La leggenda vuole che anche il cittadino più umile possa aspirare
alla Casa Bianca, ma a ben guardare le cose non stanno proprio così.
Almeno a giudicare dal conto in banca di alcuni degli uomini
politici americani più potenti. Mettendo da parte George Bush, i cui
averi sono ormai incalcolabili, il partito repubblicano conta tra i
suoi rappresentanti solo miliardari.
Robert Frist, che ha preso il posto di Tom DeLay come capogruppo
alla Camera, è un uomo che ama dissertare di economia ed ha aperto
ammesso di essere fortemente contrario all'aumento dei minimi
salariali per gli operai. Forse perché difficilmente dovrà temere
l'arrivo della fine del mese con 50 milioni di dollari in titoli
azionari investiti.
Charles Grassley, tesoriere repubblicano, è un altro nemico
dichiarato dell'aumento dei salari ai lavoratori. Recentemente ha
affermato che gli americani che vivono unicamente del proprio
stipendio non superano il 5% e quindi ogni maggiorazione dei salari
sarebbe superflua. Con il milione e settecentomila dollari investiti
in terreni, Grassley non teme il futuro, così come non lo teme il
suo collega di partito Mitch Mc Connelly, anche lui proprietario
terriero con possedimenti per milioni di dollari nello stato di
Washington.
La perdita di posti di lavoro non spaventa i repubblicani. Judd
Gregg, che ha la poltrona più solida del New Hampshire, smentisce
che il governo sia responsabile della preoccupante emorragia di
posti di lavoro negli Stati Uniti. A suo parere, sono proprio i
molti privilegi concessi ai lavoratori ad aver creato la disgrazia
di chi un lavoro non ce l'ha. Nel suo caso, i quattro milioni di
dollari del suo conto corrente, lungi dall'essere dei privilegi,
sono frutto unicamente del sudore della sua fronte.
Johnny Isakson, ministro del Lavoro, in Georgia, smentisce che
oggi negli Stati Uniti esistano categorie disagiate. Se ci sono, lui
comunque non ne fa parte. Con un pacco di fondi del valore di 32
milioni di dollari e altri due milioni di dollari in terreni, lui
non può dirsi disagiato. Qualche difficoltà avrebbe invece potuto
esserci per il rappresentante dei lavoratori al Senato dell'Oregon,
Gordon Smith. Smith aveva spaventato i repubblicani auspicando un
aumento dei minimi salariali per i lavoratori di alcune categorie.
Per sua fortuna, al momento di votare la legge ci ha ripensato. Non
si sa mai, qualcuno avrebbe potuto ricordarsi degli oltre 130
milioni di dollari che Smith è riuscito ad incamerare in cambio di
due parole a favore dei lavoratori.
Infine, un plauso al ministro del Lavoro del Tennesse, Lamar
Alexander: se i colleghi bene o male hanno accettato di discutere di
minimi salariali, lui non ha mai partecipato neppure ad un dibattito
e nega decisamente che in Tennesse esista la necessità di aumentare
i salari. Se mai, vuole essere avvertito dal momento che, dopo aver
intestato beni per quasi cento milioni di dollari alla moglie, lui
risulta nullatenente.
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