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06/10/2006 Finanziaria, la Parola Nuova (Domenico Melidoro, http://www.altrenotizie.org)

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    Equità sembra essere la parola d’ordine della prima manovra finanziaria dell’Unione. La distanza che separa la finanziaria al centro del dibattito politico di questi giorni, dalle manovre finanziarie degli anni passati, è notevole. Durante la scorsa legislatura la cosiddetta “Finanza creativa” ideata da Giulio Tremonti (e approvata da Berlusconi) sembrava legittimare le sperequazioni sociali e faceva poco o nulla per contrastare il dramma dell’evasione fiscale. Oggi invece parole come “equità” e “redistribuzione” compaiono tra molto clamore nel vocabolario della politica italiana. Ovviamente, il giudizio sul valore di una politica economica ispirata ai principi dell’equità e della redistribuzione della ricchezza sociale varia in base alla collocazione politica di chi lo pronuncia (e allora, forse, la distinzione tra Destra e Sinistra ha ancora un qualche significato!).

    Quando Prodi afferma che “governare vuol dire avere presenti in primo luogo gli interessi dei più deboli” e che “un paese moderno, civile e democratico deve avere come obiettivo quello della realizzazione della giustizia sociale”, sembrano non esserci dubbi che l’intenzione del Premier sia quella di rispettare gli impegni assunti in campagna elettorale e coniugarlo con le aspettative dell’opinione pubblica progressista. L’attenzione per i ceti meno abbienti è dimostrata dal fatto che non ci saranno aumenti per le imposte versate da coloro che percepiscono un reddito inferiore ai 40.000 euro all’anno (si tratterebbe del 90% dei contribuenti italiani). Inoltre, pare che le risorse che si otterranno con la manovra saranno fondamentali per il riordino dei conti pubblici, che versano in una situazione molto grave dopo il dissesto causato dal quinquennio berlusconiano e per il finanziamento di settori fondamentali della spesa pubblica, che da anni subiscono tagli, soprattutto in Sanità, Istruzione e Ricerca scientifica.

    I partiti dell’Unione, come era prevedibile, approvano la manovra finanziaria. Sembra esserci qualche perplessità da parte di alcuni esponenti della Margherita e dell’Udeur di Clemente Mastella, il quale invita al dialogo con l’opposizione, per evitare il pericolo che la manovra possa costituire una sostanziale minaccia per gli interessi economici del ceto medio. A queste si somma la contrarietà della Sinistra radicale ad un passaggio della finanziaria che prevedesse il rifinanziamento delle missioni militari all’estero. I sindacati, nonostante nelle settimane scorse avessero velatamente minacciato uno sciopero generale qualora la finanziaria non li avesse soddisfatti pienamente, hanno dato la loro approvazione alla manovra di Prodi, al punto cha anche Fausto Bertinotti - pur negando che nella politica economica dell’Unione ci sia stata la prevalenza eccessiva delle forze della sinistra radicale - ha dichiarato: “Capisco il consenso dei sindacati per una legge finanziaria che finalmente in una società che ha prodotto clamorosamente degli sbalzi nella redistribuzione della ricchezza, anche grazie all’evasione, fa sì che per la prima volta il lavoratore che guadagna 1000 euro e il pensionato che ne prende 500 possono a loro volta essere oggetto di una redistribuzione della ricchezza” (la Repubblica, 3 ottobre 2006).

    Le reazioni da parte dell’opposizione di centrodestra (al momento, parlare di Casa delle Libertà pare un ricordo del passato) sono di segno completamente opposto. Per i parlamentari di Forza Italia e della Lega, i discorsi a proposito di equità, lotta all’evasione fiscale e redistribuzione, dimostrano il prevalere di una logica massimalista che intende punire chi produce la ricchezza. Dopo la scoperta dei girotondi da parte di An, si comincia a parlare di manifestazioni di piazza contro il Governo, anche se l’UDC di Casini prende le distanze dal resto dell’opposizione e annuncia una dura battaglia parlamentare per modificare gli aspetti più negativi della manovra del Centrosinistra. Anche il giudizio degli industriali è negativo: Montezemolo, Presidente di Confindustria, giudica troppo demagogica la manovra finanziaria e ritiene che il governo sia stato troppo cauto nei tagli della spesa sociale e nella riduzione degli sprechi in vista di un’adeguata razionalizzazione dell’apparato statale.

    Se si tenta di ragionare per un po’ al di fuori della stretta appartenenza politica, il giudizio sulla manovra diventa più complesso e variegato. Innanzitutto, si deve valutare positivamente che finalmente, dopo anni in cui sembrava che il liberismo trionfasse senza critiche, si comincia a parlare di redistribuzione della ricchezza. Si è presa consapevolezza che le disuguaglianze sociali, aumentate sensibilmente negli ultimi anni, sono tali da mettere in crisi la stessa stabilità del patto sociale. Eppure, non tutto è stato fatto per mettere in piedi una politica realmente egualitaria, a cominciare dall’aumento dei tickets per alcune prestazioni sanitarie, che mettono in discussione i principi di universalità dello stato sociale. Inoltre, una misura impopolare (ma che risponde alla logica egualitaria che guida l’azione del Governo) come la tassa di successione, non è stata reintrodotta “per ragioni politiche, anche se faceva parte del programma di governo”, come lo stesso Vincenzo Visco ha dichiarato. A sollevare preoccupazioni ci sono anche le critiche provenienti dalle amministrazioni locali, che subiranno una riduzione delle risorse erogate dallo Stato e saranno probabilmente costrette a elevare i tributi locali, con ciò contraddicendo tutti coloro che approvano la finanziaria sostenendo che non determinerà un incremento del carico fiscale. Ma questa finanziaria è un primo passo avanti.

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  • 29/09/2006 Varata la Finanziaria da 33,4 mld
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