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23/09/2006 Jurij Luskov, il Sindaco del Sacco di Mosca (Carlo Benedetti, http://www.altrenotizie.org)

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    Questa è una cronaca che getta luce fredda su una serie di "fatti" che si registrano nella capitale russa. E' una sorta di copione che va letto così come è: il cronista che lo descrive si attiene alle regole più elementari prendendo spunto dalla famosa regola del "Who? What? Where? When? How?". Parte dal "dove" e dal "quando", passa al "chi" e al "come" per arrivare al "perchè". E così l'incipit è necessariamente diretto, asciutto. Con i fatti prima dei commenti. Il teatro della vicenda è Mosca con circa 10milioni di abitanti. Nodo di comunicazioni aeree e ferroviarie vitali per l'intera Russia; un porto fluviale che la collega a cinque mari; una metropolitana con oltre cento stazioni; un centro storico ricco di monumenti e di musei. L'intera realtà sociale ed urbanistica è, ovviamente, complicata e difficile da amministrare. Perchè anche qui sono esplosi, nel giro di alcuni decenni, i problemi tipici delle metropoli. Ma è a partire dal 1992 che la città si trova a vivere una nuova e sconvolgente rivoluzione.

    Tutto comincia con Eltsin che mette a capo dell'amministrazione di Mosca Jurij Michailovic Luskov, un perito chimico che ha navigato - con successo - nei labirinti della nomenklatura. Al momento della nomina ha 56 anni e da poco si è sposato con Elena Nikolaevna Baturina, una ventinovenne che opera nel settore delle costruzioni. E subito, dopo la luna di miele, la first lady della capitale si impegna a sfruttare al meglio le opportunità che si presentano. Non c'è nessun conflitto di interessi in grado di fermarla. Anche perchè il sistema instaurato a Mosca prevede che il sindaco sia padre e padrone: tutto quello che nel periodo sovietico era nelle mani dello Stato è ora dominio dell'amministrazione comunale. E gli amministratori sono tutti uomini del sindaco. L'opposizione non esiste e ognuno cerca di partecipare al banchetto...

    Per l'accoppiata Luskov-Baturina comincia il grande viaggio nel cuore della capitale. Prima con una ricognizione generale dell'area: una sorta di volo a bassa quota come quello narrato da Bulgakov con Margherita-strega. Ma questa volta al posto dell'eroina del romanzo c'è la first lady. E la sua missione ha un preciso obiettivo: quello di inventariare palazzi, case, fabbriche, spazi...E così comincia l'avventura. O meglio: il sacco di Mosca che avrà come punto di arrivo quello della costruzione di una gigantesca Disneyland.
    Ma torniamo all'inizio della storia con il marito della Baturina che diviene il manager dell'intera città. Progetta e distrugge. Costruisce e demolisce. E la Mosca di un tempo cambia decisamente il suo volto. Le vecchie ed anche cadenti palazzine ottocentesche vengono coperte dalle pubblicità della "Coca-Cola" e della "Samsung", della "Danone" e della "Mercedes"... Tutto è in vendita. E così la capitale diviene un grande supermercato di immobili con i prezzi che salgono alle stelle.
    I piani e i risultati di queste operazioni sono sotto gli occhi di tutti. E la popolazione locale - abituata dal vecchio sistema sovietico ad assistere impotente alle trasformazioni decise dal Cremlino - segue in silenzio la scalata di quanti stanno mettendo le mani sulla città. Mosca cambia il suo vestito urbanistico. A cucirlo sono le holding della nuova edilizia messa al servizio del capitalismo selvaggio. Si delineano affari per miliardi e miliardi. E' l'assalto alla diligenza. I capitali conquistati vengono subito trasferiti all'estero e le vecchie proprietà statali passano, con pochi euro, nelle mani dei nuovi oligarchi. E subito si trasformano in ulteriori affari d'oro.

    Alcuni esempi sono emblematici. Cominciamo con le distruzioni che, prima di essere attuate, hanno già clienti pronti all'acquisto. Cadono sotto i colpi delle ruspe l'hotel "Intourist" e l'hotel "Minsk", che si affacciavano sulla centralissima via Gorkij; scompare l'hotel "Moskva" accanto al Cremlino; si demolisce l'hotel "Rossija" che si affacciava sulla Piazza Rossa; viene abbattuto il magazzino del "Vojentorg" (un grande esempio del costruttivismo sovietico)... E in questa orgia di demolizioni il vecchio palazzone del Maneggio decide di suicidarsi. Va a fuoco e nessuno saprà mai come è avvenuto. Ma la provvidenza dell'amministrazione comunale interverrà subito provvedendo alla ricostruzione ex novo...

    Intanto su tutta la città si aggira quel kitsch che tanto piace ai "nuovi russi" che vogliono dimenticare l'arte sovietica. L'eroe del momento diviene lo scultore Zurab Tsereteli, al quale l'amministrazione comunale dà carta bianca. E lui sistema le sue opere in largo e in lungo. In una piccola isola della Moscova costruisce un monumento a Pietro il Grande: un ragno nero in bronzo alto 72 metri... E' subito scandalo negli ambenti più sensibili: "Il pericolo maggiore - dice Clem Cecil, cofondatrice della Moscow Architection Protection Society - è che la straordinaria grandezza del monumento ponga una nuova scala per le dimensioni dell'area circostante e che, quindi, gli interi quartieri di Krymsky Val e Ostozhenka possano essere riprogettati sulla base di quella gigantesca statua". Ma Tsereteli e chi lo protegge non si fermano. Le sue statue - tutte di pessimo gusto - vanno ad ornare la piazza del Maneggio. E non c'è solo questo, perchè all'artista è concesso di organizzare - in una palazzina del diciannovesimo secolo, nello storico quartiere delle ambasciate - un suo museo. E qui una delle opere più rappresentative è proprio la statua al suo amico sindaco: Luskov, atleta a torso nudo che gioca a tennis.

    Ma sino a questo momento siamo solo al cospetto della facciata generale. Perchè il grosso riguarda il ventre della città. E qui la signora Baturina (che con il 99 per cento delle azioni di una impresa edile - l'altro uno per cento è di suo fratello Viktor - finisce nella rivista "Forbes" nella lista dei cento paperoni di Russia, al 35mo posto) si fa in quattro per togliere la patina sovietica e grigia ai grandi palazzi. E' il momento delle licenze edilizie concesse per realizzare grattacieli di vetro e cemento per quei "nuovi russi" i quali hanno soldi a palate e vogliono il meglio del meglio con gli appartamenti che si vendono a 7000 euro al metro quadro.
    E a proposito di appartamenti c'è, nella capitale, una situazione particolare che va a colpire la popolazione del centro storico. Qui le vecchie palazzine - che sono sempre sotto il controllo del comune - si trovano spesso in condizioni pietose. Ma l'amministrazione non muove un dito, aspetta che la gente - che non ha un soldo per riparare o ricostruire - se ne vada... E così si provvede alla vendita degli immobili a società che intervengono o con restauri totali o distruggendo tutto e ricostruendo, sul posto, palazzoni da mettere poi in vendita a prezzi fantastici...

    Cambia Mosca e cambia il suo volto sociale. Un poeta come Batiuskov, contemporaneo di Puskin, disse che questa città era gigantesca perchè costruita da giganti: "Una strana mescolanza di antico e moderno, di modi europei e costumi orientali, una fusione stupefacente di vanità e autentica gloria, di urbanità e di barbarie". E concludeva: "Mosca è il quadro vivo della nostra Patria". Non sapeva ancora come sarebbe andata a finire.


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