serie inferiore? Un’opinione pubblica
disinformata potrebbe reagire prendendosela con l’Europa, mentre
in realtà ce la dobbiamo prendere con noi stessi e, soprattutto,
con chi oggi celebra Craxi.
” E ricorda, Bragantini, che “ il
risanamento morale, utile in sé, darebbe anche un robusto
contributo a quello economico”, perché l’immoralità pubblica, la
corruzione pubblica che porta aumenti di spesa pubblica sono, in
realtà, all’origine del boom del nostro debito punto di
riferimento, che non è sempre stato alle stelle: ha cominciato a
andare alle stelle a partire dal 1980, cioè da quando imperò
sull’Italia per dodici anni il famoso Caf (Craxi, Andreotti,
Forlani).
Se ci fosse ancora una classe dirigente degna del nome,
anziché assistere in un silenzio forse non imbarazzato, ma certo
imbarazzante alla rivalutazione di Bettino Craxi, questa classe
dirigente ricorderebbe al Sindaco di Milano, che vuole dedicargli
una via o un parco, alcuni fatti stranoti nelle metropoli
straniere che ama frequentare la signora Moratti.
Lasciamo pure
stare i gravi reati per cui Craxi è stato condannato e che paiono
divenuti trascurabili, c’è molto di più: sotto la guida politica
sua e di De Mita, che oggi non a caso ne canta le gesta, il nostro
debito pubblico è volato dal 60 al 120% del Pil, in dodici anni è
raddoppiato il rapporto tra debito e prodotto interno lordo; di
qui il macigno che tutt’ora grava sulle spalle del Paese e ne
frena lo sviluppo, sapete che quel debito lo paghiamo con 80
miliardi di Euro all’anno di soli interessi.
Nell’éscalation del
debito ebbe il suo bel peso l’aumento dei costi delle opere
pubbliche dovuto alle tangenti, scoperte grazie a Mani Pulite:
quei costi, in seguito alle indagini, crollarono di botto e chi
allora accusò il colpo ce lo restituisce con gli interessi.
Nel
1992, quando crollò la Prima Repubblica sotto i colpi delle
tangenti e poi si travestì da Seconda Repubblica grazie a quel
grande gattopardo che è Berlusconi, un chilometro di metropolitana
a Milano costava 192 miliardi, nello stesso periodo a Amburgo un
chilometro di metropolitana costava 45 miliardi, meno di un
quarto.
In quel periodo il passante ferroviario di Milano costava
100 miliardi a chilometro e è stato realizzato in dodici anni;
nello stesso periodo il passante ferroviario di Zurigo è costato
la metà, 50 miliardi a chilometro, e ha richiesto la metà del
tempo per i cantieri (sette anni, anziché dodici).
E’ così che
nasce il boom del debito pubblico che, nell’80, era il 60% del Pil,
nell’83 era già il 70% del Pil, nell’83 Craxi diventa Presidente
del Consiglio, ci rimane quattro anni, è il governo più lungo
della Prima Repubblica, in quei quattro anni il rapporto tra
debito e Pil passa dal 70 al 92% e, in termini liquidi, il debito
pubblico passa da 400 e qualcosa mila miliardi a un milione di
miliardi in quattro anni, gli anni del governo Craxi.
Dopodiché,
negli anni dei governi Goria e De Mita, il rapporto debito /Pil
balza ulteriormente dal 92 al 118%, che è il valore che ha
praticamente oggi, perché abbiamo avuto qualche anno di
risanamento grazie alle politiche del centrosinistra, soprattutto
dei Ministri Ciampi e Padoa Schioppa e poi abbiamo avuto invece lo
sfondamento del centrodestra che, guarda caso, ha affidato
l’economia nelle mani degli stessi che collaboravano con Craxi ai
tempi in cui veniva scavato il grande buco del debito pubblico:
oggi la nostra economia è nei mani dei Tremonti, dei Brunetta e
dei Sacconi, cioè degli stessi consulenti economici di Craxi e De
Michelis, che all’epoca stavano scavando quel gigantesco buco che
ancora non siamo riusciti a riempire.
