Lo spazio dedicato ai
trasporti e alle infrastrutture nei due programmi elettorali, calcolato sul
rigaggio totale di ciascuno, è 0,6 per cento per la Casa delle libertà e
1,43 per cento per l’Unione.
Il programma della CdL
Nel programma della Cdl l’attenzione è esclusivamente dedicata alle
infrastrutture.
La
Legge obiettivo viene inserita all’ottavo posto tra le trentasei "grandi
riforme del Governo Berlusconi", confermando l’importanza a essa attribuita
fin dalla campagna elettorale del 2001. Al punto 7 del paragrafo contenente
gli impegni programmatici generali della Cdl ("Cosa faremo in futuro") si
legge la stringata affermazione: "continueremo la realizzazione del piano
generale delle grandi opere". Affermazione che viene poi di poco
approfondita con riferimento al lancio di un piano decennale
straordinario per il superamento della questione meridionale (pagina
12). Il primo punto è il "potenziamento, completamento e realizzazione delle
infrastrutture previste nel piano (porti, reti stradali e autostradali, alta
capacità ferroviaria, Ponte sullo Stretto)". L’unico altro cenno al tema è
quando si afferma che "occorre quindi più concorrenza nella gestione dei
servizi in settori nevralgici come le banche, le assicurazioni, l’energia,
le autostrade, le telecomunicazioni" (pagina 13).
Nessun numero viene citato nel programma della Cdl, neanche per rivendicare
l’importanza delle realizzazioni nel campo delle grandi opere, come
invece ha fatto il presidente del Consiglio nel primo faccia a faccia
televisivo con il suo sfidante. A proposito di tali numeri, vale forse la
pena di riportare i dati forniti recentemente dall’Ance, un po’ diversi da
quelli menzionati, senza indicazione della fonte, da Silvio Berlusconi.
(1) Utilizzando valori in euro costanti (1995) la spesa per opere
pubbliche è stata complessivamente pari a 73,1 miliardi dal 1997 al 2001
(una media di 14,62 all’anno) e a 64,7 miliardi dal 2002 al 2005 (una
media di 16,17 all’anno). (2)
I servizi di trasporto non vengono mai menzionati nel programma
della Cdl. È difficile interpretare tale silenzio. Dimenticanza? Scarso peso
attribuito alla questione? Convinzione che nulla c’è da fare? Desiderio di
non turbare elettori potenzialmente danneggiati da interventi di riforma? Su
ciò su cui non è possibile dire nulla è meglio tacere, ma il completo
silenzio non è di conforto per l’elettore che sa come i servizi di trasporto
in Italia non versino in condizioni brillantissime, sotto i profili
dell’efficienza, dell’efficacia e dell’incidenza sul bilancio pubblico.
Tanto meno rassicurante è il silenzio assoluto sulla vicenda Alitalia,
che pure sarà una delle patate bollenti che il nuovo Governo si troverà sul
tavolo appena dopo l’insediamento. Gli elettori non hanno diritto di sapere
come chi si candida a governare vorrebbe affrontare una crisi aziendale che,
negli anni passati, ha già assorbito ingenti risorse dei contribuenti?
Il programma dell’Unione
Anche il programma dell’Unione ("Una politica dei trasporti sostenibile",
pagine 136-140) mette in evidenza le infrastrutture, di cui accentua (senza
dati a supporto) la debolezza che avrebbe conseguenze "drammatiche".
Tuttavia, l’Unione si esprime criticamente sulla Legge obiettivo e sui suoi
risultati, ripromettendosi di modificarla profondamente, "per rafforzare il
ruolo degli enti territoriali" e rendere obbligatoria la valutazione di
impatto ambientale e "l’esame del rapporto costo-beneficio di ogni
intervento", nell’ambito delle risorse disponibili (pagina137). Quest’ultimo
impegno appare particolarmente significativo, dal momento che tra le forze
politiche che compongono la coalizione di centrosinistra l’analisi
costi-benefici non è stata mai molto popolare e comunque non più di quanto
lo sia stata nel centrodestra, cioè pochissimo. Appropriato appare il
proposito di monitorare attentamente i risultati dei "general contractors"
che la Legge obiettivo ha mutuato dal modello
Tav"; modello che l’ex ministro dei Trasporti, Pierluigi Bersani, aveva
cercato di smontare e che il suo successore, Pietro Lunardi, si era
affrettato a reintrodurre e a generalizzare.
