Per
l’Europa è braccio di ferro tra gli Usa e la Russia. E il
tavolo che deve reggere questo confronto militarpolitico è
quello che si riferisce al nostro scacchiere continentale.
E’ qui, infatti, che l’America dell’arroganza punta sempre
più a sistemare le sue basi e i suoi missili. Mosca non ci
sta. Ha sciolto a suo tempo il “Patto di Varsavia” che era
il braccio armato del Cremlino ed ora non accetta che nel
cuore dell’Europa, ai confini della Russia, il Pentagono
(forte di alcuni governi Quisling) si accinga a costruire
e a rafforzare le sue postazioni. La prima “critica” del
Cremlino tocca all’Italia. I russi non entrano nel merito
delle discussioni che sconvolgono il nostro parlamento e
la stessa maggioranza di governo. Puntano alla sostanza
guardando alla geopolitica globale e traggono alcune
conclusioni di ordine strategico.
Ricordano così la questione dell’allargamento della base
di Sigonella dove – su una superficie di 76 ettari
-dovrebbero essere costruiti 1300 edifici per accogliere
6800 militari americani. Un progetto che, venuto alla luce
nel 2003, entrò subito nel programma di investimenti della
Marina militare americana. E a questo si aggiunge ora
l’intera questione della base di Vicenza. Un nuovo
schiaffo alla sovranità italiana. E Mosca – che guarda con
attenzione e rispetto l’attuale governo italiano – non
manca di ricordare che a suo tempo fu Berlusconi a mettere
il silenziatore sugli impegni presi con gli americani.
Comunque sia l’attacco critico non manca. Dalle onde della
radio di Mosca un fine commentatore come Valerij Prostakov
(è il “numero uno” degli esperti della cucina politica
italiana) ha più volte ricordato la pericolosità delle
vicende legate a Sigonella, Vicenza ed Aviano. “Non ci
interessa parlare di come le autorità italiane e la
popolazione guardino a questa espansione militare
americana. In fin dei conti – ha detto Prostakov
interpretando le sottigliezze della diplomazia del
Cremlino - si tratta di un affare interno. E’ però
difficile pensare che tutto questo sia una coincidenza.
Perchè nel momento in cui sono potenziate le basi in
Italia il Pentagono punta ad analoghi piani nell’Europa
orientale”. Il cerchio dell’attacco, per Mosca, si chiude
e gli sbocchi di queste accuse sono impensabili.
Si sa, infatti, che in Polonia si pensa di dislocare una
base missilistica con una decina di missili da
intercettazione su rampe fisse. E che nella Repubblica
Ceca si pensa di costruire una potente stazione radar.
Tutto questo – dicono gli americani – dovrà servire a
“proteggere” gli Stati Uniti da “certi paesi
irresponsabili”.
E così Mosca, alzando il tiro, chiede: “Bisogna fare i
nomi. Ma è chiaro che il riferimento del Pentagono è a
paesi come l’Iran e la Corea” pur se queste nazioni “non
hanno missili balistici - e nemmeno di media gittata -
capaci di minacciare l’Europa e tantomeno gli Stati
Uniti”. Sempre in questo contesto le fonti del Cremlino
gettano sul tavolo delle accuse alcune informazioni
raccolte dall’intelligence a proposto di militari
americani che - di stanza nelle basi in Italia - sarebbero
addestrati per possibili prossime missioni in paesi
africani, dove si potrebbero “giocare” partite decisive in
tema di petrolio e risorse energetiche.
Intanto i commenti giornalistici di Mosca, relativi alle
presenze americane nel continente, sono sostenuti al più
alto livello della diplomazia. Mikhail Kamynin, portavoce
del ministro degli Esteri russo, Ivanov, annuncia che “la
decisione degli Usa di posizionare sistemi di difesa
antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca va
considerata come un passo sbagliato con conseguenze
negative per la sicurezza internazionale".
Nonostante gli Stati Uniti continuino ad assicurare che la
mossa non è diretta contro Mosca, ma solo contro le
minacce missilistiche dell'Asia, la Russia - precisa
Kamynin, “non può non vedere la creazione pianificata di
una componente strategica delle forze americane nella
regione. La presenza di basi vicino alle nostre frontiere
è un fattore che dovremo tenere presente nell'elaborare i
nostri passi nella sfera militare e politica". Altra
pesante denuncia viene da Vladimir Popovkin, comandante
delle forze spaziali russe: “L'installazione di una base
anti-missilistica impiantata dagli Stati Uniti nell'Europa
dell'Est sarà una minaccia alla Russia”.
Intanto gli americani cercano di rispondere all’ondata di
proteste che sale a Praga e che si delinea sempre più
anche negli ambienti democratici della Polonia. E così
Daniel Fried, uno degli assistenti della Segreteria di
Stato dell'Amministrazione Bush, scende in campo con un
articolo che fa pubblicare nel quotidiano polacco
Rzeczpospolita. S’insiste nel sostenere che gli Stati
Uniti tendono solo a “difendere l'Europa dal pericolo di
un attacco”, riferendosi ovviamente a quei paesi che gli
Usa considerano come “stati canaglia”: Iran e Corea del
Nord.
Altre critiche al progetto americano arrivano poi dal
ministero della Difesa della Bielorussia, che in una nota
diplomatica sostiene che “l'installazione di una base
antimissilistica americana vicino al confine bielorusso
influirà negativamente sulla sicurezza europea”.
Tornando alla posizione di Mosca si può comunque affermare
che il Cremlino vuole evitare di prendere decisioni
sull’onda dell’impulso. Pur se i militari - forti di una
loro rete di intelligence – sostengono che il Pentagono
vuole operare per tenere sotto controllo le installazioni
missilistiche della Russia centrale e della Flotta
settentrionale, anche con l’uso un servizio spionistico
satellitare. E così – questa la tesi dei vertici
dell’Armata russa – gli americani si apprestano a
controllare le mosse interne di Mosca oltre che dalle basi
che hanno in alcune repubbliche ex sovietiche anche dallo
spazio. Considerano, infatti, l’Europa come la loro
filiale all’estero.
Ed ecco che nell’arena politica del rapporto Est-Ovest
dopo tanti compromessi raggiunti faticosamente, tornano
vecchi rancori e diffidenze. A vincere, intanto, sembra
essere proprio l’arroganza americana.
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