“Craxi politicamente ebbe
ragione su diversi punti: per esempio, sulla scala mobile e, chi
era privo di paraocchi ideologici lo vide subito”, scrive ancora
Bragantini, “ma non uscì di scena solo per i reati: soprattutto
perché ci stava trascinando nell’abisso.
Non era il solo, ma la
sua riabilitazione, oltre a reiterare il teorema per cui la
magistratura rossa dà la caccia ai politici, sancisce anche
ufficialmente l’inanità del tentativo di sfuggire a ruberie e
malgestione, è questa la cosa più grave e dà il senso di un Paese
che ha smarrito con la memoria la bussola dell’interesse generale.
Tutti quelli che nelle aziende esportatrici si dannano a
recuperare la competitività perduta dovrebbero pensarci bene,
prima di avallare con il silenzio la restaurazione.
Se poi Milano
dovrà davvero scegliere una via da dedicare a Craxi, cambiamo nome
a quella oggi intitolata Giorgio Ambrosoli: daremmo icasticamente
l’idea di come ci siamo ridotti e del futuro che ci stiamo
preparando”, scrive il grande Bragantini, seminascosto in fondo a
pagina 17 de Il Corriere della Sera.
Craxi e le partecipazioni statali
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Vediamo altri meriti dello statista Craxi: ricorderete, per
esempio, le partecipazioni statali, erano le imprese dello Stato,
ce ne era una in particolare che si chiamava Sme e perdeva
migliaia di miliardi ogni anno per produrre panettoni e pomodori
pelati di Stato.
Era la grande Finanziaria
alimentare dell’IRI, che conteneva nella sua pancia i marchi di
Motta, Alemagna, Cirio e era gestita dai partiti, quindi era
gestita con i piedi e noi, ogni anno, ripianavamo i buchi della
Sme: ecco perché Prodi saggiamente, nel 1984, decide di
privatizzarla, la mette sul mercato, chiede se c’è qualche privato
disposto a prendersi quel carrozzone puzzolente e maleodorante.
Ebbene, si fa avanti la Buitoni, unica offerente, la Buitoni di De
Benedetti: Craxi per ragioni politiche, ossia perché odiava De
Benedetti, decide di bloccare la privatizzazione della Sme,
incaricando Berlusconi, Barilla e Ferrero di, obtorto collo,
presentare una controfferta rispetto a quella della Buitoni, per
altro fuori tempo massimo, in modo da mandare a monte il
preaccordo che la Buitoni ha stipulato con l’IRI.
Risultato: va
tutto a catafascio, la Sme rimane nelle partecipazioni statali e
gli italiani per anni hanno continuato a ripianare migliaia di
miliardi di debiti a quell’azienda pluridecotta , che Prodi
saggiamente aveva trovato a chi affidare per liberare lo Stato da
quel bubbone purulento.
Questo sarebbe il modernizzatore, uno che
non ha mai privatizzato neanche un canile: io non sono un fanatico
delle privatizzazioni, ci sono cose che debbono rimanere
pubbliche, ma i panettoni di Stato e i pomodori pelati forse
potevano essere privatizzati e gestiti meglio! Craxi si opposte e
perché si oppose? Perché le partecipazioni statali erano delle
aziende che venivano gestite dagli uomini dei partiti, la DC e il
PSI e i partiti usavano le aziende pubbliche come vacche da
mungere, le depredavano per rubare, venivano finanziati da aziende
pubbliche anche se era vietato dalla legge che essi stessi avevano
approvato nel 74: quella del finanziamento pubblico dei partiti,
che consentiva ai partiti di ricevere contributi da aziende
private, ma non da aziende pubbliche.
