L'Islam (dall'
arabo,
sottomissione a Dio), da pronunciare "Islàm" (con la 's' sorda) è una
religione
monoteista sorta nel
VII
secolo d.C. in seguito alla predicazione di
Muhammad
(in
arabo Muhàmmad, appunto, ma italianizzato in Maometto,
considerato l'ultimo e definitivo
profeta
inviato al genere umano da
Dio (in arabo
Allāh) al mondo intero, cioè a tutti i popoli e a tutte le comunità
religiose precedenti.
Se in altri contesti linguistici una differenza sostanziale fra il termine
Islam e Islamismo è notevolmente sfumata, in
italiano una diversità sostanziale invece esiste, perché con la parola
Islam s'intende quell'insieme di atti di fede, di pratiche rituali e di
norme comportamentali che è praticato da
sunniti e
sciiti che,
insieme, rappresentano quasi il 99% dei fedeli musulmani, mentre Islamismo
indica di fatto quella concezione dell'uomo e del mondo che s'ispira ai valori
islamici e che si esprime a livello squisitamente politologico.
I Pilastri dell'Islam
I primi doveri del musulmano osservante sono:
- la
shahāda, o "testimonianza di fede (affermazione che esiste un solo
Dio e che
Muhammad è il Suo
Profeta);
- la zakāt,
o versamento a scopo pio di un'imposta di "purificazione" della ricchezza,
attualmente devoluta volontariamente a organizzazioni di carità o aventi
come fine l'islamizzazione all'interno o all'esterno dei paesi islamici;
- la salāt,
preghiera
canonica (ovvero obbligatoria) da effettuare 5 volte al giorno (composto da
notte e dì), in precisi momenti (awqat) che sono scanditi dal
richiamo del
mu’ādhdhin
(muezzin) delle
moschee;
- sawm ramadān, ovvero digiuno del mese di
Ramadan
per chi è in grado di sostenerlo;
- Hajj, pellegrinaggio canonico nel mese di Dhu l-Hijja, anch'esso
per chi è in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
Obblighi morali e sociali
Oltre a questi obblighi, il
musulmano
ha il diritto-dovere di assolvere al
jihād,
l'"impegno sulla strada di Dio", nella speranza di vedere nell'Aldilà il Suo
Volto, che si esprime nella lotta contro le proprie pulsioni negative del
corpo e dello spirito (grande jihād) e nella continua ricerca di
espansione della comunità da realizzarsi in ogni modo. Combattere contro i
nemici dell' Islam puo' assumere forme violente (piccolo jihād).
Generico obbligo è il compiere il bene e combattere il male ovunque lui si
trovi e con ogni mezzo lecito e necessario (con la mano, la parola, la penna o
la spada), laddove il bene e il male sono determinati esplicitamente da Dio
nel Corano,
dovendosi intendere come Bene la Sua volontà e Male il disobbedirgli.
Nessuna "teologia naturale" quindi che possa far presumere all'intelligenza
umana di capire i confini tra il volere di Dio e la sua non-volontà, essendo
la creatura umana tenuta ad assoggettarsi senza distinguo al dettato coranico
(in senso letterale, la parola "Islàm" significa infatti sottomissione,
abbandono o obbedienza a Dio: non nel senso di un Dio tiranno o
oppressore, ma nel senso di abbandono ad un Progetto divino che concerne
l'umanità intera e che l'uomo non può conoscere, al quale tuttavia esso si
dovrà abbandonare, fiducioso della bontà e della misericordia divina).
Dio non concede il libero arbitrio all'uomo, ma è lo stesso Dio ad avere un
proprio "libero arbitrio" (nel senso che la volontà di Dio è imprevedibile ed
imperscrutabile) che deve essere solo accettato senza condizioni. Questo
avviene non solo nelle pratiche di culto (modalità minuziose nell'assolvimento
della preghiera, senza osservare con precisione le quali l'obbligo non si
considera sia stato convenientemente assolto, precise ritualità da osservare
nel corso del pellegrinaggio obbligatorio a
Mecca e nei
suoi dintorni), ma anche nell'ottemperare alle precise e cogenti norme
alimentari che, secondo lo schema vetero-testamentario, non si giustificano
con motivazioni di carattere razionale, in grado cioè di essere percepite
dall'intelligenza umana, ma che devono essere accettate "senza se e senza ma"
(bi-lā kayfa).
