Questa
volta i sondaggi non hanno tradito: Nicolas
Sarkozy doveva essere e Nicolas Sarkozy è
stato. La percentuale definitiva delle
schede favorevoli al leader della destra ha
superato anche quel 30% che in tutte le
intenzioni di voto era indicata come soglia
massima. Alla fine di una domenica in cui
tanti, tantissimi francesi - ben l’85% degli
aventi diritto - non hanno voluto rinunciare
a esprimere la propria preferenza, Sarkozy
ha conquistato il 31,11% dei voti. Una
percentuale, questa, raggiunta al termine di
uno scrutinio che ha progressivamente
ampliato la distanza tra lui e la sua
avversaria, Ségolène Royal. La candidata del
partito socialista non è andata oltre il
25,84%, abbastanza comunque per garantirle
la sfida con Sarkozy al secondo turno del 6
maggio. Oltre il 18% (precisamente al
18,55%) il centrista Fran¸ois Bayrou. Il
vero deluso dai risultati delle urne è
Jean-Marie Le Pen e il suo partito di
estrema destra, che supera di poco il 10%,
lontano da quel 16% del 2002. Cinque anni fa
Le Pen era riuscito nell’impensabile:
arrivare al ballottaggio mettendo fuori
gioco il candidato socialista Lionel Jospin.
Questa volta gli slogan contro
l’immigrazione e contro l’Unione europea non
sono bastati a garantirgli un secondo colpo
di scena. Gli altri candidati? Solo
comparse, fermi tutti al di sotto del 5% (a
raggranellare qualche voto in più degli
altri è il trotzkista Olivier Besancenot,
con poco più del 4%). Comparse che però
avranno un ruolo non indifferente al secondo
turno, scegliendo il candidato su cui far
confluire i propri voti.
“Voglio dire a tutti i francesi che hanno
paura, che hanno paura per il futuro, che io
voglio proteggerli contro la violenza,
contro la delinquenza”. A mezz’ora dalla
chiusura delle urne, verso le 20.30 di ieri
sera, Nicolas Sarkozy ha scelto queste
parole per iniziare l’ultima parte della sua
campagna elettorale, quella che da qui a due
settimane potrebbe portarlo all’Eliseo. Il
tema della sicurezza, quindi, sembra essere
quello su cui ha scelto di puntare tutto;
questo, l’asso che probabilmente sventolerà
il 2 maggio, durante il confronto televisivo
con la Ségolène. I sans papiers,
gli immigrati anche se regolari, gli
emarginati e i disoccupati delle
banlieues non hanno molto da sperare,
se queste sono le premesse. L’uomo che molto
probabilmente guiderà la Francia nei
prossimi cinque anni ha scelto la via più
semplice per tranquillizzare le coscienze:
promettere più polizia e di ridurre il
numero di permessi per gli immigrati, invece
di lavorare a livello sociale, cercare di
ridurre un’emarginazione che deriva spesso
dalla povertà, dalla mancanza di lavoro e
che solo dopo si trasforma (a volte) in
violenza.
L’immancabile sondaggio effettuato dalla
Ipsos dice che se si dovesse tornasse alle
urne oggi, il ballottaggio darebbe vincente
proprio il leader dell’Ump, con una
percentuale compresa tra il 52 e il 54%. Di
conseguenza, la socialista Ségolène Royal si
attesterebbe sul 46-48%. Certo, quindici
giorni non sono pochi, ma la sensazione
diffusa è che i giochi siano ormai quasi
fatti. Tutto sembra a favore di Sarkozy,
dell’uomo che negli scorsi giorni l’Economist
ha indicato come il nuovo Napoleone che
potrebbe salvare la Francia dal declino. A
partire dalla consegna di Le Pen, certamente
a vantaggio di Sarkozy, anche se il
candidato del Fronte nazionale ha scelto di
rendere ufficiale la sua scelta solo il
primo maggio.
Dal canto suo, la sinistra prova a rimettere
insieme i pezzi. ”La sinistra della
sinistra” ha dato fin da subito solidarietà
alla Ségolène Royal. La verde Dominique
Voynet e Arlette Laguiller di Lotta
operaia hanno fatto sapere che la
voteranno al secondo turno. Olivier
Besancenot (Lega comunista rivoluzionaria)
ha invitato a “battere la destra nelle
piazze e nelle urne”. Anche Marie-George
Buffet (candidata per il partito comunista)
si è schierata “senza esitazione” al fianco
di Royal. Dichiarazioni dai toni simili
anche per José Bové. Sommando tutti i voti
ricevuti dalle loro liste si arriva a circa
un 10%.
Il vero nodo è rappresentato dal 18% dei
voti che può vantare Fran¸ois Bayrou. “Ora
in Francia è nato un centro forte e ampio”,
ha esultato il candidato centrista. “Non
tornerò indietro: penso ai 7 milioni di
francesi che hanno formato una forza nuova,
l’unica della politica francese. Il futuro
della Francia è che si facciano vivere
insieme i valori di uno e dell'altro”:
parole che quasi paiono una minaccia,
prospettando volontà di alleanze a dir poco
dubbie. Indicazioni di voto Bayrou non ne ha
ancora date e, se davvero c’è la volontà di
creare una forza equidistante, non ne
arriveranno neanche nei prossimi giorni.
Secondo il sondaggio Ipsos, adesso come
adesso, i voti si distribuirebbero equamente
tra Sarkozy e Ségolène. Ma è ancora presto
per dirlo.
Per ora una cosa sola è certa: i francesi
sentono che queste elezioni sono un momento
fondamentale per il proprio Paese,
rappresentano una speranza di rottura e
cambiamento. Questo dice l’altissima
affluenza di ieri, un 85% che si era visto
solo nel 1965, quando Charles de Gaulle
introdusse per la prima volta il suffragio
universale diretto per eleggere il
presidente della Repubblica. Sarà il 6
maggio a decretare chi, tra Nicolas Sarkozy
e Ségolène Royal, avrà in mano le speranze
del popolo francese e non solo. Da questa
scelta, infatti, dipenderà anche una parte
importante del futuro dell’Unione Europea.
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