E invece Craxi usava le
partecipazioni statali come se fossero il cortile di casa sua: ci
metteva i suoi uomini, il famoso Di Donna, i famosi Cagliari,
Bitetto, Necci e poi ciucciava i soldi, questa è la ragione per
cui alimentò l’impresa pubblica anche laddove non se ne sentiva il
bisogno, perché rubavano i soldi pubblici dalle aziende
pubbliche.
Pensate alla RAI, pensate a che cosa era la RAI nel
periodo della lottizzazione più feroce dei partiti: si dirà “ c’è
anche adesso”, sì, ma non è una buona ragione per dire che era
buono quello che facevano allora o per dire che, dato che si fa
male adesso, allora va bene tutto, la RAI ha cominciato a
diventare - e ne sa qualcosa Beppe Grillo, tra l’altro - una
protesi dei partiti proprio in quegli anni, quando tra l’altro non
c’erano più neanche grandi partiti che segnalavano grandi
personalità, come era accaduto nel passato in televisione, ma
c’erano partiti che segnalavano mezze calzette, le loro amanti, i
loro amici, i loro portaborse etc.
, per ottenere in cambio quello
che avete visto ancora l’altra sera da Giovanni Minoli.
La stessa
cosa accadde nel settore televisivo privato: se oggi non abbiamo
un libero mercato nella televisione privata, se oggi non abbiamo
un antitrust nella televisione privata, se oggi abbiamo una
mostruosa concentrazione nelle mani del signor Berlusconi, lo
dobbiamo a Bettino Craxi, che cominciò a salvarlo con i due famosi
decreti dell’84, quando i pretori tentarono di fare rispettare la
legge a Berlusconi e Craxi neutralizzò le ordinanze dei pretori
con due decreti chiamati Berlusconi e poi, nel 1990, quando
perdemmo la grande opportunità di avere una legge antitrust sulla
televisione, perché la Legge Mammì alla fine diventò una
fotografia del trust esistente, tre reti aveva Berlusconi e tre
reti potè tenersi vita natural durante.
A chi lo dobbiamo tutto
questo? A Craxi, il grande modernizzatore che ha creato il più
mostruoso monopolio, soltanto perché il monopolista era il suo
amichetto che gli pagava 21 miliardi, o forse di più, 21 sono
stati trovati, estero su estero.
Ecco perché la corruzione non può
essere disgiunta dall’azione politica, perché queste scelte
politiche venivano fatte da uno che poi si faceva pagare: ecco
perché il corrotto non è staccabile dall’attività politica, perché
la corruzione richiede qualcosa in cambio e quel qualcosa in
cambio erano le politiche che hanno ridotto l’Italia a un Paese
pseudosovietico, per quanto riguarda la televisione, visto che
abbiamo il potere politico che controlla la televisione e questo è
cominciato grazie a Craxi, il berlusconismo lo dobbiamo a Bettino
Craxi.
La stessa cosa è accaduta nell’editoria quando,
raccomandato da Craxi, Berlusconi si impossessò della Mondadori e
si impossessò della Mondadori grazie a magistrati romani che
facevano parte dell’harem di Cesare Previti e da dove viene Cesare
Previti? Dal Partito Socialista, era Consigliere di
amministrazione di Alenia, ai tempi in cui l'Alenia era un feudo
socialista, tutto si tiene.
.
il giudice Squillante, il giudice che
aveva 9 miliardi sui conti svizzeri, il giudice corrotto da
Previti, anche se poi l’ha fatta franca grazie alla prescrizione,
ebbene il giudice Squillante era il consigliere giuridico di Craxi
a Palazzo Chigi, un giudice con i conti all’estero comunicanti con
i conti di Previti e della Fininvest.
Ecco perché a Roma i
processi non si facevano mai e Craxi fu beccato dalla Procura di
Milano: perché a Roma i giudici erano capitanati - capo dei G.I.P.
- da Renato Squillante, consulente giuridico di Craxi, pappa e
ciccia con Craxi, ecco perché la corruzione non può essere
disgiunta dalla politica! Pensate soltanto alle politiche sulla
droga che ha fatto Craxi: la prima legge proibizionista in materia
di droghe è proprio la legge che fu fatta, la famosa Iervolino
/Vassalli, che fu imposta da Craxi, che poi era legato ai peggiori
personaggi delle comunità, da Don Gelmini a Muccioli, vengono
tutti di lì, dal craxismo.