Scuole teologiche e culto
Le correnti principali dell'Islamismo non ammettono né riconoscono clero e
quindi gerarchie clericali (indirettamente una forma di ambiente clericale
esiste però nell'ambito
sciita) dal
momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue
creature. Ognuno è quindi sacerdote di se stesso e responsabile dei suoi
errori. Questo fa sì che il discrimine fra quanto è considerato consono
all'Islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito
dibattito fra esperti "dottori" (
'ulamā' ).
Esiste pertanto un pluralismo di scuole giuridiche e teologiche, con numerose
diverse interpretazioni di una stessa fattispecie (salvo, ovviamente, nel caso
degli assetti dogmatici che non sono discutibili e contestabili, salvo essere
considerati "eretici" ( kāfir, pl. kāfirūn ). Tutte le
cosiddette "scienze religiose" ( 'ulūm dīniyya ) tendono alla
formazione di un consenso maggioritario che però potrà mutare, originando una
nuova maggioranza di opinioni.
Mentre il culto è immutabile ed indifferente all'epoca ed allo spazio
fisico in cui esso è praticato, tutto il resto potrà invece adattarsi al tempo
e luogo dove il fedele vive. L'Islam si propone come una religione wusta,
cioè "mediana" fra gli estremi, equilibrata, che aborre gli eccessi e il
fanatismo, basandosi sull'assunto, più volte ribadito, nel
Corano che
"Dio non ama gli eccessivi".
Testi fondamentali
I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di
importanza:
- il Corano,
considerato dai musulmani dettato parola per parola, in
arabo, da Dio (Allāh).
I musulmani ritengono che Muhammad abbia ricevuto il Corano da Dio
attraverso l'Arcangelo
Gabriele, che glielo avrebbe rivelato in lingua araba; questa
interpretazione è stata contestata, recentemente, da Cristoph Luxenberg (
Die syro-aramaeische Lesart des Koran; Ein Beitrag zur Entschlüsselung der
Qur'ansprache, Berlin, 2000), il quale - nel solco della corrente degli
studiosi iper-scettici che fa capo a Wansbrough - considera invece che la
composizione originale del Corano sia avvenuta in siriaco-aramaico. È per
questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale
idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Muhammad
l'Islamismo crede, per
dogma, che
nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini.
- la Sunna (lett. "consuetudine"), basata su
hadīth
(tradizioni). Essa raccoglie i detti di Muhammad ed è rintracciabile nei
Sei libri (al-kutub al-sitta), i più importanti dei quali sono
quelli di
Bukhārī e di
Muslim ibn al-Hajjāj mentre gli altri furono composti da Ibn Mājah,
al-Nasā'ī, al-Tirmidhī e Abū Dāwūd al-Sījistānī. La Sunna raccoglie
gli episodi della vita di Muhammad, le sue parole e i suoi atti.
I musulmani credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo o
dagli uomini:
Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire
l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione
di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i
Veda sarebbero
stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrottisi
Profeti
I musulmani dichiarano che l'Islam discende dalle tradizioni religiose del
patriarca biblico
Abramo che fu considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore.
È per questo che, in chiave puramente religiosa, l'Islam viene classificato
come
religione abramitica, al pari dell'Ebraismo
e del
Cristianesimo.
Il primo profeta islamico sarebbe stato
Adamo e, dopo
di lui, si ricordano tra gli altri Nūh (Noè),
Ibrāhīm (Abramo),
Ishāq (Isacco),
Ismā‘īl (Ismaele),
Ya‘qūb (Giacobbe),
Yūsuf (Giuseppe),
Mūsà (Mosè), Dāwūd
(Davide),
Sulaymān (Salomone),
Yahyà (Giovanni
Battista) e, prima di Muhammad, ‘Īsà ibn Maryam,
Gesù di
Nazareth, (vedi
Gesù secondo l'Islam) figlio di Maryam, (Maria),
considerata nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.
