21/10/2006 Le Difficoltà del Governo Prodi e si respira Aria di Complotti (http://www.canisciolti.info)

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  • Cerca di reagire al momento difficile, Romano Prodi, parlando dalla Finlandia si dice certo che "da gennaio ci sarà una ripresa di popolarità" quando gli italiani riceveranno i primi cedolini, ma l'aria che si respira nei commenti un po' meno ufficiali non è altrettanto ottimista. "Ogni volta che si va in Senato ci vuole la Coramina", diceva ieri Fabio Mussi; "Nessuno pensa ad un complotto - chiarisce Roberto Villetti - ma in questa situazione c'è il rischio di un 'incidente'. Non subito, ma magari a primavera", quando il governo dovrà provare a mettere mano alle pensioni e quando con tutta probabilità si dovrà tornare a parlare di Afghanistan.

     

    Nessuno o quasi, né nell'entourage di Prodi né all'interno dell'Unione, parla di un vero e proprio complotto, ma il timore diffuso è che in troppi si predispongano ad un 'piano B' nel caso in cui il Governo non ce la dovesse fare, allentando di fatto la tenuta della coalizione. Del resto, il comunicato diffuso ieri da Vannino Chiti ("Se si cade, si torna alle urne") era sufficiente per saggiare il polso degli umori di palazzo Chigi: il premier si era già sentito 'solo' durante i giorni dello scontro con Telecom, ma ciò che è accaduto nelle scorse settimane ha, se possibile, aumentato la sua diffidenza e non è un caso che ieri sia toccato a Chiti, ministro dei Rapporti con il Parlamento ma anche ex coordinatore della segreteria Ds (dunque voce del Governo, ma anche del primo partito della coalizione), mandare un segnale chiaro da mandare a tutti, a cominciare dagli alleati.

    Parole alle quali oggi hanno fatto eco quelle di Giuseppe Fioroni: "Sono tranquillo, il governo Prodi dura e durerà. E anche se per assurdo dovesse cadere, si andrà a nuove elezioni e le rivincerà il centro sinistra". Quindi, il prodiano Franco Monaco ha allargato il concetto: "Rammento tre cose: Prodi era ed è il solo leader in condizione di fare sintesi dentro un'alleanza così ampia; egli ha avuto una larghissima investitura attraverso le primarie; quando l'Unione fu costituita tutti sottoscrissero un solenne patto con i cittadini-elettori, secondo il quale vi sarebbe stato uno e un solo governo di legislatura. Sono convinto che nessuno abbia interesse a violare quel patto. Pagherebbe un prezzo politico salatissimo".

    Il fatto è che i mille distinguo sulla Finanziaria e il 'tavolo dei volenterosi' non sono piaciuti a palazzo Chigi e i segnali degli ultimi giorni sono stati ancor più allarmanti: la linea del quotidiano la Repubblica, giornale non certo nemico, ha preoccupato; così come non viene apprezzato il fatto che Confindustria ("Che non ha mai avuto tanti soldi da nessun altro Governo come ne ha avuti da noi con il cuneo fiscale", commenta qualcuno) non perda occasione per mettere sotto accusa l'esecutivo.

    Non ha aiutato a rasserenare il clima nemmeno l'invito del capo dello Stato a non mettere la fiducia sul decreto fiscale e anche l'appello di Franco Marini a mettere mano alla riforma elettorale ha lasciato perplesso palazzo Chigi. Su questo punto il fastidio era trapelato già ieri ed oggi è stato il prodiano Franco Monaco a ribadirlo esplicitamente: "Chi ne è convinto (della necessità di riformare la legge elettorale, ndr) può intanto anticipare quegli obiettivi con comportamenti politici coerenti tesi dunque a favorire bipolarismo, semplificazione, governi di legislatura e partecipazione dei cittadini. A cominciare da partiti decisamente diversi, immuni da vecchie e opache pratiche".

    Uomini vicini a Prodi ieri facevano notare che "sulla legge elettorale nell'Unione un accordo non c'è, allo stato, e tirare fuori adesso questo argomento può diventare un ulteriore elemento di destabilizzazione". Inoltre, se si mettesse davvero in cantiere una riforma della legge elettorale, l'arma del ricorso alle urne in caso di crisi di governo rischierebbe di risultare un po' spuntata: i fautori di un eventuale governo istituzionale e tecnico potrebbero avanzare a sostegno della loro tesi, oltre alle sempreverdi ragioni di 'emergenza dei conti pubblici', anche la necessità di portare a termine la riforma. Al contrario, il sottosegretario Giampaolo D'Andrea (Margherita ex-Ppi), si dice convinto che "non si può rivotare con questa", anche se assicura che non sarebbe un ostacolo per eventuali elezioni anticipate perché "se c'è l'accordo si può fare in tempi rapidissimi". Resta il fatto che il passaggio è stretto e che anche molti prodiani guardano con apprensione non solo alle votazioni sulla Finanziaria ma anche alla prossima primavera.

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  • 29/09/2006 Varata la Finanziaria da 33,4 mld
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