La penalizzazione delle droghe anche
leggere, il proibizionismo più retrivo, pensate all’imbarcata di
extraparlamentari di sinistra che fece il Partito Socialista, che
si importò i Boato, i Liguori, i Sofri, tutti socialisti erano
diventati quando lotta continua chiuse i battenti! Pensate alla
politica istituzionale di Craxi, che lanciò per primo il
presidenzialismo, l’elezione diretta del Presidente della
Repubblica, perché naturalmente la voleva disegnare sulle proprie
caratteristiche, voleva diventare Presidente della Repubblica con
il plebiscito, è lui che ha cominciato a picconare la
Costituzione, è lui che per primo, nel 1980, insieme a Giulano
Amato, suo degno consulente su queste questioni, ha lanciato la
proposta della grande riforma: che cosa era la grande riforma? Era
la trasformazione dell’Italia in una Repubblica presidenziale
craxiana, è lui che ha cominciato a diffondere il virus
dell’ostilità ai valori costituzionali e è lui il primo politico
importante del governo a attaccare in Parlamento la magistratura.
Oggi ci sembra normale che i politici attacchino la magistratura,
non fanno niente altro: all’epoca non si usava, i democristiani se
ne guardavano bene, chi aveva fatto parte della Costituente e
aveva mantenuto quella tradizione si guardava bene dal
delegittimare gli altri poteri, mica per ragioni di onestà di
impeccabilità, per ragioni di autoconservazione.
Se un potere
comincia a distruggere gli altri, gli altri distruggeranno quel
potere lì, il potere non può delegittimarsi, le istituzioni tra
loro non si possono delegittimare, Craxi fu il primo a rompere il
galateo istituzionale e costituzionale e quando cominciò a
attaccare i magistrati? Quando fu arrestato per reati valutari nei
primi anni 80 Roberto Calvi, il responsabile del più grave crack
della storia d’Europa prima del crack Parmalat, ovviamente, il
crack dell’Ambrosiano, che mandò sul lastrico migliaia, migliaia e
migliaia di famiglie e Craxi, invece di ringraziare i magistrati,
che avevano beccato il bancarottiere Calvi, il quale aveva
depredato le casse dell’Ambrosiano per compiacere la mafia, la P2
e tutto quel giro losco che c’era intorno, Craxi attaccò i giudici
in Parlamento, dicendo che rovinavano l’economia! Cioè l’economia,
che era stata appena rovinata dal più grave crack mai visto nella
storia d’Italia, veniva rovinata dai giudici che avevano scoperto
il crack e il colpevole del crack: questo fu un attacco
violentissimo, che segnò una rottura, molti che prima votavano
socialista non votarono più socialista, quando sentirono che Craxi
difendeva Calvi e poi si scoprì perché Craxi difendeva Calvi,
perché in Svizzera, sul conto protezione, Calvi gli aveva
appoggiato, grazie ai buoni ufficio di Licio Gelli, una mazzettona
di una decina di miliardi dei primi anni 80, una cifra
spropositata! Ecco perché ancora una volta la corruzione non può
essere disgiunta dall’attività politica: perché Craxi difende un
figuro come Calvi? Perché prendeva i soldi da Calvi! La gestione
interna del partito, l’insofferenza del dissenso, il partito
cesarista, il partito mussoliniano nella Repubblica italiana l’ha
inventato Craxi, il quale espelleva gli oppositori e reprimeva il
dissenso interno: nel 1981 ha cacciato gente onesta e perbene,
oltre che grossi intellettuali come Codignola, Bassanini, Enriquez
Agnoletti, Leon, Veltri e altri dirigenti chiamandoli “ piccoli
trafficanti della politica”: pensate, Craxi che dà del piccolo
trafficante della politica a gente onesta, accusandola di
intelligenza con il nemico! Non si sa chi fosse il nemico, perché
li ha cacciati? Perché avevano sollevato la questione morale, la
stessa questione morale che aveva sollevato Berlinguer dopo che,
nelle liste della P2, erano stati trovati molti socialisti
craxiani e lombardiani, nel caso di Cicchitto.