Dopo Maometto, il sigillo dei profeti, la profezia avebbe avuto termine.
Gruppi religiosi
I musulmani vengono differenziati in:
- Gli sciiti si dividono a loro volta in:
- un gruppo maggioritario (duodecimano,
o
imamita o ithna'ashariyya),
- un gruppo minoritario (ismailita,
o
settimano o sab‘aiyya)
- un gruppo ancor più esiguo, detto "zaydita",
che teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità
Islamica (Umma)
possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca
concretamente contro i musulmani reprobi, con deciso impegno militante e
che non si abbandoni a un comodo quietismo limitandosi a un'attività
puramente teoretica.
- Dominante in
Persia, lo sciismo è maggioritario in
Iraq, in
Libano e in
Bahrein.
- Gruppi di ismailiti sono presenti in India mentre lo Zaydismo è
prevalente in
Yemen.
-
Di derivazione islamica ma considerati eterodossi sono invece:
- gli
Alawiti, appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita ma
con forti tratti gnosticheggianti. Esprime il gruppo dirigente in
Siria fin
dall'epoca del Presidente
Hāfiz al-Asad.
- i Drusi,
sorti in età
fatimide,
all'epoca dell'Imàm
al-Hākim e presenti in
Libano,
nella regione montagnosa dello
Shūf, in Siria (Golan, Gebel Druso) e
Israele.
- gli appartenenti all'Ahmadiyya
di
Qadian (India
settentrionale) e
Lahore (Pakistan),
fondata da
Mirza Ghulam Ahmad.
- I Bahá'í,
a loro volta gemmati dal
Babismo,
costretti dalla
Rivoluzione Islamica dell'Iran
a rifugiarsi in India e in Occidente (soprattutto
Canada e
Stati
Uniti). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione
completamente distaccata dall'Islam, e non una sua setta.
- l'Ahl-e
Haqq.
Concezione del mondo
Questa dottrina esposta è la tradizionale concezione dell'Islam
tradizionale dei primi cinque secoli accettata ancor oggi dai
salafiti letteralisti dei paesi del
Golfo Persico. Una parte consistente dell'Islamismo divide il mondo in tre
parti:
- La Casa della Pace, "Dār
al-Salām" o "Dār
al-Islām", "la Casa dell'Islam", dove vivono i musulmani sotto la
protezione della Legge islamica e i popoli sottomessi (dhimmī),
appartenenti a fedi diverse da quella islamica e sottoposti al pagamento di
un tributo personale, la
jizya, che
garantisce loro la "protezione" da parte dello Stato islamico.
Le interpretazioni dei teologi musulmani differiscono sulla possibilità di
accettare come dhimmī fedeli di religioni differenti da quella dei
cristiani, ebrei,
zoroastriani e
sabei ma, storicamente, si accettò anche l'Induismo
come religione proteggibile, in quanto esso poteva vantare un testo scritto (i
Veda) che fu
considerato anch'esso ispirato divinamente.
- La Casa della Tregua, "Dār
al-Hudna", dove vivono i popoli non sottomessi con i quali è stata
conclusa una tregua temporanea nell'attesa di riprendere le ostilità per
l'affermazione universale dell'Islamismo.
- La Casa della Guerra, "Dār
al-harb", dove vivono tutti i popoli non sottomessi.
I salafiti modernisti - ossia coloro che fanno riferimento ai
Fratelli Musulmani, ad Ennadha o all'Islam europeo di
Tareq Ramadan - considerano tuttavia l'Occidente non più Dār al-Harb
ma Dār al-Da‘wa cioe' "Terra del Richiamo" (nel senso di conversione),
a dimostrazione del senso di appartenenza dei milioni di musulmani che
considerano propria patria i paesi occidentali dei quali sono ormai da
generazioni (Francia e Gran Bretagna innanzi tutti) cittadini a pieno titolo
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