Manovra economica tappabuchi, quella varata dal consiglio dei ministri.
Manovra che se forse risolvera' qualche problema immediato di liquidita' e
di soldi sprecati, lasciera' in piedi, sostanzialmente, un sistema e
un'organizzazione dello Stato in cui al primo posto c'e' sempre il
mantenimento della casta e delle corporazioni ad essa funzionali.
Al di la' delle ridicole disquisizioni sul menu' e sui prezzi del
ristorante del Senato che, al di la' del carattere presunto simbolico, non
vuol dire nulla di diverso se non una mensa in cui si mangia bene per dei
“lavoratori” che sono stati scelti dagli elettori a rappresentarli nelle
istituzioni, la sostanza e' stata solo minimamente intaccata.
Per quanto riguarda i costi della politica l'accorpamento di alcune
province e di alcuni Comuni e' un buon segnale, ma timido, molto timido e,
viste le reazioni da parte soprattutto dei partner della maggioranza, non
destinato ad espandersi. Ok per l'accorpamento dei Comuni con meno di
mille abitanti, ma perche' non abolire le province? Inoltre, perche' non
abolire il finanziamento pubblico a partiti, giornali e sindacati?
Per quanto riguarda l'economia e le cosiddette liberalizzazioni:
- perche' Stato e Pubblica Amministrazione devono essere nelle aziende
partecipate e non imporre solo le regole per la gestione dei servizi di
pubblica utilita'?
- perche' le corporazioni devono continuare a fiaccare le professioni e la
loro apertura a tutti coloro che hanno qualcosa da proporre al mercato
dopo che hanno dimostrato, coi necessari titoli di studio (quando ci
vogliono) che sono a conoscenza della materia?
Ci domandiamo cosa succedera' una prossima volta, che' sicuramente ci
sara', o forse qualcuno crede che le crisi in atto si concluderanno coi
provvedimenti presi che, se non danno una svolta radicale all'economia e
all'organizzazione degli Stati, si dimostreranno solo l'inizio di una
lunga sofferenza? Svolte radicali che a nostro avviso devono mettere al
centro non tanto i prelievi fiscali ma l'organizzazione dello Stato
rispetto ad un mondo le cui sfide economiche non sono piu' contenute entro
i confini nazionali... e se cosi' e', come ci ha dimostrato la situazione
attuale, dobbiamo continuare a far governare queste crisi dai banchieri
dell'Ue piuttosto che da un governo dell'Ue eletto dai cittadini e non
dagli Stati nazionali?
A nostro avviso o si mette al centro il cittadino utente e consumatore,
portatore di diritti individuali economici, sociali e umani, con un
governo federale dell'Ue, o staremo a rincorrere cittadini e contribuenti
che, anche per sopravvivere, non avranno di meglio che continuare ad
evadere il fisco e a sentirsi estranei al sistema.
12/08/2011 Manovra economica. Non siamo concorrenziali (Primo Mastrantoni, http://www.aduc.it)
Non
siamo concorrenziali, per questo arranchiamo. La mancata competitivita'
porta all'inefficienza e al debito. In questa situazione si sono create
molteplici nicchie di interessi, le corporazioni o caste. Le varie caste
(politica, sindacale e imprenditoriale) continuano a succhiare dalla
mammella dello Stato incolpando le altre dei danni al Paese.
Come si suol
dire, ogni casta si butta avanti per non cadere indietro. Eppure,
basterebbe promuovere la competitivita' a partire dalle liberalizzazioni
(non privatizzazioni). Liberalizzare i servizi pubblici, cioe' mettere in
concorrenza pubblico e privato, servirebbe, perlomeno, a migliorare la
qualita' dei servizi.
La liberalizzazione della distribuzione commerciale
ci porterebbe ad un risparmio complessivo di 23 miliardi di euro (1), non
e' poco. Dobbiamo decidere se continuare ad affondare nella palude o
uscire e liberarci dai mille lacci e laccioli che impediscono a questo
Paese di decollare. Le misure che in questi giorni il Governo varera' ci
daranno la risposta. Vedremo.
(1) Roberto Ravazzoni - Liberare la concorrenza. Ed. Egea
http://www.aduc.it
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