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12/07/2005 Che cosa è l' Islam (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

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L'Islam (dall' arabo, sottomissione a Dio), da pronunciare "Islàm" (con la 's' sorda) è una religione monoteista sorta nel VII secolo d.C. in seguito alla predicazione di Muhammad (in arabo Muhàmmad, appunto, ma italianizzato in Maometto, considerato l'ultimo e definitivo profeta inviato al genere umano da Dio (in arabo Allāh) al mondo intero, cioè a tutti i popoli e a tutte le comunità religiose precedenti.

Se in altri contesti linguistici una differenza sostanziale fra il termine Islam e Islamismo è notevolmente sfumata, in italiano una diversità sostanziale invece esiste, perché con la parola Islam s'intende quell'insieme di atti di fede, di pratiche rituali e di norme comportamentali che è praticato da sunniti e sciiti che, insieme, rappresentano quasi il 99% dei fedeli musulmani, mentre Islamismo indica di fatto quella concezione dell'uomo e del mondo che s'ispira ai valori islamici e che si esprime a livello squisitamente politologico.

I Pilastri dell'Islam

I primi doveri del musulmano osservante sono:

  • la shahāda, o "testimonianza di fede (affermazione che esiste un solo Dio e che Muhammad è il Suo Profeta);
  • la zakāt, o versamento a scopo pio di un'imposta di "purificazione" della ricchezza, attualmente devoluta volontariamente a organizzazioni di carità o aventi come fine l'islamizzazione all'interno o all'esterno dei paesi islamici;
  • la salāt, preghiera canonica (ovvero obbligatoria) da effettuare 5 volte al giorno (composto da notte e dì), in precisi momenti (awqat) che sono scanditi dal richiamo del mu’ādhdhin (muezzin) delle moschee;
  • sawm ramadān, ovvero digiuno del mese di Ramadan per chi è in grado di sostenerlo;
  • Hajj, pellegrinaggio canonico nel mese di Dhu l-Hijja, anch'esso per chi è in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.

Obblighi morali e sociali

Oltre a questi obblighi, il musulmano ha il diritto-dovere di assolvere al jihād, l'"impegno sulla strada di Dio", nella speranza di vedere nell'Aldilà il Suo Volto, che si esprime nella lotta contro le proprie pulsioni negative del corpo e dello spirito (grande jihād) e nella continua ricerca di espansione della comunità da realizzarsi in ogni modo. Combattere contro i nemici dell' Islam puo' assumere forme violente (piccolo jihād).
Generico obbligo è il compiere il bene e combattere il male ovunque lui si trovi e con ogni mezzo lecito e necessario (con la mano, la parola, la penna o la spada), laddove il bene e il male sono determinati esplicitamente da Dio nel Corano, dovendosi intendere come Bene la Sua volontà e Male il disobbedirgli.
Nessuna "teologia naturale" quindi che possa far presumere all'intelligenza umana di capire i confini tra il volere di Dio e la sua non-volontà, essendo la creatura umana tenuta ad assoggettarsi senza distinguo al dettato coranico (in senso letterale, la parola "Islàm" significa infatti sottomissione, abbandono o obbedienza a Dio: non nel senso di un Dio tiranno o oppressore, ma nel senso di abbandono ad un Progetto divino che concerne l'umanità intera e che l'uomo non può conoscere, al quale tuttavia esso si dovrà abbandonare, fiducioso della bontà e della misericordia divina).
Dio non concede il libero arbitrio all'uomo, ma è lo stesso Dio ad avere un proprio "libero arbitrio" (nel senso che la volontà di Dio è imprevedibile ed imperscrutabile) che deve essere solo accettato senza condizioni. Questo avviene non solo nelle pratiche di culto (modalità minuziose nell'assolvimento della preghiera, senza osservare con precisione le quali l'obbligo non si considera sia stato convenientemente assolto, precise ritualità da osservare nel corso del pellegrinaggio obbligatorio a Mecca e nei suoi dintorni), ma anche nell'ottemperare alle precise e cogenti norme alimentari che, secondo lo schema vetero-testamentario, non si giustificano con motivazioni di carattere razionale, in grado cioè di essere percepite dall'intelligenza umana, ma che devono essere accettate "senza se e senza ma" (bi-lā kayfa).

Scuole teologiche e culto

Le correnti principali dell'Islamismo non ammettono né riconoscono clero e quindi gerarchie clericali (indirettamente una forma di ambiente clericale esiste però nell'ambito sciita) dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue creature. Ognuno è quindi sacerdote di se stesso e responsabile dei suoi errori. Questo fa sì che il discrimine fra quanto è considerato consono all'Islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito dibattito fra esperti "dottori" ( 'ulamā' ). Esiste pertanto un pluralismo di scuole giuridiche e teologiche, con numerose diverse interpretazioni di una stessa fattispecie (salvo, ovviamente, nel caso degli assetti dogmatici che non sono discutibili e contestabili, salvo essere considerati "eretici" ( kāfir, pl. kāfirūn ). Tutte le cosiddette "scienze religiose" ( 'ulūm dīniyya ) tendono alla formazione di un consenso maggioritario che però potrà mutare, originando una nuova maggioranza di opinioni.