Pensate ai
faccendieri che si aggiravano nell’éntourage di Craxi, ora la
figlia pietosamente dice “ mio padre si fidò delle persone
sbagliate, che tradirono la sua fiducia”: certo, era uno
sprovveduto, un ingenuo! E’ stato subornato, era circondato da
un’associazione per delinquere e non se ne era accorto, l’ingenuo
Craxi! Faccio dei nomi, eh: Gelli, Calvi, Tradati, Troielli,
Gianlombardo, De Toma, Bitetto, Mac Di Palmestein, Cusani, Larini,
Fiorini, Parretti, Cagliari, Zampini, Biffi Gentili, Mario Chiesa,
Maurizio Raggio, Francesco Cardella.
Fate qualche ricerchina su
Internet con questi nomi e vedrete che pedigree viene fuori di
ciascuno di essi! Erano tutti nell’éntourage di Craxi, ne fosse
mancato uno! Uno dice “ va beh, Gesù Cristo è stato tradito da
Giuda”, sì, ma uno su dodici era, qui trovarne uno su venti che
non fosse un mascalzone! Senza ricordare, naturalmente, che cosa
era diventata l’assemblea socialista, quest’organismo pletorico
che si riuniva nei palasport e dove svettavano riccastri, pervénus
da mazze, mignotte: sono i famosi ladri e ballerine di cui parlava
Formica, che adesso evidentemente se ne è dimenticato, tant’è che
ieri pare che abbia baciato addirittura la scrivania dove Craxi
compilava le sue veline ricattatorie e mandava in fax in Italia
per rovinare la reputazione di quelli che diceva che l’avevano
tradito.
Pensate che Craxi riuscì persino a candidare al
Parlamento Gerri Scotti e Massimo Boldi: voi direte “ Massimo
Boldi quello lì?”, esattamente quello lì! Questa era la nuova
classe dirigente dello statista modernizzatore, Massimo Boldi,
detto anche Max Cipollino, questa è la classe dirigente del grande
statista anticipatore di Tony Blair, come ieri sera ci ha detto
Sacconi! Per non parlare naturalmente di Giuliano Ferrara, Budget
Bozzo etc.
, insomma non si è fatto mancare niente, tutte persone
altamente equilibrate!
Craxi e la politica esterea
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Prendiamo la politica estera: per quanto riguarda la politica
estera Craxi, che viene dipinto come un fedele atlantista, uno
anticomunista, uno ancorato all’occidente e quindi quello che
aveva fatto la scelta giusta tra l’est e l’ovest, mentre l’Unione
Sovietica voleva colpire etc.
, gli euromissili e tutta la retorica
che si fa sugli euromissili, Craxi è quello che fa entrare nel
Parlamento italiano Yasser Arafat con la pistola nel cinturone,
non lo disarmano neanche, non lo perquisiscono neanche prima di
farlo entrare in Parlamento e, quando qualcuno protesta, lui dice
che Arafat è come Mazzini e Garibaldi, Arafat come Mazzini e
Garibaldi!