Questi buoni propositi sono seguiti da un elenco di priorità,
abbastanza vaghe, che riguardano più o meno tutte le infrastrutture di
trasporto immaginabili e una serie di interventi per ciascuna, di cui alcuni
ampiamente condivisibili, come quelli riguardanti la mobilità urbana. Nessun
numero viene però fornito, né di natura finanziaria né di natura fisica
(tipo chilometri di strade o di autostrade da costruire o da allargare,
tratte ferroviarie da raddoppiare o da potenziare tecnologicamente). Né
viene in alcun modo chiarito se e come si intende evitare le pesanti
distorsioni imposte dalla finanza derivata alle
opere pubbliche di interesse locale.
L’unico riferimento puntuale rimasto nel programma stampato – dopo che la
tempesta polemica riguardante la Tav Torino-Lione ha consigliato di
depennare qualsiasi accenno ad altre opere ferroviarie – riguarda il
Ponte sullo Stretto, per il quale si propone di "sospendere l’iter
procedurale in atto per realizzare le priorità infrastrutturali nel
Mezzogiorno" (pagina 140). Il discutibile elenco di priorità che segue non
cancella il valore della promessa e la divaricazione, su questo punto dal
programma della Cdl. Quanto alla Tav Torino-Lione, Romano Prodi ha
detto "si farà punto e basta". Speriamo che, qualora l’Unione vinca le
elezioni, quest’ultima minaccia (per le esauste finanze pubbliche del paese)
rientri e si decida di ricomprendere la
Torino-Lione tra le opere da sottoporre ad analisi costi-benefici.
Per quanto riguarda i servizi, il programma dell’Unione prevede
l’istituzione di un’Autorità dei trasporti, ma ne limita i compiti
alla definizione delle tariffe autostradali ed eventualmente stradali.
Nessun cenno ad altri importanti compiti regolatori, come la definizione
delle tariffe d’accesso alla rete ferroviaria, la regolazione dei gestori
aeroportuali e dei porti, la definizione delle tariffe ferroviarie per i
servizi non ancora liberalizzati, eccetera. Tutti compiti che l’Autorità che
si vorrebbe istituire dovrebbe, invece, svolgere.
Anche nel programma dell’Unione c’è silenzio assoluto sulla vicenda Alitalia,
salvo un vago accenno alle "strategie di efficientamento e rafforzamento dei
vettori aerei nazionali" (pagina 140). Ma quel che è peggio, c’è silenzio
assoluto su qualsiasi liberalizzazione nei vari comparti dei
trasporti. A quanto pare, il ruolo primario attribuito alle liberalizzazioni
da Prodi, Amato, Rutelli, Bersani, Letta, e via dicendo non riguarda i
trasporti. In questi settori, evidentemente, si dovrebbero mantenere,
secondo il centrosinistra, i vecchi monopoli (prevalentemente pubblici).
L’unica eccezione sembra essere il proposito di liberalizzare i taxi,
contenuto non nel paragrafo dedicato ai trasporti, ma in quello dedicato
alle "Politiche per la concorrenza" (pagina 130). Per la verità, vi si
citano anche i "servizi pubblici locali", tra cui naturalmente rientrano i
trasporti locali. Ma si chiarisce anche che la liberalizzazione dei
servizi pubblici locali deve "garantire fondamentali clausole sociali
per gli operatori". Garanzia che ha effetti profondamente
anti-concorrenziali e che, comunque, appare iniqua nei confronti dei
lavoratori di altri settori, che non ne godono, oltre che incoerente con la
riforma generale degli ammortizzatori sociali e l’"estensione dell’indennità
di disoccupazione a tutti i lavoratori", previste nel paragrafo "Una buona e
piena occupazione" (pagina 164).
(1) Ance, Rapporto sulle infrastrutture in Italia, vol. I,
Roma, 2005.
Nel dibattito televisivo con Romano Prodi, Berlusconi ha detto: "I quattro
Governi della sinistra avevano messo in circolo 7 miliardi di euro per opere
pubbliche, noi ne abbiamo messi in circolo ad oggi 51 miliardi di euro, con
il prossimo Cipe arriveranno a 73 miliardi". Non è chiaro da dove il
presidente del Consiglio abbia tratto la cifra dei 7 miliardi, mentre i 51
(anzi, oltre 52) erano effettivamente i fondi stanziati (ma non ancora
"messi in circolo") dal Cipe per i progetti approvati sino alla fine del
2004.
(2) Il dato 2005 è basato su previsioni e quello del 2004 su
preconsuntivi.
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