Mentre il culto è immutabile ed indifferente all'epoca ed allo spazio fisico in cui esso è praticato, tutto il resto potrà invece adattarsi al tempo e luogo dove il fedele vive. L'Islam si propone come una religione wusta, cioè "mediana" fra gli estremi, equilibrata, che aborre gli eccessi e il fanatismo, basandosi sull'assunto, più volte ribadito, nel Corano che "Dio non ama gli eccessivi".

Testi fondamentali

I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di importanza:

  • il Corano, considerato dai musulmani dettato parola per parola, in arabo, da Dio (Allāh). I musulmani ritengono che Muhammad abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l'Arcangelo Gabriele, che glielo avrebbe rivelato in lingua araba; questa interpretazione è stata contestata, recentemente, da Cristoph Luxenberg ( Die syro-aramaeische Lesart des Koran; Ein Beitrag zur Entschlüsselung der Qur'ansprache, Berlin, 2000), il quale - nel solco della corrente degli studiosi iper-scettici che fa capo a Wansbrough - considera invece che la composizione originale del Corano sia avvenuta in siriaco-aramaico. È per questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Muhammad l'Islamismo crede, per dogma, che nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini.
  • la Sunna (lett. "consuetudine"), basata su hadīth (tradizioni). Essa raccoglie i detti di Muhammad ed è rintracciabile nei Sei libri (al-kutub al-sitta), i più importanti dei quali sono quelli di Bukhārī e di Muslim ibn al-Hajjāj mentre gli altri furono composti da Ibn Mājah, al-Nasā'ī, al-Tirmidhī e Abū Dāwūd al-Sījistānī. La Sunna raccoglie gli episodi della vita di Muhammad, le sue parole e i suoi atti.

I musulmani credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo o dagli uomini:

Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i Veda sarebbero stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrottisi

Profeti

I musulmani dichiarano che l'Islam discende dalle tradizioni religiose del patriarca biblico Abramo che fu considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore. È per questo che, in chiave puramente religiosa, l'Islam viene classificato come religione abramitica, al pari dell'Ebraismo e del Cristianesimo.

Il primo profeta islamico sarebbe stato Adamo e, dopo di lui, si ricordano tra gli altri Nūh (Noè), Ibrāhīm (Abramo), Ishāq (Isacco), Ismā‘īl (Ismaele), Ya‘qūb (Giacobbe), Yūsuf (Giuseppe), Mūsà (Mosè), Dāwūd (Davide), Sulaymān (Salomone), Yahyà (Giovanni Battista) e, prima di Muhammad, ‘Īsà ibn Maryam, Gesù di Nazareth, (vedi Gesù secondo l'Islam) figlio di Maryam, (Maria), considerata nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.

Dopo Maometto, il sigillo dei profeti, la profezia avebbe avuto termine.

Gruppi religiosi

I musulmani vengono differenziati in:

Gli sciiti si dividono a loro volta in:
  • un gruppo maggioritario (duodecimano, o imamita o ithna'ashariyya),
  • un gruppo minoritario (ismailita, o settimano o sab‘aiyya)
  • un gruppo ancor più esiguo, detto "zaydita", che teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità Islamica (Umma) possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani reprobi, con deciso impegno militante e che non si abbandoni a un comodo quietismo limitandosi a un'attività puramente teoretica.
Dominante in Persia, lo sciismo è maggioritario in Iraq, in Libano e in Bahrein.
Gruppi di ismailiti sono presenti in India mentre lo Zaydismo è prevalente in Yemen.

Di derivazione islamica ma considerati eterodossi sono invece:

 

Concezione del mondo

Questa dottrina esposta è la tradizionale concezione dell'Islam tradizionale dei primi cinque secoli accettata ancor oggi dai salafiti letteralisti dei paesi del Golfo Persico. Una parte consistente dell'Islamismo divide il mondo in tre parti:

  • La Casa della Pace, "Dār al-Salām" o "Dār al-Islām", "la Casa dell'Islam", dove vivono i musulmani sotto la protezione della Legge islamica e i popoli sottomessi (dhimmī), appartenenti a fedi diverse da quella islamica e sottoposti al pagamento di un tributo personale, la jizya, che garantisce loro la "protezione" da parte dello Stato islamico.
     

Le interpretazioni dei teologi musulmani differiscono sulla possibilità di accettare come dhimmī fedeli di religioni differenti da quella dei cristiani, ebrei, zoroastriani e sabei ma, storicamente, si accettò anche l'Induismo come religione proteggibile, in quanto esso poteva vantare un testo scritto (i Veda) che fu considerato anch'esso ispirato divinamente.

  • La Casa della Tregua, "Dār al-Hudna", dove vivono i popoli non sottomessi con i quali è stata conclusa una tregua temporanea nell'attesa di riprendere le ostilità per l'affermazione universale dell'Islamismo.
  • La Casa della Guerra, "Dār al-harb", dove vivono tutti i popoli non sottomessi.

I salafiti modernisti - ossia coloro che fanno riferimento ai Fratelli Musulmani, ad Ennadha o all'Islam europeo di Tareq Ramadan - considerano tuttavia l'Occidente non più Dār al-Harb ma Dār al-Da‘wa cioe' "Terra del Richiamo" (nel senso di conversione), a dimostrazione del senso di appartenenza dei milioni di musulmani che considerano propria patria i paesi occidentali dei quali sono ormai da generazioni (Francia e Gran Bretagna innanzi tutti) cittadini a pieno titolo

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