Il capo di un’organizzazione
che, in quel periodo, era ancora un’organizzazione terroristica,
che faceva gli attentati negli aeroporti e sequestrava le navi,
come poi successe qualche anno dopo con l’Achille Lauro, che non
aveva ancora neanche riconosciuto il diritto all’esistenza dello
Stato di Israele, questo sarebbe quello che le aveva azzeccate
tutte! Quando l’Inghilterra andrò a riprendersi le isole Falkland,
che i generali argentini, i dittatori fascisti militari argentini
erano andati a occupare per distrarre l’opinione pubblica dalla
crisi economica dell’Argentina e la Thatcher andò a riprendersi le
Faulklands, indovinate un po’ con chi si schierò l’Italia, grazie
al governo Craxi: con la democrazia inglese, o con i dittatori
argentini? L’Italia fu l’unico Paese in Europa alleato ai generali
argentini, quelli che sterminavano gli oppositori lanciandoli
dagli aerei in quota, quelli che fecero i desapareçidos, noi
eravamo alleati con quella gentaglia lì, grazie a Craxi che aveva
visto giusto! Noi ci siamo alleati con un tiranno lurido,
sanguinario come Siad Barre, il tiranno della Somalia, missioni
continue dei vari Pilliteri, Boniver, Francesco Forte, che
andavano a portare denaro pubblico a questo delinquente: con la
scusa della cooperazione con il terzo mondo abbiamo foraggiato per
anni questo tiranno sanguinario.
Quando poi è stata rapita la nave
Achille Lauro, adesso voi sentite raccontare che ci fu l’episodio
di Sigonella, dove Craxi gliela fece vedere agli americani: per
l’amor del cielo, fargliela vedere agli americani quando sbagliano
è sacrosanto, ma non è quello che è successo a Sigonella; tutti
dimenticano che cosa è successo a Sigonella, raccontano solo la
prima parte della storia, un commando di terroristi dell’Olp,
capitanato da Yasser Arafat - la frangia era uno delle
organizzazioni che componevano l’Olp e era il Fronte Popolare di
Abu Abbas - sequestrò questa nave nel Mediterraneo, dopodiché ci
fu una trattativa con la mediazione di Mubarak, Presidente
egiziano e, alla fine, i terroristi decisero di riconsegnare la
nave e gli ostaggi in cambio della impunità per il loro capo,
questo fu l’accordo segreto, il capo era Abu Abbas, che si era
spacciato per un mediatore e poi si scoprì che era il capo della
banda e che, per di più, questa banda, che aveva garantito di non
aver ucciso nessuno, aveva ucciso un ebreo paralitico, Lion
Klingoffer, che se ne stava in carrozzella e che fu preso,
assassinato e buttato giù dalla nave, tant’è che sulla chiglia
dell’Achille Lauro c’era una bava di sangue, era il sangue di
questo anziano ebreo che era stato ucciso in quanto ebreo e in
quanto americano.
Una cosa oscena che, quando la si scoprì, doveva
evidentemente imporre al governo italiano di prendere l’intero
commando, da Abu Abbas a tutti gli esecutori materiali, e
assicurarlo alla giustizia italiana, perché quel delitto era
avvenuto su una nave italiana e quindi le navi italiane sono
territorio italiano anche quando navigano in acque internazionali.
Reagan, con una cow boyata, come la chiamò Montanelli, tentò di
prelevare il commando nella base americana di Sigonella, in
territorio italiano e di portare i terroristi per processarli in
America, perché avevano ammazzato un americano.
Giustamente Craxi
disse “ no, li processiamo noi”: fin lì va bene, il problema è
quello che succede dopo, ossia il gioco delle trae carte, per cui
una volta assicurato agli americani che i terroristi li
processavamo noi, Abu Abbas è stato preso, caricato su un aereo
dei servizi segreti italiani, mandato a Belgrado dal maresciallo
Tito e da Belgrado è stato regalato in omaggio al regime di Saddam
Hussein, che ha ospitato Abu Abbas a Baghdad fino al giorno in
cui c’è stata la guerra nel 2003, quando Abu Abbas è stato trovato
morto, non si è ben capito in quali circostanze.
