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05/02/2007 Le basi dell' arroganza americana in Italia (Carlo Benedetti, http://www.altrenotizie.org)

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Per l’Europa è braccio di ferro tra gli Usa e la Russia. E il tavolo che deve reggere questo confronto militarpolitico è quello che si riferisce al nostro scacchiere continentale. E’ qui, infatti, che l’America dell’arroganza punta sempre più a sistemare le sue basi e i suoi missili. Mosca non ci sta. Ha sciolto a suo tempo il “Patto di Varsavia” che era il braccio armato del Cremlino ed ora non accetta che nel cuore dell’Europa, ai confini della Russia, il Pentagono (forte di alcuni governi Quisling) si accinga a costruire e a rafforzare le sue postazioni. La prima “critica” del Cremlino tocca all’Italia. I russi non entrano nel merito delle discussioni che sconvolgono il nostro parlamento e la stessa maggioranza di governo. Puntano alla sostanza guardando alla geopolitica globale e traggono alcune conclusioni di ordine strategico.

Ricordano così la questione dell’allargamento della base di Sigonella dove – su una superficie di 76 ettari -dovrebbero essere costruiti 1300 edifici per accogliere 6800 militari americani. Un progetto che, venuto alla luce nel 2003, entrò subito nel programma di investimenti della Marina militare americana. E a questo si aggiunge ora l’intera questione della base di Vicenza. Un nuovo schiaffo alla sovranità italiana. E Mosca – che guarda con attenzione e rispetto l’attuale governo italiano – non manca di ricordare che a suo tempo fu Berlusconi a mettere il silenziatore sugli impegni presi con gli americani.

Comunque sia l’attacco critico non manca. Dalle onde della radio di Mosca un fine commentatore come Valerij Prostakov (è il “numero uno” degli esperti della cucina politica italiana) ha più volte ricordato la pericolosità delle vicende legate a Sigonella, Vicenza ed Aviano. “Non ci interessa parlare di come le autorità italiane e la popolazione guardino a questa espansione militare americana. In fin dei conti – ha detto Prostakov interpretando le sottigliezze della diplomazia del Cremlino - si tratta di un affare interno. E’ però difficile pensare che tutto questo sia una coincidenza. Perchè nel momento in cui sono potenziate le basi in Italia il Pentagono punta ad analoghi piani nell’Europa orientale”. Il cerchio dell’attacco, per Mosca, si chiude e gli sbocchi di queste accuse sono impensabili.

Si sa, infatti, che in Polonia si pensa di dislocare una base missilistica con una decina di missili da intercettazione su rampe fisse. E che nella Repubblica Ceca si pensa di costruire una potente stazione radar. Tutto questo – dicono gli americani – dovrà servire a “proteggere” gli Stati Uniti da “certi paesi irresponsabili”.
E così Mosca, alzando il tiro, chiede: “Bisogna fare i nomi. Ma è chiaro che il riferimento del Pentagono è a paesi come l’Iran e la Corea” pur se queste nazioni “non hanno missili balistici - e nemmeno di media gittata - capaci di minacciare l’Europa e tantomeno gli Stati Uniti”. Sempre in questo contesto le fonti del Cremlino gettano sul tavolo delle accuse alcune informazioni raccolte dall’intelligence a proposto di militari americani che - di stanza nelle basi in Italia - sarebbero addestrati per possibili prossime missioni in paesi africani, dove si potrebbero “giocare” partite decisive in tema di petrolio e risorse energetiche.

Intanto i commenti giornalistici di Mosca, relativi alle presenze americane nel continente, sono sostenuti al più alto livello della diplomazia. Mikhail Kamynin, portavoce del ministro degli Esteri russo, Ivanov, annuncia che “la decisione degli Usa di posizionare sistemi di difesa antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca va considerata come un passo sbagliato con conseguenze negative per la sicurezza internazionale".
Nonostante gli Stati Uniti continuino ad assicurare che la mossa non è diretta contro Mosca, ma solo contro le minacce missilistiche dell'Asia, la Russia - precisa Kamynin, “non può non vedere la creazione pianificata di una componente strategica delle forze americane nella regione. La presenza di basi vicino alle nostre frontiere è un fattore che dovremo tenere presente nell'elaborare i nostri passi nella sfera militare e politica". Altra pesante denuncia viene da Vladimir Popovkin, comandante delle forze spaziali russe: “L'installazione di una base anti-missilistica impiantata dagli Stati Uniti nell'Europa dell'Est sarà una minaccia alla Russia”.

Intanto gli americani cercano di rispondere all’ondata di proteste che sale a Praga e che si delinea sempre più anche negli ambienti democratici della Polonia. E così Daniel Fried, uno degli assistenti della Segreteria di Stato dell'Amministrazione Bush, scende in campo con un articolo che fa pubblicare nel quotidiano polacco Rzeczpospolita. S’insiste nel sostenere che gli Stati Uniti tendono solo a “difendere l'Europa dal pericolo di un attacco”, riferendosi ovviamente a quei paesi che gli Usa considerano come “stati canaglia”: Iran e Corea del Nord.
Altre critiche al progetto americano arrivano poi dal ministero della Difesa della Bielorussia, che in una nota diplomatica sostiene che “l'installazione di una base antimissilistica americana vicino al confine bielorusso influirà negativamente sulla sicurezza europea”.

Tornando alla posizione di Mosca si può comunque affermare che il Cremlino vuole evitare di prendere decisioni sull’onda dell’impulso. Pur se i militari - forti di una loro rete di intelligence – sostengono che il Pentagono vuole operare per tenere sotto controllo le installazioni missilistiche della Russia centrale e della Flotta settentrionale, anche con l’uso un servizio spionistico satellitare. E così – questa la tesi dei vertici dell’Armata russa – gli americani si apprestano a controllare le mosse interne di Mosca oltre che dalle basi che hanno in alcune repubbliche ex sovietiche anche dallo spazio. Considerano, infatti, l’Europa come la loro filiale all’estero.

Ed ecco che nell’arena politica del rapporto Est-Ovest dopo tanti compromessi raggiunti faticosamente, tornano vecchi rancori e diffidenze. A vincere, intanto, sembra essere proprio l’arroganza americana.

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