La denuncia dell'Ispettorato
dell'Ambiente ellenico: «Aumentate del 30% le violazioni delle
industrie». Sporche anche le acque reflue dell'aeroporto di Atene Nonostante le forti pressioni
dell'Unione europea, la Grecia resta uno dei fanalini di coda nella
salvaguardia dell'ambiente tanto che la tendenza delle industrie greche
a disfarsi sconsideratamente dei rifiuti tossici, in gran parte non
depurati, ha ormai arrecato danni irreversibili ai fiumi, ai laghi e
alle coste del Paese. L'allarmante situazione è denunciata in un
dettagliato rapporto redatto dall'Ispettorato dell'Ambiente ellenico (Eyep)
secondo il quale le violazioni alla tutela ambientale commesse lo scorso
anno da fabbriche e altri impianti industriali greci sono state 90, pari
al 30% in più rispetto alle 60 accertate nel 2004. Per tali infrazioni
l'Eyep ha proposto l'imposizione di multe per un totale di 2.1 milioni
di euro.
Dei 145 accertamenti effettuati l'anno scorso dagli esperti dell'Eyep,
riferisce oggi il quotidiano “Kathimerini”, il 43% hanno riguardato
fabbriche, il 24% impianti per il trattamento dei rifiuti, il 6,5%
miniere ed il resto stabilimenti vari. Le violazioni più diffuse, sempre
stando al rapporto, sono risultate essere l'inadeguato trattamento dei
rifiuti (42,7%), la mancanza di una valida licenza di attività (15,5%) e
varie attività illegali in aree protette (10,9%). Nell'indagine
dell'Ispettorato si esprime preoccupazione in particolare per la qualità
delle acque di parecchi fiumi come l'Asopos, sull'isola di Viotia
(Beozia), solo sul quale l'anno scorso sono state effettuate ben 17
ispezioni dopo che era stato accertato che decine di fabbriche
scaricavano i propri scarti di lavorazione presso le sue rive causando
così una pericolosa concentrazione di cromo, piombo e nitrati, tutte
sostanze potenzialmente cancerogene. Eccessivi livelli di cromo sono
stati rilevati anche nelle acque del fiume Koropi, nell'Attica
orientale, e vari controlli sono stati condotti dall'Eyep nella zona
dopo che è stata segnalata la morte di parecchie pecore che avrebbero
bevuto acqua attinta da pozzi vicini al fiume.
Un altro corso d'acqua ormai ridotto ad una "fogna a cielo
aperto" - come è detto nel rapporto - dagli scarichi tossici delle
fabbriche è il Kalamas, che scorre in Thesprotia (nella Grecia del Nord
al confine con l'Albania). Ma l'Eyep non risparmia nemmeno l'aeroporto
internazionale di Atene “Elefterios Venizelos” responsabile, secondo il
rapporto, di non trattare in modo adeguato le proprie acque reflue prima
di scaricarle nell'ambiente esterno.
|