Abu
Musab Al-Zarkawi è d'attualità in questo momento", scriveva il Weekly
Standard (un periodico vicino ai neoconservatori) il 24 maggio 2004. "Egli ha
guidato non solo l'omicidio di Berg ma anche il massacro di Madrid dell'11
marzo, l'attentato alla tomba di fedeli sciiti in Irak lo stesso mese, e
l'attentato suicida nel porto di Bassora il 24 aprile. Ma molto prima dell'11
settembre, aveva architettato un piano per massacrare turisti israeliani e
americani in Giordania. C'è la sua firma in gruppi e attentati terroristici nei
quattro continenti".
Il tenebroso astro mediatico di Al-Zarkawi, appena sorto all'inizio del 2004,
quasi a sostituire ed eclissare l'astro di Osama Bin Laden, che tramonta nella
mente collettiva dell'opinione pubblica, in quanto introvabile e mai trovato. Il
Dipartimento di Stato ha aumentato la taglia su questo personaggio da
5 a 10 e
poi a 25 milioni di dollari, contribuendo al suo giganteggiare. Palestinese nato
in Giordania nella cittadina impoverita di Zarka, la sua figura viene
ricostruita dai media a poco a poco, non senza incertezze e contraddizioni.
Descritto inizialmente come “luogotenente di Osama", a poco a poco viene
riconvertito in un concorrente: Al-Zarkawi, spiegano i giornali Usa, lotta (fra
l'altro) per strappare ad Osama Bin Laden la leadership del terrore. E'
simultaneamente un membro di Al-Qaeda e "un lupo solitario" (così
la CNN ), il che
non gli impedisce di essere l'architetto di massacri quasi contemporanei a
Bassora e a Madrid, e presente non solo in diversi Paesi negli stessi giorni, ma
quasi ogni giorno sui media. E' inoltre descritto come "un genio del
travestimento e dei documenti falsi": dev'essere vero, perché a dispetto della
sua frenetica attività omicida, che comporta evidentemente grandi viaggi e
continui spostamenti di esplosivi e complici pronti al suicidio, non lascia
traccia. Almeno, non una traccia che
la CIA , il Mossad
e l'Intelligence Service (per non parlare delle polizie e dei servizi europei,
che non stanno con le mani in mano) siano mai stati in grado di esibire.
La CIA ha un
bilancio di 30 miliardi di dollari annui: ma ciò che può mostrare di Al-Zarkawi
sono un paio di foto sfocate, scattate in anni lontani.
Forse quando il giordano lottava in Afghanistan, per conto degli Usa, contro i
sovietici? Su questo particolare imbarazzante si preferisce sorvolare.
Da ultimo, i media gli attribuiscono uno scopo demoniaco: Al-Zarkawi è in Irak
"per innescare una guerra civile fra sciiti e sunniti". Si domanda il professor
Michel Chossudosky: "ma non è precisamente questo lo scopo a cui mirano i
servizi americani in Irak, come sostenuto da vari analisti? Gettare un gruppo
contro l'altro allo scopo (divide et impera) di indebolire la resistenza
irachena?". E ricorda, il professore canadese, che "
la CIA è nota per aver preso a servizio ditte di
pubbliche relazioni per organizzare campagne d'informazioni". Per esempio
la Hill & Knolton.
Una multinazionale della pubblicità, marketing e promozione, nel 1991 - quando
si trattava di "vendere" agli americani la guerra contro Saddam, che aveva
invaso il Kuwait - aveva fatto circolare sui media mondiali la atroce storia di
come i soldati di Saddam, entrati in una clinica kuwaitiana, ne avessero aperto
le incubatrici e gettato a terra a morire i neonati. Fu molto intervistata,
allora, anche una giovanissima kuwaitiana, testimone oculare della strage degli
innocenti. Era tutto falso, anche la testimone: un'idea Hill & Knolton.
Oggi, s'è aggiudicato il
contratto Cia per la disinformazione un altro colosso, il Rendon Group.
Molti milioni di dollari, si dice. Che Al-Zarkawi sia una geniale invenzione
della Rendon?
Non seguiremo ciecamente il professor Chossudosky in questa ipotesi. Tuttavia,
il procedimento di para-informazione sul "terrorismo arabo" che descrive ci è
fin troppo familiare, visto che anche i media italiani lo seguono, per non
suscitare qualche sospetto.