Questo abbiamo
fatto: abbiamo fatto scappare il capo dei terroristi che avevano
assassinato un ebreo paralitico inerme, altro che il gesto
coraggioso di Sigonella! Abbiamo fatto scappare un terrorista e
l’abbiamo restituito al suo legittimo proprietario, che era Saddam
Hussein e tutti quelli che oggi celebrano Craxi sono quelli che
hanno voluto che l’Italia partecipasse alla guerra in Iraq e sono
tutti quelli che dicono di essere contrari al terrorismo, però
difendono un signore che appoggiava e salvava i terroristi
assassini! Pensate alla gestione del caso Moro: nel caso Moro fu
presa una linea sacrosanta da parte delle autorità italiane, ossia
non trattare con le brigate rosse, perché se tratti una volta i
brigatisti sapranno che, ogni volta che faranno un ostaggio, lo
Stato si calerà le brache e quindi non c’è più Stato, se lo Stato
tratta con i brigatisti e infatti la Democrazia Cristiana e il
Partito Comunista decisero che non bisognava trattare, grazie al
governo Andreotti e all’oppositore.
.
anzi, scusate, in quel
momento era il governo sostenuto dalle astensioni del Partito
Comunista e quindi, grazie all’astenuto PC di Berlinguer, la linea
di Zaccagnini, segretario della DC, e di Berlinguer, segretario
del PC , nonché di Ugo Lamalfa.
Sapete chi è l’unico segretario
dei partiti di maggioranza che invece voleva trattare con le
brigate rosse? Era Craxi e oggi, tutti quelli che dicono “ non si
tratta con i terroristi” etc. etc.
, celebrano un signore che
rivendicava la trattativa con le brigate rosse, cioè liberare dei
terroristi in cambio della vita di Moro! Una cosa che avrebbe
messo definitivamente in ginocchio lo Stato italiano e avrebbe
segnato la vittoria politica delle brigate rosse.
Concludo con
quello che faceva Craxi nei confronti della stampa libera e degli
intellettuali: diciamo che è stato il politico - prima che
arrivassero Berlusconi e anche D’Alema, in un certo qual modo -
più feroce nei confronti della stampa libera e più insofferente
nei confronti delle critiche: “intellettuale dei miei stivali”
disse, quando Galli Della Loggia si permise una critica e, quando
Alberto Cavallari, direttore de Il Corriere della Sera, scrisse
che lui tra i ladri e le guardie stava dalla parte delle guardie -
Cavallari era il direttore de Il Corriere della Sera che aveva
bonificato il corriere dopo la P2 - Craxi lo denunciò, una cosa
che fece epoca, perché all’epoca non si usava intimidire i
giornalisti con continue denunce come si fa adesso, lo denunciò e
lo fece condannare a un risarcimento di 500 milioni.
Dopodiché
purtroppo Cavallari non ebbe la possibilità di essere riabilitato,
cioè di vedere le prove di ciò che lui aveva scritto su Il
Corriere della Sera a metà degli anni 80, perché un giorno arrivò
il momento in cui si scoprì che veramente Craxi era un ladro,
soltanto che lui nel frattempo aveva dovuto pagare il
risarcimento, era stato condannato e era morto.
Ecco perché oggi
forse bisognerebbe dedicare una via di Milano a Cavallari e non a
Craxi, perché è stato un grande giornalista che aveva visto
giusto, come tanti altri avevano visto giusto su Craxi, prima che
arrivassero le prove nelle mani della magistratura.
Passate parola
e continuate a seguire Il Fatto Quotidiano, che questa settimana
lancerà probabilmente una specie di referendum tra i lettori per
scegliere, invece, gli esempi positivi: li prenderemo sicuramente
tra quelli che avete visto nel calendario dei santi laici, che è
stato distribuito anche quest’anno insieme con il blog di Beppe
Grillo.
Passate parola, buona settimana.
Precisazione di Marco Travaglio
"Grazie ad alcuni amici del blog, mi sono accorto di aver detto
una sciocchezza: Abu Abbas, mandante del commando che sequestrò
l'Achille Lauro e assassinò Leon Klinghoffer, fu spedito da Craxi
a belgrado, e di lì all'Irak di Saddam Hussein, ma a Belgrado non
c'era più il maresciallo Tito, morto da tempo.
Me ne scuso con
tutti.
http://www.beppegrillo.it
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