L'esercito israeliano ha usato armi non convenzionali anche sulla Striscia
di Gaza
L’apertura di un secondo fronte in Libano non frena l’esercito israeliano,
che continua a stringere d’assedio la striscia di Gaza. Ieri una donna di 75
anni è stata uccisa da un colpo d’artiglieria caduto sulla sua abitazione nel
campo profughi di Jabaliya e altri due palestinesi, di cui uno minorenne, sono
stati uccisi da un altro colpo su un quartiere periferico di Gaza City. Queste
vittime si sommano ad altri ventiquattro palestinesi uccisi mercoledì nella
striscia di Gaza. Dal rapimento del caporale Shalit, il 25 giugno scorso, a
oggi, i palestinesi uccisi sono stati oltre 140.
Asaad Abu Sharelh. “Io penso che Israele sta approfittando
dell’attenzione dei media sulla crisi in Libano per stingere l’assedio sulla
Striscia e continuare a uccidere i suoi abitanti” dichiara Asaad Abu Sharelh,
docente all’università di Gaza. “Se si pensa che, tra ieri e oggi, il bilancio
dei raid dell’aviazione e dei colpi di artiglieria israeliani è di ventisette
morti, si capisce perché per noi è in corso un tentativo di genocidio. Ventisei
civili indifesi, donne, anziani e molti bambini. I bombardamenti sono sempre più
indiscriminati. Ora le truppe israeliane sono tornate all’esterno del confine,
ma continuano a colpire le città e le aree abitate”.
Armi non convenzionali. Lunedì il ministro della Sanità palestinese ha
accusato l’esercito israeliano di avere usato armi non convenzionali contro la
popolazione della Striscia di Gaza. Si tratta, secondo il ministero, di
materiale esplosivo contenente sostanze tossiche o radioattive, che bruciano e
lacerano la carne di chi le inala e lasciano deformazioni a lungo termine agli
arti e anche alle parti interne dei corpi. “La notizia è partita dai medici
dell’ospedale di Shufa, a Gaza, ma anche di altre strutture sanitarie”, commenta
Asaad Abu Sharelh. “Questo tipo di munizioni sono state sparate su Beit Lahiya,
Beit Hanun e altri quartieri della Striscia.
L’accusa non riguarda solo le armi per così dire ‘velenose’, Israele ha usato
anche le ‘cluster bombs’, le bombe a grappolo. Tutte queste sono violazioni
delle convenzioni internazionali: colpire la popolazione in questo modo
significa commettere crimini contro l’umanità. Crimini che Israele commette
anche in Libano, dove sono sempre più numerose le testimonianze di civili che
raccontano di bombardamenti al fosforo bianco”. Non è la prima volta che armi
non convenzionali vengono impiegate contro la popolazione della Striscia. In
passato, nel 2002, erano stati usati gas velenosi contro civili a Gaza city.
Oggi si tratta di armi diverse, le autorità israeliane hanno ammesso di averle
usate e hanno ribadito che si tratta di munizioni insolite ma legali.
“Sono armi particolarmente odiose – commenta Asaad - perché sono poco
controllabili e finiscono sempre per mietere vittime civili. E guarda caso, sono
di fabbricazione statunitense, come le bombe a grappolo, le bunker buster e le
munizioni al fosforo bianco”. Cosa siano esattamente i gas esplosivi sparati su
Gaza non si sa ancora con esattezza, ma anche il Comitato Egiziano per i Diritti
nel Nord del Sinai ha dichiarato di aver visto velivoli israeliani rilasciare
sostanze chimiche sulla Striscia, più volte nel corso della scorsa settimana.
Secondo il comitato, le sostanze sarebbero agenti chimici incendiabili e
cancerogeni, che possono causare profonde bruciature e uccidere le persone con
problemi respiratori o a reni e milza.
Un crimine contro il proprio futuro. Da più parti si sono levati
appelli per un inchiesta internazionale e indipendente che possa appurare la
verità, ma al momento la diplomazia internazionale non è in grado di ottenere
nemmeno un cessate il fuoco da Israele. “La situazione non sembra offrire
possibili sviluppi positivi – conclude Asaad - Israele sta usando a pieno regime
la sua macchina da guerra, mentre la resistenza palestinese ha sempre meno
strumenti per contrastare gli attacchi. Penso che il conflitto aperto in Libano
non sia un aiuto per noi, anzi, Israele ha armi sufficienti per dominare su
entrambi i fronti.
Inoltre, l’attenzione dei media sul nord di Israele sta dando all’esercito
israeliano la possibilità di agire a Gaza senza sollevare molte proteste da
parte della comunità internazionale. Quella che si è aperta è una nuova tappa
nella storia del conflitto. Queste settimane di attacchi contro aree civili
hanno fatto crescere l’odio della gente contro Israele. Gli israeliani hanno
ucciso ogni prospettiva di pace e, così facendo, hanno commesso un crimine
contro se stessi e il loro futuro”
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