"Immediatamente dopo un attentato terroristico,
la CNN annuncia:
c'è la mano di Al-Zarkawi, invariabilmente senza indizi a sostegno e prima di
ogni indagine". Anche da noi, ci sono giornalisti o non meglio qualificati
"esperti di estremismo arabo" (facciamo un paio di nomi: Magdi Allam, del
Corriere della Sera, e Massimo Introvigne, avvocato internazionale e per hobby
un "esperto" di sette religiose), i quali appaiono sui teleschermi per
assicurare, invariabilmente: "c'è la mano di Al-Qaeda", all'inizio, e dal 2004:
“è Al-Zarkawi”; anche loro senza mai indicare una fonte, un'inchiesta, un minimo
appoggio obbiettivo alla loro sicurezza assertiva. "Due giorni dopo,
la CNN emette una
sentenza definitiva, dice Chossudosky, citando fonti di intelligence o di
polizia". Anche in Italia vediamo ogni volta lo stesso. "Spesso
l'informazione della CNN è basata su un sito web islamico o su un misterioso
video o audiocassetta. L'autenticità del sito o del video non è mai soggetta a
discussione o ad investigazione": non succede lo stesso anche da noi? Mai si
è detto, a questo proposito, che invariabilmente i siti web "arabi" risultano
ospitati da server americani.
Il nome di Al-Zarkawi
emerge per la prima volta in relazione ad un attentato compiuto ad Amman, in
Giordania, contro l'Hotel Radisson nel dicembre 1999. Apparentemente il
terrorista circolava prima con un altro nome, Ahmed Fadil Al-Khalayleh, insieme
ad altri pseudonimi. Si tratta della stessa persona?
Secondo il New York Times (24 marzo 2002), Al-Zarkhawi sarebbe fuggito
dall'Afghanistan (dove viveva sotto i Talebani, dopo essere stato guerrigliero
anticomunista con gli auspici della Cia) nella fine del
2001, a
causa dell'occupazione Usa. Il giornale sostiene tra le righe che il terrorista
è aiutato dal regime iraniano: “l’intelligence degli Stati Uniti è sempre più
preoccupata dalle prove crescenti [?] del rinnovato interesse di Teheran
per il terrorismo, ivi compresa la sorveglianza coperta, da parte di agenti
iraniani, di potenziali bersagli americani all'estero".
L'articolo mira evidentemente ad accusare l'Iran - uno degli stati più
minacciati di rappresaglie israelo-americane - di essere l'organizzatore della
"rete islamica del terrore".
Ma nel febbraio del
2003, l
'Amministrazione Usa cambia: lo sponsor di Al-Zarkawi ora è Saddam. Lo afferma
Colin Powell nel suo cruciale discorso al Consiglio di Sicurezza dell'Onu con
cui cerca di strappare il mandato internazionale per l'invasione, presentando le
"prove" delle armi di distruzione di massa fabbricate dal regime iracheno, e dei
legami di Saddam con Al-Qaeda. Colin Powell denuncia "il sinistro nesso tra
l'Irak e la rete terroristica di Al-Qaeda, un legame che coniuga la classica
organizzazione terroristica con i metodi moderni di assassinio. L'Irak oggi dà
rifugio a una rete terroristica omicida guidata da Abu Mussab Al-Zarkawi, socio
e collaboratore di Osama Bin Laden e dei suoi luogotenenti... La rete Zarkawi
mantiene un campo di addestramento nell'uso di veleni ed esplosivi situato nel
nord dell'Irak. Vi mostro qui una foto del campo".
Nella sua storica allocuzione all'Onu, Powell fu infatti generoso nell'esibire
foto da satelliti-spia che mostravano i siti dove il regime iracheno compiva i
suoi misfatti. Come s'è visto dopo, era tutto falso: né armi di distruzione di
massa, né campi d'addestramento di Al-Qaeda. Perché Al-Zarkawi dovrebbe essere
vero?
Oltretutto, la menzogna di Colin Powell era fragile. La zona dell'Irak del nord
in cui assicura che Al-Zarkawi addestra i suoi era ormai da anni fuori del
controllo di Saddam, a causa della no-fly zone creata dagli americani. Sotto la
cui protezione i curdi iracheni praticamente si autogovernano. Lo ammette Powell
stesso: “I luogotenenti di Zarkawi
operano nell'area curda che è fuori del controllo di Saddam, ma Baghdad ha un
agente tra i massimi livelli dell'organizzazione estremista Ansar al-Islam, che
controlla quest’area dell’Irak. Nel 2000, questo agente ha offerto ad Al-Qaeda
rifugio sicuro in quell’area
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