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17/09/2006 La Notte di GAZA (Gideon Levy, tratto da Ha’aretz (Israele) Internazionale n.659 15/21 settembre 2006 - www.internazionale.it, visto su www.disinformazione.it) 

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    La guerra in Libano ha fatto sparire dalla scena politica un milione di palestinesi. 

    Senza elettricità, senz’acqua, senza lavoro, praticamente prigionieri. 

    E nessuno protesta

    Gaza è stata occupata di nuovo. Il mondo deve saperlo, e devono saperlo anche gli israeliani. Gaza si trova oggi nelle condizioni peggiori della sua storia. Dopo il sequestro di Gilad Shalit, il militare rapito il 25 giugno, e ancor più dopo lo scoppio della guerra in Libano, l'esercito israeliano infuria non c'è altro modo di esprimersi - da un capo all'altro della Striscia demolendo, uccidendo e bombardando indiscriminatamente. Nessuno pensa d'istituire una commissione d'inchiesta: la questione non è neppure all'ordine del giorno. Nessuno chiede perché si sta facendo tutto questo né chi lo ha deciso.

    Ma dietro la cortina di fumo creata dalla guerra in Libano, a Gaza l'esercito israeliano è tornato ai vecchi metodi, come se il disimpegno non fosse mai avvenuto. E allora diciamolo apertamente: il ritiro da Gaza è morto e sepolto. A parte gli insediamenti ridotti a cumuli di macerie, non resta nulla delle sue promesse.

    Promesse e bugie

    Come sembrano false, adesso, tutte le incredibili sciocchezze che si sono dette sulla "fine dell’occupazione" e sulla "spartizione della terra”! Gaza è occupata, e con maggiore brutalità di prima. Il fatto che per l'occupante sia più comodo controllarla dall'esterno non ha nulla a che vedere con le intollerabili condizioni di vita degli occupati.

    Oggi in molte zone della Striscia, non c’è l’elettricità. Israele ha bombardato l’unica centrale elettrica e almeno per un anno a Gaza mancherà il 50 per cento del suo fabbisogno.

    L’acqua scarseggia sempre di più: dal momento che manca la corrente, rifornire d’acqua le abitazioni è praticamente impossibile. Gaza è più sporca che mai: a causa dell’embargo imposto da Israele e dal resto del mondo sull’Autorità Nazionale Palestinese democraticamente eletta, non vengono pagati gli stipendi e gli spazzini sono in sciopero da settimane. Cumuli d’immondizia e ondate di tanfo nauseante soffocano la fascia costiera, trasformandola in una nuova Calcutta.

    Inoltre Gaza è più che mai un carcere. Il valico di Erez è deserto; il lavico di Karni negli ultimi due mesi è rimasto aperto solo pochi giorni e lo stesso vale per il valico di Rafah. 

    Circa 15mila persone hanno atteso due mesi di poter entrare in Egitto, altre stanno ancora aspettando, e tra loro ci sono numerosi malati e feriti. Cinquemila persone hanno atteso dall'altra parte del valico di poter tornare alle loro case. Alcune sono morte.

    Bisogna vedere con i propri occhi le scene che si svolgono a Rafah per capire la gravità della tragedia in corso. Un valico dove in teoria non doveva più esserci nessun israeliano continua a rappresentare lo strumento con cui Israele tiene sotto pressione un milione e mezzo di abitanti. E’ un caso vergognoso e sconvolgente di punizione collettiva. Di questa situazione sono responsabili anche gli Stati Uniti e l'Europa, che con la sua polizia presidia il valico di Rafah.

    Gaza è più povera e più affamata che mai. L'ingresso e l'uscita delle merci sono praticamente bloccati, la pesca è proibita, le decine di migliaia di dipendenti dell'Autorità Nazionale Palestinese non ricevono lo stipendio, e la possibilità di andare a lavorare in Israele è fuori discussione.

    E non abbiamo ancora parlato dei morti, delle devastazioni e degli orrori. Negli ultimi due mesi, Israele ha ucciso 224 palestinesi tra cui 62 bambini e 25 donne. Ha bombardato, assassinato, distrutto senza che nessuno intervenisse. Nessuna base di lancio di razzi Qassam, nessuna galleria per il transito clandestino di armi possono giustificare così tante morti. Ogni giorno viene ucciso qualcuno, e per lo più si tratta di civili innocenti. Che ne è del tempo in cui in Israele c'era ancora un dibattito su questi omicidi? Oggi Israele lancia missili, colpi d'artiglieria e bombe sulle case e uccide intere famiglie, senza sosta. Gli ospedali scoppiano: le persone ricoverate per cure mediche sono un migliaio. La settimana scorsa a Shifà l'unica struttura di Gaza che merita forse di essere definita un ospedale - ho visto scene da spezzare il cuore: bambini con arti amputati, attaccati a un respiratore, paralizzati, menomati per il resto dei loro giorni. Ci sono state famiglie uccise nel sonno, mentre viaggiavano a dorso d'asino, oppure mentre lavoravano i campi.

    Nelle case, bambini terrorizzati, traumatizzati da quello che hanno visto, si stringono gli uni agli altri, con un orrore negli occhi che è difficile descrivere a parole. Un giornalista spagnolo che ultimamente ha trascorso qualche tempo a Gaza un veterano di zone di guerra e catastrofì di tutto il mondo - ha detto di non aver mai assistito a scene agghiaccianti come quelle che ha visto e documentato negli ultimi due mesi.

    Stabilire chi ha deciso tutto questo è difficile. E’ lecito dubitare che i ministri siano consapevoli di cosa sta succedendo a Gaza. Ma i responsabili sono loro, a cominciare dalla pessima decisione dell'embargo, per proseguire con il bombardamento dei ponti e della centrale elettrica e con gli assassinii di massa. Adesso Israele è nuovamente responsabile di tutto ciò che accade nella Striscia.

    Il grande imbroglio

    I fatti smascherano quel grande imbroglio che è Kadima, il partito che è andato al potere sulla scia del successo teorico del disimpegno. Kadima aveva promesso convergenza, una promessa che il primo ministro si è già rimangiato. Chi pensava che fosse un partito centrista ormai dovrebbe aver capito che è solo l'ennesima formazione di destra favorevole all'occupazione.

    Lo stesso vale per i laburisti.

    Il ministro della difesa, Amir Peretz, è responsabile quanto il premier di quello che sta accadendo a Gaza. Le sue mani sono sporche di sangue come quelle di Olmert, e non potrà mai più presentarsi come "uomo di pace". Le incursioni compiute ogni settimana, ogni volta in un punto diverso, le operazioni "uccidi e distruggi" che partono dal mare, dall'aria e da terra hanno tutte nomi che sembrano una mano di bianco data sulla realtà: “Pioggia d'estate", "Kindergarten chiuso".

    Nessun pretesto di sicurezza può giustificare questo ciclo di follia e nessun argomento può giustificare il vergognoso silenzio di tutti noi. Il militare Gilad Shalit non sarà liberato e i lanci di razzi Qassam non smetteranno, e intanto a Gaza scorre un film dell'orrore. E anche se oggi questo orrore servisse a impedire qualche attentato, sul lungo periodo è destinato a generare un terrore omicida ancora più grande. Quel giorno, convinto come al solito di essere nel giusto, Israele dirà: "Ma noi gli abbiamo restituito Gaza! "


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