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23/04/2007 Sarkozy e Ségolène al ballottaggio (Agnese Licata, http://www.altrenotizie.org)

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Questa volta i sondaggi non hanno tradito: Nicolas Sarkozy doveva essere e Nicolas Sarkozy è stato. La percentuale definitiva delle schede favorevoli al leader della destra ha superato anche quel 30% che in tutte le intenzioni di voto era indicata come soglia massima. Alla fine di una domenica in cui tanti, tantissimi francesi - ben l’85% degli aventi diritto - non hanno voluto rinunciare a esprimere la propria preferenza, Sarkozy ha conquistato il 31,11% dei voti. Una percentuale, questa, raggiunta al termine di uno scrutinio che ha progressivamente ampliato la distanza tra lui e la sua avversaria, Ségolène Royal. La candidata del partito socialista non è andata oltre il 25,84%, abbastanza comunque per garantirle la sfida con Sarkozy al secondo turno del 6 maggio. Oltre il 18% (precisamente al 18,55%) il centrista Fran¸ois Bayrou. Il vero deluso dai risultati delle urne è Jean-Marie Le Pen e il suo partito di estrema destra, che supera di poco il 10%, lontano da quel 16% del 2002. Cinque anni fa Le Pen era riuscito nell’impensabile: arrivare al ballottaggio mettendo fuori gioco il candidato socialista Lionel Jospin. Questa volta gli slogan contro l’immigrazione e contro l’Unione europea non sono bastati a garantirgli un secondo colpo di scena. Gli altri candidati? Solo comparse, fermi tutti al di sotto del 5% (a raggranellare qualche voto in più degli altri è il trotzkista Olivier Besancenot, con poco più del 4%). Comparse che però avranno un ruolo non indifferente al secondo turno, scegliendo il candidato su cui far confluire i propri voti.

“Voglio dire a tutti i francesi che hanno paura, che hanno paura per il futuro, che io voglio proteggerli contro la violenza, contro la delinquenza”. A mezz’ora dalla chiusura delle urne, verso le 20.30 di ieri sera, Nicolas Sarkozy ha scelto queste parole per iniziare l’ultima parte della sua campagna elettorale, quella che da qui a due settimane potrebbe portarlo all’Eliseo. Il tema della sicurezza, quindi, sembra essere quello su cui ha scelto di puntare tutto; questo, l’asso che probabilmente sventolerà il 2 maggio, durante il confronto televisivo con la Ségolène. I sans papiers, gli immigrati anche se regolari, gli emarginati e i disoccupati delle banlieues non hanno molto da sperare, se queste sono le premesse. L’uomo che molto probabilmente guiderà la Francia nei prossimi cinque anni ha scelto la via più semplice per tranquillizzare le coscienze: promettere più polizia e di ridurre il numero di permessi per gli immigrati, invece di lavorare a livello sociale, cercare di ridurre un’emarginazione che deriva spesso dalla povertà, dalla mancanza di lavoro e che solo dopo si trasforma (a volte) in violenza.

L’immancabile sondaggio effettuato dalla Ipsos dice che se si dovesse tornasse alle urne oggi, il ballottaggio darebbe vincente proprio il leader dell’Ump, con una percentuale compresa tra il 52 e il 54%. Di conseguenza, la socialista Ségolène Royal si attesterebbe sul 46-48%. Certo, quindici giorni non sono pochi, ma la sensazione diffusa è che i giochi siano ormai quasi fatti. Tutto sembra a favore di Sarkozy, dell’uomo che negli scorsi giorni l’Economist ha indicato come il nuovo Napoleone che potrebbe salvare la Francia dal declino. A partire dalla consegna di Le Pen, certamente a vantaggio di Sarkozy, anche se il candidato del Fronte nazionale ha scelto di rendere ufficiale la sua scelta solo il primo maggio.
Dal canto suo, la sinistra prova a rimettere insieme i pezzi. ”La sinistra della sinistra” ha dato fin da subito solidarietà alla Ségolène Royal. La verde Dominique Voynet e Arlette Laguiller di Lotta operaia hanno fatto sapere che la voteranno al secondo turno. Olivier Besancenot (Lega comunista rivoluzionaria) ha invitato a “battere la destra nelle piazze e nelle urne”. Anche Marie-George Buffet (candidata per il partito comunista) si è schierata “senza esitazione” al fianco di Royal. Dichiarazioni dai toni simili anche per José Bové. Sommando tutti i voti ricevuti dalle loro liste si arriva a circa un 10%.

Il vero nodo è rappresentato dal 18% dei voti che può vantare Fran¸ois Bayrou. “Ora in Francia è nato un centro forte e ampio”, ha esultato il candidato centrista. “Non tornerò indietro: penso ai 7 milioni di francesi che hanno formato una forza nuova, l’unica della politica francese. Il futuro della Francia è che si facciano vivere insieme i valori di uno e dell'altro”: parole che quasi paiono una minaccia, prospettando volontà di alleanze a dir poco dubbie. Indicazioni di voto Bayrou non ne ha ancora date e, se davvero c’è la volontà di creare una forza equidistante, non ne arriveranno neanche nei prossimi giorni. Secondo il sondaggio Ipsos, adesso come adesso, i voti si distribuirebbero equamente tra Sarkozy e Ségolène. Ma è ancora presto per dirlo.

Per ora una cosa sola è certa: i francesi sentono che queste elezioni sono un momento fondamentale per il proprio Paese, rappresentano una speranza di rottura e cambiamento. Questo dice l’altissima affluenza di ieri, un 85% che si era visto solo nel 1965, quando Charles de Gaulle introdusse per la prima volta il suffragio universale diretto per eleggere il presidente della Repubblica. Sarà il 6 maggio a decretare chi, tra Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal, avrà in mano le speranze del popolo francese e non solo. Da questa scelta, infatti, dipenderà anche una parte importante del futuro dell’Unione Europea.

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