Non è vero che negli Stati Uniti il limite di età a ventuno anni per il
consumo di alcolici ha diminuito gli incidenti stradali mortali. Mentre gli
Usa hanno registrato circa 150 incidenti mortali per milione di abitanti, con
una popolazione di 300 milioni, l'Europa ne ha contati in media 95 per milione
di abitanti, con una popolazione di 500 milioni. Dunque, le politiche europee
sembrano più efficaci di quelle americane. E copiare le norme statunitensi non
avvicinerebbe l'Unione agli obiettivi di sicurezza stradale previsti per il
2010.
Nel Libro bianco del 2001 “Una politica europea dei trasporti per il
2010: tempo di decidere”, la Commissione
europea indica come obiettivo il dimezzamento degli
incidenti stradali mortali entro il 2010. Mentre quella data si
avvicina, in Europa si continua a discutere di quali siano le politiche
che permettano di raggiungere l’obiettivo, un tema che interessa molto
anche gli Stati Uniti. L’età giusta per la patente e per il
consumo alcolici
Eppure, Stati Uniti ed Europa adottano approcci diversi per
minimizzare le morti per incidenti, e in particolare quelle legate al
consumo di alcolici tra gli adolescenti. Molti stati
Usa concedono la patente di guida a un’età relativamente bassa, 16 anni,
ma vietano le bevande alcoliche fino a 21 anni. Al contrario in molti
paesi europei, la patente si ottiene a 18 anni, mentre il limite di età
per le bevande alcoliche è in genere tra i 16 e i 18 anni, e oltretutto
è fatto osservare in modo meno rigoroso rispetto agli Stati Uniti. Oggi,
diversi paesi europei discutono di possibili cambiamenti alle politiche
sul consumo di alcolici, e in particolare puntano a rendere più rigida
la regolamentazione sull’accesso alle bevande alcoliche o sui limiti
alle quantità che possono essere consumate prima di mettersi alla guida.
In alcuni paesi, comprese Inghilterra e Scozia, si è riaccesa la
discussione su quale sia l’età giusta per consentire il consumo di
alcolici e ci sono state diverse proposte di alzarla a 21 anni.
Gli studi americani sul tema sostengono in genere che una più alta “età
minima per consumare legalmente alcolici” riduce gli incidenti
mortali nella fascia di età interessata. Inoltre, questo tipo di studi
sostiene implicitamente un approccio “federale”, ovvero
l’imposizione di “un’età minima” da parte di un ente governativo
centrale a organismi politici di livello più basso. I paesi europei che
pensano di cambiare le loro politiche, potrebbero ragionevolmente
rifarsi a questi studi per concludere che una più elevata “età minima
per il consumo legale di alcolici” salva vite umane e che sia corretta
l’adozione di politiche verticistiche – come regolamenti dell’Unione
europea che impongano una “età minima legale” comune agli stati membri.
Tuttavia, una nostra recente ricerca contraddice
entrambe queste convinzioni: un’età minima per il consumo legale di
alcolici fissata a 21 anni invece che a 18 non gioca alcun ruolo
significativo nel ridurre le morti per incidente stradale tra i 18-20
anni, anzi può aver alzato il numero delle vittime tra i più giovani.
Sosteniamo anche che l’imposizione a livello federale di un limite d’età
a 21 anni non è efficace per ottenere gli obiettivi di sicurezza
stradale desiderati. Per comprendere la natura e le implicazioni dei
nostri risultati, è d’obbligo una breve excursus storico.
Dal Protezionismo ai giorni nostri
Negli Stati Uniti i limiti di età per il consumo legale di alcolici
rientrano storicamente nell’ambito di competenza degli stati.
Le prime norme furono introdotte a metà anni Trenta, dopo l’abolizione
del Proibizionismo nel 1933. A quell’epoca, la maggioranza degli stati
adottò un’età minima di 21 anni, alcuni scelsero i 18, mentre uno solo
non ne fissò alcuna.
Tra il 1970 e il 1976, in ottemperanza allo sforzo
nazionale per favorire una maggiore emancipazione dei giovani, trenta
stati abbassarono il limite di età per il consumo di
alcolici da 21 a 18 anni: una politica che fu seguita per circa dieci
anni, e soltanto pochi stati rialzarono il limite a 21 anni tra la fine
degli anni Settanta e l’inizio Ottanta. Poi, nel 1984,
con l’appoggio del presidente Ronald Reagan, il Congresso approvò una
legge che metteva tutti gli stati di fronte a un’alternativa pressante:
o alzavano a 21 anni il limite di età per il consumo di alcolici o
rischiavano di perdere i finanziamenti federali per le autostrade.
Molti stati resistettero all’imposizione arrivando a citare in giudizio
il governo federale e a varare leggi che subordinavano l’entrata in
vigore del provvedimento a un pronunciamento della Corte Suprema sulla
costituzionalità dell’intervento federale. Pronunciamento che arrivò nel
1987 con la sentenza “South Dakota vs Dole” nella quale la Corte Suprema
sostenne la costituzionalità dell’intervento: entro la fine del 1989
tutti gli stati avevano portato il limite di età a 21 anni.
Scelte volontarie e scelte imposte
L’imposizione agli stati di una scelta politica federale è stata
considerata come un modo ideale per verificare empiricamente gli
effetti di una data politica. Infatti l’eventualità di un
rapporto di causalità inverso – con gli stati che adottano limiti di età
più bassi in risposta a una riduzione simultanea degli incidenti mortali
– è meno rilevante quando questa politica è imposta dall’esterno.
Tuttavia, alcuni stati americani hanno effettivamente alzato il limite
d’età per il consumo di alcolici di loro iniziativa,
prima dell’intervento federale. Gli studi sopra ricordati non
distinguono se l’impatto rilevato del limite di età sugli incidenti
mortali derivi da stati che hanno liberamente scelto di alzare l’età
oppure da quelli che hanno subito la politica federale.
E infatti la nostra analisi statistica mostra che la relazione
negativa tra età legale per il consumo di alcolici e incidenti
mortali è dovuta in primo luogo agli stati che hanno adottato
volontariamente il limite di 21 anni. Viceversa, il limite non ha nessun
effetto negli stati che sono stati costretti ad adottarlo. Così, proprio
negli stati ai quali quella politica è stata imposta esogenamente, e
dunque dove dovrebbe essere possibile derivare un’inferenza causale, non
troviamo alcuna evidenza di un qualche effetto.
Abbiamo poi verificato che anche negli stati che hanno adottato
volontariamente il limite di età a 21 anni, l’effetto è stato tutt’al
più di breve periodo. Inoltre, suscita perplessità la
sequenza degli eventi perché le stime suggeriscono che il calo degli
incidenti mortali è avvenuto prima che la politica
fosse adottata. Infine, queste stesse stime indicano che il limite di
età ha addirittura aumentato gli incidenti mortali fra i diciassettenni.
Fatto particolarmente preoccupante, questo, perché i ragazzi di
diciassette anni non avrebbero dovuto aver accesso agli alcolici neanche
con un limite a 18 anni. E ciò suggerisce che i limiti di età tendono a
essere elusi.
La conclusione corretta è dunque che l’aumento del limite di età da 18 a
21 anni non ha diminuito gli incidenti mortali negli Stati Uniti. Questi
risultati di per se stessi, però, non dicono quale sia la politica più
appropriata per l’Europa perché tanti e diversi sono i fattori
locali che la influenzano: l’età per la patente, la densità
delle strade, misure di sicurezza come le cinture, la possibilità di
guidare per gli adolescenti e così via.
Tuttavia, è possibile dare un giudizio generale sull’efficacia delle
politiche Usa rispetto a quelle europee. Negli ultimi dieci anni gli
Stati Uniti hanno avuto circa 150 incidenti mortali per milione di
abitanti, con una popolazione di circa 300 milioni, mentre l’Europa ne
ha avuti in media 95 per milione di abitanti con una popolazione di 500
milioni. Così, prima facie, il pacchetto delle politiche europee
– compresa una età più alta per ottenere la patente e un limite di età
più basso per il consumo di bevande alcoliche - comporta un numero
minore, e non superiore, di incidenti stradali mortali. È certamente un
primo livello di analisi, ma non ci dà nessun motivo per credere che
copiare l’approccio americano, alzando il limite di età per il consumo
di alcolici, sia una buona idea per l’Europa. Né la nostra ricerca dà
alcuna ragione per pensare che l’imposizione di un limite di età comune
in tutta l’Unione Europea avvicinerebbe l’Europa al suo
obiettivo di sicurezza stradale per il 2010.
* Il testo inglese dell'articolo è disponibile su www.voxeu.com
http://www.lavoce.info
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